In questo articolo analizzeremo come ciò che è accaduto in Ucraina non è stata una rivoluzione per la libertà e la democrazia. Analizzeremo chi è stato a sparare durante gli accadimenti di Piazza Maidan. Scopriremo come la lunga mano di chi ha finanziato questo vergognoso colpo di stato, si mostri ora chiaramente con la presenza di propri mercenari e con la fornitura di armi.
I media occidentali hanno sempre voluto far credere che in Ucraina vi sia stata una rivolta popolare mossa dallo spirito europeista della popolazione, una rivolta nata dal nulla e desiderosa solo di libertà e democrazia e che per questo motivo necessitava di tutto l’appoggio morale e materiale dei Paesi occidentali. Questa ricostruzione è una pura menzogna!
Gli Stati Uniti hanno speso 5 miliardi di dollari per organizzare un colpo di stato in Ucraina, utilizzando quelli che si definiscono i nazionalisti ucraini, cioè una massa di idioti e mentecatti della peggior specie esistente sulla faccia della terra ed investendo della presidenza un corrotto oligarca ucraino, Petro Poroshenko, arricchitosi grazie alle sue fabbriche di cioccolata.
I primi segnali arrivarono quando il nome di Petro Poroshenko affiorò dai documenti secreti resi pubblici da Julian Assange attraverso Wikileaks. Il nome del futuro premier ucraino veniva menzionato una prima volta nel cablogramma riservato numero «06KIEV1706_ a» partito alle 14.35 del 28 aprile 2006 dall’Ambasciata degli Stati Uniti a Kiev e indirizzato al Dipartimento di Stato di Washington. Nel messaggio Poroshenko veniva definito «our insider Ukraine» ovvero «la nostra talpa in Ucraina«. Una talpa utilizzata in quel caso per ottenere informazioni sulle manovre per la formazione di un nuovo governo a Kiev. Il peggio però lo racconta il cablogramma «06KIEV2038_a» partito alle 08.45 del 26 maggio 2006. Riassumendo i termini della trattativa sul nuovo governo ucraino destinata, tra l’altro, a portare Petro Poroshenko alla presidenza del Parlamento si ammetteva che la pelliccia della talpa ucraina «è macchiata da accuse di corruzione credibili«, ma si spiega anche che «il prezzo di Poroshenko deve esser pagato«. Come dire è il nostro uomo e dobbiamo accontentarci.1
Tra le tante menzogne che i media occidentali hanno raccontato, merita una certa attenzione quella riguardante il fatto che uomini della guardia dell’allora Presidente ucraino Viktor Janukovič, avrebbero sparato sulla folla a Piazza Maidan. Anche in questo caso, siamo di fronte ad una gigantesca balla ideata per legittimare la rivolta dei manifestanti e per lanciare un terribile atto d’accusa verso il Presidente Janukovič.
Circa la presenza di «mercenari» occidentali al fianco dell’esercito ucraino si erano diffuse molte voci fin dall’inizio della rivolta di Kiev. Voci che trovarono conferma quando venne resa nota la telefonata in cui il Ministro degli Esteri estone, Urmas Paet, rientrato da un viaggio a Kiev compiuto solo 5 giorni dopo il massacro, riferiva alla britannica Catherine Ashton, Commissario Europeo al Commercio, che a sparare sulla folla e sui poliziotti non erano stati cecchini governativi bensì forze vicine ai manifestanti di Piazza Maidan.2
La storia della rivolta di Piazza Maidan è del tutto diversa da quella raccontata dai media occidentali. Infatti in una serie di interviste rilasciate a Tbilisi (Georgia), due contractors georgiani affermano che in quella occasione furono assoldati da un membro del governo degli Stati Uniti per partecipare agli incidenti in qualità di cecchini, con lo scopo di produrre il più alto numero di vittime possibile.3
Tra il 20 ed il 21 febbraio del 2014, a Piazza Maidan morirono oltre cento persone.

