Settant’anni fa, il popolo sovietico fu in grado di sconfiggere un nemico crudele e molto forte. Tutto il popolo sovietico, tutte le regioni che componevano l’immensa Unione Sovietica, contribuirono al raggiungimento della vittoria finale. Ma non si può non ricordare il contributo, di chi, con tutto il cuore, si mostrò un fedele alleato: la Mongolia. Lontani dalla linea del fronte, con una scarsa popolazione distribuita su un ampio territorio, con un’economia arretrata ed a loro volta sotto la minaccia di un’invasione giapponese, i mongoli si dimostrarono fedeli alleati del popolo sovietico.
Fino alla fine degli anni ’40, la Mongolia ed un altro piccolo stato, la Repubblica Popolare di Tuva, che in seguito divenne parte dell’Unione Sovietica, rimasero gli unici veri alleati di Mosca. A loro volta, Mongolia e Tuva divennero roccaforti dell’influenza sovietica in Asia centrale. Allo stesso tempo, la Mongolia svolse anche l’importante ruolo di cuscinetto tra il territorio dell’Unione Sovietica e la Cina.
Già il 12 marzo 1936 fu concluso un protocollo sull’assistenza reciproca tra l’Unione Sovietica e la Mongolia. Quando gli eserciti del Giappone e dello stato fantoccio di Manzhou-Guo invasero il territorio della Mongolia nel 1939, l’esercito comandato da Georgij Konstantinovič Žukov, intervenne in sua difesa. A seguito dei combattimenti sul fiume Khalkhin-Gol, l’Armata Rossa e l’Esercito Rivoluzionario Popolare Mongolo (MPRA) furono in grado di sconfiggere le truppe giapponesi e manchu.
La storia dell’amicizia militare sovietico-mongola risale ad un passato più lontano, durante gli anni turbolenti della guerra civile in Russia. In realtà, la rivoluzione popolare in Mongolia nel 1921 vinse con il sostegno diretto dell’Unione Sovietica, che fornì assistenza completa ai rivoluzionari mongoli. Nel 1920, Suhe-Bator e Horloogijn Čojbalsan, i futuri leader della rivoluzione mongola, entrarono in contatto con i bolscevichi russi. Sotto l’influenza dei bolscevichi, il 25 giugno 1920, fu creato il Partito Popolare Mongolo. Il 19 agosto 1920, i rivoluzionari mongoli si recarono a Irkutsk, dove ricevettero garanzie di sostegno dall’Unione Sovietica in cambio della creazione di un governo popolare in Mongolia. Successivamente, Suhe-Bator e Horloogijn Čojbalsan rimasero a Irkutsk, dove ricevettero l’addestramento militare sotto la guida dei bolscevichi. Pertanto, i leader della rivoluzione mongola furono in realtà i primi militari mongoli addestrati in Unione Sovietica. Lo stesso Suhe-Bator aveva già esperienza di servizio militare in uno squadrone di mitragliatrici del vecchio esercito mongolo, mentre Horloogijn Čojbalsan era stato prima un monaco e poi un semplice lavoratore. All’inizio di febbraio 1921, Horloogijn Čojbalsan ed un altro rivoluzionario, Naran Chagdarzhav, tornarono ad Urga. Il 9 febbraio, Suhe-Bator fu nominato comandante in capo dell’Esercito Rivoluzionario Mongolo composto però solamente da circa 400 soldati, motivo per cui Suhe-Bator procedette a reclutare soldati tra gli allevatori di bestiame mongoli.
In seguito all’invasione cinese in Mongolia, il 10 aprile 1921, il Comitato Centrale del Partito Popolare Mongolo ed il Governo Provvisorio del MPR fecero appello al Consiglio dei Commissari del Popolo della RSFSR con una richiesta di fornire assistenza militare nella lotta contro i distacchi «bianchi» che si erano ritirati in Mongolia. Iniziò così la collaborazione degli eserciti sovietico e mongolo. Il 28 giugno, le truppe sovietico-mongole entrarono in Mongolia e il 6 luglio presero Urga, la capitale della Mongolia, senza combattere. Successivamente, specialisti militari sovietici aiutarono il comando mongolo nell’organizzare e addestrare le prime unità regolari dell’esercito rivoluzionario. In realtà, l’esercito rivoluzionario popolare mongolo fu creato con la partecipazione diretta di consiglieri e specialisti militari sovietici, tanto che nei primi due anni dell’esistenza dell’esercito mongolo, il suo stato maggiore era guidato da esperti militari sovietici.
