I media occidentali si sono fatti portavoce di una propaganda che è divenuta addirittura isterica nel momento in cui il Presidente Vladimir Putin, su richiesta del legittimo Governo Siriano, ha deciso di intervenire militarmente in Siria per combattere l’ISIS ed i terroristi jihadisti sostenuti dall’Occidente, ma che da quest’ultimo vengono definiti in modo ipocrita «ribelli moderati».
La realtà però, è che non ci sono mai stati «ribelli moderati» in Siria. E’ dal 2007 che l’Occidente ha armato e finanziato al-Qaeda ed altri gruppi estremisti settari come al-Nusra.
Il New York Times, nell’aprile del 2013, aveva realizzato un reportage mostrando come ad Aleppo est, i «ribelli moderati» allineati con al-Qaeda controllavano le centrali di energia elettrica, i panifici e dirigevano un tribunale composto da combattenti jihadisti che applicava la legge islamica.1
Persino un leader di questi fantomatici «ribelli moderati», Bassel Idriss, in una intervista rilasciata al giornale Daily Star del Libano, ha ammesso di recente di aver collaborato apertamente con l’ISIS e con al-Nusra, dando un esempio in più del fatto che i «ribelli moderati» non esistono assolutamente.2 3
Il patetico tentativo dei media occidentali di voler differenziare fra «terroristi» e «ribelli moderati», rappresenta solo uno stratagemma per giustificare il continuo flusso di denaro in contanti e di armi verso la Siria, per perpetuare il conflitto, creando instabilità lungo tutte le frontiere della Siria in modo tale da creare artificiosamente la figura dei «buoni» da contrapporre a quella dei «cattivi» che loro ritengono essere il Presidente Vladimir Putin ed il Presidente Bashar al-Assad.4
E’ apparso quindi subito chiaro che la grancassa dei media aveva lo scopo di tacciare quella dell’intervento russo come una «pericolosa complicazione» nella guerra in Siria, una «aggressione» della Russia ed una «indebita ingerenza» di questa in Siria. Il Pentagono ha addirittura affermato: «l’Intervento russo in Siria per appoggiare il governo di al-Assad si considera inammissibile e che questo intervento potrebbe avere un effetto destabilizzante«. Il paradosso della situazione è che, l’accusa di «intervento destabilizzante» mossa alla Russia, proviene proprio da quei Paesi che hanno destabilizzato la Siria. Infatti, l’intervento destabilizzante in Siria questo è stato proprio quello degli Stati Uniti e delle potenze occidentali che, assieme ai loro alleati regionali (Arabia Saudita, Qatar, Turchia) nel corso di questi 4 anni e mezzo, hanno fatto di tutto e di più.
Naturalmente la campagna mediatica si muove su enunciazione di falsità evidenti, a partire da quella che continuano a definire una «guerra civile» nascondendo all’opinione pubblica che in Siria sono giunti oltre 70.000 jihadisti delle più disparate nazionalità, dai libici agli afghani, ai sauditi, ai tunisini, agli egiziani, pakistani, yemeniti, ceceni e persino «foreign fighters» europei.5
Padre Daniel Maes, che dal 2000 opera nell’antico monastero di Mar Yakub a Qâra, a 90 km a nord di Damasco, intervistato dal giornale olandese AD (Algemeen Dagblad) per raccontare la guerra siriana, ha ricordato quando i fantomatici «ribelli moderati» sostenuti dall’Occidente occuparono la sua città, Qâra: «Erano in migliaia, venivano dai paesi del Golfo, dall’Europa, dalla Turchia, dalla Libia e c’erano molti ceceni. Hanno formato una forza di occupazione straniera, tutti alleati di al-Qaeda e di altri gruppi terroristici. Armati fino ai denti dall’Occidente, ci hanno letteralmente detto: «questo paese appartiene a noi ora». E ancora, rivolgendosi all’intervistatore: «Sai, quando l’esercito siriano si stava preparando per la battaglia di Aleppo, alcuni soldati musulmani sono venuti da me per ricevere una benedizione. Tra musulmani e cristiani non c’è mai stato problema. I massacri sono compiuti da quei radicali islamici, ribelli sostenuti dall’Occidente, tutti di al-Qaeda e ISIS. Tra loro non ci sono combattenti moderati«.6

Padre Daniel Maes
Il giornalista britannico Robert Fisk, corrispondente dal Medio Oriente per il giornale The Independent, ha dichiarato: «Siamo certi che agli Stati Uniti farebbe piacere se i ribelli siriani aprissero gli archivi di Assad e ne mettessero il contenuto, torture comprese, a disposizione dell’opinione pubblica internazionale? Abbiamo dimenticato che qualche anno fa l’Amministrazione Bush inviava gli arabi sospettati di terrorismo a Damasco perché fossero torturati e che le stesse ambasciate occidentali fornivano l’elenco delle domande da fare ai detenuti?«7 Logicamente quelle domande appositamente studiate e da porre ai detenuti in Siria, servivano poi per ottenere risposte da mostrare all’opinione pubblica Occidentale riguardo la malvagità e l’assenza di qualsiasi diritto umano di cui il Presidente Assad si sarebbe reso responsabile.
