Per rispondere alla domanda del perchè tanto accanimento contro Bashar al-Assad, si può rispondere con la stessa risposta che si dovrebbe fornire alla domanda relativa alle cause della guerra in Siria. Diventa infinitamente più facile comprendere cosa sta realmente avvenendo, ricostruendo molto brevemente gli avvenimenti di questi anni in Siria.
Nel 1949 la CIA realizzò un colpo di stato in Siria, dove rovesciò un leader democraticamente eletto, con lo scopo di consentire la costruzione di un oleodotto per il petrolio dei Sauditi. Questo oleodotto avrebbe dovuto attraversare la Siria, dirigendosi verso il più grande mercato del petrolio, l’Europa; e la costruzione del gasdotto iniziò così l’anno successivo. (1) Ma poi c’è stato un susseguirsi di colpi di stato siriani (innescati dall’interno anziché da potenze straniere, nel 1954, 1963, 1966, e, infine, nel 1970), che si sono conclusi con l’ascesa al potere di Hafez al-Assad, il padre di Bashar al-Assad, durante il colpo di stato del 1970. E l’oleodotto trans-arabico a lungo pianificato dai Sauditi non è ancora stato costruito. La famiglia reale saudita, che possiede la più grande azienda mondiale di petrolio, la Saudi Aramco, non vuole più aspettare. La stessa Arabia Saudita, è bene ricordarlo, che fa strage di bambini in Yemen con armi fornite dall’Occidente, che applica la pena di morte ai suoi cittadini che non hanno commesso nessun reato secondo le leggi occidentali, e che nonostante ciò è stata ipocritamente posta a capo del Comitato per i Diritti Umani. Obama è stato il primo presidente degli Stati Uniti ad aver seriamente tentato di svolgere il loro tanto desiderato «cambio di regime» in Siria, in modo da consentire la costruzione attraverso la Siria non solo dell’oleodotto trans-arabico dei Sauditi, ma anche del gasdotto Qatar-Turchia che la famiglia reale Thani, che regna il Qatar, vuole che sia costruito lì. (1) Ecco perchè Arabia Saudita e Qatar armano e finanziano i jihadisti per rovesciare il legittimo governo di Bashar al-Assad.
Gli Stati Uniti, in base a quanto affermato sia da Donald Trump, che da Barack Obama e Hillary Clinton, sostengono di volere la democrazia in Siria, ma il Qatar è una autocrazia e l’Arabia Saudita è tra i maggior esempi di califfato autoritario del mondo arabo, alleata dei jihadisti salafiti in Siria e, a suo tempo, fervente sostenitrice del regime medievale talebano in Afghanistan. Come afferma il giornalista britannico Robert Fisk, corrispondente dal Medio Oriente per il quotidiano The Independent, «Quindici dei 19 dirottatori dell’11 settembre venivano dall’Arabia Saudita e, ovviamente, noi abbiamo bombardato l’Afghanistan. Ma davvero c’è chi crede che l’Arabia Saudita vuole la democrazia in Siria?» (2) Gli Stati Uniti sono alleati con la famiglia reale Saudita (e con i loro amici, le famiglie reali del Qatar, Kuwait, Emirati Arabi Uniti, Bahrain e Oman). Ma non solo, quando Hillary Clinton divenne Segretario di Stato nel 2009, la Fondazione William J. Clinton accettò di rivelare l’identità dei suoi donatori, su richiesta della Casa Bianca e così si venne a sapere che dei 25 donatori che hanno contribuito con più di 5 milioni di dollari alla Fondazione Clinton nel corso degli anni, sei sono governi stranieri, e il maggior contribuente è guarda caso proprio l’Arabia Saudita. (1)
Rovesciare il governo di Bashar al-Assad ed instaurare un governo «amico», oltre a garantire la costruzione dell’oleodotto e del gasdotto, garantirebbe agli Occidentali anche di privare la Russia della sua unica base militare navale sul Mediterraneo. In questo contesto appare chiara la manovra dei media occidentali di presentare la Russia nel ruolo dell’»aggressore», del sostenitore del «cattivo» tiranno, Bashar al-Assad, demonizzato oltre ogni misura, basandosi su delle falsità. Una delle prime falsità costruite contro il Presidente Assad, consiste nel sostenere che in Siria per otto mesi continuativi avrebbero avuto luogo delle manifestazioni di massa per chiedere maggiore libertà e la caduta del presidente Bashar al-Assad. Non è affatto vero! Ci sono state, in alcune città, delle dimostrazioni