Jean Chevalier e Alain Gheerhrant nel Dizionario dei Simboli, forniscono la seguente spiegazione del termine «continente». «I continenti hanno un significato simbolico che è legato tanto a stereotipi culturali che a esperienze vissute: l’Europa non ha lo stesso significato per un Europeo che vi vive, per un Americano che la visita, per un Africano che se ne emancipa, per un Australiano, ecc. Tuttavia gli stereotipi continentali non sono rimasti puri e semplici prodotti culturali, scaturiti da una conoscenza più o meno vera, da un’emotività più o meno viva, da una conoscenza più o meno netta: essi sono penetrati fino nell’inconscio con un’enorme carica di affettività e ne riemergono tramite i sogni o le reazioni spontanee, spesso apparentati a un razzismo che resterebbe altrimenti ignoto. Allora il continente non rappresenta più, in realtà, una delle cinque parti dei globo, ma un mondo di rappresentazioni, di passioni e di desideri; per esempio, il dottor Verne ha ben mostrato, analizzando il sogno di una sua paziente, che l’Asia non era per lei il ricordo, il fine o il desiderio di un viaggio intercontinentale, ma che quel continente «rappresentava il ritorno al sacro, il mondo dell’assoluto, il mistero del trapasso, la via dell’unicità portatrice del messaggio del vero e del reale». L’Asia diventava un continente interiore, come l’Africa, l’Oceania, l’Europa, la cui interpretazione simbolica varia da soggetto a soggetto. Questa dimensione interiore può collegarsi a qualunque luogo, città, paese, ecc., l’importante è sapere ciò che significano per ciascuno le immagini, le sensazioni, i sentimenti, i pregiudizi di cui è portatore e che costituiscono tutta la verità soggettiva del simbolo. La geografia integra nella sua totalità la geosociologia, la geocultura e anche la geopolitica». (1)
Ho deciso di riportare questa interessante definizione, perchè il contenuto ci è utile per comprendere il sentimento patriottico russo e cosa rappresenta appunto, la Russia per i russi.
Il popolo russo ha uno straordinario legame con la propria terra, un senso di amore radicato in modo profondo e in misura sconosciuta rispetto ai Paesi occidentali. I russi hanno un sentimento diverso della terra rispetto agli occidentali semplicemente perché «diversa» è la loro terra. I russi chiamano la loro terra «Santa Madre Russia», una sorta di personificazione mistica della nazione, un’immensa pianura bianca di neve d’inverno e bionda di grano d’estate, che rievoca l’antico archetipo pagano di Demètra, la Terra Madre. E al legame con la terra fanno riferimento anche le icone delle Madonne Nere: nero è il colore della fertile terra. E’ proprio questo il concetto! Cos’è infatti una madre? Madre è colei che nutre e protegge i suoi figli. E quando crescono fino all’età adulta, i suoi figli e figlie, a sua volta, la proteggono e si prendono cura di lei. Così il concetto di Madre Russia suscita sentimenti di amore, lealtà e protezione che vanno molto, molto oltre le concezioni occidentali. I russi vedono la Russia come loro madre e le daranno per difenderla la vita stessa che essa un tempo ha dato a loro.
Nella nazione russa il sentimento religioso ha una straordinaria rilevanza. La religione ortodossa è uno dei fattori fondamentali su cui si è edificata la storia russa negli ultimi mille anni, anche se, per settant’anni, i leader dell’Unione Sovietica hanno fortemente combattuto la fede cattolico-ortodossa. In quei settant’anni il Patriarcato ha rappresentato la continuità della storia russa ed è stato custode della identità nazionale. Il Patriarca è visto dal popolo russo, quale rappresentante della vita nazionale e dell’idea dell’unità nazionale e religiosa. Patriottismo e religione sono inestricabilmente legati e creano nei russi quella particolare consapevolezza della propria unicità e della propria diversità.
