Durante gli anni scolastici in Russia, gli studenti leggono uno dei libri più famosi sulla Grande Guerra Patriottica «La storia di un vero uomo«. Gli eventi narrati in questo libro sono realmente accaduti e riguardano la vita del coraggioso pilota Aleksej Petrovič Mares’ev, premiato con il titolo di Eroe dell’Unione Sovietica. Dopo essere stato gravemente ferito, Mares’ev perse entrambe le gambe, ma rifiutò di ritirarsi dal fronte e di essere collocato nella riserva, continuando così i suoi voli di combattimento. E nello stato di disabile abbatté quasi il doppio degli aerei nemici abbattuti in precedenza.
Aleksej Petrovič Mares’ev nacque il 7 maggio 1916, nella città di Kamishin, situata nella regione di Saratov. Suo padre, tornato gravemente ferito dalla prima guerra mondiale, morì quando il ragazzo aveva solo tre anni. Sua madre da sola crebbe tre figli, lavorando come addetta alle pulizie in una fabbrica di lavorazione del legno.
Dopo la scuola, Mares’ev iniziò a lavorare come tornitore. Ma già in quegli anni, il giovane Aleksej sognava di volare. Per due volte presentò domanda di iscrizione ad una scuola di volo, ma in entrambe le occasioni la sua domanda fu respinta dalla commissione medica, poiché soffriva di reumatismi sin dall’infanzia. Nel 1934, Aleksej iniziò a lavorare nel famoso stabilimento industriale aeronautico di Komsomolsk-on-Amur. Fu lì che il futuro pilota effettuò il suo primo volo e fu accettato in un locale club di volo.
Quando fu chiamato per effettuare il servizio militare di leva, con sua grande soddisfazione fu destinato ad una scuola di piloti militari. Si diplomò con il grado di luogotenente e continuò la carriera militare come istruttore di volo.
Con l’inizio della Grande Guerra Patriottica, Aleksej Petrovič Mares’ev fu trasferito in prima linea. Il primo volo di combattimento l’effettuò nella zona di Krivoj Rog. Alla primavera del 1942 aveva già abbattuto quattro aerei nemici. Ma ad aprile del 1942 accadde un evento che cambiò la sua vita.
Il 4 aprile 1942, nella battaglia di Novgorod coprì i suoi colleghi bombardieri, ma fu abbattuto da un pilota tedesco. Aleksej Petrovič Mares’ev, nonostante fosse stato gravemente ferito alle gambe, riuscì ad effettuare un atterraggio d’emergenza, ma purtroppo in una zona occupata dai tedeschi. Per quasi tre settimane, ogni giorno il pilota per alcune ore camminava zoppicando, poi stremato si trascinava strisciando a terra per altre ore. Questa agonia durò 18 giorni durante i quali Mares’ev mangiò solo le bacche e la corteccia degli alberi.
L’esausto Mares’ev fu scoperto dagli abitanti di un villaggio vicino alla città di Valdaj, ma all’inizio fu scambiato per un tedesco, motivo per cui non fu immediatamente aiutato. Solo appena si resero conto che era un pilota sovietico, gli abitanti del villaggio portarono l’uomo nelle loro case, ma nel villaggio non c’era nessuno in grado di poter effettuare un intervento chirurgico. Solamente 10 giorni dopo, Aleksej Petrovič Mares’ev fu portato in ospedale, ma a quel punto era estremamente indebolito, aveva perso molto sangue ed aveva la cancrena ad entrambe le gambe. Difficilmente sarebbe riuscito ad arrivare in ospedale vivo ma sulla strada, gli abitanti del villaggio che accompagnavano Mares’ev in ospedale, incontrarono un famoso medico, il professor Terebinskij il quale decise di effettuare un’operazione di urgenza con la relativa amputazione di entrambe le gambe.
Quando Aleksej si rese conto che sarebbe sopravvissuto, iniziò immediatamente a prepararsi per tornare al fronte e combattere contro gli invasori. Così, rifiutando categoricamente di essere congedato oppure evacuato dalla prima linea, nell’inverno del 1943, Mares’ev condusse nuovamente una missione di combattimento aereo. A luglio del 1943, compì una grande impresa: mentre da solo scortava alcuni bombardieri, respinse l’attacco di due aerei da caccia tedeschi abbattendoli entrambe e salvando così la vita anche ai suoi compagni. Per questo, gli fu conferito il titolo di Eroe dell’Unione Sovietica, e la gloria di un pilota senza gambe si diffuse in tutto il Paese.
Mares’ev durante la guerra effettuò 86 missioni di combattimento, abbattendo 11 aerei tedeschi. Sette di abbattimenti li effettuò quando ormai non aveva più le gambe.
Nonostante la gloria che lo circondava, Aleksej Mares’ev rimase sempre un uomo modesto. Alla vigilia della fine della guerra, alla sede dell’Aeronautica Militare, vide una bella ragazza che lì lavorava, alla quale però si vergognava di avvicinarsi, dapprima, vergognandosi della sua disabilità, e in secondo luogo, dubitando che fosse libera.
La donna si chiamava Ol’ga Viktorovna. Circa un mese dopo, Mares’ev prese coraggio e cominciò a relazionarsi con lei.
I due si sposarono ed hanno vissuto una lunga vita felice. Hanno avuto due figli: Viktor e Aleksej. Nessuno dei due figli ha seguito le orme di suo padre. Il figlio maggiore è divenuto un ingegnere automobilistico mentre il più giovane purtroppo, rimase invalido fin dall’infanzia.
Dopo la guerra, la vita e le prodezze di Aleksej Mares’ev furono ampiamente riportate dalla stampa. Boris Polevoj, il quale conosceva personalmente il pilota, ha scritto il libro «La storia di un vero uomo«. Mares’ev ringraziò Polevoj per il libro sulla sua vita, ma le sue parole in occasione della presentazione del libro, riecheggiano ancora oggi: «Questo libro potrebbe essere stato scritto su ognuno di noi. Tutti abbiamo combattuto. Quanti sono i corpi dei nostri connazionali che non sono neanche stati trovati sul campo di battaglia?«

Il libro di Boris Polevoj «La storia di un vero uomo»
Due giorni prima del suo 85° compleanno, un concerto a lui dedicato avrebbe dovuto svolgersi al Teatro dell’Armata Rossa, ma un’ora prima dell’inizio della celebrazione, Aleksej Petrovič Mares’ev ebbe un attacco di cuore che si rivelò fatale. Di conseguenza, la festa fu trasformata in una serata commemorativa, che iniziò con un minuto di silenzio.
Mares’ev è stato sepolto nel cimitero di Novodevičij a Mosca.
In memoria di Aleksej Petrovič Mares’ev sono stati eretti molti monumenti ed in molte città ci sono strade che portano il suo nome.

Monumento a Mares’ev eretto nella sua città natale (Kamishin)

Monumento a Mares’ev eretto nel luogo dove effettuò l’atterraggio di emergenza dopo essere stato colpito dal nemico (Regione di Novgorod)

Murales in onore di Mares’ev
Anche il cinema sovietico ha onorato la sua storia con il film dal titolo «La storia di un vero uomo» nel quale il ruolo di Mares’ev è stato interpretato dall’attore russo Pavel Kadochnikov. Nel 2005, sulla sua storia è stato girato un documentario dal titolo «Il destino di un vero uomo».

L’attore Pavel Kadochnikov mentre interpreta Mares’ev in una scena del film «La storia di un vero uomo»
Luca D’Agostini
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