Il 2 agosto 1930, alle 10 di sera, tre agenti della sicurezza dello stato uccisero persone che non erano colpevoli di nulla. Furono fucilate nove persone, tra le quali l’arciprete Aleksandr Nikolaevič Archangelskij.
Il religioso nacque il 1° febbraio 1874 in un villaggio nei pressi di Lipetsk. Nel 1896 si laureò al seminario teologico di Tambov ed entrò nella chiesa della Santissima Trinità come lettore di salmi. Successivamente sposò una ragazza di nome Ekaterina, figlia dell’arciprete Kapiton Alekseev, l’abate della Chiesa della Trinità, situata nel suo villaggio natale.
All’inizio della loro vita familiare, Ekaterina si ammalò gravemente e fu ricoverata in ospedale.
Aleksandr Nikolaevič Archangelskij allora come aiutante ospitò in casa una ragazza orfana sorda. Una volta andò con lei a visitare sua moglie in ospedale. Lungo la strada videro una processione religiosa nella quale veniva trasportata l’icona della Madonna di Kazan. Archangelskij ordinò al cocchiere di fermarsi e avvicinandosi al prete, gli chiese di dire una preghiera per la salute della ragazza sorda. Dopo aver pregato, proseguirono il cammino verso l’ospedale. Sulla strada, scoppiò un terribile temporale, con tuoni fragranti e lampi che squarciavano il cielo. Improvvisamente la ragazza si spaventò per il rumore dei tuoni. Archangelskij le chiese con sorpresa: «Che succede, Marfusha, senti?» Lei rispose che da quel momento sentiva perfettamente.
Nel 1904, Aleksandr Nikolaevič Archangelskij fu ordinato diacono nella Chiesa dell’Arcangelo Michele nel distretto di Usman, e due anni dopo fu ordinato sacerdote. Sua moglie nel frattempo si era ristabilita e tornò a casa. Aleksandr Archangelskij e sua moglie ebbero sette figli e vissero come una famiglia armoniosa. Ai loro figli aggiunsero due bambini rimasti orfani di genitori contadini di un villaggio vicino.
Un giorno, mentre si recava nella città di Usman per visitare dei bambini che studiavano in una scuola, vide lungo la strada una casa inghiottita dalle fiamme. Senza esitazione, fermò il carro, corse nella casa in fiamme e salvò la vita ad una bambina di tre anni. I genitori della bambina erano assenti in quel momento, e Archangelskij, dopo aver consegnato la bimba sana e salva a dei vicini di casa, proseguì lungo la strada.
Quando i bolscevichi presero il potere, ordinarono che il prete lasciasse la sua casa per farne una scuola. Aleksandr Archangelskij accettò.
Durante la guerra civile, i bolscevichi cercarono di catturare il prete. Il giorno della Festa della Protezione della Madre di Dio, Aleksandr Archangelskij tornò a casa molto tardi, inzuppato dalla pioggia e stanco. Andò in cucina vicino al fuoco e si riscaldò. Ma improvvisamente sentì il rumore degli zoccoli dei cavalli vicino la porta di casa sua. Comprese immediatamente che erano soldati venuti per lui. Il prete uscì nell’atrio e cambiando leggermente la voce, chiese: «Chi è? Ora vi aprirò!» Prima di aprire la porta andò in sala da pranzo e disse alla sua famiglia: «Signore, salva tutti loro! Me ne vado, possa il Signore liberarmi dalle loro mani«. E silenziosamente uscì in cortile attraverso una portafinestra non facendosi vedere da coloro che lo stavano cercando.
Uno dei figli si recò alla porta, accese la lampada ed uscì fuori di fronte ai soldati. Uno di loro chiese: «Chi vive qui?» Il ragazzo rispose: «Un Prete«. Gli uomini entrarono in casa ed uno di loro chiese: «Dov’è?» Sua moglie Ekaterina rispose che era partito per il mulino. Chiesero al ragazzo chi fosse e sia lui che sua madre risposero che era un figlio del prete. I soldati dell’Armata Rossa ispezionarono attentamente la casa e sistemarono le sentinelle intorno all’abitazione, nel caso in cui il prete ritornasse.
Nel frattempo, padre Aleksandr, dopo aver raggiunto la casa di uno dei suoi parrocchiani, disse: «Marfa Ivanovna, nascondimi, i banditi mi stanno inseguendo«. La donna rispose: «Padre tutti sanno che io frequento la chiesa. Farebbe meglio ad andare via«. Pensò per un minuto, e poi, trovando il suo consiglio piuttosto ragionevole, padre Aleksandr si recò in villaggio vicino e lì uno dei parrocchiani lo nascose in una pila di paglia.
Tuttavia, la determinazione degli uomini dell’Armata Rossa nell’arrestare padre Aleksandr fu così grande che iniziarono a condurre ricerche anche nei villaggi vicini ed infine raggiunsero la stalla dove si nascondeva il prete. Come in ciascuna delle occasioni simili, colpirono la catasta di paglia con le baionette, ma fortunatamente non colpirono il corpo del prete.
Così, i soldati del’Armata Rossa sospesero le ricerche. Aleksandr Archangelskij non tornò più a casa e si trasferì in un altro villaggio dove servì per due anni e mezzo e fu elevato al grado di arciprete.
Nell’aprile 1930, padre Aleksandr fu arrestato insieme ad altri religiosi con l’accusa di partecipazione ad un’organizzazione controrivoluzionaria. Il 28 luglio 1930 tutti gli imputati furono condannati a morte.
Alle ore dieci di sera del 2 agosto 1930, le autorità sovietiche fucilarono nove innocenti religiosi e gettarono i loro corpi in una fossa comune.
Nel 1992, Aleksandr Archangelskij fu riabilitato. Fu canonizzato come santo martire e confessore della Russia nel Consiglio episcopale giubilare della Chiesa ortodossa russa nell’agosto del 2000. La sua celebrazione avviene il giorno 2 agosto.
Luca D’Agostini
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