Manifestante colpito dai cecchini posizionati nell’Hotel Ucraina
Uno dei due georgiani, Aleksandr Revazishvili, intervistato da due televisioni europee e dall’agenzia di stampa russa Interfax, ha affermato: «Alla nostra tenda su Piazza Maidan giunse Mamulashvili (uno stretto collaboratore di Michail Shakashivili, ex Presidente della Georgia) con un ucraino che si faceva chiamare Andrea, ma soprattutto con un americano che indossava la mimetica, un ex soldato dell’esercito, che si presentò con il nome di Cristopher Brian.» Il misterioso Bryan venne presentato come «istruttore di contractors«, in realtà si tratta di Cristopher Brian Boyenger, un ex ufficiale e tiratore scelto della 101° Divisione Aviotrasportata statunitense.4 Continua Revazishvili: «Mamulashvili per prima cosa mi chiese se ero stato veramente un tiratore scelto. Subito dopo mi disse che aveva bisogno di me per scegliere alcune postazioni.«4 La circostanza è confermata dall’altro «contractor» georgiano, Koba Nergadze, che incontrò separatamente Bryan ma questa volta alla presenza proprio di Shakashivili. Raccontò Nergadze: «Era presente all’incontro anche l’attuale capo della sicurezza nazionale Sergej Pashinskij. Gli ordini venivano dati da Bryan e a noi tradotti in georgiano da Mamumashvili. Un gruppo di contractors diretto da Pashinskij, e composto da lituani, polacchi e georgiani avrebbe dovuto recarsi all’edificio del Conservatorio ma non avevamo idea per far cosa.»3
Il racconto di Nergadze è ancora più sconvolgente per quanto successe in seguito. «La mattina presto del 20 febbraio, verso le 8, ho sentito spari provenienti dal Conservatorio. Dopo tre o quattro minuti il gruppo di Mamulashvili ha anch’esso iniziato a sparare dall’Hotel Ucraina.» I due gruppi di cecchini spararono in modo incrociato sia sulla polizia sia suoi dimostranti cercando di provocare più morti possibili. «Pashinskij mi ha aiutato a scegliere le posizioni di tiro. Verso le 7.30 del mattino Pashinskij ordinò a tutti di prepararsi ad aprire il fuoco. Avremmo dovuto sparare 2 o 3 colpi e poi cambiare posizione in modo che i colpi sembrassero casuali. Abbiamo continuato per circa 10-15 minuti. Successivamente, ci è stato ordinato di abbandonare le armi e lasciare l’edificio.«3
I due georgiani hanno affermato che per provocare il massacro ricevettero due pagamenti: il primo di 10 mila dollari e il secondo di 50 mila. Per ogni parlamentare dell’opposizione ucciso avrebbero ricevuto altri 1.000 dollari supplementari.3
Risulta evidente quindi che i manifestanti furono uccisi da cecchini appartenenti a mercenari stranieri e alle formazioni di estrema destra Pravy Sektor e Svoboda. Si tratta di quella che viene definita una «false flag operation», cioè una azione militare volta a far ricaderne la responsabilità sul nemico, in questo caso della polizia del governo Janukovič.3
Risulta anche comprensibile come Shakashvili sia stato premiato, nel 2015, dal presidente ucraino Petro Poroshenko con la nomina a capo della provincia di Odessa e con il conferimento del passaporto ucraino.3

Poroshenko (a sinistra) e Shakashvili (a destra)
Il gruppo di hacker «CyberBerkut», già famoso per aver pubblicato il «Fuck the UE!» della diplomatica statunitense Victoria Nuland, nel febbraio del 2015 era riuscito ad entrare in possesso di documenti che provano l’intenzione statunitense di fornire equipaggiamento letale all’Ucraina. Nella fattispecie fucili di precisione e d’assalto, lanciagranate, mortai, missili anticarro ed antiaereo che sono poi stati consegnati da compagnie militari e di sicurezza private, oltre all’invio di addestratori e combattenti. In particolare è coinvolta la società «Green Group LLC» il cui rappresentante giunse a Kiev con una delegazione dell’esercito degli Stati Uniti.
