Il famoso scrittore russo Aleksandr Grin è stato autore di molte opere di notevole spessore letterario, ma il romanzo al quale deve la sua fama internazionale è «Vele Scarlatte» che in seguito è divenuto lo sfondo per le opere cinematografiche di famosi registi e l’ispirazione di una bellissima festa che tutti gli anni si tiene a San Pietroburgo al termine delle notti bianche.
Aleksandr Stepanovič Grinevskij (vero nome dello scrittore) nacque a Slobodskoj l’11 agosto 1880 e crebbe in una famiglia che non apparteneva al mondo letterario.
Suo padre, Stefan Grinevskij, polacco per nazionalità, apparteneva alla classe militare della piccola nobiltà. Sua madre, Anna Lepkova, lavorava come infermiera. Aleksandr fu il loro primo figlio e più tardi ebbe un fratello e due sorelle. I genitori allevarono i loro figli in modo incoerente. A volte erano viziati e altre volte erano severamente puniti o addirittura abbandonati del tutto.
L’amore di Aleksandr per la lettura apparve in tenera età. Quando il bambino aveva 6 anni, imparò a leggere: invece di giocare con i suoi coetanei all’aria aperta, il ragazzo divorava i libri dell’avventura. La prima opera letta da Aleksandr furono i «Viaggi di Gulliver» di Jonathan Swift.
Inoltre, il giovane Grinevskij adorava storie sugli intrepidi navigatori che viaggiano attraverso i mari. Pertanto, non sorprende che il piccolo sognatore cercasse di ripetere la vita degli eroi letterari: Aleksandr, che sognava di salpare come un marinaio, fece dei tentativi di fuga da casa.
Nel 1889, all’età di nove anni fu mandato alla classe preparatoria di una vera scuola. Qui i compagni di classe gli diedero il soprannome di «Grin». È interessante notare che il futuro scrittore, non era un bambino obbediente: Grinevskij, al contrario, causò notevoli problemi agli insegnanti, i quali dichiararono che il suo comportamento era «peggiore di chiunque altro». Per reazione a questo giudizio, Aleksandr scrisse una poesia ironica e molto offensiva nei confronti dei suoi insegnanti. Così, poco dopo fu espulso da scuola. Ma nel 1892, il giovane Grinevskij, grazie all’intervento di suo padre, riuscì ad essere ammesso in un’altra scuola.
Quando il giovane compì 15 anni, accadde un terribile evento nella sua vita: Aleksandr perse sua madre la quale morì di tubercolosi.
Pochi mesi dopo, suo padre si risposò ma il rapporto di Aleksandr con la matrigna non funzionò e per questo motivo il ragazzo andò precocemente a vivere da solo. Da adolescente il futuro scrittore visse in solitudine e trascorse tutto il suo tempo leggendo i libri di avventura. Per mantenersi lavorò come rilegatore di libri, caricatore di merci al mercato, pescatore e persino come artista circense. Nel 1896, si diplomò e ricevuti 25 rubli da suo padre, si trasferì ad Odessa nella speranza di divenire un marinaio. Ma i soldi ricevuti da suo padre furono appena sufficienti per il viaggio e giunto ad Odessa dovette vagabondare per alcuni giorni non avendo neanche i soldi per il cibo.
Pochi giorni dopo riuscì a farsi imbarcare su una nave come marinaio ma scoprì presto che le sue aspettative non coincidevano con la realtà.
Nel 1902, a causa dell’estremo bisogno di denaro decise di arruolarsi. Ma presto la dura vita del soldato condusse Grinevskij a disertare e si dedicò ad attività clandestine. Nel 1903, fu arrestato ed esiliato per 10 anni in Siberia.