Patriottismo e religione sono alla base anche del concetto di «Terza Roma». Le origini sono da ricercarsi nelle vicende storico-religiose avvenute nel corso dei secoli. Nel 330 d.C. l’Imperatore Costantino volle Costantinopoli quale «nuova Roma», che fu detta Seconda Roma. Costantinopoli però fu conquistata da Maometto II nel 1453, perdendo il suo ruolo. Ivan III Vasil’evič, detto il Grande, sposò Sophia Paleologa figlia di Tommaso Paleologo, nipote di Costantino XI, ultimo imperatore bizantino. Ivan III pretese, quindi, l’eredità storica e religiosa di Costantinopoli, per cui Mosca divenne la Terza Roma, la terza città sede del cristianesimo. (2)
Attualmente, ad alimentare sempre più il sentimento patriottico dei russi, contribuisce in modo rilevante l’allargamento della NATO verso est. A Mosca, è troppo recente il ricordo della contrapposizione tra la Russia, allora Unione Sovietica, e l’occidente che significava, soprattutto, NATO. Così come vi furono forti timori nei Paesi europei per la minaccia costituita dal Patto di Varsavia, egualmente vi furono gravi preoccupazioni nel popolo russo che temeva l’attacco dell’Alleanza Atlantica per distruggere l’Unione Sovietica. L’adesione alla NATO di Paesi in passato alleati della Russia ha significato per Mosca e per il popolo russo l’irruzione occidentale nella sua area di influenza, l’avanzata dell’Alleanza Atlantica verso est, l’erosione progressiva dei suoi domini. Una sorta di tardiva punizione che l’occidente intende impartire alla Russia, un comportamento assurdo di chi crede, a torto, di aver vinto la Guerra Fredda. Ma la caduta del muro di Berlino non rappresenta una vittoria occidentale della Guerra Fredda perchè la Russia non ha visto ridimensionare la propria grande potenza, come invece auspicavano le cancellerie occidentali. L’occidente contro la Russia non è riuscita a vincere neanche una guerra non combattuta (la Guerra Fredda appunto), mentre le guerre realmente combattute, quali quelle avviate dall’armata di Napoleone e dalle divisioni di Hitler, le ha miseramente perse. La Russia ha sempre avuto una enorme capacità a mobilitarsi, a mettere in gioco tutte le proprie risorse per raggiungere uno scopo morale unico e profondamente umano. C’era qualcosa di sacro nelle sue lotte, qualcosa di più alto e davvero essenziale.
L’Ouverture del 1812 di Pëtr Il’ič Čajkovskij dovrebbe essere un ricordo costante di ciò che accade a coloro che includono nei loro schemi la Madre Russia. Dopo aver sconfitto gli eserciti zaristi in battaglie molto serrate, Napoleone raggiunse Mosca. Invece di arrendersi, i russi la bruciarono! Napoleone non ottenne alcuna vittoria.
Il sentimento patriottico russo ebbe un ruolo di straordinaria rilevanza anche durante la Seconda Guerra Mondiale: quando ormai le divisioni tedesche erano a pochi chilometri da Mosca, Stalin comprese che per ottenere la vittoria doveva riuscire a coinvolgere totalmente il popolo in un immane sforzo, la Guerra Patriottica. «Alzati Paese Immenso, alzati e combatti fino alla morte.» Sono le prime parole di uno dei più grandi inni patriottici: «la Guerra Sacra». Quando la Russia combatte, allora tutto ciò che conta, è la vittoria. Nessun prezzo è mai troppo alto. Quando la Russia viene attaccata, la sua ira diviene terribile, inimmaginabile per qualsiasi altro Paese del mondo. «Colui che con la spada viene a noi, di spada perirà», proclamò Aleksandr Nevskij, il principe di Novgorod, nel XIII° secolo. Ed è sempre stato così! (3)
E quando il mondo e la sua sopravvivenza sono stati minacciati, la Russia si è sempre alzata: indignata, così potente da risultare spaventosa ma anche estremamente bella nella sua rabbia e determinazione. Ha combattuto con ogni granello della sua terra ed ogni cuore del suo popolo. Ha sempre sconfitto il suo nemico, ma sempre pagando un prezzo terribile, seppellendo milioni dei sui figli e delle sue figlie, per poi immergersi in una pena ed un dolore indicibile. E al suo fianco non c’era nessuno a consolarla. Mentre gli incendi continuavano ad infuriare, le lacrime scorrevano ancora sui volti delle madri e delle vedove che avevano perso i loro cari, il Paese era oggetto di sputi, deriso ed umiliato dai regimi occidentali e dalla loro machiavellica propaganda. Il suo eroismo fu calunniato, il suo sacrificio deriso. In cambio delle le sue lotte eroiche, la Russia non ha mai chiesto nulla. Tranne due cose: il riconoscimento ed il rispetto. Non ha mai ricevuto né l’uno né l’altro! (3)
Ed il 9 maggio di ciascun anno non si celebra la fine della Seconda Guerra Mondiale ma la vittoria della Guerra Patriottica appunto. (2) Il 9 maggio il forte sentimento patriottico russo si evidenzia ancor più e si eleva fino a proporzioni epiche durante la marcia del Reggimento degli Immortali, con le famiglie intere ed il Presidente Putin compreso, a rendere omaggio ai loro cari che hanno servito nella guerra. Questo sfogo emozionale della memoria storica vede sfilare milioni di russi per le strade delle città ove ognuno porta con se le fotografie dei propri cari che hanno difeso la patria durante la Grande Guerra Patriottica.
