«Quanto sono dure a morire queste streghe russe! Respira, non c’è spazio per la vita, ma respira!«, disse uno dei nazisti nel campo di concentramento di Sachsenhausen.
Anna Aleksandrovna Egorova, riuscì a scacciare la morte anche quando questa sembrava naturale prendesse il sopravvento su di lei. Questo coraggioso pilota russo attraversò varie difficoltà durante la guerra: effettuò voli quando le condizioni climatiche rendevano quasi impossibile volare, partecipò a pesanti bombardamenti aerei contro il nemico, subì gravissime ferite ed ustioni, provò la tragica esperienza di essere rinchiusa in un campo di concentramento. Nonostante tutto ciò non si arrese mai, tanto al nemico quanto alla morte.
Anna Aleksandrovna Egorova nacque da una famiglia di contadini nel villaggio di Volodovo, nella regione di Tver, il 23 settembre 1916.
I suoi genitori ebbero 16 figli, di cui 8 morirono durante l’infanzia. Suo padre morì nel 1925 quando lei aveva 9 anni e sua madre allevò così da sola 8 figli.
Anna si diplomò ed iniziò a lavorare in un club di volo. Da quel momento nacque la sua passione per gli aerei e conseguì il brevetto di volo. Successivamente trovò lavoro in un mulino di Smolensk e nel tempo libero continuò gli addestramenti di volo.
All’inizio della guerra fu arruolata nel 130° Squadrone delle Comunicazioni Aeronautiche, di stanza nel Caucaso. Volando su un aereo Po-2 effettuò 236 missioni di ricognizione dietro le linee nemiche, consegnò ordini di combattimento, consegnò lettere ai soldati e trasportò sangue per i feriti sulla linea del fronte. Nel febbraio del 1942 le fu conferito l’Ordine dello Stendardo Rosso .
Il tenente maggiore Anna Aleksandrovna Egorova era un pilota tremendamente testardo. Un giorno d’inverno, fu inviata a cercare una batteria di artiglieria dell’Armata Rossa della quale si erano perse le coordinate, con il compito di consegnare al loro comandante dei documenti estremamente riservati e fondamentali per il salvataggio di tutti i soldati di quell’unità militare. Il tempo non consentiva di volare: gelo, vento e nebbia dissuasero qualsiasi pilota. Anna invece volle provare lo stesso a portare a termine questa delicata missione, ma purtroppo durante il volo il motore del suo aereo si fermò e dovette affrontare un atterraggio di emergenza. Attese all’interno del suo aereo un miglioramento delle condizioni climatiche e non appena il tempo migliorò, Anna Egorova decollò di nuovo e portò a termine la missione. Tornò alla sua base volando ed atterrando in una fitta nebbia. Gli altri piloti, i quali avevano ritenuto impossibile solo anche volare, furono sbalorditi dal successo della sua difficile missione.
Il giorno dopo, i dettagli della sua missione furono descritti in un giornale con il supporto anche di immagini disegnate.
Poco dopo il sogno della Egorova divenne realtà. Nel marzo 1942 con il grado di capitano fu trasferita nell’805° Reggimento di Aviazione d’Assalto, un’unità dell’aviazione sovietica operante nelle attività di bombardamento pesante. Non vi erano altre piloti donna in questo reggimento, così appena la vide presentarsi al comando dell’805° Reggimento di Aviazione d’Assalto, il commissario politico esclamò: «L’aereo da bombardamento non si addice alla donna!«. Ma Anna Egorova rispose prontamente: «E cosa si addice ad una donna? Mi sembra, compagno commissario del reggimento, che ora non è il momento di fare differenza tra un uomo ed una donna fino a quando non elimineremo i nazisti dalla nostra Patria. In seguito, potremo discuterne!«
Pilotando un aereo Il-2 combatté nella penisola di Taman, partecipò alla liberazione della Crimea e dell’Ucraina. Per l’istituzione della famosa cortina fumogena, sotto la quale le truppe sovietiche sfondarono la «Linea blu» della difesa tedesca vicino a Novorossijsk, il pilota ricevette il secondo Ordine della Bandiera Rossa.
Partecipò alla liberazione della Polonia. In totale, durante la Grande Guerra Patriottica, Anna Aleksandra Egorova effettuò 277 missioni.
Molte volte Egorova dovette affrontare la morte a quattro occhi. Volò su aereo in fiamme riuscendo a compiere un atterraggio di emergenza, fu coinvolta in molte battaglie aeree ma in ogni occasione riuscì a salvarsi mentre alcuni suoi compagni piloti operanti nelle medesime missioni vennero purtroppo abbattuti.
