Il sergente dei marine russi Andrej Leonidovič Timošenkov è morto eroicamente in Siria il 15 giugno 2016 mentre scortava un convoglio umanitario. A costo della sua vita, aprì il fuoco per fermare un’auto dei terroristi carica di esplosivi. L’auto guidata da un kamikaze esplose nelle sue vicinanze. Il sergente Timošenkov, senza riacquistare conoscenza, morì in ospedale. Andrej aveva solo 28 anni. Nella sua casa in Russia, a Baltijsk, lasciò sua moglie Nina e sua figlia di quattro anni.
Andrej Leonidovič Timošenkov era nato il 3 agosto 1987 in un villaggio nella regione di Smolensk. Sua madre morì quando lui aveva venti anni. Svolse il servizio militare nella base navale principale della flotta baltica, dopo di che decise di intraprendere la carriera militare. Al momento della tragedia aveva servito per più di sei anni nel battaglione d’assalto aereo del corpo dei marine.
Il sergente Timošenkov è morto nella provincia siriana di Homs per proteggere i civili. Durante la consegna di aiuti umanitari ai civili siriani, tre veicoli guidati da attentatori suicidi dell’ISIS hanno fatto irruzione nel luogo affollato. Due veicoli sono stati distrutti con un cannone antiaereo, ma il terzo avanzante a tutta velocità era riuscito a superare il primo filtro di sicurezza. Andrej decise di proteggere gli altri a tutti i costi, ordinò ai suoi compagni di allontanarsi, e si frappose tra la folla di civili e l’autovettura carica di esplosivi che stava per piombare su di loro. Il sergente Timošenkov armato del suo fucile mitragliatore, sparò l’intero caricatore di munizioni contro l’autovettura fermando il terrorista prima che riuscisse ad effettuare una strage. Purtroppo però l’autovettura esplose ed Andrej fu gravemente ferito. Fu trasportato d’urgenza alla base russa in Siria di Khmeimim, dove i medici hanno combattuto per la sua vita. Non è stato possibile salvare l’eroico sergente russo, le ferite riportate erano incompatibili con la vita. Per il suo atto di eroismo, il sergente Andrej Leonidovič Timošenkov è stato insignito postumo dell’Ordine del Coraggio.
Il suo sacrificio ha salvato almeno un centinaio di vite.
Il sergente Timošenkov è stato sepolto nel suo villaggio natale il 20 giugno 2016, accanto alla tomba di sua madre Irina. Migliaia di persone hanno partecipato al suo funerale e fuori la chiesa si è composta una fila di persone in processione lunga oltre un chilometro. La bara con il corpo del defunto sergente Timošenkov è stata portata a mano per tutto il villaggio. Tutti i russi hanno appreso la notizia della morte di Andrej come una tragedia personale, anche chi non lo conosceva difficilmente è riuscito a trattenere le lacrime dalla commozione e dal dolore.
Aleksandr Kartašov, un amico di Andrej Timošenkov, ha detto: “Era un grande amico, sempre disponibile a dare una mano“. Un altro suo amico, Vitalij Omelin lo ha descritto in questo modo: “Era una persona molto attiva e gentile. Non ha mai rifiutato di offrire un aiuto a nessuno“.
La sua maestra alle elementari ha partecipato ai funerali portando una foto della classe 2° elementare, nella quale c’era anche Andrej. Fra le lacrime ha detto: “E’ una foto del 1995. Ricordo i suoi grandi occhi blu. Era un bambino timido, non amava primeggiare tra gli altri. Era molto tranquillo, si è sempre comportato bene, non ha mai litigato con nessuno e non ha mai mancato di rispetto“.
La sua insegnate ai tempi della scuola superiore, Valentina Smoljakova, ha dichiarato: “A scuola era un ragazzo serio ed affidabile, sapevi con certezza che non ti avrebbe mai deluso. Se c’era lui in classe tutti i suoi compagni si comportavano bene. Lui dava molto valore all’amicizia ed era sempre pronto ad aiutare chiunque. Ora un meraviglioso ragazzo russo è morto e sarà un esempio per i nostri studenti e per l’intera generazione più giovane“.
Un’altra sua ex insegnante, Valentina Il’inična ha detto: “L’ho incontrato l’ultima volta due anni fa. Gli ho chiesto cosa facesse e quando mi ha raccontato che combatteva per distruggere l’ISIS e difendere il popolo siriano, gli ho detto se non fosse troppo pericoloso. Lui mi ha risposto: «Chi, se non noi?». Questi semplici ragazzi russi diventano eroi al momento giusto, senza esitazione, sacrificando le loro vite per il bene degli altri.“
Il padre di Andrej tra le lacrime ha detto: “Mio figlio è un eroe. Ha salvato la vita di moltissime persone ed io so che lui non avrebbe potuto fare diversamente. Era destinato a diventare un militare, l’aveva nel sangue“.