Dopo la sconfitta dei bianchi e la cacciata delle truppe cinesi dalla Mongolia, la giovane repubblica asiatica ebbe un nuovo avversario. La parte nord-orientale della Cina, indebolita dalle contraddizioni interne, fu occupata dal Giappone. Sul territorio di diverse province fu creato lo stato fantoccio di Manzhou-Guo, guidato dall’imperatore Pu Yi, il quale rivendicò il potere legittimo in tutta la Cina. Nella Mongolia interna fu creato lo stato del Menjiang, che in realtà era sotto il completo controllo del Giappone.
La necessità di proteggere gli interessi statali mongoli fu alla base della firma nel 1936 del protocollo sull’assistenza reciproca tra Mongolia ed Unione Sovietica. L’Unione Sovietica fornì anche assistenza all’esercito mongolo per l’addestramento del personale e fornì armi e munizioni alle truppe mongole.
Il 22 giugno 1941 Hitler invase l’Unione Sovietica e lo stesso giorno si svolse una riunione del Consiglio dei Ministri del Governo Mongolo. Fu deciso di esprimere appoggio completo ed inequivocabile al governo ed al popolo sovietico, contro l’invasione della Germania nazista. Immediatamente, seguirono vere azioni pratiche da parte della Mongolia e dei suoi cittadini per sostenere l’Unione Sovietica.
In tutta la Mongolia iniziò un’enorme ondata di donazioni ai fondi destinati all’aiuto dell’Armata Rossa. Molti cittadini mongoli, operai e pastori, pur vivendo in una condizione di povertà, consegnarono volontariamente tutto ciò che possedevano per inviarlo ai soldati dell’Armata Rossa. Il governo mongolo, visto la spinta spontanea di aiuto fornita dai propri cittadini, organizzò dei centri di raccolta per le pellicce e per la carne. Abiti caldi e prodotti a base di carne furono inviati con i treni in Unione Sovietica, per essere trasferiti nelle unità di combattimento dell’Armata Rossa.
Nell’ottobre 1941 la Mongolia inviò al governo russo il primo treno di rifornimenti destinati ai soldati dell’Armata Rossa. Quel treno trasportava 15.000 uniformi invernali e circa tremila pacchi regalo realizzati spontaneamente da singoli cittadini mongoli. Inoltre, la Banca di Stato della Mongolia inviò alla Banca di Stato dell’Unione Sovietica un’ingente donazione di denaro, utile per far fronte alle necessità belliche. In totale, nei primi tre anni di guerra, otto lunghissimi treni di aiuti furono inviati dalla Mongolia all’Unione Sovietica. Consegnarono per lo più prodotti alimentari, uniformi ed utensili per l’uso quotidiano. L’ultimo treno, il nono, composto da 127 vagoni merci, fu spedito all’inizio del 1945. A titolo di esempio ecco cosa trasportò in Unione Sovietica un treno mongolo nel novembre del 1942: 30.115 capi di pellicce corte, 30.500 paia di stivali di feltro, 31.257 paia di guanti di pelliccia, 31.090 gilet di pelliccia, 33.300 cinturoni di cuoio, 2.290 felpe di lana, 2.011 coperte di pelliccia, 13 tonnellate di marmellata di frutti di bosco, 13 tonnellate di carcasse di gazzelle, 316 tonnellate di carne secca, 85 tonnellate di salsicce, 92 tonnellate d’olio, 22.176 pacchi regalo realizzati spontaneamente da singoli cittadini mongoli.
Nell’autunno del 1942, una carovana composta da 12.000 cammelli lasciò la città mongola di Khovd. Trasportò: 5.000 maglie di lana, 10.000 pellicce corte, 22.000 paia di calzini e guanti realizzati con pelo di cammello, 7 tonnellate di carne secca, denaro necessario per la costruzione di un carro armato T-34. Tutto ciò era stato raccolto dalle popolazioni nomadi delle steppe e destinate ai soldati dell’Armata Rossa. I capi di abbigliamento erano stati accuratamente cuciti da casalinghe mongole. La carovana dovette percorrere una strada molto difficile, caratterizzata da quasi mille chilometri attraverso le montagne semi-desertiche. La destinazione finale della carovana di cammelli era la città sovietica di Bijsk. Il viaggio durò quasi tre mesi.
