Il Movimento Bianco, (detto anche Movimento dei Bianchi o più comunemente «Bianchi»), attivo dal 1917 al 1920, è il nome generalmente accettato per il movimento anti-bolscevico durante la guerra civile in Russia. Il movimento era volto a combattere il governo bolscevico stabilitosi a seguito della Rivoluzione di Ottobre.
Come afferma il prof. Vasilij Tsvetkov, docente di scienze storiche all’Università Statale di Mosca: «Nel 1917 e anche prima, durante il periodo della prima Rivoluzione russa, il colore bianco era percepito nello spettro politico come il colore del legittimismo ed era associato alla monarchia. Ciò era in parte dovuto alla storia della Francia, dove l’emblema reale dei Borboni era un giglio bianco e il colore bianco durante la Rivoluzione francese divenne il colore dei realisti francesi. E’ interessante notare come però come il termine «Movimento Bianco» veniva usato raramente dagli stessi «Bianchi». Fu invece il giornalismo sovietico ad usarlo abbastanza ampiamente«.
La guerra civile in Russia fu il logico risultato della crisi rivoluzionaria che colpì il Paese all’inizio del XX secolo. La catena di eventi — la prima Rivoluzione russa, le riforme incomplete, la guerra mondiale, la caduta della monarchia, il crollo del Paese e del potere, l’avvento dei bolscevichi — portarono la società russa ad una profonda divisione sociale, nazionale, politica e ideologica-morale. Il culmine di questa scissione fu una feroce lotta in tutto il Paese, svoltasi tra le forze armate bolsceviche e le formazioni anti-bolsceviche dall’estate del 1918 all’autunno del 1920.
Da parte dei bolscevichi, il massimo uso di tutti gli strumenti punitivi del potere statale per reprimere la resistenza degli oppositori politici era l’unico modo per mantenere il potere in un Paese contadino, con l’obiettivo di trasformarlo nella base della rivoluzione socialista internazionale. Sulla base dell’esperienza della Comune di Parigi, il cui principale errore, secondo Lenin, era stata l’incapacità di sopprimere la resistenza, i bolscevichi predicarono apertamente la necessità di una guerra civile. Fu questa convinzione di Lenin che giustificò l’uso della violenza spietata contro i loro nemici.
Dal lato dei Bianchi, la guerra civile era percepita come l’unico e legittimo mezzo di lotta per riassumere il potere perduto ed il ripristino dei loro interessi socio-economici. Durante tutta la guerra civile, l’essenza e il significato del movimento bianco consistevano nei tentativi di ricreare la sovranità pre-febbraio in una parte del territorio dell’ex impero, in primo luogo il suo apparato militare, le relazioni sociali tradizionali e un’economia di mercato, sulla base della quale sarebbe stato possibile schierare forze armate sufficienti a rovesciare i bolscevichi.
I finanziamenti provenienti dall’estero furono talmente elevati che consentirono all’Armata Bianca di condurre una lotta armata su larga scala contro i bolscevichi per quasi 3 anni, nonostante l’Armata Bianca fosse nettamente inferiore di numero rispetto alle forze armate bolsceviche. Il supporto ed il finanziamento delle potenze occidentali influì positivamente anche sul morale dell’Armata Bianca.
La direzione principale della politica interna del Movimento dei Bianchi era il ripristino dei diritti di proprietà privata e del libero commercio, che a prima vista, incontrò gli interessi sia dei grandi proprietari sia degli strati intermedi della borghesia. Tuttavia, in realtà, questa politica accelerò il suo completo collasso.
La borghesia non fece praticamente nulla per ripristinare la produzione, poiché non gli erano stati prospettati profitti rapidi, così investì il suo capitale in frodi speculative della sfera del commercio, realizzando ottimi guadagni dall’esportazione delle materie prime russe, principalmente il grano. Così, nel mercato interno, i prezzi aumentarono rapidamente, condannando alla fame e all’impoverimento ampi strati della popolazione contadina e urbana, compresi ufficiali, funzionari e intellighenzia. Il prezzo del pane crebbe a tal punto che solo una ricca élite poteva permetterselo.
La politica egoistica della borghesia, che cercava di rimediare alle sue perdite materiali post rivoluzione, causò un’interruzione dell’approvvigionamento dell’Armata Bianca. Di conseguenza, le unità di prima linea dell’Armata Bianca iniziarono a commettere furti e requisizioni forzate di cibo, foraggi, vestiti, a spese dei contadini e della popolazione dei centri abitati.
Tutto ciò, a partire dall’estate del 1919, sancì una svolta a favore del governo sovietico, in quanto i crimini compiuti dall’Armata Bianca determinarono una cessazione della mobilitazione, l’aumento della diserzione ed il nascere di rivolte spontanee della popolazione derubata.
L’assistenza politica e materiale delle potenze occidentali non poteva compensare la perdita della base economica e sociale del Movimento Bianco, poiché era lungi dall’essere disinteressata. Infatti, l’assistenza materiale fu fornita principalmente sotto forma di prestiti in merci, principalmente militari, con l’obbligo di restituire tali prestiti con notevoli interessi. Tale assistenza materiale rappresentava una continuazione della politica di erogazione di prestiti alla Russia imperiale la quale aveva l’obiettivo di ridurre in schiavitù la sua economia. Poiché queste forniture non erano sufficienti per rifornire ed armare le truppe, i leader del Movimento Bianco acquistarono le attrezzature necessarie da società straniere, usando riserve in valuta estera o esportando materie prime russe. Il governo di Kolčak usò le riserve d’oro che aveva catturato, depositandole in banche straniere. Il governo Denikin cercò di intensificare l’esportazione di grano, carbone e altre materie prime. Allo stesso tempo, le ditte private straniere che rifornivano i Bianchi, approfittando della situazione gonfiarono i prezzi a livelli super-speculativi e ricavarono favolosi profitti.
Facendo tesoro dall’esperienza delle sconfitte di Kolčak e Denikin e dall’impossibilità di combattere contro i bolscevichi senza il supporto della parte principale della popolazione contadina, il governo Wrangel sviluppò e tentò di attuare la riforma agraria a Tavria nel 1920. La sua essenza consisteva nel proseguire la politica Stoljpin di aumentare il prospero strato, per cui parte delle terre dei proprietari terrieri, avrebbero dovuto essere trasferite ai contadini per il rimborso del loro sostegno. Tuttavia, i contadini e i cosacchi, stanchi della guerra e non credendo nell’affidabilità del governo Wrangel, si rifiutarono di rifornire con beni e uomini l’Armata Bianca.
In queste condizioni, le unità Wrangel, tornarono all’uso della mobilitazione e delle requisizioni forzate, che portarono ad un aumento dell’ostilità dei contadini della Russia meridionale nei confronti dei Bianchi e, di conseguenza, ad un aumento della simpatia per il governo sovietico, che predisse la morte finale del Movimento Bianco nella Russia meridionale a novembre del 1920.
Luca D’Agostini
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