Nel primo millennio a.C., il territorio dell’Abkhazia faceva parte dell’antico regno della Colchide, il quale oltre l’Abkhazia comprendeva anche l’attuale Georgia occidentale. Nel 63 d.C., l’Abkhazia fu assorbita dal vicino regno di Lazica.
Successivamente i commercianti greci costruirono porti lungo le coste del Mar Nero. Uno di questi porti fu Dioscurias, che nel corso dei secoli si trasformò nella moderna Sukhumi, capitale dell’Abkhazia. Il nome Dioscurias era dovuto al fatto che i greci ritenevano che in questa città avessero soggiornato i Dioscuri, Castore e Polluce, durante la spedizione degli Argonauti.
Spedizione degli Argonauti? Non tutti sanno o ricordano di cosa si tratta! Quindi, prima di continuare a grandi passi nell’arco temporale della storia antica, soffermiamoci un momento sulla mitologia greca. Un tempo, a causa di un oracolo ingannevole, Atamante l’Eolio, re di Beozia, era stato in procinto di sacrificare Frisso, il figlio avuto dalla ninfa Nefele. In lacrime, avrebbe adempiuto ciecamente al verdetto oracolare se non fosse apparso Eracle (il corrispondente di Ercole nella mitologia romana) a distoglierlo dal gesto, convincendolo dell’avversione che suo padre Zeus provava per i sacrifici umani.(1) In seguito Ermes, il messaggero degli dei, per ordine di Era o di Zeus, inviò dal cielo Crisomallo, un ariete alato dal vello (cioè la pelliccia) interamente d’oro. L’animale magico, giunto al cospetto di Frisso, iniziò a parlargli, ordinandogli di montargli in groppa. Il ragazzo accettò l’invito e volò in questo modo verso la Colchide dove, una volta giunto, sacrificò l’animale.(2) La pelliccia, cioè il vello d’oro rimase intatto e fu conservato come un grande tesoro dagli abitanti del luogo dell’antica Abkhazia.(3) Gli Argonauti, per l’appunto, furono quel gruppo di circa 50 eroi i quali, sotto la guida di Giasone, diedero vita a una delle più note e affascinanti narrazioni della mitologia greca: l’avventuroso viaggio a bordo della nave Argo, che li condurrà nelle ostili terre della Colchide alla riconquista del vello d’oro.(4) (5)
Riprendiamo l’excursus storico. L’impero romano conquistò il regno di Lazica nel I secolo d.C. e lo governò fino al IV secolo, ma in seguito riconquistò una certa indipendenza pur rimanendo nella sfera d’influenza dell’Impero Bizantino.
Gli abkhazi furono convertiti al Cristianesimo durante il governo dell’imperatore bizantino Giustiniano I, a metà del VI secolo.
L’Abkhazia divenne un principato autonomo dell’Impero Bizantino nel VII secolo e retta da un duca imperiale. Questo status fu mantenuto fino al IX secolo, quando, in seguito all’espansione araba, il duca Leone II di Abkhazia, impossessatosi di tutta l’Abkhazia, verso il 782 assunse il titolo di re di Abkhazia.
Di Leone II di Abkhazia si conosce poco. Non è conosciuta la sua data di nascita. Si sa che era figlio di Teodoro, duca degli abkhazi e di una figlia del khan dei cazari. Il suo regno durò quasi 45 anni e Leone II di Abkhazia morì nell’anno 826. Da una sposa sconosciuta ebbe tre figli che si succedettero al trono: Teodosio II d’Abkhazia, Demetrio II d’Abkhazia e Giorgio I d’Abkhazia.(6)
Nel 1008 re Bagrat II di Abkhazia unificò il suo regno con il Regno di Kartli (Regno di Cartalia) ed altri piccoli territori confinanti. Tutti questi territori diedero vita all’entità politica e geografica denominata Sakartvelo, che significa “tutta la Georgia”, e il sovrano assunse il nome di Bagrat III di Georgia.
Bagrat non risparmiò alcun mezzo per portare a compimento il suo disegno di unificazione dei vari territori sotto un solo regno; nel 1010, vedendo che i suoi cugini dei regni vicini non accettavano una sottomissione effettiva al suo regno ma solo una sottomissione formale continuando a detenere il titolo di sovrani, con il pretesto di una conciliazione ufficiale li invitò presso la fortezza di Panaskerti, ma una volta giunti li fece imprigionare, fino alla loro morte avvenuta nel 1012. Il motivo di questa scelta fu anche determinato dalla volontà del sovrano di assicurare la discendenza alla corona georgiana a suo figlio, Giorgio.
Il regno di questo sovrano fu molto importante nella storia della Georgia anche perché esso segna il trionfo definitivo della dinastia Bagrationi nel secolare conflitto per il predominio sul territorio georgiano.
Bagrat III passò alla storia anche per aver promosso e protetto la diffusione e il consolidamento del culto della Chiesa ortodossa georgiana, e tramite ciò di essere stato un grande mecenate per le produzioni artistiche dell’epoca. Per merito suo e per suo volere furono infatti edificate numerose chiese tra le quali occorre annoverare la Cattedrale di Bagrati, la Cattedrale di Bedia in Abkhazia e la Cattedrale di Nikortsminda nel territorio georgiano di Racha.
Bagrat morì nella sua fortezza di Panaskerti nel 1014 e fu sepolto nella cattedrale di Bedia dove si trova tutt’oggi.