A tal proposito, in base a quanto rivelato dal giornale «The Guardian», è interessante notare come che il ministero agli Affari Esteri Britannico abbia appaltato la campagna di propaganda a sostegno dei gruppi armati da loro definiti «moderati» in Siria a compagnie che, con la supervisione del Ministero alla Difesa, producono video e foto dei gruppi combattenti. A queste società è stato concesso un budget di 2,4 milioni di sterline (tre milioni di euro) l’anno. Dapprima destinato alla società di management di crisi «Regester Larkin», oggi il finanziamento è destinato a «Innovative Communications & Strategies (InCoStrat)», nata nel 2014. Le due società, basate a Londra ed a Washington, sono state entrambe create dal colonnello Paul Tilley. Ad Istanbul vi lavorano una cinquantina di persone. Queste stesse società hanno stipulato anche un contratto per la guerra in Yemen. In particolare, i documenti che The Guardian prende in esame attestano che queste società garantiscono la campagna mediatica a favore del Movimento Hazzm e dell’Esercito dell’Islam.8 9
E’ interessante scoprire quale sia l’effettivo ruolo svolto dall’Occidente nel conflitto in Siria, ruolo di cui i giornali e le TV occidentali non parlano ignorando completamente l’attiva partecipazione delle forze militari occidentali che assistono sia come logistica che come intelligence i gruppi dei miliziani jihadisti in Siria. Questo ruolo, inizialmente occultato, è divenuto evidente nel corso del tempo e con gli ultimi sviluppi riscontrati sul campo di battaglia.10 Gli Occidentali nei loro piani iniziali contavano su una sostanziale passività della Russia al fine di occupare gradualmente la Siria, istituendo delle «no fly zone», successivamente mandando all’attacco i gruppi di terroristi jihadisti da loro sostenuti proteggendoli con l’aviazione ed affiancare loro reparti speciali statunitensi e britannici per conquistare obiettivi sensibili e rendere innocuo l’Esercito Siriano.5 Il piano ipotizzato inizialmente dagli Occidentali è stato in buona parte attuato ed oggi si sa per certo che dalla base NATO in Turchia vengono trasmessi importanti dati di intelligence ai gruppi di comando dei terroristi e fra questi le coordinate degli obiettivi da colpire con l’artiglieria ed i missili di cui i miliziani dispongono. Le comunicazioni sono state intercettate dall’intelligence russa che ha individuato le postazioni di comando dei terroristi fra cui erano mescolati alcuni ufficiali militari stranieri con compiti di comando e coordinamento. A seguito della liberazione della maggior parte dei territori occupati dai jihadisti, nei loro covi sono stati ritrovati persino droni di fabbricazione statunitense.10
Anche Israele ha fatto la sua parte, come dimostra il ritrovamento di molto materiale di fabbricazione israeliana nei covi dei terroristi. Molti di questi hanno ottenuto l’assistenza sanitaria delle autorità israeliane che hanno provveduto a prelevare i feriti ed a ricoverarli presso gli ospedali in Israele, nella regione contigua al Golan.10
Liberando le città siriane dall’occupazione di questi jihadisti si sono venute a scoprire realtà tragiche ma interessanti ai fini della comprensione di quanto realmente è accaduto e stia accadendo in Siria. Finian Cunningham, un giornalista freelance irlandese con sede in Africa orientale e collaboratore della TV Russia Today, ha dichiarato: «Il Dott. Declan Hayes, un attivista per la pace irlandese, mi ha riferito che è stato testimone della liberazione di Maloula nei pressi dei confini col Libano nel 2014, raccontandomi quanto segue: «Era la domenica di Pasqua, il 24 