contro il presidente Bashar al-Assad su chiamata di predicatori sauditi ed egiziani che parlavano al canale televisivo al-Jazeera, ma hanno raccolto in totale circa centomila persone. Non chiedevano più libertà, ma l’istituzione di un regime islamico. Chiedevano le dimissioni del Presidente al-Assad, non a causa della sua politica, ma perché questi manifestanti si rifacevano ad una setta sunnita, il takfirismo, ed accusavano Assad di essere un eretico (in quanto è alawita) usurpando il potere in un paese musulmano, che secondo loro non può legittimamente essere governato che da un sunnita della loro scuola teologica. (3) Padre Daniel Maes, che dal 2000 opera nell’antico monastero di Mar Yakub a Qâra, a 90 km a nord di Damasco, intervistato dal giornale olandese AD (Algemeen Dagblad) per raccontare la guerra siriana, ha dichiarato: «L’idea che una rivolta popolare abbia avuto luogo contro il Presidente Assad è completamente falsa. Sono a Qâra dal 2010 ed ho visto con i miei occhi come agitatori provenienti dall’esterno della Siria abbiano organizzato proteste contro il governo e reclutato i giovani; e quello che loro giravano veniva trasmesso da al-Jazeera per dare l’impressione che una ribellione fosse in atto. Ho visto gli omicidi commessi da terroristi stranieri contro le comunità sunnite e cristiane nel tentativo di seminare discordia religiosa ed etnica tra il popolo siriano.» L’intervistatore lo incalza: «Lei dice che l’esercito siriano protegge i civili, ma ci sono diversi rapporti sui crimini di guerra commessi dalle forze di Assad.» La risposta di Padre Maes non lascia adito a dubbi: «Non capite che la copertura mediatica sulla Siria è la più grande menzogna del nostro tempo? Hanno venduto pure assurdità su Assad. Voi pensate che quello siriano sia un popolo di stupidi? Che la gente faccia il tifo per Assad e Putin perché costretta? Gli americani hanno responsabilità in tutto questo per impossessarsi delle risorse naturali (…) e Arabia Saudita e Qatar per creare uno stato sunnita in Siria, senza libertà religiosa». (4)
Altra menzogna che spesso viene diffusa dai media occidentali è la seguente: «In Siria è in corso una guerra civile». Falso! Decine di migliaia di combattenti con svariate cittadinanze combattono al fine di rovesciare il legittimo governo di Assad, il quale gode invece del sostegno della stragrande maggioranza del popolo siriano. A conferma di ciò basti pensare che l’area metropolitana di Damasco è oggi popolata da circa nove milioni di persone, cioè un numero considerevole di sfollati rifugiatisi nella capitale per sfuggire alle violenze del conflitto. Se Assad, quindi, fosse così odiato dalla popolazione – come mentendo ci dicono i mezzi di comunicazione occidentali – sarebbe facilmente deposto da quella massa umana che oggi, appunto, ha deciso di vivere a Damasco.
Niente di nuovo purtroppo, si tratta di uno schema tristemente noto e collaudato che prevede nella prima fase la diffamazione del nemico a mezzo dei media, nella seconda fase la sua demonizzazione diffondendo false prove di armi di distruzione di massa o armi chimiche e presunte stragi di bambini, nella terza fase l’intervento militare per «esportare democrazia». Ecco perchè i leader occidentali, ubbidienti, attendono di cantare il requiem per Assad.
L’operazione è diventata dunque una grande guerra per procura in cui Stati Uniti, Unione Europea, Turchia e paesi del Golfo hanno finanziato e sostenuto indiscriminatamente un ampio fronte anti-Assad, composto da numerosi gruppi jihadisti. E una volta che questi fossero riusciti a vincere rovesciando Assad, avrebbero dato agli Occidentali il pretesto per intervenire militarmente ed instaurare un governo amico. Ma l’Occidente aveva fatto i conti senza l’oste! Infatti, l’elemento che ha cambiato le sorti del conflitto è stato l’intervento dell’aviazione russa in sostegno dell’esercito siriano. (5) Intervento militare della Russia del tutto legittimo, checché ne dicano i media occidentali. Legittimo perché è stato esplicitamente richiesto dal Governo di Damasco, unica vera autorità secondo le norme del Diritto Internazionale.