La Green Group é una società fondata nel 2007 in Oklahoma con una succursale europea in Georgia. Sul sito di questa società «www.ggcorp.org», nell’introduzione si può leggere che: «Green Group è riconosciuta come leader nel settore degli affari legati all’industria della difesa con servizi che coprono una vasta gamma di attività di supporto alla difesa, quali la formazione, la logistica e l’approvvigionamento. Unendo le nostre capacità, Green Group consente di fornire ai clienti soluzioni chiavi per la creazione di centri di formazione, programmi di formazione, potenziando le attrezzature in relazione alle esigenze della NATO.» Sempre sul medesimo sito internet, nella sezione denominata «La nostra missione» si può leggere: «Green Group fornisce addestramento tattico e tecnico, con metodologie aggiornate. Sviluppiamo e miglioriamo gli standard di formazione per soddisfare la domanda di oggi nel campo di battaglia. Il nostro obiettivo della missione è quello di lavorare e fornire i nostri servizi ai Partner di Coalizione che necessitano di possedere le qualifiche degli standard della NATO e che influenzano direttamente le missioni operative congiunte degli Stati Uniti in tutto il mondo.«5
Per far fronte alla scarsa affluenza di reclute e per rafforzare quindi l’esercito le autorità ucraine hanno autorizzato lo schieramento nella regione del Donbass di mercenari stranieri della «Greystone Limited» società militare privata con sede legale alle Barbados, ma statunitense a tutti gli effetti, creata dalla «XE Services LLC» (ex «Blackwater USA») la cui fama scandalosa è dovuta ai massacri della popolazione civile.6 7
Fondata nel 1997 da Erik Prince, ex ufficiale dei Navy Seal di origine olandese, la Blackwater ha subito infatti pesanti critiche rispetto alle politiche operative estremamente aggressive tenute dai propri agenti in Iraq; per garantire una forte cornice di sicurezza, i convogli della Blackwater usano abitualmente procedure tattiche preventive e dissuasive molto pericolose per la popolazione e i passanti delle aree attraversate. Il 16 settembre 2007, queste procedure hanno portato ad una strage di civili innocenti nel mercato di Piazza Nisour a Baghdad dove gli operatori della Blackwater aprirono il fuoco contro persone inermi uccidendo 14 iracheni. La strage ha generato numerose polemiche, ha condotto a una revisione delle procedure operative imposte alla Blackwater dal Dipartimento di Stato, e all’avvio di un’inchiesta del Congresso degli Stati Uniti, in cui sono state valutate anche altre denunce rispetto all’operato della Blackwater in Iraq e Afghanistan.

Mercenari della Blackwater in Iraq
A causa di questi scandali, la società decise nel 2007 di cambiare il proprio nome in «XE Services LLC», nel 2010 modificato in «Academi» dopo la sua vendita ad un gruppo di investitori privati.6 Attualmente la «Academi» è considerata una delle più importanti compagnie militari private del mondo, con ruoli di primo piano come security contractor in Iraq per conto dell’Amministrazione Statunitense. In particolare, è il principale contractor del Dipartimento di Stato, cui fornisce quasi 1000 operatori di sicurezza (quasi tutti ex-militari), prevalentemente assegnati a operazioni di protezione del personale diplomatico in teatro di guerra. Oltre alle attività di protezione diretta, gli operatori della «Academi» forniscono diversi tipi di supporto tecnico e logistico specializzato. La società dispone, presso la sua sede di Moyock in North Carolina, di un’enorme area addestrativa (attrezzata con numerosi poligoni e strutture speciali di allenamento) dove ogni anno vengono addestrati o perfezionati circa 35.000 operatori di sicurezza (contractors, militari, agenti di polizia degli Stati Uniti).8
Mosca ha denunciato la presenza a Donetsk di 150 esperti militari statunitensi della società privata militare «Greystone Limited LLC». Lavrov, il Ministero degli Esteri della Federazione Russa, ha dichiarato che nelle regioni sud-orientali dell’Ucraina sono schierati contro i difensori filorussi le forze regolari della neo costituita Guardia Nazionale dell’Ucraina «con la presenza illegale e particolarmente allarmante di circa 150 esperti statunitensi della società militare privata Greystone, travestiti da unità speciali antisommossa del Ministero degli Interni di Kiev.«

Mercenari della Greystone in Ucraina
Conferme a tale accusa giunsero il 10 marzo 2014 quando un gruppo di paramilitari con uniformi senza insegne ma che parlavano in inglese e dotati di equipaggiamento decisamente statunitense, inclusi i fucili M-4, (a tal proposito esistono parecchi video in rete), intervennero proprio a Donetsk per evacuare funzionari del governo golpista ucraino da un edificio amministrativo circondato da una folla di abitanti inferocita per il colpo di stato di Kiev. In quella circostanza un diplomatico russo riferì all’agenzia Interfax che 300 operatori statunitensi di compagnie militari private erano arrivati all’aeroporto Boryspil di Kiev.
