Tra i santi russi, la beata principessa Anna Kašinskaja incarna la virtù della perseveranza. Questa proprietà spirituale nel cristianesimo ha un valore così alto che senza di essa è impossibile acquisire altre virtù più elevate: l’umiltà e la mitezza. Apre la porta alla salvezza, pone le basi per la realizzazione spirituale. Non è un caso che l’apostolo ed evangelista Luca la scelga come il fulcro delle virtù cristiane: «In patientia vestra possidebitis animas vestras«, cioè «Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime» (Luca 21, 19). Nel Vangelo su questo punto c’è anche una promessa diretta del Salvatore stesso: «Ma chi persevererà sino alla fine, sarà salvato» (Matteo 10, 22). Il significato di queste parole risiede nel fatto che la capacità di perseverare risulta essere una misura dell’amore nel cuore dell’uomo, una misura della maturità dell’atteggiamento cristiano.
La santa e giusta Anna risultò destinata al monachesimo, la fase più alta del lavoro spirituale cristiano. Nacque a Rostov intorno al 1280. Era la figlia del principe Dmitrij Borisovič di Rostov, pronipote del santo nobile principe Vasilij di Rostov, martirizzato per aver rifiutato di tradire la santa fede ortodossa. La principessa Anna Kašinskaja trascorse la sua vita terrena in circostanze che richiedevano ai cristiani di camminare in modo estremamente rigoroso nella fede, fino a quando non risultassero pronti in qualsiasi momento a divenire un confessore e un martire di Cristo: la Russia a quel tempo era sotto il giogo mongolo dell’Orda.
Fin dalla sua giovinezza, la principessa dovette comprendere la fragilità della felicità terrena e la caducità dei beni terreni. Fu infatti colpita da un susseguirsi di disgrazie. Nel 1294 suo padre morì. Nel 1296 la torre granducale con tutte le sue proprietà andò in cenere. Poco dopo, suo marito, il giovane principe Michail di Tverskoj, si ammalò gravemente. Appena suo marito guarì, la loro figlia Fëdora morì in tenera età. E nel 1318, la principessa soffrì di un nuovo dolore: per essersi rifiutata di adorare gli idoli mongoli dell’Orda, suo marito, il principe Michail, fu torturato e ucciso, tradito dal principe Jurij di Mosca. Ci sono casi nella storia della Chiesa in cui l’impresa di uno degli sposi che ha ricevuto la corona di martire santifica entrambi, poiché per l’altro la vita stessa diventa martirio incruento. E ne è un esempio la storia della vita della principessa Anna Kašinskaja.
Le sue disgrazie non terminarono. Nel 1326, suo figlio maggiore Dmitrij dagli Occhi Terribili fu giustiziato dai mongoli dell’Orda. Nel 1339 i mongoli dell’Orda uccisero il suo secondo figlio Aleksandr e il nipote Fëdor: le loro teste furono tagliate ei loro corpi furono squartati. Questa fu la vendetta dell’Orda per la rivolta della città di Tver contro i tartari, guidata da un cugino di Chan Uzbek.
Poco dopo il martirio di suo figlio e di suo nipote, Anna accettò il monachesimo, prima a Tver, e poi, su richiesta del suo figlio più giovane Vasilij, si trasferì in un monastero costruito appositamente per lei a Kašin. La sua vita monastica fu completamente assorta nella preghiera per i propri cari prematuramente defunti e per la pacificazione della terra russa. Da questo monastero non uscì più e vi morì il 2 ottobre 1368. Il suo corpo fu sepolto nella Chiesa dell’Assunta del monastero.
Negli anni seguenti la sua morte, il nome della nobile principessa Anna fu progressivamente dimenticato, al punto che la sua tomba fu trattata in modo irrispettoso. Solo nel 1611, per volontà di un monaco giunto nella città di Kašin, negli abitanti della città si risvegliò un sentimento di venerazione per la loro patrona la quale li aveva protetti dai nemici e aveva salvato la loro città dalla rovina.
In seguito la principessa apparve al sacrestano Gerasim, lo guarì e poi apparve allo stesso modo a molti altri pazienti curando miracolosamente anche loro. Iniziò la venerazione delle sue spoglie come reliquie miracolose.
Nel 1649, al Consiglio Locale della Chiesa Russa sotto la presidenza del Patriarca Nikon, fu deciso di canonizzare la nobile principessa Anna. In suo onore il nome Anna cominciò ad essere molto diffuso tra le bambine neonate. La bara chiusa, dove riposavano le reliquie della Santa, iniziò ad essere decorata.
Lo stesso Zar Aleksej Michajlovič Romanov (Alessio I), insieme alla moglie e alle sue sorelle, si recò a Kašin per adorare la santa nobile principessa Anna e per onorare le sue sacre reliquie. Il 21 luglio 1649, alla presenza dello Zar e con una grande folla di persone, le reliquie di Sant’Anna furono solennemente aperte.
Nonostante erano trascorsi 281 anni dalla sua morte, il corpo della santa apparve quasi intatto. La folla di persone presenti, lo Zar e la sua famiglia rimasero allibiti. Il corpo di Sant’Anna Kašinskaja mostrava solo alcuni tratti di decomposizione sul viso e sulla pianta dei piedi. Per il resto era intatto. Allo stesso tempo, si notò che la mano destra giaceva sul petto, «piegata come per benedire in modo antico», cioè con una forma a due dita.
L’anno successivo, nel 1650, lo zar Aleksej Michajlovič Romanov (Alessio I) si recò in pellegrinaggio a Kašin.
Nello stesso anno si decise di celebrare la memoria di Sant’Anna due volte all’anno: il 2 ottobre, giorno della sua morte, e il 21 luglio, giorno in cui furono aperte le sue reliquie. Lo Zar ordinò di costruire una nuova chiesa in onore di Anna Kašinskaja. La moglie dello Zar e le sue figlie lavorarono intensamente per ricamare un prezioso velo da apporre sul volto della Santa. Nell’intera storia della Chiesa russa fino ad oggi, nessun santo ha ricevuto una celebrazione così splendida e magnifica.
Ben presto, però, la santa principessa Anna divenne inaspettatamente un simbolo degli scismatici (Antichi Credenti) e così per ordine del patriarca Ioakim fu annullata la canonizzazione. Questo evento straordinario, drammatico e unico nella storia della Chiesa ortodossa russa, ebbe luogo nel 1677.
Nonostante ciò, il popolo mantenne la fede nella sua intercessione davanti al Signore. Nelle avversità e nella tentazione, prima di iniziare una seria impresa e prima del matrimonio, prima di accettare la tonsura monastica, i credenti si recavano a pregare sulla tomba della beata Anna.
Nel 1908 con il consenso dello zar Nikolaj II (Nicola II), la venerazione della nobile principessa Anna fu ripristinata e nel 1910 a San Pietroburgo, fu consacrata la prima chiesa riportante il nome della Santa. Così, il 12 giugno 1910 le sue reliquie furono trasferite a San Pietroburgo.
Durante la guerra e la rivoluzione, l’immagine della principessa divenne ancora più vicina al popolo russo. Oggi la santa nobile principessa Anna Kašinskaja rimane una figura di culto fondamentale per vedove e orfani, dando consolazione a ogni cuore cristiano in lutto.
Luca D’Agostini
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Fonti
Arkhangelov, Житие и чудеса святой благоверной княгини Анны Кашинской, San Pietroburgo, 1909
Manukhina. Святая благоверная княгиня Анна Кашинская, Parigi, 1954
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