Vi ricordate del cormorano imbevuto di petrolio? Nel 1991 fu una delle immagini simbolo della prima guerra del Golfo. In questo articolo scopriremo che fu un’immagine falsa, ancora una volta creata ad hoc dalla propaganda occidentale.
Allora il governo degli Stati Uniti, e di rimando tutti i grandi media occidentali, in coro, raccontarono che Saddam Hussein guidava il quarto esercito del mondo, che possedeva depositi di armi chimiche e di armi di distruzione di massa che avrebbero messo in pericolo Europa e Stati Uniti. Per mesi l’opinione pubblica occidentale fu bombardati da una propaganda assolutamente falsa. L’immagine del cormorano imbevuto di petrolio venne assunta a dimostrazione della spietatezza di Saddam Hussein ed a sostegno della tesi per la quale stava vendicandosi del mondo occidentale aprendo gli oleodotti in Kuwait e provocando un immane disastro ambientale.
All’epoca, per chi se lo ricorda, i telegiornali martellavano continuamente con questa tipologia d’immagini all’evidente scopo di suscitare un sentimento di ira e sdegno nell’opinione pubblica occidentale e quindi di creare un sentimento favorevole all’intervento armato contro Saddam Hussein.
Questa di seguito era la prima pagina del Washington Post il 26 gennaio 1991.

Prima pagina Washington Post (26 gennaio 1991)
La vicenda iniziò il 23 gennaio del 1991 in Arabia Saudita a sud di Kafji, a 5 km dalla frontiera con il Kuwait. La zona, vietata ai giornalisti, era teatro dei combattimenti fra le truppe irachene e le forze della coalizione occidentale. Erano presenti solo tre fotografi: George Merillon dell’agenzia Gamma, Patrick Durand di Sygma e l’operatore Peter Sharpe dell’Indipendent Television News (ITN), un canale televisivo inglese. Facevano parte di quel gruppo di reporter che durante il conflitto si riunì idealmente sotto la colorita sigla FTP (Fuck the Pool), poiché i pool dei giornalisti erano strettamente organizzati e controllati dal comando militare della coalizione. Tutti e tre ripresero un cormorano vittima di una macchia di petrolio fuoriuscita dalla raffineria locale, quindi in Arabia Saudita. Il 25 gennaio le fotografie scattate dai tre fotografi furono lanciate nel circuito mediatico internazionale, all’interno di un servizio girato in studio dal canale ITN. Contemporaneamente, il Pentagono annunciò l’esistenza di una grande macchia di petrolio proveniente dal terminal di Sea Island al largo del complesso kuwaitiano di Al-Ahmadi posto a più di 40 miglia a nord di Kafji. Lo stesso giorno la Associated Press diffonde la prima fotografia del cormorano, pubblicata dal Washington Post e regolarmente firmata «Indipendent Television News». Pur sapendo che la fotografia era stata scattata in Arabia Saudita e che si riferiva ad una fuori uscita di petrolio proveniente da un terminal petrolifero saudita, i media occidentali cominciarono consapevolmente a mentire, riferendo che si trattava invece di foto scattate sulle coste del Kuwait (dove non vi erano giornalisti e fotografi) e che si riferivano al volontario riversamento in mare di enormi quantità di petrolio del terminal kuwaitiano di Sea Island, messo in atto dai soldati iracheni su ordine di Saddam Hussein.1
A corto di nuovo materiale fotografico, le redazioni dei quotidiani occidentali si misero all’affannosa ricerca di immagini da pubblicare al fine di dare avvio al coro di propaganda. In seguito furono gli ornitologi francesi consultati da L’Evènèment de jeudi a sostenere che i baby cormorani con quelle piume sul collo, nel Golfo, non c’erano in quella stagione ma soltanto in primavera; quindi, secondo Antoine Rielle le nuove fotografie apparse sui media occidentali risalivano alla guerra Iran-Iraq del 1983.1
Per quanto riguarda i video invece, dopo la guerra si venne a sapere che furono addirittura creati appositamente prelevando dei cormorani da uno zoo canadese e sporcandoli di petrolio. Così i cormorani spalmati di bitume, in attesa del «ciak, si gira!» furono messi in posa e divennero attori per la causa del Nuovo Ordine Mondiale.2
Luca D’Agostini
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Fonti
(1) Cormorani
(2) C’era una volta
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