La vita di un agente segreto operativo in un Paese straniero, è una vita speciale, differente da qualsiasi altra vita umana. Esistono molti mestieri particolari, ma un conto è poterli svolgere mantenendo la propria identità, utilizzando i propri documenti, potendo comunque mantenere i propri contatti familiari ed essendo tutelati dal fatto che si possono far valere i propri diritti. Altro conto invece, quando si è costretti a vivere sotto un’identità diversa, in Paesi con lingua e cultura differente, diffidando di tutti e facendo affidamento solo su se stessi, senza poter contare su alcun tipo di sostegno e protezione diretta ed immediata anche da parte del proprio Paese. Gli agenti segreti russi durante la Guerra Fredda, sono degni di essere considerati dalla storia come veri e propri eroi. Ed un posto speciale tra loro è meritato dagli sposi Filonenko.
Anna Fëdorovna Kamaeva, la quale in seguito assunse il nome di suo marito, Filonenko, nacque il 28 ottobre 1918 in un villaggio vicino Mosca. Dopo il diploma iniziò a lavorare in una fabbrica tessile dove si mise in evidenza per la sua forte resistenza ai carichi di lavoro.
Nel 1938 aderì al Komsomol (L’Unione della Gioventù Comunista Leninista di tutta l’Unione). Anche qui si mise subito in mostra per le sue capacità organizzative tanto che le fu fatto cambiare lavoro. Lasciò la fabbrica e venne assunta nel Dipartimento degli Esteri (INO) dell’NKVD, la polizia segreta dell’Unione Sovietica. Il suo capo fu niente di meno che il temibile Lavrentij Pavlovič Berija.
Era un periodo terribile: Berija liquidò brutalmente il vecchio personale della Sicurezza di Stato senza risparmiare l’intelligence operante all’estero. Metà del personale dell’INO fu inviata nei gulag oppure addirittura fucilata. Al fine di formare al più presto nuovo personale, il Politburo del Comitato centrale del Partito Comunista dell’Unione Sovietica decise di creare una scuola speciale per la formazione dei nuovi agenti segreti. Anna Kamaeva fu inserita in questa scuola speciale e si laureò con successo nel 1939. Il programma di allenamento era serrato e stressante: comprendeva l’utilizzo altamente professionale di tecnologie radiofoniche, la capacità di sparare abilmente ed efficacemente con tutti i tipi di armi leggere, lo studio approfondito del finlandese, dello spagnolo e del polacco.
Fin dai primi giorni di guerra, Anna fu trasferita a lavorare in una organizzazione top-secret, parallela all’intelligence ufficiale, subordinata direttamente al capo della NKVD Berija. Il compito di questa organizzazione era condurre una guerra segreta. Nel novembre del 1941, i tedeschi si avvicinarono a Mosca. Gli uffici governativi furono evacuati nell’odierna Samara e gli invasori si stavano già preparando ad entrare nella capitale russa, tanto da inviare degli inviti ad ospiti speciali per assistere alla parata trionfale delle truppe naziste sulla Piazza Rossa. Hitler stava già preparando il suo viaggio per recarsi a Mosca, ma fortunatamente non vi mise mai piede e questa parata non si tenne mai.
I russi non si arresero. Furono gli arrendevoli francesi a dichiarare Parigi una città «aperta» all’imminente avvicinamento delle colonne corazzate tedesche. Stalin invece ordinò la predisposizione di attività di sabotaggio, per continuare eventualmente la lotta anche qualora Mosca fosse stata catturata dal nemico. Stalin pensò, dove Hitler ed i gerarchi nazisti avessero potuto festeggiare la caduta della capitale sovietica? Le alternative erano al Cremlino oppure al Teatro Bol’šoj. Quindi ordinò a Berija di preparare eventuali attentati dinamitardi in questi luoghi.
Anna Kamaeva fu uno degli agenti segreti addestrati per l’attuazione di questo piano ed inoltre gli fu assegnato l’incarico di uccidere personalmente Hitler, qualora fosse sopravvissuto alle esplosioni. Berija era sicuro che Anna sarebbe stata in grado di svolgere tale missione.
Chissà come la storia del mondo si sarebbe terribilmente sviluppata se Mosca fosse caduta sotto l’attacco dei nazisti. Ma i russi, grazie a Dio, resistettero e scacciarono la Wehrmacht.