Aleksandr Grin scrisse la sua prima storia nel 1906: da quel momento, la creatività catturò completamente il giovane. Il suo primo lavoro intitolato «Il merito di Panteleev» racconta i soprusi che avvenivano durante il servizio militare. Il racconto fu firmato con lo pseudonimo A. S. G. e divenne un opuscolo di propaganda per i militari dell’esercito. Presto la polizia intervenne sequestrando le copie in circolazione e bruciandole, e bloccando le copie che stavano per uscire dalle tipografie. Il giovane scrittore considerò la sua prima opera perduta per tutta la vita, ma nel 1960 una copia dell’opuscolo fu trovata nei documenti archiviati nel Dipartimento di Prove Materiali della Polizia di Mosca.
Anche il secondo racconto del giovane Grinevskij, «L’elefante e il carlino» ebbe lo stesso destino del primo. Il suo primo lavoro che legalmente raggiunse le librerie fu la storia «In Italia».
A partire dal 1908, lo scrittore iniziò a pubblicare raccolte di racconti, firmando con lo pseudonimo «Grin»: l’autore scriveva circa 25 storie ogni anno iniziando ad ottenere buoni guadagni.
Ogni anno Grinevskij migliorava le sue capacità: la materia si espandeva, i soggetti diventavano profondi e imprevedibili e lo scrittore riempiva i suoi libri di citazioni ed aforismi, che divennero noti tra la gente.
Negli anni 1916-1922, Grin scrisse la storia che gli diede la gloria: «Vele scarlatte». L’idea di quest’opera nacque in modo curioso nella testa dello scrittore: Aleksandr Grin vide una barca con vele bianche in una teca di vetro di un negozio di giocattoli. Lo scrittore descrisse quel momento nelle bozze di «Correndo attraverso le onde»: «Quel giocattolo inaspettatamente mi disse qualcosa: allora, mi chiedevo se la vela non avesse trasmesso più emozioni se fosse stata rossa o meglio, scarlatta, di uno scarlatto luminoso. Così immaginando la nave con le vele scarlatte navigare tra le onde, ho intravisto anche lo scopo della sua esistenza«.
Il bellissimo romanzo «Vele scarlatte» racconta la storia immaginaria di una ragazza di nome Assol la quale perse sua madre quando aveva solo otto mesi di vita. Assol viveva nel villaggio di Kaperna con suo padre che di professione era un marinaio. Suo padre di nome Longren, era un uomo chiuso e poco socievole.
I rapporti di suo padre con gli altri abitanti del villaggio erano pressoché nulli. Una volta durante una tempesta brutale, il negoziante locale ed il locandiere von Menners furono portati a largo dalla loro barca che non riuscivano più a governare. L’unico testimone a riva di ciò che stava accadendo era proprio Longren, il quale era seduto sul molo fumando la pipa ed osservava indifferente il locandiere von Menners che invocava a gran voce il suo aiuto. Longren gli rispose gridando che anche sua moglie chiese aiuto ai suoi compaesani, ma non lo ricevette.
Infatti, cinque anni prima la moglie di Longren chiese al negoziante locale di prestargli del denaro. Aveva appena dato alla luce la piccola Assol ma suo marito ancora non era tornato dalla lunga navigazione. Il parto non era stato facile, lei dovette affrontare tutto da sola e tutti i soldi che aveva erano sono stati spesi per le cure mediche necessarie durante la gravidanza. Il locandiere von Menners consigliò il negoziante di non aiutarla e così la moglie di Longren partì a piedi da Kaperna e con il brutto tempo si recò in città per vendere un anello, ma prese un forte raffreddore e morì di polmonite. Così Longren rimase vedovo con una piccola figlia tra le braccia e non riuscì più a lavorare in mare.
Fu così che Longren non mosse un dito per aiutare i due commercianti del suo villaggio che ormai erano in balia delle onde. La notizia del mancato aiuto di Longren colpì gli abitanti di Kaperna più che se avesse annegato un uomo con le sue stesse mani. Il suo disagio nei confronti degli abitanti del villaggio si trasformò in vero e proprio odio e di ciò ne risentì anche la piccola Assol, cresciuto da sola con i suoi sogni e senza amici.
