Lo scrittore indiano Kautilya, più di duemila anni fa scriveva: «I resti di un nemico possono risvegliarsi come quelli di una malattia o di un fuoco. Quindi devono essere completamente sterminati… Non bisogna mai trascurare un nemico solo perché è debole. Al momento buono diventerà pericoloso come una scintilla di fuoco in un covone». Ho riportato questa citazione, perché ora stiamo per parlare di un grande nemico della Russia ed anche se certamente non auspichiamo che venga «sterminato fisicamente», auspichiamo però che venga assicurato definitivamente alla giustizia russa. Infatti dal 7 dicembre 2015 la magistratura russa ha chiesto un mandato di cattura internazionale nei confronti di Chodorkovskij per il coinvolgimento nell’omicidio di Vladimir Petukhov, sindaco di Neftejugansk, ma l’Interpol «stranamente» ha respinto tale richiesta.
Allora seguendo il suggerimento di Kautilya, noi «non lo trascuriamo un nostro nemico» e quindi accendiamo un riflettore su di lui per conoscerlo meglio.
Stiamo parlando di Michail Chodorkovskij, nato a Mosca il 26 giugno 1963. Di origine ebraica, è un uomo d’affari ed è considerato uno dei maggiori oligarchi russi e chi lo considera un martire delle libertà è vittima di una disinformazione clamorosa che finisce col renderlo più ignorante. L’euoparlamentare, sociologo e criminogo Pino Arlacchi, il quale ha progetto le strutture dell’antimafia in Italia ed è stato sottosegretario generale alle Nazioni Unite, per cui ha diretto l’ufficio anticrimine e di prevenzione del narcotraffico mondiale, sulle pagine del quotidiano «L’Unità» ha scritto un articolo dal titolo «L’inganno Khodorkovsky» affermando «Credo di saper riconoscere un mafioso, e posso affermare che Khodorkovsky è stato un mafioso tra i più pericolosi«. Nel suo articolo, Arlacchi considera questo oligarca come uno tra i più pericolosi mafiosi russi, che invece di pentirsi, restituire il bottino nascosto nei paradisi fiscali e chiedere perdono alle sue vittime, finanzia campagne di pubbliche relazioni che hanno raggiunto il surreale, accostandolo a Sacharov, Gandhi, e tra un po’ anche a Gesù Cristo. Quando si tratta in realtà di un oligarca sconfitto in una guerra di potere. Scrive Arlacchi: «Non mi straccio le vesti anche perché ho conosciuto la Russia degli anni 90: uno stato della mafia i cui massimi architetti e beneficiari sono stati proprio Mikhail Khodorkovsky e i suoi compari oligarchi. Uno stato edificato con l’amorevole assistenza della finanza occidentale, che ha colto l’occasione della caduta del comunismo per costruirci sopra una montagna di soldi. Sono state infatti le banche europee ed americane che hanno ricettato i soldi della mafia russa contribuendo a portare un grande paese sull’orlo del disfacimento. Ma la festa è finita con l’arrivo di Putin, ed è questa la soluzione dell’“enigma” del 70% dei suoi consensi attuali. E della sua impopolarità presso il grande business anglo-americano ed i loro giornali, innamoratisi all’improvviso di Khodorkovsky.» Continua Arlacchi: «Il capo di Cosa Nostra russa era Boris Berezovsky, quello che viene intervistato dai giornali italiani nei panni di un rifugiato politico in Inghilterra. Un uomo capace di ordinare un assassinio al mattino, e di andare poi a cena con George Soros.» (1)

Michail Chodorkovskij e Boris Berezovskij

George Soros e Boris Berezovskij
I genitori di Chodorkovskij erano entrambi ingegneri chimici russi. Nel 1985 si è sposato con una sua compagna di classe della scuola e nello stesso anno è nato il loro figlio di nome Pavel il quale oggi vive negli Stati Uniti. Nel 1986 a Mosca, Chodorkovskij si è laureato con lode in ingegneria chimica.