Nella battaglia di Mosca, Anna fu inviata in missione di sabotaggio solitaria nelle retrovie delle truppe tedesche. L’impavida Kamaeva ottemperò agli incarichi in modo eccellente tanto da mettersi in mostra rispetto agli altri agenti segreti operanti nella sua stessa organizzazione.
Fu così invitata al quartier generale del comandante del fronte occidentale, il generale Georgij Konstantinovič Žukov. Fu lì che Anna incontrò per la prima volta il suo futuro marito, Michail Filonenko. Lui era un comandante di un’unità di sabotaggio, premiato per aver compiuto numerosi attacchi di successo nella parte posteriore della Wehrmacht. Quando Filonenko lasciò l’ufficio di Žukov, incrociò lo sguardo di Anna Kamaeva la quale era seduta su un grande divano di pelle situato nella sala d’attesa, ma non poteva pensare di aver visto la sua futura moglie.
Dopo la sconfitta della Wehrmacht vicino a Mosca, Anna lavorò nell’apparato centrale della 4° Direzione dell’NKVD, la polizia segreta sovietica. Nel luglio del 1942 fu inviata alla scuola di Sverdlovsk dell’NKVD e poi a corsi di lingua straniera. Si stava preparando per il trasferimento all’estero e dovette studiare intensamente il portoghese ed il ceco. Nell’ottobre del 1944, fu trasferita in Messico, con l’incarico di pianificare una rischiosa fuga dalla prigione di Ramon Mercader, colui che aveva ucciso Trockij. Ma l’operazione fu annullata all’ultimo momento e nel 1946 Anna Kamaeva fu richiamata a Mosca, dove incontrò nuovamente Michail Filonenko.
Michail Filonenko si era distinto per tutto il corso della guerra per le brillanti incursioni di sabotaggio nelle retrovie delle truppe tedesche. Era anche un eccellente giocatore di scacchi, al punto da essere considerato un vero e proprio maestro. Nella parte finale della guerra subì una grave ferita ad una gamba in Polonia, motivo per il quale zoppicò per il resto della vita.
Nel 1946 Anna e Michail si sposarono. Presto ebbero un figlio, Pavlik. Ma la coppia Filonenko non era destinata a vivere una vita tranquilla.
I coniugi Filonenko furono inviati in missione in America Latina, sotto le false generalità di emigranti dalla Cecoslovacchia, in fuga dal dominio dell’Unione Sovietica. Gli fu consentito di portare con loro il figlio, ma ciò comportò in parte che anche il piccolo Pavlik si trasformasse in un agente segreto e quindi dovette imparare bene la lingua ceca.
Prima dell’inizio di quest’operazione, Michail e Anna furono ricevuti da Molotov, il famoso Ministro degli Esteri sovietico. Molotov li incaricò di penetrare nei più alti circoli governativi e politici dei Paesi dell’America Latina e da lì organizzare servizi di intelligence ed operativi negli Stati Uniti.
Molotov riponeva in loro grande speranza. I tempi erano molto difficili: la potente rete di intelligence sovietica negli Stati Uniti, dedita allo scovare i segreti delle armi atomiche, fu identificata dai servi segreti statunitensi ed eliminata. Era l’inizio della Guerra Fredda. Nel 1948, gli Stati Uniti chiusero i consolati sovietici ed avviarono una vera e propria «caccia alle streghe», attuando una decisa repressione contro coloro che simpatizzarono con l’Unione Sovietica. Si rese quindi necessaria la costituzione di una nuova rete di agenti segreti sovietici negli Stati Uniti.
Mosca decise di percorrere contemporaneamente due strade. Come parte della prima nel 1948, l’immigrato clandestino sovietico William Fischer, che in seguito divenne noto come Rudolf Abel, fu inviato negli Stati Uniti. La seconda strada prevedeva il lavoro della famiglia Filonenko.
Così, nel novembre del 1951, la coppia Filonenko ed il figlio Pavlik attraversarono clandestinamente il confine sovietico-cinese, dirigendosi verso Harbin. Alle autorità cinesi dichiararono di essere cittadini cecoslovacchi in fuga dall’Unione Sovietica. Nella città cinese di Harbin, Anna diede alla luce un secondo figlio, il quale lei e suo marito battezzarono in una locale chiesa cattolica per non destare sospetti. Più tardi la famiglia Filonenko si trasferì a Shanghai, dove viveva una nutrita comunità europea.
Con la vittoria di Mao in Cina nel 1949, i diritti speciali degli insediamenti europei a Shanghai furono aboliti e gli europei iniziano a lasciare la Cina.