Non potendo più lavorare sulle navi, Longren per guadagnarsi da vivere per sé e per la sua piccola figlia, iniziò a realizzare con le proprie mani bellissimi modellini di barche a vela e battelli a vapore che poi vendeva in città.
Una volta, quando Assol aveva otto anni, la mandò in città con nuovi modellini appena realizzati, tra cui un veliero in miniatura con vele di seta scarlatte. La strada per andare in città attraversava la foresta. La ragazza volle provare a far navigare il veliero e lo pose sulle acque di un ruscello. La corrente però trasportò subito via la barca. Assol corse lungo le rive del ruscello nel tentativo di recuperare il modellino realizzato dal padre e dopo un po’ vide un estraneo che teneva il veliero tra le mani. Era il vecchio Egl, «il collezionista di canzoni, leggende e racconti». Diede il veliero ad Assol e gli disse che gli anni sarebbero passati e che un giorno, divenuta adulta, un principe salperà sulla stessa nave con le vele scarlatte e la porterà via in un paese lontano.
Artur Grej, l’unico figlio di una famiglia nobile e ricca, era cresciuto in un castello ancestrale, in un’atmosfera di predestinazione per ogni passo presente e futuro. Era un ragazzo con un’anima molto vivace, determinato e senza paura.
Il custode della cantina del castello, Poldiszk, gli disse che due barili di Alicante risalenti ai tempi di Cromwell erano sepolti in un determinato posto; il colore di questo vino era di un rosso più scuro della ciliegia. I barili erano fatti di ebano; su di loro vi erano doppi anelli di rame, su cui era scritto: «Grej mi berrà quando sarà in paradiso«. Nessuno aveva mai bevuto questo vino. «Lo berrò» disse Grej, battendo il piede e stringendo il pugno.
Nella biblioteca del castello il ragazzo fu colpito da una foto di un famoso pittore di ambienti marini. Grej uscì di nascosto dalla casa ed entrò nella goletta di Anselmo. Qui vi era il capitano Gop, un uomo gentile, ma un marinaio severo. Valutando la mente, la perseveranza e l’amore per il mare del giovane Grej, Gop decise di fare da capitano per il giovane neo marinaio. A vent’anni, Grej comprò un veliero a tre alberi, «Il Segreto» e navigò come capitano su di esso per quattro anni. Il destino lo portò a Liss, a mezz’ora di cammino da Kaperna, il villaggio in cui viveva Assol.
All’imbrunire, Grej e il marinaio Letika, prendendo le canne da pesca, salparono su una barca alla ricerca di un posto adatto alla pesca. Sotto il promontorio di Kaperna, lasciarono la barca e accesero un fuoco. Letika andò a pescare e Grej si accovacciò accanto al fuoco. Al mattino seguente Grej iniziò a girovagare, quando improvvisamente nel bosco vide Assol addormentata. Fissò a lungo la ragazza senza fare rumore per non svegliarla e ne rimase piacevolmente colpito.
Poi lui e LetiKa raggiunsero il centro del villaggio di Kaperna per mangiare qualcosa ed entrarono nella locanda che era stata di proprietà di von Menners. Dopo la morte dovuta al naufragio ora la locanda era gestita dal figlio di Von Menners, il quale raccontò a Grej e Letika che Assol era la matta del villaggio, che sognava un principe e una nave con le vele rosse. Raccontò inoltre che il padre di Assol era una persona terribile ed era il colpevole della morte di suo padre. In Grej i dubbi sulla veridicità di queste informazioni si intensificarono quando un minatore di carbone ubriaco seduto nella taverna assicurò che il locandiere stava mentendo.
Grej tornò a Liss e riuscì a trovare in uno dei negozi una grande quantità di seta scarlatta. Chiese al negoziante di realizzargli delle vele. In città incontrò anche una sua vecchia conoscenza, un musicista errante di nome Zimmer, al quale chiese di salire con la sua orchestra sul suo veliero «Il Segreto».