Oggi l’Esercito Siriano sta di fatto vincendo la guerra, e per Stati Uniti ed Unione Europea si fa sempre più incombente la possibilità che Assad torni al governo di una Siria liberata e riunificata, con un certo consenso dovuto alla fine della guerra e alla sconfitta dei terroristi e degli invasori. È questo oggi il maggiore timore degli Occidentali: un ritorno allo status quo precedente rappresenterebbe una situazione inaccettabile dopo le ingenti risorse investite nel conflitto siriano e le numerose esternazioni dei leader politici che hanno tuonato per anni contro Assad. Per loro una prospettiva inaccettabile, ma oggi finalmente concreta. E sta qui la ragione dell’enorme operazione di propaganda anti Assad che abbiamo subito. (5)
Voglio concludere questo articolo con le parole di una lettera che vi invito a leggere con molta attenzione. La splendida lettera riportata di seguito, indirizzata al Primo Ministra belga, è scritta da Padre Daniel Maes, un sacerdote di 78 anni, di cittadinanza belga, chiamato in Siria direttamente da Madre Agnes-Mariam della Croce, la suora che in Occidente è in modo ridicolo accusata di essere un agente segreto al servizio di Assad per la sua attività di contro-informazione sulla guerra in Siria. (4)
«Deir Mar Yakub, Qâra, Siria – 11 marzo 2016
Sono un belga residente in Siria, mi riferisco a Lei, onorato ministro del nostro amato paese, per fornirVi informazioni sulla mia situazione e inoltre per chiederVi di continuare a collaborare alla nostra protezione e anche alla protezione del popolo siriano.
Nel 2010, io, padre Daniel Maes, sacerdote norbertino dell’abbazia Fiamminga Postel-Mol sono venuto in Siria, al servizio della comunità religiosa di Mar Yakub in Qâra, Qalamoun. Ero arrivato con molti pregiudizi e sospetti. Il contatto con la popolazione e il paese, tuttavia, mi ha fatto subire uno shock culturale.
È vero, le libertà individuali e politiche in Siria non sembravano molto grandi e neanche così importanti (nel frattempo ci sono stati grandi cambiamenti come la creazione di un sistema pluripartitico). Ma dall’altra parte c’era una società armoniosa composta di molti gruppi religiosi ed etnici diversi, che già da secoli convivevano in pace. Inoltre c’era l’ospitalità orientale generosa e una sicurezza molto grande, che non abbiamo mai conosciuto nel nostro paese. Furti e violenze erano praticamente inesistenti. Il paese non aveva nessun debito e non c’era nessun senzatetto. Al contrario, centinaia di migliaia di rifugiati dai paesi circostanti erano stati accolti e anche mantenuti come se fossero veri cittadini. Per di più, la vita quotidiana era anche molto economica, come anche gli alimenti. Le scuole, le università e gli ospedali erano tutti gratis, anche per noi stranieri che appartenevamo ad una comunità monastica siriana, come noi stessi abbiamo sperimentato.
Nel frattempo era scoppiata una guerra terribile. Con i nostri occhi abbiamo visto come stranieri (non Siriani) hanno organizzato manifestazioni di protesta contro il governo. Questi hanno fotografato e filmato le loro stesse manifestazioni, che in seguito sono stati riprese e distribuite – dalla stazione TV Al Jazeera in Qatar – e cosi in tutto il mondo con il falso messaggio che il popolo siriano si stava ribellando contro una dittatura. Questi stranieri hanno poi invitato i giovani del nostro villaggio ad unirsi a loro. Ci sono stati attentati e omicidi nelle cerchie sunnite e cristiane per dare l’impressione che si trattasse di una vendetta simile ad una guerra civile interna.
Nonostante questi tentativi di provocare odio e caos, il popolo siriano è rimasto unito. Come una famiglia unita, i siriani hanno protestato contro i gruppi terroristici stranieri e contro i paesi che li supportano. Centinaia di migliaia di persone innocenti sono stati uccise, tra cui molti soldati del governo e uomini della sicurezza. Scuole, ospedali e infrastrutture sono state rase al suolo. Diversi milioni di cittadini sono fuggiti all’estero. La maggior parte tuttavia sono fuggiti nel paese stesso verso le zone che sono protette dall’esercito.
Infatti, il governo aveva deciso di non proteggere i suoi pozzi di petrolio nel deserto, ma aveva messo come priorità assoluta la protezione dei cittadini.
Nel novembre 2013 anche noi siamo stati il bersaglio di attacchi armati. Gli attacchi e bombardamenti , intorno a noi, di decine di migliaia di uomini armati pesantemente erano così gravi che, umanamente parlando, non c’era nessuna possibilità di scampare alla morte e alla devastazione. Grazie a Dio, la nostra intera comunità è stata salvata in modo miracoloso e fino ad oggi è rimasta illesa, insieme al popolo di Qâra, grazie all’esercito.
L’intervento russo tempestivo – su richiesta del governo siriano – ha portato una profonda modifica e ha combattuto finalmente in modo esperto tutti i tipi di gruppi terroristici, per il quale il popolo siriano è, e rimane ancora molto grato. Questo dà speranza. Tuttavia, migliaia di jihadisti stranieri, armati, addestrati e pagati continuano ad arrivare in Siria per provare a rompere ancora la strenua resistenza del popolo.