Anna e Michail Filonenko insieme ai loro figli, si trasferirono in Brasile, avviando lì un’attività commerciale. Purtroppo, la mancanza di esperienza commerciale influì sulle sorti di questa scelta e la loro azienda fallì presto. Tuttavia il fallimento non destò sospetti: la crisi postbellica dilagava e moltissime aziende del Paese fallivano ogni giorno.
Michail Filonenko allora decise di abbandonare la strada dell’attività commerciale e cominciò a giocare in borsa. Questa volta la scelta della famiglia Filonenko si rivelò più fortunata. Le speculazioni in borsa cominciarono a portare i loro frutti e dopo aver realizzato guadagni in quantità considerevole, Michail Filonenko decise di avviare una nuova attività commerciale confidando che questa volta avrebbe ottenuto maggiore successo. Così fu! Un anno dopo, Michail Filonenko divenne un importante uomo d’affari ed un milionario che viaggiava attraverso il continente americano, frequentando anche l’élite della società latinoamericana.

Anna e Michail Filonenko
Fu allora che iniziò il vero lavoro di intelligence. Per Mosca era importante scoprire le intenzioni di Washington sull’Unione Sovietica. Gli statunitensi condividevano questi piani con i vertici politici ed economici dei Paesi latinoamericani. Così, grazie alla coppia Filonenko, i piani di attacco nucleare all’Unione Sovietica caddero nelle mani di Mosca. Le informazioni ottenute e trasmesse dai Filonenko risultarono decisive per l’esito a favore dell’Unione Sovietica di molte riunioni dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite.
I Filonenko furono in grado anche di trasmettere informazioni preventive riguardo il verificarsi di colpi di stato militari nei Paesi latinoamericani. Michail Filonenko fu in grado di penetrare nell’entourage del presidente del Brasile. Fece amicizia anche con il dittatore del Paraguay, Alfredo Stroessner, il quale aprì il suo Paese all’arrivo di molti ex nazisti. Un appassionato ammiratore del Führer ed un amante delle armi quale era Stroessner, era letteralmente affascinato dall’elegante uomo d’affari che sparava perfettamente quasi anche ad occhi chiusi con tutti i tipi di fucili e di pistole. Stroessner invitava Michail Filonenko a caccia di coccodrilli e durante queste battute di caccia gli forniva involontariamente molte informazioni di importante spessore politico internazionale.
Passarono gli anni e l’attività di spionaggio della famiglia Filonenko si svolgeva ininterrottamente. Sotto le palme del Sud America, la coppia diede alla luce un terzo figlio, Vanechka.
Certo, non tutto andò per il meglio. Una volta Mosca decise di inviare un giovane funzionario del Ministero degli Esteri per fornire importanti documenti ai due agenti segreti sovietici. L’incontro doveva essere casuale e si sarebbe dovuto svolgere all’interno di un ristorante. Ma il funzionario inviato da Mosca, una volta sedutosi solitariamente ad un tavolo del ristorante, iniziò a bere superalcolici e chiese all’orchestra che eseguiva musica dal vivo, di suonare una canzone popolare russa. Ovviamente , visto l’accaduto la famiglia Filonenko lasciò immediatamente il ristorante e l’incontro pianificato non ebbe mai luogo. Michail Filonenko, inorridito dalla scena alla quale aveva assistito, fece inviare da sua moglie Anna un messaggio a Mosca chiedendo che quell’idiota fosse richiamato con urgenza in Unione Sovietica.
Nel frattempo per la famiglia Filonenko divenne comunque sempre più difficile lavorare. Nel 1957, gli statunitensi arrestarono Rudolf Abel. Per salvaguardare l’incolumità della famiglia Filonenko, Mosca decise di stabilire un nuovo modo di comunicare con loro. Michail ed Anna ricevettero un ricetrasmettitore ad onde corte di nuovissima generazione, in grado di inviare a Mosca un messaggio in formato compresso e criptato in pochissimi secondi. Anna Fëdorovna, usufruendo dell’addestramento ricevuto anni prima alla scuola speciale riservata ai membri dell’intelligence, riuscì ad utilizzare la nuova strumentazione molto familiarmente. Poiché allora non esistevano le comunicazioni satellitari, i messaggi inviati da Anna Fëdorovna Filonenko erano ricevuti da una nave speciale camuffata in una nave della flotta baleniera dell’Unione Sovietica operante nelle acque antartiche. Il segnale ricevuto dalla nave veniva poi inoltrato a Mosca.
