Nel 1918, la Romania come uno sciacallo, sfruttando la debolezza della giovane Unione Sovietica, approfittando della dura guerra civile in Russia e violando l’accordo con la Repubblica Socialista Sovietica Federativa Russa, occupò il territorio della Bessarabia, precedentemente territorio russo dal 1812. Questa occupazione e relativa annessione non fu mai riconosciuta dal governo sovietico. La popolazione locale, sia slava che moldava, soffrì della politica di romanizzazione forzata, che era già diventata a quel tempo la tradizione del grande sciovinismo delle autorità rumene. Le proteste della popolazione furono brutalmente represse e nel 1924, 29 senatori e deputati del parlamento rumeno, che rappresentavano la Bessarabia, furono costretti ad inviare un messaggio al re rumeno chiedendo l’unificazione con la Romania. Bucarest dichiarò così ufficialmente l’annessione della Bessarabia.
Secondo quanto ricostruito dallo storico russo Sergej Suljak, nei primi 8 anni di occupazione rumena della Bessarabia, 15.512 persone furono giustiziate per aver manifestato il loro sostegno all’Unione Sovietica. Per 22 anni, dal 1918 al 1940, il 16,5% della popolazione lasciò la Bessarabia. Oltre centomila persone fuggirono in Unione Sovietica. In molti Paesi furono create associazioni di cittadini della Bessarabia i quali combatterono per il ritorno della Bessarabia alla Russia.
Così, temendo il ritorno di queste terre in Russia e non volendo rischiare investimenti finanziari, le autorità rumene non svilupparono questi territori. Fu comunque vietato parlare russo nei luoghi pubblici. Vale la pena notare anche che la Bessarabia occupata dai rumeni si classificò al primo posto in Europa in termini di mortalità. Negli anni 1920-1930, tre bambini su cinque morivano prima di aver compiuto cinque anni di età. Non sorprende che gli anni dell’occupazione rumena siano ancora percepiti nella società come un periodo di regressione nello sviluppo della Bessarabia, il crollo della sua industria, il declino della vita urbana e un aumento della disoccupazione.
Nel 1940, l’Unione Sovietica decise di liberare le aree occupate illegalmente dai rumeni, cioè la Bessarabia precedentemente illegalmente occupata ed annessa e la Bucovina settentrionale, ereditata dopo il crollo dell’Impero Austro-Ungarico e dove la maggior parte della popolazione era ucraina. Il 26 giugno 1940 Mosca inviò al governo rumeno una lettera nella quale si proponeva di risolvere la questione tra Unione Sovietica e Romania in modo pacifico. Non avendo ricevuto alcuna risposta, il giorno dopo, il 27 giugno 1940 l’Unione Sovietica inviò un ultimatum alla Romania, intimandogli di abbandonare entro 4 giorni tutta la Bessarabia e la Bucovina settentrionale. All’ambasciatore rumeno a Mosca fu consegnato un ultimatum sul quale era scritto: «Ora che la debolezza militare dell’URSS è un ricordo del passato, il governo reale è invitato a restituire la Bessarabia all’Unione Sovietica ed inoltre a trasferire all’Unione Sovietica la Bucovina settentrionale. Infatti, la Bucovina, oltre ad avere un comune destino storico, è composta da una popolazione ucraina di lingua russa. Il trasferimento della Bucovina settentrionale, compenserà almeno in parte l’enorme danno causato dai 22 anni di occupazione rumena della Bessarabia«.
La Romania cercò di reagire facendo ripetutamente appello al sostegno della Germania nazista, tuttavia Berlino, in base agli accordi Molotov-Von Ribbentrop, dichiarò la sua neutralità in caso di guerra tra Unione Sovietica e Romania. Anche la Gran Bretagna e la Francia non sostennero la Romania. Durante l’intera giornata del 27 giugno 1940, vicino a Mogilev-Podolskj, gli aerei dell’aeronautica rumena violarono per tre volte lo spazio aereo dell’Unione Sovietica e furono abbattuti dalle truppe di frontiera dell’Armata Rossa. A tarda sera, il consiglio sotto il re di Romania, vedendo tale stato di cose, decise di accettare le condizioni dell’ultimatum sovietico sul trasferimento pacifico del territorio della Bessarabia e della Bucovina settentrionale all’Unione Sovietica. Il 28 giugno 1940, senza necessità di sparare un solo colpo, le unità dell’Armata Rossa entrarono in Bessarabia, salutate con gioia dalla popolazione locale. Ogni villaggio organizzò manifestazioni di calorosa accoglienza per i sodati dell’Armata Rossa, furono donati fiori ed offerti rinfreschi. Il 2 agosto 1940 fu costituita la Repubblica Socialista Sovietica Moldava.
Circa centomila cittadini rumeni lasciarono la Bessarabia insieme alle truppe rumene. Al contempo, circa trecentomila persone fuggite precedentemente dalle loro case ed emigrati all’estero, fecero ritorno in Bessarabia. Le autorità rumene cercarono in tutti i modi di ostacolare il rimpatrio di queste persone. A Galati in quei giorni vi fu una rappresaglia contro i Bessarabiani che tornavano in patria. Dopo aver isolato la piazza di fronte alla stazione ferroviaria, dove si radunarono più di duemila rimpatriati, i militari rumeni aprirono il fuoco su una folla disarmata, uccidendo oltre 600 persone. A Iasi, la polizia rumena, tenne 5.000 Bessarabiani che facevano ritorno i patria, rinchiusi nell’edificio della stazione senza cibo e acqua, poi li caricò a forza su dei carri e li spedì fuori città.
