La Chiesa ortodossa russa il 21 gennaio e il 5 luglio (secondo il calendario giuliano) celebra la memoria della santa vergine Agnese, la cui antichità del culto è attestata dalla presenza del suo nome nel Canone Romano.1 2
Nulla sappiamo della famiglia di origine di Sant’Agnese. La parola «Agnese», traduzione dell’aggettivo greco «pura» o «casta», fu usato forse simbolicamente come soprannome per esplicare le sue qualità. Visse in un periodo in cui era illecito professare pubblicamente la fede cristiana.3
Secondo la leggenda, Agnese crebbe in una nobile famiglia romana che adottò il cristianesimo. Si narra che il figlio del prefetto romano Sempronio, avendola vista s’innamorò perdutamente di lei, ma Agnese rifiutò di sposarlo, perché decise di prendere il voto di celibato e di dedicarsi ad una vita cristiana virtuosa. Il prefetto infuriato durante l’interrogatorio scoprì che Agnese era cristiana, e poiché durante questo periodo i cristiani furono perseguitati in base all’editto dell’imperatore Diocleziano, dovette fare una scelta: o si sacrificava agli dei romani oppure veniva inviata per il resto della vita in un bordello. Dal momento che Agnese rifiutò di onorare gli dei pagani, il prefetto ordino che venisse condotta in un bordello e denudata. La leggenda narra che quando i suoi vestiti furono strappati, miracolosamente i capelli di Agnese crebbero all’istante, così che lei potesse chiuderli come se fossero un abito. I miracoli continuarono nel bordello: tutti gli uomini che cercavano di violentare la ragazza non potevano farlo, mentre i loro desideri carnali scomparivano e lasciavano il bordello con vergogna. Il 21 gennaio 304, Agnese, accusata di essere una maga, fu gettata nel fuoco, ma poiché il fuoco non bruciò il suo corpo, uno dei soldati l’uccise con un colpo di spada.1 2
Poco fa abbiamo parlato di ciò che la leggenda narra, poiché le fonti riguardo la sua vita sono scarse e spesso discordanti tra loro. Della santa vergine si trovano notizie, per l’appunto vaghe e discordanti, nella «Depositio Martyrum» del 336, nel martirologio cartaginese del VI secolo, nel «De Virginibus» di Ambrogio del 377, nell’ode 14 del «Peristefhanòn» del poeta spagnolo Prudenzio, ed infine in un carme del papa di Roma Damaso, ancora oggi conservato nella lapide originale murata nella basilica romana di Sant’Agnese fuori le mura. Dall’insieme di tutti questi numerosi dati si può ricavare che Agnese fu messa a morte per la sua forte fede ed il suo innato pudore all’età di tredici anni.3
Assai articolata è anche la storia delle reliquie della piccola martire: il suo corpo venne inumato nella galleria di un cimitero cristiano sulla sinistra della via Nomentana (Catacombe di Sant’Agnese). In seguito sulla sua tomba, Costantina, la figlia di Costantino il Grande, fece edificare una piccola basilica in ringraziamento per la sua guarigione ed alla sua morte volle essere sepolta nei pressi della tomba. Accanto alla basilica sorse uno dei primi monasteri romani di vergini consacrate e fu ripetutamente rinnovata ed ampliata. L’adiacente cimitero fu scoperto ed esplorato metodicamente a partire dal 1865. Il cranio della santa martire fu posto dal secolo IX nella basilica di San Giovanni in Laterano, per essere poi traslato nella chiesa di Sant’Agnese in Agone a Piazza Navona, che sorge sul luogo presunto del postribolo ove fu esposta. Tutto il resto del suo corpo riposa invece in un’urna d’argento nella basilica di Sant’Agnese fuori le mura.3
Luca D’Agostini
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Fonti:
(1) Макаров А. И., Сусленков В. Е. Агния, мц. Римская // Православная энциклопедия. — М. : Церковно-научный центр «Православная энциклопедия», 2000. — Т. I. — С. 259-260. — 752 с
(2) Агнесса / Овсиенко Ф. Г. // А — Анкетирование. — М. : Большая российская энциклопедия, 2005. — С. 186. — (Большая российская энциклопедия : [в 35 т.] / гл. ред. Ю. С. Осипов ; 2004—2017, т. 1).
(3) Sant’Agnese
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