Facciamo un salto di quasi 450 anni. Nel 1463, Bagrat VI di Georgia, alla testa di una coalizione di nobili georgiani, sconfisse il suo oppositore Giorgio VIII alla battaglia di Cichori, occupando Kutaisi ed incoronandosi re di Imereti. In cambio dell’aiuto ricevuto, il nuovo sovrano fu costretto a donare un principato ad ognuno dei suoi quattro principali alleati: così il clan Shervashidze ottenne l’Abkhazia, governandola come uno stato semi-indipendente.
Nel XVI secolo l’area fu conquistata dall’Impero Ottomano e gli abkhazi furono parzialmente convertiti all’Islam. In seguito, gli Ottomani furono cacciati dai Georgiani, i quali stabilirono il Principato dell’Abkhazia, governato dalla dinastia Shervashidze e dotato di una certa autonomia politica.
Successivamente, l’espansione dell’Impero russo nella regione caucasica causò piccole guerre tra i russi e le tribù caucasiche indigene. Vari principati georgiani furono annessi all’Impero tra il 1801 e il 1864. I russi entrarono in possesso dell’Abkhazia in modo frammentario tra il 1829 e 1842, ma il loro dominio non divenne stabile prima del 1864, quando abolirono il principato locale. In conseguenza di questi avvenimenti, numerosi abkhazi musulmani — che all’epoca costituivano, pare, circa il 60% della popolazione, sebbene i censimenti dell’epoca non fossero pienamente affidabili – emigrarono nell’Impero Ottomano tra il 1864 e il 1878. In seguito a questa imponete migrazione, ampie zone della regione rimasero disabitate e moltissimi russi (tutti cristiani) si trasferirono in Abkhazia successivamente ripopolando la gran parte del territorio abbandonato.
La presa del potere da parte dei bolscevichi in seguito alla rivoluzione russa nel 1917 garantì all’Abkhazia un certo grado di autonomia culturale e politica, ed una sanguinosa guerra, il Conflitto di Soči.
Il Conflitto di Soči è stato un conflitto di confine fra tre contendenti, i controrivoluzionari bianchi (installati nella Repubblica Popolare del Kuban), la bolscevica Repubblica Sovietica del Kuban Mar Nero e la Repubblica Democratica di Georgia, per prendere il controllo della città di Soči sulle rive del Mar Nero e di conseguenza l’adiacente territorio dell’Abkhazia. Il conflitto è stato combattuto come parte della guerra civile russa, è iniziato come una rivolta bolscevica interna all’Abkhazia e con l’intervento degli altri contendenti si estese in una guerra combattuta tra il luglio 1918 e il maggio 1919, conclusa con l’istituzione di una frontiera ufficiale tra Russia e Georgia, realizzata attraverso la mediazione britannica (i britannici erano installati in Agiaria, nell’attuale Georgia, dall’inizio del 1919). In alleanza con la Georgia agirono anche forze militari ottomane e tedesche fino alla resa di queste a novembre del 1919.
Nel 1919 la regione proclamò la sua autonomia e per risposta, nel 1921, fu occupata dall’esercito sovietico.

Lavrentij Pavlovič Berija
Nel 1922 divenne una repubblica autonoma, fino al 1931, quando Stalin ne fece una repubblica autonoma all’interno della Georgia sovietica: nonostante la sua autonomia nominale, l’Abkhazia era in realtà soggetta al pesante controllo centrale di Tbilisi e ad una politica di assimilazione forzata. Il georgiano divenne la lingua ufficiale, la lingua abkhaza fu bandita ed i diritti culturali furono repressi, mentre migliaia di abkhazi vennero uccisi durante le repressioni staliniane. Il capo della polizia segreta durante l’era di Stalin, Lavrentij Pavlovič Berija, incoraggiò la migrazione georgiana in Abkhazia e molti accettarono l’offerta e si stabilirono in questa regione.
Più tardi, negli anni cinquanta e sessanta, Vazgen I, patriarca della chiesa armena, incoraggiò e finanziò la migrazione armena in Abkhazia. Questo è il motivo per cui attualmente, gli armeni costituiscono la minoranza numericamente maggiore in Abkhazia.
La repressione della lingua abkhaza terminò con la morte di Stalin e di Berija, e l’abkhazo acquistò un ruolo maggiore nel governo della repubblica. Come in molte piccole repubbliche autonome, il governo sovietico incoraggiò lo sviluppo della cultura abkhaza. Ciò portò al risentimento di altri gruppi etnici, in questo caso i georgiani, originando la discordia etnica che avrebbe poi afflitto la piccola repubblica caucasica e della quale parleremo negli articoli successivi riguardanti le tensioni con la Georgia.
Luca D’Agostini
Lascia un commento
Fonti
(1) Robert Graves, I miti greci, Milano, Longanesi, Milano 1983, pp. 202-203
(2) Pausania il Periegeta, Libro I, Verso 44
(3) Anna Maria Carassiti, Dizionario di mitologia classica, Newton, Roma 2005, p. 128
(4) Anna Maria Carassiti, Dizionario di mitologia classica, Newton, Roma 2005, p. 72
(5) Pindaro, Pitica IV, versi 193-246
(6) Christian Settipani, Continuité des élites à Byzance durant les siècles obscurs. Les Princes caucasiens et l’Empire du VI au IX siècle, de Boccard, Parigi 2006, p. 454-46
Вы должны авторизоваться чтобы опубликовать комментарий.