aprile, quando siamo entrati nella città con le forze armate siriane. Era stata tenuta sotto sequestro dai mercenari per tanti mesi. Siamo stati accolti da bambini in festa, che sventolavano bandiere, da Cristiani e Musulmani, vecchi e giovani. L’atmosfera era euforica. Avresti dovuto vedere la distruzione di Maloula per crederci. Tutto era stato raso al suolo dai mercenari che la occupavano. Le persone erano ancora in stato di shock per le brutalità a cui erano state sottoposte. Decapitazioni, sparatorie, sequestri, stupri. C’erano graffiti sui muri scritti dai cosiddetti jihadisti che dicevano: ‘Ci avviciniamo a Dio tagliando le teste dei nostri nemici’»»11
E’ da ricordare infatti come gli autori della terribile decapitazione di un bambino palestinese di 12 anni, siano stati i membri del gruppo terroristico Hrakat Nour al Dir El Zinki. Questa milizia, alleata con il Free Syrian Army e lIslamic Front era una dei più importanti raggruppamenti anti-governativi esistenti ad Aleppo est. Ha ricevuto il maggiore sostegno finanziario dall’Arabia Saudita nel 2014, successivamente si è unita al Fronte Levante, una vasta coalizione di gruppi terroristi islamici che operavano ad Aleppo est. La formazione ha anche ricevuto aiuti finanziari da parte degli Stati Uniti, nel contesto di un programma sostenuto dalla CIA per sostenere i gruppi ipocritamente definiti «ribelli moderati».12
Così come è importante sapere e ricordare che durante la liberazione di Aleppo est prima, e delle città della Ghouta poi, effettuata dalle forze militari russe e siriane, sono stati individuati e catturati alcuni ufficiali della NATO (assieme a sauditi, qatarioti ed israeliani), rimasti intrappolati in bunker installati negli scantinati. Per quanto concerne la liberazione di Aleppo est, questi ufficiali delle intelligence straniere, erano rifugiati in un bunker situato in uno scantinato di un edificio nel Suq al-Luz, in via al-Sharad. Le indagini condotte dalle forze armate russe hanno consentito di individuare che si trattasse di un centro di comando che pilotava le operazioni, in collegamento con la base NATO di Smirne in Turchia. Risulta che nelle postazioni dei terroristi erano presenti armi ed equipaggiamenti elettronici molto sofisticati in grado di intercettare le comunicazioni ed individuare gli obiettivi da colpire e soltanto la tecnologia occidentale poteva fornire questo supporto ai terroristi.
Grazie al’ambasciatore siriano all’ONU, conosciamo anche i nominativi degli ufficiali dei servizi segreti stranieri catturati. Eccoli!
Non conosciamo e molto probabilmente non conosceremo mai le sorte di questi ufficiali dei servizi di intelligence stranieri, ma è opportuno ricordare che le spie e le forze irregolari che combattono senza distintivi nazionali, in forma occulta, non sono tutelate dalla Convenzione di Ginevra e dal diritto internazionale, motivo per cui non dovrebbero neppure essere considerati come prigionieri di guerra, ovvero potrebbero essere fucilati sul posto secondo come previsto per l’appunto dalle norme del diritto internazionale. Emblematico l’esempio di quanto accaduto nel corso della seconda guerra mondiale, durante la quale le forze statunitensi fucilarono, seduta stante, gli agenti della Repubblica Sociale Italiana infiltrati dietro le linee nemiche.10
Luca D’Agostini
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Fonti
(1) New York Times
(2) Daily Star
(3) Infowars
(4) Menzogne media occidentali
(5) Ruolo dei media
(8) Ribelli moderati
(9) The Guardian
(10) Silenzio dei media europei
(11) A corto di verità
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