Il comandante della carovana era Luvsan, un ragazzo mongolo di 20 anni, il quale dopo essere riuscito a realizzare questa enorme impresa raccontò: «Nell’inverno del 1942 siamo stati cordialmente accolti nella regione autonoma mongola di Oirot. La popolazione locale ci invitava nelle proprie case, ci nutriva, ci riforniva di té per il viaggio, ci scortava, ci aiutava a curare e ristorare i cammelli. Nessuno ha mai chiesto che gli venisse donato qualcosa del carico e mai nessuno a provato a rubarne anche un solo pezzo. Nell’inverno del 1942 ci furono forti gelate tanto che una temperatura di meno 30 gradi era considerata un sollievo piuttosto che una difficoltà. Per ricordo di questa impresa tengo con me una grande campanella appesa al collo di uno dei cammelli. Per me e per la mia famiglia questa è una grande reliquia. Durante il viaggio abbiamo cantato le nostre canzoni folkloristiche che parlano di amicizia, amore, lealtà e devozione«. L’eroico ventenne Luvsan ricevette il titolo di Eroe della Repubblica Popolare Mongola per aver guidato questa carovana in un viaggio così estremamente difficoltoso.
Nonostante le difficoltà della guerra, i riconoscenti cittadini sovietici donarono ai cittadini mongoli farina, grano ed olio vegetale, beni che scarseggiavano in Mongolia e di cui le popolazioni nomadi avevano davvero bisogno.
Ma il contributo della Mongolia nella fornitura di armi e cavalli all’Armata Rossa in guerra, fu ancora più prezioso. Il 16 gennaio 1942 fu annunciata una campagna di raccolta fondi per acquistare una colonna di carri armati. Grazie alle ingenti donazioni volontarie dei cittadini mongoli, denaro ed oro furono trasferiti alla Banca di Stato dell’Unione Sovietica. Con i fondi raccolti furono acquistati 32 carri armati T-34 e 21 carri armati T-70. Fu così formata la colonna «Mongolia Rivoluzionaria» comandata da Horloogijn Čojbalsan, la quale il 12 gennaio 1943 arrivò nella regione di Mosca.

Colonna di carri armati «Mongolia Rivoluzionaria»

Horloogijn Čojbalsan
La colonna di carri armati «Mongolia Rivoluzionaria» portò con se anche 237 autocarri contenenti i seguenti aiuti per l’Armata Rossa: 1.000 tonnellate di carne, 90 tonnellate di olio, 80 tonnellate di salsicce, 150 tonnellate di pasticceria, 30.000 pellicce corte, 30.000 paia di stivali di feltro, 30.000 giacche trapuntate di pelliccia.
La Mongolia contribuì anche all’equipaggiamento di aerei militari sovietici. Nel 1943 le autorità della Mongolia iniziarono una raccolta fondi per l’acquisizione di uno squadrone aeronautico, denominato «Mongolskij Arat». Il 18 agosto 1943 Stalin espresse personalmente gratitudine alla Repubblica Popolare Mongola per il suo aiuto nella formazione dello squadrone: «Al Primo Ministro della Repubblica Popolare Mongola, il maresciallo Čojbalsan. A mio nome e per conto del governo sovietico, esprimo la mia sincera gratitudine a te, al governo ed al popolo della Repubblica Popolare Mongola il quale ha raccolto enormi fondi di denaro per costruire lo squadrone di aerei da combattimento Mongolskij Arat da destinare all’Armata Rossa, che sta conducendo una lotta eroica contro gli invasori nazisti. Il desiderio degli operatori della repubblica Popolare Mongola di costruire uno squadrone di aerei da combattimento mongolo chiamato «Mongolskij Arat», sarà soddisfatto. Iosif Stalin, 18 agosto 1943«.
Il 25 settembre 1943, lo squadrone «Mongolskij Arat» composto da 12 aerei da caccia Lavočkin La-5, entrò a far parte del 2° Reggimento di Guardia della 322° Divisione Aviazione Combattente.

