Il monaco Arsenio il Grande (Арсений Великий) nacque nel 354 a Roma, da una pia famiglia cristiana, che gli fornì un’ottima educazione. Fu allievo di San Girolamo e conobbe anche l’insegnamento di Sant’Agostino. Avendo studiato le scienze secolari e avendo una perfetta padronanza delle lingue latina e greca, il monaco Arsenio acquisì una profonda conoscenza, unita a una vita pia e virtuosa. Una fede profonda spinse il giovane ad abbandonare gli studi scientifici e a preferire di servire Dio. Quando divenne sacerdote di una delle chiese romane, fu elevato al grado di diacono.
Arsenio divenne così famoso a Roma che quando l’imperatore dell’Impero Romano d’Oriente Teodosio il Grande chiese al sovrano della sua parte occidentale, l’imperatore Graziano, di trovare un maestro per i suoi figli Arcadio e Onorio, Graziano, su consiglio di papa Damaso, gli inviò Arsenio
Contrariato e controvoglia, il monaco Arsenio obbedì e fu costretto a separarsi dal servizio del santo altare, a quel tempo aveva 29 anni.
Arrivato a Costantinopoli, Arsenio fu accolto con grande onore dall’imperatore Teodosio, il quale gli ordinò di educare i suoi figli, facendone dei principi non solo saggi, ma anche pii, proteggendoli così dalle distrazioni della giovinezza. Disse Teodosio: “Anche se sono i figli dell’Imperatore, devono obbedirti in tutto, come loro padre e maestro.“
Il monaco si occupò con zelo dell’educazione dei giovani, ma questo incarico appesantì il suo spirito e il suo stato d’animo. Arsenio non desiderava essere l’educatore dei figli dell’Imperatore, ma voleva servire Dio nel silenzio della vita monastica. In ferventi preghiere, il monaco chiese al Signore di mostrargli la via della salvezza. Il Signore ascoltò la sua richiesta, e un giorno sentì una Voce che gli disse: “Arsenio, fuggi dalla gente e sarai salvato.”
Quindi, togliendosi i suoi abiti lussuosi e indossando quelli di un vagabondo, lasciò segretamente il palazzo imperiale, salì a bordo di una nave e salpò per Alessandria. Arrivato in una chiesa, pregò gli anziani di accettarlo come monaco, definendosi un miserabile vagabondo, ma il suo aspetto indicava in lui non una persona semplice, ma nobile. I fratelli lo portarono dal Venerabile eremita Johann Kolov, glorificato dalla sua santa vita (commemorato il 9 novembre). Lui, volendo mettere alla prova l’umiltà del nuovo arrivato, durante il pasto non fece sedere Arsenio tra i monaci, ma lanciò a terra un biscotto dicendo: “Se vuoi, mangia!“. Con grande umiltà, il monaco Arsenio si inginocchiò, si avvicinò al biscotto e da sdraiato a terra lo mangiò, proteggendosi in un angolo. Vedendo ciò, l’anziano eremita Johann Kolov disse: “Sarà un grande asceta!” Accettando Arsenio con amore, tonsurò l’asceta novizio al monachesimo.
Un giorno, un messo si recò da lui per consegnargli il testamento di un suo parente morto pochi mesi prima, che lo nominava suo erede; Arsenio rispose: “È da più lungo tempo che io stesso sono morto, come potrei dunque io essere suo erede?“, e così affermò di essere morto al mondo e rifiutò l’immensa eredità che gli spettava.
Con zelo, il monaco Arsenio iniziò a sottomettersi all’obbedienza. Trascorreva notti intere a pregare e a meditare, soprattutto intorno alla morte. Una volta, durante la preghiera, il monaco udì di nuovo una Voce: “Arsenio, nasconditi dalla gente, resta in silenzio e mantieni la mente sobria: queste sono le radici dell’assenza di peccato“. Da allora, il monaco Arsenio si stabilì fuori dallo Skite, in una cella appartata situata a 47 km dalla chiesa, accettando l’atto del silenzio, uscendo raramente dall’isolamento, recandosi in chiesa solo nei giorni festivi e la domenica. Alla domanda di un monaco sul perché si nascondesse così dalle persone, l’asceta rispose: “Dio vede che amo tutti, ma non posso essere allo stesso tempo con Dio e le persone. Le forze celesti hanno tutte la stessa volontà e lodano Dio all’unanimità, ma sulla Terra ogni persona ha una sua volontà e i pensieri delle persone sono diversi. Non posso, lasciando Dio, vivere con le persone.“
La fama del grande asceta si diffuse lontano, molti vollero vederlo ma così non vi era più un clima di silenzio intorno a lui. Per questo motivo Arsenio decise di spostarsi continuamente da un luogo all’altro per non farsi trovare.
Con il suo comportamento, il monaco Arsenio intendeva diffondere un insegnamento: molti intraprendono grandi imprese di digiuno e preghiera, ma pochi tengono le loro anime lontane dall’odio, dalla rabbia, dalla malizia della memoria, dalla condanna e dall’orgoglio.
Alcuni monaci che ebbero l’opportunità di incontrarlo brevemente, riferirono di aver udito Arsenio pronunciare queste parole: “Lavora, Arsenio, non essere pigro, non sei venuto per riposarti, ma per lavorare.” E anche: “Molte volte mi sono pentito delle mie parole, ma mai del mio silenzio.“
Dalla solitudine prolungata, dal silenzio, dalla veglia e dal mantenimento dei pensieri, le lacrime gli inumidivano costantemente gli occhi dell’asceta. Quando Arsenio compiva un lavoro manuale, apponeva un pezzo di stoffa sul suo petto per raccogliere le lacrime, che scorrevano facilmente e così abbondantemente che le sue ciglia cadevano. L’asceta aveva i capelli completamente bianchi e una barba lunga fino alla vita. Trascorse 55 anni da solo con Dio, guadagnandosi il titolo di Grande dai suoi contemporanei, e morì in Egitto all’età di 95 anni nel 449 o 450.
Sant’Arsenio il Grande (Арсений Великий) è venerato dalla Chiesa Ortodossa Russa il giorno 8 maggio. La Chiesa cattolica, quella copta e quella siro-maronita, lo celebrano il 19 luglio.
Luca D’Agostini
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Fonti
Иеромонах Макарий Симонопетрский. Синаксарь: Жития святых Православной Церкви : В 6 т. – Изд-во Сретенского монастыря, 2011
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