Nel 1987, quando l’inizio della perestrojka in Unione Sovietica permise qualche forma di impresa privata, Chodorkovskij sfruttando alcune conoscenze politiche creò il «Centro Interdisciplinare per la Creatività Scientifica e Tecnoligica dei Giovani» mediante il quale però esercitava attività di importazione e commercializzazione di computer IBM, jeans usati, importazione e vendita di bevande alcoliche tra cui il cognac falso e speculazioni finanziarie. Queste attività portarono immediatamente alti profitti e divennero la base della ricchezza di Chodorkovskij. Così, grazie ad appoggi familiari all’interno della Banca di Stato dell’Unione Sovietica riuscì a creare nel 1989 una propria banca denominata «Banca Commerciale dell’Innovazione del Progresso Scientifico e Tecnologico». Nel 1990 tale banca cambiò il nome in «Menatep» (abbreviazione di: «Associazione Interbancaria del Progresso Scientico e Tecnologico») e Chodorkovskij ne divenne Presidente. La «Menatep» è stata la prima banca russa ha ricevere una licenza da parte della Banca di Stato dell’Unione Sovietica per effettuare transazioni valutarie internazionali, nonchè compravendita di azioni di individui e privati cittadini, utilizzando la pubblicità televisiva per questi scopi. Molti cittadini russi credettero in questa possibilità di investimento ma a fronte di un utile ottenuto dalla Banca Menatep pari a 2,3 milioni di rubli, la popolazione che aveva acquistato le quote non ottenne alcun dividendo. Anzi ad ottenere vantaggi fu il solo Chodorkovskij, il quale a fronte dell’enorme potere economico assunto dalla Banca Menatep, divenne Consigliere del Primo Ministro della Russia e strinse forti legami con il Ministro del Combustibile e dell’Energia ottenendo la nomina a Presidente del Fondo di Assistenza per Investimenti nel Complesso di Combustibili ed Energia e nel 1992 la nomina a Vice Ministro del Combustibile e dell’Energia. Sfruttando questi legami politici e posizioni di forza privilegiate, la Banca Menatep venne impegnata dal Governo Russo per le attività di esportazioni di armi.
Nel 1991 Chodorkovskij si sposò per una seconda volta. La sua seconda moglie di nome Inn aveva lavorato nella Banca Menatep in qualità di esperta in operazioni in valuta estera. Da questo matrimonio sono nati i figli Anastasia, Gleb e Ilya.
Nel 1995, la conclusione del processo di privatizzazione dell’economia russa aveva creato danni deplorevoli. Mentre gli uomini d’affari vicini al governo guadagnavano vaste fortune, i salari erano vicini alla soglia di povertà e tra l’altro pagati con molto ritardo e la disoccupazione aveva raggiunto percentuali insostenibili. In questa situazione economica si inserì la Guerra in Cecenia la quale richiedeva enormi finanziamenti. Il Governo Russo per far fronte a questa esigenza si rivolse alle grandi banche commericali russe tra le quali la Banca Menatep. La Banca Menatep ed altre banche commerciali russe erogarono questi finanziamenti ma chiesero ed ottennero come garanzia il controllo e la gestione di società statali del settore petrolifero, compagnie di navigazione, enormi industrie della metallurgia. Venne stabilito in modo del tutto assurdo, che se lo Stato non fosse riuscito a restituire entro l’arco di un solo anno, l’ammontare dell’intero prestito più tutti gli interessi, queste società statali sarebbero state vendute attraverso un’asta alle sole banche commerciali che avevano erogato il prestito. I banchieri così poterono trovare un’accordo tra loro per dividersi il patrimonio delle imprese statali senza disturbarsi in aste che avrebbero fatto lievitare i prezzi delle imprese stesse. Tali accordi consentirono così alle banche di entrare in possesso delle imprese statali a prezzi insignificanti in relazione al reale valore di queste aziende. Infatti comprò la «Yukos» al prezzo di 309 milioni di dollari. Pochi anni dopo, nel 2003 la stessa società fu valutata 45 miliardi di dollari, e questo spropositato aumento di valore non fu dovuto al genio gestionale di Chodorkovskij. (2) Fu in questo modo che Chodorkovskij divenne proprietario della società petrolifera «Yukos», la seconda più grande compagnia petrolifera in Russia. Chodorkovskij detenne la proprietà della Yukos dal 1997 al 2004. (3)
La frode dei «prestiti contro azioni» è il vizio fondante del capitalismo russo. Ha contribuito al consolidamento di una oligarchia politico-mafiosa che ha generato il più grande disastro sofferto dalla Russia dopo l’invasione nazista del 1941. Il PIL della Russia si dimezzò in pochi anni. I risparmi di tutta la popolazione evaporarono a causa della svalutazione selvaggia del rublo. La povertà passò, negli anni 90, dal 2% al 40% della popolazione. L’età media si abbassò di 5 anni a causa del ritorno di malattie scomparse. Per lunghi periodi lo Stato Russo non potè pagare pensioni e stipendi, mentre nel paese imperversavano bande criminali estremamente pericolose.
Pieno di miliardi di dollari, di fatto rubati al popolo russo, Chodorkovskij divenne ed è ancora molto impopolare in Russia, ma l’enorme potere assunto gli consentì di stringere legami importanti con personaggi occidentali molto influenti. Gli consentì per esempio di avvicinarsi alla famiglia Bush, dell’allora Presidente degli Stati Uniti d’America, al punto di essere consulente della loro società d’investimento, Carlyle Group. (3) Il legame di Chodorkovskij con la casa Bianca si fece così forte al punto tale che l’oligarca russo ricevette dagli Stati Uniti finanziamenti per 160 miliardi di dollari.