Il 20 agosto 1944, durante violenti combattimenti in Polonia, una squadra di bombardieri dell’805° Reggimento di Aviazione d’Assalto, tra i quali l’aereo pilotato da Egorova, furono inviati per supportare le truppe sovietiche sulla testa di ponte Magnushevsky, oltre la Vistola. Purtroppo Anna Aleksandrovna Egorova, quel giorno non fece ritorno alla sua base.
La notizia del suo abbattimento fu particolarmente triste ed anche senza aver recuperato il corpo del pilota, un funerale con tutti gli onori militari fu organizzato all’interno della sua base. Un documento contenente la richiesta di assegnazione postuma del titolo di Eroe dell’Unione Sovietica, fu inviato al quartier generale.
Tuttavia, anche questa volta Egorova era scampata alla morte. Mentre il suo aereo era in fiamme, lei riuscì a lanciarsi con il paracadute. Quando raggiunse terra, atterrò piuttosto violentemente in quanto aveva riportato notevoli gravi ustioni su varie parti del corpo ed era stata ferita da numerose schegge di proiettili. Giacente dolorosa a terra, poco dopo Anna Egorova vide arrivare presso di lei i soldati tedeschi. Ciò significava solo una cosa: la prigionia in un campo di concentramento. «Questa, era l’unica cosa di cui avevo paura«, ricordò in seguito Anna Aleksandrovna Egorova. Affermò inoltre: «Il dolore morale è peggio del fuoco, dei proiettili, cento volte peggio del dolore fisico«.
Così Egorova fu fatta prigioniera e senza essere minimamente curata, fu trasferita nel campo di concentramento di Sachsenhausen. Le sue ferite erano così gravi che difficilmente avrebbe potuto continuare a sopravvivere senza le cure necessarie, ma all’interno del campo di concentramento Anna incontrò alcuni prigionieri che curandola di nascosto le salvarono la vita. A Sachsenhausen i suoi angeli custodi furono l’infermiera dell’Armata Rossa Julija Kraščenko, il medico dell’Armata Rossa Georgij Fëdorovič Sinjakov ed il professore di medicina dell’Università di Belgrado Pavle Trpinac. Furono loro che riuscirono a procurarsi di nascosto dei medicamenti e furono loro a dividere la loro misera razione di cibo con Anna Egorova.
Nel gennaio del 1945, i carri armati sovietici della 5° Armata liberarono il campo di Sachsenhausen. L’allora legge sovietica in tempo di guerra, prevedeva che tutti i superstiti dei campi di concentramento dovevano essere interrogati al fine di accertare quali erano stati i motivi della loro cattura, così Anna Egorova fu inviata al dipartimento di controspionaggio SMERSH, al fine di accertare se fosse un disertore. Dopo l’interrogatorio fu rilasciata.
Le ferite riportate e lo stato di salute indebolito non permisero alla Egorova di tornare in servizio nel suo reggimento. Ottenne così la licenza e le fu assegnato un posto di lavoro in una stazione della metropolitana di Mosca.
Dopo la guerra sposò il comandante della sua divisione, Vjačeslav Timofeev, assumendo così il suo cognome e divenendo Anna Aleksandrovna Timofeeva.
Nel 1965 la Egorova ricevette il meritato riconoscimento di Eroe dell’Unione Sovietica.
Nel 1983 scrisse un libro dal titolo «Aspetta sorellina!» nel quale raccolse tutti i suoi ricordi degli anni della guerra. Vi ricordate la frase di stupore di un nazista del campo di concentramento di Sachsenhausen e riportata all’inizio di questo articolo? La frase era: «Quanto sono dure a morire queste streghe russe! Respira, non c’è spazio per la vita, ma respira!«. Ebbene, molti anni dopo, nel suo libro Egorova rispose allo stupore dei nazisti, sorpresi dalla vitalità dei piloti russi, con queste parole : «L’immagine della Patria era sempre viva nei nostri occhi e nei nostri cuori ed ha instillato in noi forza, fiducia nella nostra vittoria. E’ così che siamo sopravvissuti!«
Anna Aleksandrovna Timofeeva morì a Mosca il 29 ottobre 2009, all’età di 93 anni.
Luca D’Agostini
Lascia un commento
Fonti
Вы должны авторизоваться чтобы опубликовать комментарий.