Una presenza che si può quindi ipotizzare più «discreta» nelle fasi calde della rivolta di Maidan divenuta successivamente sempre più consistente. L’evacuazione dei funzionari ucraini da Donetsk venne probabilmente effettuata d’urgenza e non ci fu il tempo di adottare uniformi meno visibili e tipicamente statunitensi di quelle normalmente in dotazione. Oggi, con maggiore prudenza, i mercenari della Greystone indossano le stesse uniformi delle forze regolari ucraine per evitare così di dare troppo nell’occhio.2 Ma a maggio del 2014, la rivista tedesca Der Spiegel ha comunicato che in Ucraina nelle operazioni contro i miliziani nel Sud-Est sono impiegati circa 400 mercenari della società statunitense «Academi». La rivista afferma che le informazioni sulla loro presenza in Ucraina sono state confermate dal Servizio Federale di Intelligence della Germania, dopo aver ottenuto rispettivi dati dagli Stati Uniti.9
Oggi nessuno è in grado di dire quante vittime tra i cittadini del Donbass abbiano provocato i mercenari di «Academi». Da un lato si trovano in Ucraina segretamente, dall’altro però vi si trovano su invito delle attuali autorità di Kiev. In altre parole, hanno ottenuto l’autorizzazione per uccidere dei civili. Molti militari ucraini si rifiutano di eseguire gli ordini barbarici: i militari depongono le armi, le guardie di frontiera passano dalla parte dei miliziani del Donbass. I mercenari stranieri invece non si pongono problemi etici. Il popolo al quale sparano è un popolo straniero. Non si pongono il problema che sparano contro dei civili che combattono per la difesa dei propri diritti. Essi fanno ciò per cui sono stati pagati.10 Ed a proposito di cifre, il quotidiano «Il Secolo XIX» in un articolo di Luigi Guelpa, riporta quelli che sarebbero gli importi. Nell’articolo del 9 aprile 2014 si sostiene che il primo contratto che era stato stipulato tra le autorità ucraine e la società Greystone si aggirava sui 70 milioni di dollari per una durata di dieci mesi. Questo importo enorme sarebbe in parte stato versato dall’oligarca ucraino Igor Kolomojskij. La busta paga mensile di un mercenario della Greystone sarebbe di quattro mila dollari.
Dopo aver organizzato e finanziato il colpo di stato, dopo aver utilizzato cecchini mercenari per sparare sui manifestanti, dopo aver inviato le società di contractors, gli Stati Uniti, ancora non soddisfatti, hanno previsto una consistente fornitura di armi all’Ucraina. L’11 dicembre 2017, Trump ha firmato una legge sul budget della difesa degli Stati Uniti per il 2018, che prevede lo stanziamento di 350 milioni di dollari sotto forma di assistenza militare all’Ucraina. La legge autorizza la fornitura a Kiev di armi letali inclusi i missili anticarro Javelin. Anche se dall’inizio della guerra Stati Uniti e NATO non hanno mai fatto mancare il loro supporto a Kiev, con tale provvedimento gli Stati Uniti ampliano significativamente i parametri del loro sostegno all’Ucraina nel campo della sicurezza e della difesa.11

Istruttore statunitense in Ucraina
Risulta curioso come subito dopo aver ottenuto ulteriore sostegno militare dagli Stati Uniti, a gennaio 2018 il parlamento ucraino abbia approvato una risoluzione secondo la quale i territori del Donbass che non si trovano sotto il controllo di Kiev, sono riconosciuti come «occupati», s’intende in modo assurdo e falso, da forze d’occupazione russe. In tal documento la Federazione Russa viene definita «Paese-aggressore».11
Poroshenko è convinto, grazie a questa legge, di poter mandare un segnale importante sul destino della Crimea e del Donbass, secondo lui ancora parti integranti dell’Ucraina. Ecco le sue vaneggianti parole su Facebook: «Continueremo a spianare la strada con mezzi politici e diplomatici per il reintegro delle terre ucraine occupate.«11