Quello era un periodo di rapporti molto tesi tra Unione Sovietica e Stati Uniti e quindi il lavoro della famiglia Filonenko fu alquanto complesso e svolto in un’atmosfera di stress costante.
Un giorno Michail Filonenko partì per un viaggio d’affari. All’improvviso, Anna sentì alla radio che l’aereo su cui avrebbe dovuto volare suo marito si era schiantato al suolo. Si disperò, ma poi si scoprì che suo marito perse l’aereo in quanto essendosi soffermato più a lungo del previsto in un incontro con una sua fonte di informazioni, giunse in aeroporto in notevole ritardo.
Lo stress comunque minò la salute di Michail Filonenko. All’inizio del 1960, Michail subì un infarto e Mosca decise di evacuare la famiglia di agenti segreti, riportandola nella propria terra natale. Partirono per un lungo viaggio alquanto difficile, cercando di far perdere le loro tracce.
Raggiunta l’Europa, Anna e Michail attraversarono il confine sovietico in treno. Da quel momento non poterono nascondere le lacrime di gioia ed all’unisono cominciarono a parlare in russo dopo molti anni in cui avevano evitato di proferire, anche in famiglia, una sola parola nella loro lingua. I loro figli rimasero sbalorditi in quanto non avevano mai sentito parlare quella lingua per loro sconosciuta. I loro figli parlavano portoghese, ceco e spagnolo. I bambini si preoccuparono e si spaventarono. Avevano viaggiato tutto il tempo contrariati e tristi in quanto non riuscivano a comprendere l’abbandono improvviso della loro casa con la totale distruzione di tutto ciò che non portarono via in valigia, l’abbandono della scuola e degli amici per recarsi in Unione Sovietica, un Paese del quale avevano sempre sentito parlare nel peggior modo possibile, tanto da odiarlo. Fu così, che il figlio maggiore Pavlik, appena li udì parlare in russo improvvisamente esclamò: «Ora Capisco tutto! Siete spie russe!«. Durante il resto del viaggio, nel tempo necessario per arrivare a Mosca, i genitori raccontarono la loro storia ai propri figli. Fu molto difficile per i ragazzi iniziare una nuova vita, dovendo improvvisamente imparare una nuova lingua, in un Paese completamente diverso dal Brasile per cultura, clima e società e dovendo di colpo abbandonare la loro identità ed il proprio cognome assumendo invece quello originale della famiglia.
La coppia Filonenko tornò in Unione Sovietica in un’era completamente diversa. Partirono per la loro missione quali agenti dell’NKVD e tornarono in Patria come ufficiali del KGB.
Dopo essere stati ricevuti dalle più alte autorità sovietiche, gli fu consentito di godersi per un po’ di tempo il meritato riposo e gli fu offerto tutto il supporto psicologico e psichiatrico necessario per loro e per i propri figli, tremendamente scioccati dal repentino cambio totale di vita. Dopo il trattamento ed il riposo, il colonnello del KGB Michail Ivanovič Filonenko ed il maggiore del KGB Anna Fëdorovna Filonenko, furono assegnati ad un lavoro d’ufficio all’interno della sede dei servizi segreti sovietici. Andarono in pensione nel 1963.
All’inizio degli anni ’70, la regista Tat’jana Lioznova iniziò a girare il famoso film di spionaggio dal titolo «Diciassette momenti di primavera». L’onnipotente capo del KGB, Jurij Andropov, il quale supervisionò personalmente questa pellicola, nominò consulenti Anna e Michail. La Lioznova, affascinata dalle storie dei due agenti segreti, trascorse intere nottate a parlare con loro. Così, molti episodi del famoso film sono ispirati alla storia della coppia Filonenko.
Un velo di segretezza avvolse i coniugi Filonenko fino alla fine della loro vita. Michail Ivanovič se ne andò nel 1982. Anna Fëdorovna sopravvisse per altri sedici anni, assistendo purtroppo alla dissoluzione dell’Unione Sovietica ed a tutti i miserabili «incantesimi» degli anni ’90. Morì nel 1998.
Ma l’impresa della famiglia Filonenko non sarà mai dimenticata. Arrivano nuove generazioni di funzionari dei servizi segreti e l’esempio dei leggendari Filonenko diviene per ciascuno di loro una luce guida.
Grazie Anna e Michail per il vostro prezioso lavoro.

Anna Fëdorovna Filonenko
Luca D’Agostini
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