Anastasija, la sorella di Andrej, di sette anni più piccola di lui, lo ricorda così: “Andrej mi difendeva sempre, ovunque e nei confronti di chiunque. Quando avevo 13 anni e mio fratello ne aveva 20 anni, nostra madre morì. Andrej mi ha aiutato in tutto, nei momenti difficili era sempre accanto a me. E’ diventato per me come una seconda madre. Potevo dirgli tutto, condividere qualsiasi problema e lui mi ha sempre insegnato come comportarmi. A volte mi insegnava persino tecniche di combattimento, diceva che bisogna essere in grado di difendersi. Tutte le ragazze mi invidiavano, dicevano: «Hai un fratello così bello e che si prende cura di te»”.
Sua moglie Nina ha raccontato: “E’ curioso ricordare come al primo incontro non solo non ci siamo piaciuti, ma ci siamo detestati. Di lui non mi era piaciuto che si sentisse troppo sicuro di sé seppur essendo così giovane. Sembrava molto distaccato da tutto ciò che lo circondava e dava importanza solo ai suoi valori morali. Poi è successo che siamo incontrati di nuovo, abbiamo cominciato a comunicare e conoscerci meglio e così ci siamo innamorati. Ci siamo sposati nel 2012. Poco dopo è nata nostra figlia Sasha. Lui si è sempre preso cura di me e della bambina. Finora, anche tra le mie amicizie, non ho mai visto un uomo così protettivo verso sua moglie e sua figlia. Ogni problema l’ha sempre voluto risolvere lui. Per me, è la persona migliore al mondo. Con lui mi sentivo come protetta da un muro di pietra. Andrej non era solo mio marito, ma anche il mio migliore amico, il mio angelo custode. Si assumeva sempre e ovunque la responsabilità di qualsiasi cosa. Quando tornavo a casa la sera dopo aver lavorato, trovavo la cena sempre pronta. La sua specialità era il boršč. Nostra figlia gli diceva spesso: «Papà preparaci una zuppa rosa!». Per nostra figlia era il riferimento principale, più di quanto lo fossi io! Aveva un’adorazione particolare per il padre. Quando lui non era in servizio stava sempre con lei. Non facevano altre che ridere, ballare e cantare insieme. Quando è morto, gli psicologi mi hanno detto di non dirglielo subito poiché ha solo quattro anni. Mi han detto di dirgli che il papà è lontano per motivi di lavoro. Ma so benissimo che Andrej non avrebbe mai accettato un discorso del genere. Lui era un uomo forte ed ha sempre voluto che forti fossimo anche io e nostra figlia. Così gli ho detto che papà è in cielo ma ci guarda e ci protegge sempre. Sasha ogni tanto alza gli occhi al cielo e gli sorride”. Nina singhiozza, asciuga le lacrime ed aggiunge: “Andrej è cresciuto con vecchi principi morali. Era fatto così! Non aveva paura di morire in battaglia e lo considerava un onore. Quando partì per la Siria mi disse: «Se dovessi morire in battaglia, morirò con onore». Ora mi fa davvero male che non ci sia più, ma capisco che non avrebbe mai agito diversamente. Ha rapidamente valutato la situazione e si è reso conto che se non avesse sacrificato la sua vita, i suoi amici ed i civili siriani sarebbero morti”. Nina fa una pausa, ha lo sguardo perso nel vuoto e poi aggiunge: “Dicono che una persona è viva fintanto che la sua memoria sopravvive. Il ricordo di Andrej vivrà per sempre nei cuori dei suoi parenti e colleghi, di quelli che hanno combattuto al suo fianco nella lontana Siria e di quelli che non lo conoscevano, ma comprendono il valore del suo gesto. In questi giorni sono stata supportata non solo da parenti e amici, ma anche da estranei provenienti da diverse città della Russia e di altri Paesi. Non pensavo nemmeno che ci fossero così tante persone gentili al mondo. Sono molto grata a tutti loro. Anche i giovani eroi morti nella Grande Guerra Patriottica saranno orgogliosi di lui“.

Il sergente Andrej Leonidovič Timošenkov, con sua moglie Nina e sua figlia Sasha
Tutti i russi sono orgogliosi del loro compatriota, ma anche chi non è russo dovrebbe essere grato al sergente Timošenkov perché con il suo grande coraggio, ha sacrificato la sua vita per proteggere e salvare quella di inermi civili, tra i quali molte donne e bambini che stavano ricevendo aiuti umanitari.
Memoria eterna all’eroico sergente Timošenkov ed al suo contributo per la lotta contro il terrorismo.
Grazie Andrej!
Luca D’Agostini
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