Con l’avvento del XIII secolo iniziò per la Russia un momento difficile e triste in cui le sue città furono messe a ferro e fuoco. Le orde selvagge dei tatari-mongoli dietro il loro passaggio lasciarono solo cadaveri e rovine.
Il nipote di Gengis Khan, Batu Khan, nel 1236 sottomise i bulgari e poi, nel 1237, invase il principato di Rjazan. Rjazan combatté eroicamente, ma il nemico, che possedeva forze superiori, scardinò la resistenza, trasformando le città ed i villaggi in cenere. Dopo Rjazan, fu il turno del principato di Vladimir-Suzdal. A Kolomna, l’esercito nemico incontrò un distaccamento di guardie inviato dal grande principe di Vladimir, Jurij Vsevolodovič, e lo annientò. Poi toccò a Mosca, la sua resistenza fu infranta, la città ei suoi dintorni furono bruciati, la popolazione fu sterminata.
Nell’inverno del 1238, l’armata tataro-mongola si avvicinò a Vladimir. Le cronache di quel periodo ci rendono noto che ciò accadde il 3 febbraio 1238. In quei giorni il principe Jurij Vsevolodovič era fuori città per radunare truppe contro i conquistatori ed aveva affidato la protezione della città di Vladimir ai suoi figli Vsevolod e Mstislav.
Il principe Jurij Vsevolodovič fu però catturato dai tatari a Mosca e condotto in catene fuori le mura alla città di Vladimir. I suoi fratelli e gli altri cittadini di Vladimir non poterono trattenere le lacrime, ma allo stesso tempo, orgogliosamente, non accettarono le proposte di resa del nemico, facendo pervenire al capo degli assedianti questo messaggio: «Preferiremmo morire per la santa Madre di Dio e per la fede cristiana ortodossa«.
I Tartari allora si ritirarono, occuparono la città di Suzdal, bruciarono i monasteri e case e poi tornarono a Vladimir. Nella capitale assediata, gli abitanti non si persero d’animo e continuarono nella loro orgogliosa resistenza. Il 6 febbraio 1238 i tartari iniziarono a preparare un attacco. Il mattino seguente, il 7 febbraio, realizzando che i nemici avrebbero preso la città, il popolo di Vladimir iniziò a prepararsi per la morte. Lo storico Nikolaj Karamzin scrive come principi, principesse e molti dei boiardi entrarono nella chiesa della cattedrale e qui presero la tonsura dal vescovo.
I Tartari iniziarono l’attacco, urlando forte il nome della città di Vladimir. Gli abitanti della città, capeggiati dai principi Vsevolod e Mstislav si difesero coraggiosamente, ma dopo qualche ora purtroppo già metà della città fu invasa dai Tartari. Vsevolod e Mstislav e gli invasori si precipitarono verso la Cattedrale dell’Assunzione.
Nel cattedrale intanto si era rifugiata la principessa Agafia Vsevolodovna con i propri figli.
Prima di continuare nel racconto della cronaca di quei terribili eventi, vediamo brevemente chi era la principessa Agafia Vsevolodovna. Nata nel 1195, era la figlia di Vsevolod Svjatoslavič, principe di Černigov e di Maria, figlia del principe polacco Casimiro II. La principessa Agafia Vsevolodovna al momento dell’assedio, era la moglie del grande principe di Vladimir, Jurij Vsevolodovič.
Torniamo alla cronaca di quei giorni. Dopo essersi introdotti nella cattedrale, i Tartari mentre effettuavano il saccheggio si accorsero della presenza di alcune persone in una stanza posta ai piani superiori, ma non riuscirono a raggiungerla. La porta che portava in cima alla cattedrale era ben camuffata. I Tartari cercarono di persuadere gli assediati a scendere, ricorsero a vari trucchi per cercare di raggiungere il loro obiettivo, ma la famiglia principesca che si era rifugiata all’interno della stanza con il prelato Mitrofan non volle arrendersi agli invasori. Per costringere i coraggiosi russi a scendere, i Tartari diedero fuoco ad un enorme falò nella cattedrale.
Gli ultimi momenti della vita della principessa Agafia Vsevolodovna e dei suoi figli, furono terribili rappresentano uno dei misteri irrisolti della storia. Secondo diverse versioni, furono bruciati vivi nella Cattedrale dell’Assunzione mentre secondo qualche altra versione furono torturati nel quartier generale di Batu Khan.
Alla fine di febbraio, il principe Jurij Vsevolodovič apprese della morte di sua moglie e dei suoi figli e dopo qualche giorno, precisamente il 4 marzo 1238 anche lui fu ucciso dai Tartari.
La principessa fu canonizzata come santa dalla Chiesa ortodossa insieme alla figlia Teodora. La principessa Agafia Vsevolodovna è uno dei pochi santi della chiesa ortodossa dei quali non sono sopravvissute immagini iconografiche.
La data della commemorazione della principessa Agafia Vsevolodovna è il 6 luglio (23 giugno, calendario vecchio stile).
Le ossa di tutta la famiglia principesca morta durante i tragici eventi del 7 febbraio 1238 furono sistemate in una cripta strettamente sigillata della Cattedrale dell’Assunzione di Vladimir.
Luca D’Agostini
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