Mongolskij Arat
Oltre a carri armati ed aerei occorre ricordare che il contributo fornito dalla Mongolia all’Unione Sovietica mediante la donazione di cavalli, è stato tanto prezioso quanto inestimabile. Le prime forniture di cavalli, iniziarono alla fine del 1941. Durante gli anni della guerra, oltre cinquecentomila cavalli furono consegnati dalla Mongolia all’Unione Sovietica. Inoltre, 32.000 cavalli (una quantità sufficiente per equipaggiare 6 divisioni di cavalleria) furono consegnati all’Unione Sovietica come donazioni delle fattorie degli allevatori di bestiame mongoli. Un cavallo su cinque di quelli in dotazione all’Armata Rossa proveniva dalla Mongolia. Erano cavalli di grande resistenza, senza pretese nel cibo e piuttosto «autosufficienti»: si nutrivano, pizzicando l’erba e rosicchiando la corteccia degli alberi. Il generale Issa Pliev in seguito scrisse: «un cavallo mongolo senza pretese vicino ad un carro armato sovietico raggiunse Berlino«.
L’assistenza alimentare fornita all’Armata Rossa dall’esigua e povera popolazione della Mongolia, fu quasi uguale alla fornitura di cibo effettuata dagli Stati Uniti. Se la parte statunitense consegnò 665.000 tonnellate di cibo in scatola all’Unione Sovietica, la Mongolia fornì 500.000 tonnellate di carne per le esigenze del fronte.
Naturalmente, forniture così ampie di cibo e prodotti tessili, richiedevano uno sforzo lavorativo enorme. Così in Mongolia fu introdotta una giornata lavorativa di dieci ore.
Sin dall’inizio della seconda guerra mondiale c’era un enorme rischio di un attacco del Giappone all’Unione Sovietica, cosicché Stalin fu costretto a mantenere un milione di truppe in Estremo Oriente e Siberia orientale. Queste forze avrebbero potuto essere usate per respingere l’aggressione della Germania nazista, ma erano stanziate a protezione del confine orientale. Il ruolo delle forze armate ausiliarie in questa situazione fu assegnato all’Esercito rivoluzionario del popolo mongolo. Pertanto il governo mongolo quadruplicò il numero delle forze armate del Paese. Secondo il modello sovietico, furono create un’unità da combattimento di carri armati, di fanteria motorizzata, artiglieria, aviazione, servizi medici e veterinari. Nell’ottobre del 1943 fu aperta la scuola degli ufficiali Suhe-Bator in Mongolia. L’8 settembre 1942, 110 militari della Mongolia furono ammessi alle accademie militari dell’Armata Rossa.
Le spese per la difesa aumentarono notevolmente e l’addestramento militare della popolazione procedeva a un ritmo accelerato. Fu adottata una legge sulla leva obbligatoria, che si estendeva a tutti gli uomini e persino alle donne della Mongolia. Queste misure della leadership mongola permisero di fornire diverse truppe all’Armata Rossa al fine di combattere sul territorio sovietico contro gli invasori nazisti.
Quando la Germania fu sconfitta, il Giappone rimase l’ultimo membro dell’asse. Così Stalin, l’8 agosto 1945 decise di dichiarare guerra al Giappone. Anche l’esercito rivoluzionario del popolo mongolo sotto il comando del maresciallo Horloogijn Čojbalsan decise di schierarsi dalla parte dell’Unione Sovietica. Il 10 agosto 1945, il governo mongolo dichiarò guerra al Giappone. La mobilitazione interessò quasi tutta la popolazione mongola. Quasi tutti i mongoli in età lavorativa furono arruolati nell’esercito, persino l’Unione Sovietica al tempo della Grande Guerra Patriottica non conobbe una tale mobilitazione.
Le truppe della Mongolia parteciparono insieme all’esercito sovietico alla liberazione della Cina dagli invasori giapponesi. Dopo la resa del Giappone, il governo mongolo ricevette un telegramma di ringraziamenti ufficiali direttamente da Stalin. Ventuno generali e ufficiali mongoli ricevettero onorificenze militari sovietiche.
Per la Mongolia il principale risultato della vittoria nella seconda guerra mondiale fu il riconoscimento ufficiale della sua indipendenza. In effetti, fino al 1945, la Cina considerava la Mongolia come suo territorio. Dopo che le truppe sovietiche e mongole sconfissero con successo le truppe giapponesi, il governo cinese accettò un referendum sulla sovranità statale della Mongolia, che si tenne il 20 ottobre 1945. Il 99,99% dei mongoli espresse il proprio sostegno all’indipendenza del Paese. Dopo la creazione della Repubblica Popolare Cinese il 6 ottobre 1949, la Repubblica Popolare Cinese e la Repubblica Popolare Mongola si riconobbero ufficialmente come stati sovrani.
Luca D’Agostini
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