In questo articolo sono evidenziate le malefatte in funzione antirussa commesse in tutto il mondo dal russofobo György Schwartz il quale in seguito cambiò il suo nome in George Soros, burattinaio delle finte rivoluzioni e dei colpi di Stato degli ultimi 25 anni in giro per il mondo.
Per capire meglio il personaggio Soros, facciamo un salto indietro ed andiamo negli anni della Seconda Guerra Mondiale. Il padre di George Soros era un avvocato ebreo di successo, viveva su un’isola nel Danubio e amava andare al lavoro in barca. All’avvento di Hitler, saputo che gli ebrei erano in pericolo, fece di tutto per proteggere la sua famiglia. Comprò documenti falsi e dopo aver corrotto un funzionario di governo fece passare la sua famiglia da ebrea a cristiana, cambiando il proprio cognome da Schwartz in Soros in modo da creare un identità del tutto nuova alla propria famiglia. Il giovane George Soros, che aveva all’epoca 14 anni, da neo-cristiano, mentre godeva del privilegio dell’immunità, vide centinaia di migliaia di ebrei ungheresi (che non avevano corrotto nessuno) mentre venivano deportati nei campi di sterminio. In coincidenza con questi fatti, George Soros trovò addirittura lavoro, prima fungendo da corriere per le operazioni genocide delle SS in Ungheria, poi essendo assunto in un ufficio che si occupava della confisca delle proprietà degli ebrei. (1) In un’intervista concessa a «60 Minutes», una trasmissione della CBS, il 20 dicembre 1998, Soros spiegò proprio che, quando era un adolescente, aiutò i nazisti a confiscare le proprietà degli ebrei mandati nei campi di sterminio, e che non si sentiva per niente in colpa nel farlo. Nella prefazione ad un libro pubblicato da suo padre, Soros aggiunge: «E’ una cosa sacrilega da dirsi, ma questi dieci mesi (dell’occupazione nazista) furono il periodo più felice della mia vita… vivevamo una vita avventurosa e ci divertivamo insieme». (2) Rileggete un attimo questa sua frase, forse vi è sfuggito quanto questa sia abominevole, in quanto detta da Soros che è di religione ebraica. Qui di seguito troverete in lingua inglese e senza sottotitoli il video dell’intervista.
Soros è un vero e proprio oligarca, è uno degli uomini più ricchi del pianeta e quindi naturalmente è circondato da tantissimi servi, presenti tanto nei media quanto nelle file della classe politica di tutto il mondo. Chi osserva con particolare attenzione i fatti geopolitici ricorderà certamente come Soros abbia agito dagli anni 90 in poi nei paesi dell’est Europa e dell’ex Unione Sovietica provocando le cosiddette «rivolte colorate» attraverso la diffusione capillare di ONG con la funzione di propaganda e di formazione di nuove classi dirigenti, e attraverso l’acquisto di quotidiani e televisioni. Ricordiamo infatti le proteste in Serbia del 2000, a seguito delle quali avvenne il rovesciamento di Slobodan Milosevic, che videro la partecipazione del network «OTPOR» (Resistenza), attivo dal 1998 al 2004, finanziato da Soros e dichiaratamente antagonista nei confronti delle autorità governative serbe. Aleksandr Maric, uno dei leader di OTPOR, dopo qualche anno ha riconosciuto i suoi legami diretti con alcuni membri del Dipartimento di Stato e della Casa Bianca e inoltre che il grosso dei finanziamenti proveniva dalla Open Society Foundation di George Soros. (3) Maric precisò che «seminari di formazione hanno avuto luogo a Budapest, Bucarest e in Bosnia nella primavera precedente agli avvenimenti». Lì i militanti di OTPOR hanno incontrato i responsabili dell’Albert Einstein Institute, così come i militanti del movimento polacco Solidarnosc. La tecnica utilizzata, affermò Maric, è direttamente ispirata alle tecniche d’azione non violente di Sharp e Ackerman, atte a: «discreditare il potere, incitare all’azione civica e alla manifestazione pacifica, il tutto supervisionato da un’associazione senza un esecutivo identificabile. Il movimento doveva inoltre presentarsi come apolitico e fare perno soprattutto sugli indecisi». (4) Inoltre il gruppo doveva: «usare messaggi brevi, slogan, e i militanti dovevano essere scelti secondo la loro apparenza, per vendere l’immagine del movimento connotandolo di un aspetto romantico e libertario, così da ispirare le vocazioni.» (5) Infine il movimento poteva contare su un appoggio massivo dei media occidentali, che si erano assicurati di filtrare e selezionare le informazioni per poter presentare le manifestazioni come degli assembramenti spontanei di una gioventù che aspirava alla libertà e alla democrazia, e che intendeva collaborare con la comunità internazionale.