Chodorkovskij ed il Presidente Bush
Chodorkovskij creò anche una fondazione chiamandola «Open Russia Foundation», nome che guarda caso con una straordinaria coincidenza somiglia molto al nome della «Open Society Foundation», la fondazione dello speculatore e nemico della Russia George Soros. Nella commissione della fondazione di Chodorkovskij sono presenti personaggi quali Henry Kissinger e Jacob Lord Rothschild. (2)
Nel 2003, Joseph Stiglitz, economista e vincitore del Premio Nobel per l’Economia, affermò che era illegittimo il processo di privatizzazione russo che aveva concentrato gran parte dell’industria russa nelle mani di pochi proprietari, coloro che in seguito vennero chiamati «oligarchi».
A seguito di indagini condotte dalla Procura della Repubblica Generale della Federazione Russa, il 25 ottobre 2003 Chodorkovskij venne arrestato dalle autorità russe con l’accusa di appropriazione indebita ed evasione fiscale. La magistratura russa sequestrò anche il 53% delle quote della Yukos. Al momento dell’arresto era uno degli uomini più ricchi del mondo (16° posto della classifica nella rivista Forbes), e con la sua fortuna stimata in 15 miliardi di dollari era l’uomo più ricco di Russia. Nel 2005 fu dichiarato colpevole dalla magistratura russa per frodi fiscali e speculazione nel mercato dei Buoni del Tesoro e condannato ad una pena di 9 anni.
La società «Yukos» subì una procedura di fallimento e cessò la sua attività il 1 agosto 2006. La decisione della magistratura russa provocò patetiche dichiarazioni di protesta da parte dei governi di tutto il mondo, etichettando la giustizia russa come tirannica.
Tuttavia, se si scava un pò più a fondo, si scopre una situazione alquanto diversa. Ciò che viene accuratamente omesso dalla narrazione mediatica occidentale è che Chodorkovskij era una pedina nelle mani degli occidentali nel tentativo di conquistare la presidenza russa nelle elezioni della Duma del 2004. Infatti Chodorkovskij era sul punto di usare la sua enorme ricchezza per comprare i seggi necessari nelle prossime elezioni della Duma affinché potesse cambiare le leggi russe sulla proprietà del petrolio nel sottosuolo e di quello trasportato negli oleodotti. In più, aveva intenzione di sfidare direttamente Putin e diventare Presidente della Russia. (2)
Inoltre, al tempo del suo arresto Chodorkovskij era sul punto di negoziare tramite il suo amico della Carlyle Group, George H.W. Bush, padre del poi presidente George W. Bush, la vendita del 40% della Yukos o alla ex compagnia di Condi Rice, la Chevron, oppure alla ExxonMobil, con una mossa che avrebbe assestato un gravissimo colpo all’economia russa. (2)
Le lacrime di coccodrillo dei governi occidentali per la violazione dei diritti umani da parte della Russia nel caso Chodorkovskij, nascondono un programma più profondo che non è stato ammesso. L’Occidente ha usato questo oligarca per cercare di raggiungere il suo obiettivo di distruggere ed asservire a sè, l’unica potenza rimasta sulla terra dotata di un potere d’attacco militare capace di sfidare le strategie della NATO. Viste in questa luce, le «dolci parole sui diritti umani» acquistano un significato alquanto diverso. (2)
Il 12 novembre 2013 Chodorkovskij presentò una richiesta di grazia a causa di circostanze familiari. Il 20 dicembre 2013, il Presidente Vladimir Putin firmò un decreto di grazia a causa delle gravi condizioni di salute della madre di Chodorkovskij, interrompendo così la sua detenzione. Lo stesso giorno Chodorkovskij fu prelevato nell’aereoporto di San Pietroburgo da un aereo privato tedesco e trasferito a Berlino.
Poco dopo si trasferì con la sua famiglia in Svizzera, dove ha ottenuto il permesso di soggiorno, anche perchè a Ginevra Chodorkovskij possiede numerose aziende.
Nel 2014 la sua fortuna è stata stimata in 100 milioni di dollari con i quali sostiene Pino Arlacchi «può pagare illustri lobbisti e rinomate società di pubbliche relazioni. Come sanno vari parlamentari europei miei colleghi, i più sprovveduti dei quali si prestano a campagne pro-Khodorkosky con un impegno degno di miglior causa.» (1)
Dal 2016 vive a Londra.
Luca D’Agostini
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Fonti:
(1) Boss mafioso
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