Ora sperimentiamo la più grande crisi umanitaria dopo la seconda guerra mondiale. Noi stiamo cercando di contribuire a queste sfide e aiutare tutti i bisognosi. La nostra comunità ha organizzato tre centri : in Damasco, Tartous e qui nel monastero, da dove partono gli aiuti.
Due settimane fa, abbiamo anche potuto offrire aiuto nella città di Aleppo – la città più colpita della Siria – con più di 8.500 pacchi di alimenti, con un’ambulanza e con un quarto «hopitainer», che consiste in un ospedale mobile estremamente costoso. Proprio per quello, Madre Agnes-Mariam, fondatrice e superiora di questo monastero, ha recentemente ricevuto a Mosca, a nome della Comunità, l’importante premio «Femida» per la pace e per la giustizia.
Possiamo continuare a fornire l’assistenza solo grazie al generoso sostegno dei nostri numerosi benefattori, di alcune organizzazioni internazionali e di paesi come l’Olanda, che sono disposti a sostenerci per aiutare le persone più bisognose, indifferenti alla loro appartenenza religiosa o etnica.
Con grande fiducia, ci rivolgiamo a Lei per chiederVi di non farVi ingannare dalle bugie e manipolazioni dei mass media, ma Vi chiediamo di riconoscere coraggiosamente ciò che realmente accade in Siria. Non dimentichiamo i recenti esempi tragici. Sulla base di gravi menzogne sono già stati massacrati popoli e distrutti interi paesi. Alcune grandi potenze hanno voluto impadronirsi del petrolio, dell’oro, delle banche e dei depositi di armi. Anche il nostro paese belga ha contribuito a destabilizzare alcuni paesi, dove oggi c’è un caos totale. Si tratta di azioni illegali e disumane. E perchè ?
La Siria è un paese sovrano, la culla delle civiltà più antiche e culla della preziosa fede cristiana. La Siria ha un governo legittimo e un presidente legittimamente eletto dalla stragrande maggioranza del popolo con le sue varie comunità religiose e gruppi etnici. Nessuna legge internazionale può giustificare alcuna interferenza straniera in Siria. La decisione sul futuro o sul governo della Siria riguarda solo i Siriani stessi.
Sulla base di bugie grossolane, Lei collaborerà ad uccidere e distruggere ulteriormente questo popolo, contro ogni diritto internazionale e contro la dignità umana?
I campi dei rifugiati devono diventare ancora più grandi?
Volete buttare un intero popolo in una miseria senza speranza solo perché le superpotenze vogliono costruire un «pipeline» e vogliono anche impadronirsi del petrolio, del gas e altre ricchezze naturali e vogliono conquistare il territorio della Siria per la sua posizione molto strategica?
Pace e sicurezza per questo popolo richiedono il riconoscimento dell’inviolabilità del suo territorio, della sua indipendenza, della sua unità nazionale e dell’identità culturale.
Inoltre, una tregua fragile momentanea deve essere rotta da nuovi interventi illegali militari?
Eccellenza, uno statista degno e capace si prepara per il futuro; uno statista degno e capace rispetta il diritto internazionale e la sovranità di altri paesi; uno statista degno e capace vuole che anche il proprio paese sia rispettato e uno statista degno e capace serve il suo popolo (la parola latina «minister» significa «servitore»).
Eccellenza, siate coraggioso, prendete contatto con il governo siriano, ripristinate le relazioni diplomatiche e rimuovete immediatamente tutte le sanzioni contro il popolo siriano, perché sono niente altro che terrorismo economico, offrite generosamente il vostro aiuto e il sostegno a nome del popolo belga.
Chi serve invece gli interessi delle potenze straniere per trascinare altri popoli nella miseria più profonda, è un leader terrorista, è anche indegno di essere chiamato uno statista.
Possiamo chiederVi di non schierarVi dalla parte degli assassini, ma dalla parte delle vittime innocenti?
E’ questo che noi, il popolo siriano e tantissimi uomini di buona volontà in Belgio e altrove, si aspettano da Lei. Per questo, noi Vi saremo molto grati e il futuro Vi ricorderà e Vi onorerà come uno statista degno.
Vorrete accettare non solo il nostro grido d’allarme ma anche i nostri rispettosi saluti.
Padre Daniel Maes (da Postel-Mol)» (6)
Prima di terminare questo articolo vi segnalo questo interessante video nel quale lo storico svizzero Daniele Ganser, professore universitario di Storia e futuro dei sistemi energetici all’Università di St. Gallen, analizza il quadro geopolitico che spiega le cause della guerra in Siria.
Luca D’Agostini
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Fonti:
(1) Tentativo di incastrare Assad
(2) Menzogne
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