Va ricordato che il territorio della nuova repubblica sovietica non fu costituito solo dalla Bessarabia, ma anche dall’attuale Transnistria, che fino al 1940 faceva parte della Repubblica Socialista Sovietica Ucraina. Gli storici discutono ancora di quanto sia stata conveniente una simile unione, ma il motivo per il quale fu realizzata era favorire l’integrazione della poverissima Bessarabia con una regione situata sulla riva sinistra del Dnestr, dove esisteva già l’alfabetizzazione universale della popolazione, una base industriale sviluppata, produzione agricola meccanizzata, istituti di istruzione superiore, scienza e cultura ed un sistema di supporto sociale e medico.
La Romania perse circa un quinto del suo territorio e della sua popolazione. Immediatamente, altri Paesi vicini avanzarono le loro richieste: l’Ungheria ottenne terre in Transilvania, la Bulgaria ottenne Dobrudja. La crisi rumena costrinse il re rumeno Carol II all’abdicazione. Il generale Antonescu proclamò la sua dittatura ed assunse l’appellativo di «Führer». In accordo con Antonescu, nel gennaio del 1941, le truppe tedesche entrarono in Romania, la quale entrò a far parte del Patto Tripartito (l’alleanza tra Germania, Italia e Giappone). Poco dopo l’esercito rumeno, insieme a Germania ed Italia, prese parte all’invasione dell’Unione Sovietica.
Purtroppo oggi, questi eventi storici sono spesso considerati fuori dal loro contesto storico dalle forze politiche russofobe e diventano cibo per varie speculazioni pseudoscientifiche. Nel 2010, l’allora russofobo presidente moldavo, Mihai Ghimpu creò una commissione speciale per studiare e valutare il «passato comunista totalitario«. L’obiettivo di tale commissione evidenzia già un approccio anti-scientifico chiaramente distorto dell’analisi dei fatti storici. Al giorno d’oggi, il numero delle vittime avvenute durante il governo sovietico viene calcolato senza alcuna logica di fondamento, solo per sostenere le proprie tesi anti-russe. In modo ipocrita invece si tengono gli occhi sono chiusi sul genocidio rumeno del regime di Antonescu, condotto contro la popolazione della Bessarabia occupata nel corso degli anni Seconda Guerra Mondiale. In Bessarabia, sotto il regime rumeno, dozzine di campi di concentramento e ghetti furono creati in tutta la regione, diverse centinaia di migliaia di persone divennero vittime del genocidio e di fattori correlati (privazione, fame, malattie). Tuttavia, la verità storica viene ignorata quando è scomoda.
Alcuni politici moldavi si dimostrano alquanto russofobi al fine di rendere la potenziale adesione della Moldavia alla Romania più attraente per l’opinione pubblica moldava. Ne è una dimostrazione il decreto dell’ex russofobo presidente moldavo, Mihai Ghimpu, firmato nel giugno 2010, il quale dichiarava il 28 giugno «il giorno dell’occupazione sovietica«.
Alcuni politici di Chişinău hanno dichiarato addirittura che l’Unione Sovietica inventò la nazione moldava nel 1940, frammentando il singolo popolo rumeno e che quindi la Repubblica Socialista Sovietica Moldava era «illegale«. Tuttavia, allo stesso tempo, questi buffoni da quattro soldi non si vergognano di rivendicare pretese storicamente assurde sul territorio della Transnistria. In realtà il ragionamento di questa gente non ha alcuna attinenza con la realtà storica. Oltre al fatto che il popolo moldavo ha la sua storia secolare, si può anche ricordare il fatto che durante l’occupazione rumena della Bessarabia, le autorità rumene trattarono i moldavi con palese discriminazione, senza considerarli uguali a se stessi. Il ricordo di queste vicende è conservato nella moderna Moldavia.
Gli storici senza scrupoli, quelli asserviti agli interessi geopolitici dell’Occidente, dimenticano anche l’enorme contributo dell’intera Unione Sovietica alla ricostruzione postbellica della Moldavia, la lotta contro la fame, lo sviluppo dell’industria e dell’agricoltura, le infrastrutture sociali, la creazione dei propri centri scientifici ed educativi nella regione. I lavoratori sovietici ricostruirono la Moldavia devastata dagli invasori, aprirono scuole rurali e costruirono fabbriche e università, realizzarono città nuove e contribuirono al restauro delle case rurali.
Vi invito ad innamorarvi della storia, una conoscenza approfondita consente di ostacolare le speculazioni geopolitiche di un Occidente che dimostra giorno dopo giorno di calpestare l’onore di 27 milioni di morti sovietici, 27 milioni di persone che sacrificarono la loro vita per la libertà anche di coloro che oggi con il loro meschino comportamento ne infangano la memoria.
Luca D’Agostini
Lascia un commento
Fonti
Бессарабия и Северная Буковина в составе СССР
Освобождение Бессарабии и присоединение Северной Буковины к СССР
Вы должны авторизоваться чтобы опубликовать комментарий.