Barack Obama in occasione di un discorso sulla crisi ucraina disse: «Mosca è da sempre dalla parte sbagliata della storia». Un’uscita infelice, quella dell’allora presidente statunitense, che non si limitava a giudicare le attuali controversie tra Mosca e Washington, ma disprezzava ed infangava i 26 milioni di morti sovietici della Grande Guerra Patriottica ed evidenziava come la conflittualità tra le due parti non sia superficiale e momentanea, bensì storica, radicata e profonda. Infatti Obama «dimenticava» il sostegno ed il finanziamento statunitense al partito nazista di Hitler. Molti in occidente non sanno che al fine di contrastare l’Unione Sovietica, dagli anni ’30, finanzieri e magnati statunitensi del calibro di John D. Rockefeller, J. P. Morgan, Andrew Mellon, Henry Ford, William Randolph Hearst, Joseph Kennedy (padre di John e Robert), Prescott Bush (padre di G. H. W. Bush e nonno di George W. Bush), decisero di finanziare massicciamente Hitler. Appena il riarmo in massa della Germania prese il via, furono le fabbriche tedesche di Ford, General Motors, General Electric e Alcoa che costruirono la maggior parte dei carri armati e degli aerei da guerra della Wehrmacht di Hitler, mentre Dupont e Standard Oil (oggi Exxon) fornirono il carburante sintetico. Da parte sua, la Coca-Cola fornì tonnellate della bibita alla caffeina preferita in Germania, per mantenere svegli i piloti della Luftwaffe per i loro bombardamenti a lungo raggio. (4) Alle ingannevoli narrazioni storiche, si aggiungono quindi le omissioni storiche. Purtroppo sui libri di storia delle scuole occidentali tutto questo viene omesso.
Certamente quello tra Stati Uniti e Russia è un rapporto altalenante, complesso e complicato, fatto di momenti di intesa controbilanciati da profondissime crisi diplomatiche e militari. Le modalità con cui venivano bilanciati i rapporti tra le due superpotenze in tempo di guerra fredda non sono cambiati. Finiti gli anni ’90, dominati dagli Stati Uniti, gli equilibri sono tornati ad essere incredibilmente simili a prima della caduta del Muro di Berlino. E ad essere uno scontro non solo diplomatico, ma soprattutto valoriale. (5)
Gli Stati Uniti si rendono conto che il mosaico di una miriade di ricordi (spesso contraddittori tra loro) che si estende in tutta l’Eurasia fornisce un terreno fertile per la coltivazione di divisioni moderne tra i partner. Se i paesi dell’Eurasia possono rimanere fortemente divisi a causa dei fantasmi del passato, allora i piani di integrazione transcontinentali promossi da Russia e Cina andrebbero in fumo, e, di conseguenza, gli Stati Uniti potrebbero prolungare indefinitamente la loro egemonia sull’Eurasia continuando a dominare da una posizione privilegiata.
L’applicazione più nota di questa strategia è il sostegno degli Stati Uniti al nazionalismo ucraino estremista e alla memoria dell’epoca fascista nel suo tentativo di trasformare il paese in un bastione di odio anti-russo, facendo leva sul caratteristico complesso di inferiorità degli ucraini nei confronti dei russi.