Le vele scarlatte innalzate sul veliero, così come l’ordine di salpare per raggiungere Kaperna, lasciarono perplesso tutto l’equipaggio di «Il Segreto». Tuttavia, al mattino il veliero salpò con le vele scarlatte e già a mezzogiorno era a vista degli abitanti di Kaperna.
Assol era scioccata dalla vista di una nave bianca con le vele rosse e dalla quale proveniva la musica di un’orchestra. Si precipitò sulle rive del mare, dove gli abitanti di Kaperna si erano già radunati. Quando apparve Assol, tutti si zittirono e si separarono. Grej scese su una scialuppa, giunse a riva e condusse Assol sul veliero. Accade tutto ciò era stato previsto dal vecchio Egl.
Lo stesso giorno aprirono un barile di vino centenario, che nessuno aveva mai bevuto. La mattina dopo la nave era già lontana da Kaperna.
Oggi, dal famoso romanzo «Vele scarlatte» di Aleksandr Grin, deriva la celebrazione della Festa delle Vele Scarlatte. La festa è dedicata ai maturandi e si celebra a San Pietroburgo ogni anno alla fine di giugno, durante le notti bianche. Per l’occasione un grandioso spettacolo all’aperto ha luogo nel bacino del fiume Neva presso la Fortezza di Pietro e Paolo.
Per la prima volta questa festa è stata celebrata nel 1968 a Leningrado e da allora si conserva la tradizione di aspettare il veliero che entra nel bacino della Neva e alza le sue vele scarlatte. Ogni anno circa un milione di persone prendono posto lungo le rive del fiume per assistere a questo spettacolo unico. Se alla fine di giugno vi doveste trovare a San Pietroburgo, assistere a questo spettacolo emozionante è davvero d’obbligo e non farlo sarebbe un peccato inenarrabile.
Torniamo alla storia della vita di Aleksandr Grin, soffermandoci ora sugli aspetti relativi alla sua vita privata.
È noto dalla biografia di Grin che fu battezzato secondo il rito ortodosso, sebbene suo padre fosse un credente cattolico.
Lo scrittore si sposò due volte. La prima moglie fu Vera Pavlovna Abramova, la figlia di un ricco funzionario. Il loro matrimonio, iniziato nel 1908, si concluse dopo cinque anni con un divorzio richiesto dalla moglie: la donna, dichiarò che era stanca dell’imprevedibilità di suo marito. Aleksandr Grin provò più volte a riconciliare il loro rapporto e dedicò diversi libri a Vera. In uno di essi scrisse: «Al mio unico amico«. Ma tutto ciò risultò inutile e la moglie rimase ferma sulla sua decisione. Grin fino alla fine della sua vita, non abbandonò mai il ritratto della sua ex moglie.
Tuttavia, nel 1921, si sposò una seconda volta con Nina Mironova, con la quale visse felicemente il resto della sua vita.
Aleksandr Grin morì in Crimea l’8 luglio 1932, alle ore 19:30. La causa della morte fu il grave male di cui soffriva: il cancro allo stomaco. Lo scrittore fu sepolto nel cimitero della città di Vecchia Crimea. La moglie NIna scelse un posto dove la tomba affaccia sul mare.
In seguito all’invasione nazista ed all’occupazione della Crimea, Nina Mironova fu deportata in Germania per essere impiegata come donna di servizio in una famiglia dell’aristocrazia tedesca. Alla fine della guerra, al suo ritorno in Unione Sovietica, la donna fu accusata di tradimento, quindi per i successivi 10 anni fu rinchiusa in un gulag.
Dopo la guerra i libri di Grin furono considerati antisovietici ed in contraddizione con le idee del proletariato. Solo dopo la morte di Stalin, il nome Grin fu riabilitato.
Luca D’Agostini
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Fonti
Александр Грин
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