Ma Poroshenko finge di non sapere che la Crimea, è tornata finalmente ad essere nuovamente russa dopo il legittimo referendum del marzo 2014, tenutosi in conformità con il diritto internazionale e la Carta delle Nazioni Unite, in cui oltre il 95% degli abitanti della regione ha votato per la riunificazione con la Russia. I mezzi diplomatici e politici a cui fa cenno Poroshenko, rappresentano in realtà un subdolo tentativo di internazionalizzare il conflitto, nella speranza di coinvolgere direttamente la NATO.11
Il rischio assunto dall’Ucraina è molto alto. Per ciò che concerne una reintegrazione della Crimea, non vi sarà mai nessuna possibilità che questo accada. Il Presidente Putin è stato categorico: «La questione Crimea è definitivamente chiusa.» Non si vedono altre alternative se non una guerra totale contro la Russia, maggiore potenza nucleare mondiale.11
Pochi mesi fa, molto realisticamente, il viceministro ucraino per i Territori Occupati e per i Profughi Interni, Georgij Tuka, in una sua dichiarazione, ha ammesso che nessuna legge potrà mai consentire il ritorno della Crimea e del Donbass sotto il controllo delle autorità ucraine. Per quanto riguarda la Crimea, il folle e squilibrato viceministro ucraino è convinto che potrà ritornare a essere nuovamente parte dell’Ucraina solo dopo «la distruzione della Russia come Stato.«11
A fargli eco un grandissimo coglione di nome Evgenij Rybchinskij, deputato ucraino, il quale alla fine di novembre del 2017 ha usate parole di puro disprezzo verso gli abitanti del Donbass. Queste le parole del coglione deputato ucraino: «Non mi interessa la vita degli scarafaggi. Anche se nascono milioni nella mia cucina, non vuol dire che la cucina apparterrà loro.» La sua ricetta per il Donbass: «Nessuna votazione per almeno dieci anni, nessun canale, né giornale russo, nessun regime dei visti con la Russia, ma un lavoro attivo di propaganda nella regione. Ecco come dovrebbe apparire la vera integrazione».11
Anche la legge per la «reintegrazione del Donbass», si discosta pienamente dalla realtà.
Il governo di Kiev, infatti, in modo ipocrita, raffigura i territori della Repubblica di Donetsk e della Repubblica di Lugansk, come se fossero sotto occupazione russa, presupponendo il desiderio della popolazione locale di ricongiungersi al più presto con l’Ucraina per liberarsi dall’invasore. Ma questa comica versione può sembrare verosimile solo a chi non sa nulla del fiero sentimento di appartenenza del popolo russo e non conosce la realtà del posto. Innanzitutto la popolazione delle regioni del Donbass è russofona e prevalentemente di origine russa, ed è diventata ucraina, dopo il crollo dell’Unione Sovietica, quando i documenti dei cittadini da sovietici sono diventati automaticamente ucraini. Che la popolazione del Donbass, composta da milioni di abitanti, si senta orientata verso la Russia in contrapposizione alle istanze antirusse degli ucraini occidentali è un dato di fatto, per tutta una serie di cause storiche che molti ignoranti farebbero bene a studiare prima di sparare idiozie.
Per i pigri e per chi non abbia voglia di studiare, al fine di comprendere l’orientamento filorusso della popolazione di Donetsk e Lugansk sarebbe sufficiente osservare l’andamento delle ultime regolari tornate elettorali presidenziali del Paese. Alle elezioni presidenziali del 7 febbraio 2010, le ultime elezioni presidenziali regolari svoltesi in Ucraina, con Viktor Janukovič e Julija Timoshenko candidati alla presidenza, possiamo vedere come a Donetsk il 90,44% ed a Lugansk l’88,96% della popolazione ha votato per Janukovič, candidato decisamente più su posizioni filorusse rispetto alla impresentabile rivale.11
Luca D’Agostini
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Fonti
(1) Cioccolataio
(2) Blackwater
(3) Maidan
(4) Cecchini
(5) Compagnie militari private
(6) http://www.ggcorp.org/ — URL consultato in data 16/03/2017
(7) Mercenari
(8) Il Secolo XIX
(10) Mercenari stranieri
(11) Legge ucraina
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