La Russia si sta dimostrando immune da intrighi di rivoluzione colorata operati dagli Stati Uniti perchè protetta da una robusta armatura storica. In Russia infatti, in tutti gli strati sociali della popolazione è sempre vivo il sentimento patriottico e storico. Lo stesso, però, non si può dire così facilmente degli Stati che non hanno un’eredità lunga come quella della grande civiltà russa. Mentre la Russia ha una propria storia e molto di cui essere orgogliosa, molti paesi hanno confini arbitrari, a volte neppure creati da loro stessi e poco o nulla di cui essere orgogliosi.
Per combattere questa armatura storica l’Occidente propone ingannevoli narrazioni storiche nel tentativo di influenzare le menti degli impressionabili cittadini europei. E per raggiungere tale scopo presenta ai loro cittadini informazioni a corrente unipolare mediante campagne mediatiche sovversive (sia attraverso i media tradizionali sia online). (6)
Così oggi non rimane ormai traccia nella memoria collettiva europea occidentale dei 26 milioni di morti sovietici e del ruolo guida svolto dall’Unione Sovietica nella lotta contro il nazismo. Addirittura in Italia, potremmo scegliere come simbolo di questa mutazione genetica della memoria storica la scena dell’esercito americano che libera il campo di concentramento di Auschwitz nel film «La vita è bella» di Benigni. (7)
In Russia invece si va in una direzione diversa e giustamente si tutela il sentimento patriottico. Così, il 15 novembre 2017 alla Duma di Stato è avvenuta la presentazione del progetto di legge «Sull’educazione al patriottismo nella Federazione Russa». Il provvedimento è stato proposto da un folto gruppo di deputati del partito del Presidente, «Russia Unita»; nel documento introduttivo si spiega che con il termine «patriottismo» si intende «un principio morale, un sentimento sociale il cui contenuto esprime l’amore verso la Russia, verso il proprio popolo, la coscienza della propria inseparabilità da esso, la disponibilità a servire con le proprie azioni i suoi interessi, la capacità di essere fedeli al dovere di difendere la Patria». Nel testo vi è scritto che l’educazione patriottica ha tra i suoi scopi il consolidamento «dell’orgoglio per la partecipazione comune alle grandi conquiste dei propri avi e alle loro tradizioni», la «devozione eterna» ai caduti e l’orgoglio per la grandezza dell’esercito russo. Nel progetto si prevede la cura dei monumenti della gloria patria militare, la formazione dell’orgoglio nazionale fra gli adolescenti, una maggiore diffusione dello studio della storia militare russa e delle date celebrative. Ma la legge non riguarda solo la memoria. Va ben oltre. Per i legislatori un «patriota ben formato» deve avere un rapporto positivo con il proprio lavoro, uno dei valori più importanti dell’esistenza, per poter contribuire attivamente al bene della patria e dello Stato. L’insieme delle misure educative porterà il cittadino a provare l’esigenza di uno «sviluppo morale e spirituale, conducendo uno stile di vita impeccabile, coltivando la vita della famiglia, educando il maggior numero possibile di figli, senza far mancare la cura degli anziani e del prossimo, contribuendo a mantenere un clima di serenità nel collettivo dei lavoratori». (8)
La nuova legge entrata in vigore il 1 gennaio 2018, interpreta un sentimento nazionale fortemente diffuso nella società civile e rafforzatosi ulteriormente con la crisi ucraina ed il referendum popolare che ha sancito il 18 marzo 2014 il ritorno della Crimea alla Russia, tanto da indicare proprio quella data come «giorno solenne delle elezioni» per tutta la Federazione Russa.
Luca D’Agostini
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Fonti
(1) Aleksandr Dugin, Continente Russia, Book on Demand Ltd., Trento 2014
(2) Geopolitica, cultura e fede
(3) Perchè l’occidente non potrà mai sconfiggere la Russia
(4) La Russia non potrà mai essere sconfitta
(5) Perchè gli USA odiano Putin
(6) 9 maggio
(7) 25 aprile
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