Ecco di seguito quindi descritto in sintesi il modello e la strategia messa in atto per avviare una «rivoluzione colorata». Prima viene fondata una o più ONG, Organizzazione Non-Governativa, per creare un clima di protesta nel paese preso di mira; alcuni provocatori ben pagati organizzano manifestazioni di piazza alimentando le violenze; creare e pubblicare in rete video artefatti che danno l’illusione della repressione da parte del governo; si fomenta la guerra civile e si fabbricano i pretesti per un intervento militare dell’ONU o della NATO; i media mainstream totalmente allineati, alterano e modificano sistematicamente le notizie per far credere all’opinione pubblica quello che i leader occidentali vogliono che l’opinione pubblica creda; intellettuali e personalità dello star system occidentale arrivano in soccorso dei rivoltosi per dare loro autorevolezza morale; il governo in carica viene rimpiazzato da un governo fantoccio nelle mani degli occidentali. Infine le stesse multinazionali che avevano finanziato le ONG, per gratitudine ottengono importanti contratti per la «ricostruzione» e la «sicurezza» e soprattutto ottengono di poter depredare le risorse del Paese preso di mira. La scusa ufficiale invece che viene fornita all’opinione pubblica è: esportazione della democrazia. Facciamo un piccolo esempio: pochi sanno che il Regno Unito ha investito ben 500 milioni di dollari nell’intervento della NATO in Libia, e non certo per liberare la popolazione da una dittatura pluridecennale. Secondo il Dipartimento del Commercio e degli Investimenti del Regno Unito, i contratti per la ricostruzione del paese (sanità, educazione, elettricità e risorse idriche) ammontano a più di 300 miliardi di dollari. La guerra e la successiva ricostruzione fa diventare ricchissimi, visto che il rapporto è 1:600, cioè investi 1 dollaro e ne porti a casa 600. La strategia è perfetta e soprattutto ben oliata. (6)
Seguono questo schema sopra descritto tutte le rivoluzioni colorate. La Rivoluzione delle Rose del 2003 in Georgia, dove l’opposizione denunciò frodi elettorali dopo le elezioni legislative e scese in piazza guidata, dal network «Kmara», finanziato da Soros. I manifestanti costrinsero il Presidente Eduard Shevardnadze a rinunciare al proprio mandato. Il suo successore Mikhail Sakashvili, aprì il Paese agli interessi economici dei paesi occidentali mediante l’adozione di un’agenda politica decisamente pro-occidentale e filo atlantista ed una conseguente compromissione dei rapporti con la Russia. (7) Cinque anni più tardi, nell’agosto 2008, Sakashvili bombardò la popolazione dell’Ossezia del Sud, massacrando numerosi osseti, di cui la maggior parte hanno la doppia nazionalità russa e georgiana. Mosca rispose all’offensiva militare georgiana, che era stata appoggiata da strutture statunitensi e la costrinse ad arretrare. Bilancio: il paese è devastato. (8)
Nel 2004 in Ucraina ebbe luogo la «Rivoluzione Arancione», che vide la partecipazione di manifestanti preparati dall’International Renaissance Foundation (IRF), ONG ucraina fondata da George Soros e parte integrante della Open Society Foundations. Le elezioni presidenziali del 2014 opponevano Viktor Yanukovich a Viktor Yushenko e l’ultra nazionalista Julija Timoshenko, questi ultimi con il sostegno dell’Occidente e della comunità internazionale. Dopo 15 giorni di manifestazioni abilmente organizzate dalla fondazione di Soros, sotto una forte pressione mediatica attuata dai media occidentali, il risultato delle elezioni sarà annullato e verrà organizzata una terza elezione che vedrà la vittoria del candidato Viktor Yushenko. Dopo un mandato, il paese è in rovina, il presidente Yushenko non sarà più rieletto nel 2009, ottenendo meno del 5{bf2d5288dc6227a85fa6963f1c2a3a723252f95cd63a7ef62921e0fbdef25089} dei voti. Al suo posto venne eletto Viktor Yanukovich. (8)
Nel 2005 in Kirghizistan ebbe luogo la Rivoluzione dei Tulipani, sollevata dalla Coalizione per la Democrazia e la Società Civile, anch’essa sostenuta da Soros. (6) L’opposizione kirghisa finanziata da Soros contesta il risultato delle elezioni legislative e porta a Biškek i manifestanti del sud del paese che rovesciano il Presidente Askar Akayev. L’Assemblea Nazionale elegge come presidente il candidato pro statunitense Kurmanbek Salievič Bakiev il quale occuperà contemporaneamente il posto di presidente e primo ministro. Stabilizzatasi la situazione, Bakiev vende le poche risorse del paese a società statunitensi ed installa una base militare USA a Manas. Accusato di corruzione e di aver lasciato aggravare la situazione economica, Bakiev è scacciato dal potere da una nuova rivoluzione popolare nel 2010. (8)
Un esempio di questo tipo di strategia sono le notizie che accusavano Muammar Gheddafi di avere colpito dei pacifici dimostranti con aerei da combattimento, facendo una strage e uccidendo più di 6000 civili. Queste notizie sono state il pretesto per l’espulsione del Governo Libico dal Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite e per realizzare i crimini contro l’umanità verificatisi successivamente in Libia. Non stupisce sapere che una delle fonti di queste gravissime accuse è la Lega Libica per i Diritti Umani, che riceve sovvenzioni direttamente dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti. Il Ministero della Difesa della Federazione Russa ha pubblicato un rapporto in cui si afferma che la zona dove sarebbe avvenuta la strage è monitorata costantemente dallo spazio con i loro satelliti, e nessun attacco ha mai avuto luogo! Avete letto bene! «Nessun attacco ha mai avuto luogo». Avete per caso sentito questa notizia? Non è mai avvenuta quella strage, eppure i media occidentali hanno riportato notizie false, inventate di sana pianta. (6)
Stesso tipo di azioni sono perpetrate tutt’oggi in Ucraina e nei paesi Arabi, basti pensare a come i «Caschi Bianchi», finanziati da Soros, agiscono in Siria diffondendo false immagini di persone civili morte, uccise secondo la loro menzognera impostazione dai russi o dal Presidente siriano Assad. (9)
A luglio del 2014, Soros ha rivelato a Fareed Zakaria della CNN di essere responsabile della creazione di una fondazione in Ucraina che ha contribuito al colpo di Stato contro il presidente Viktor Yanukovich e all’insediamento di una giunta sostenuta dagli Stati Uniti: «Ho creato una fondazione in Ucraina prima che il paese diventasse indipendente dalla Russia. Questa fondazione ha continuato a operare e ha avuto un ruolo importante negli eventi recenti.» Di seguito un breve video dell’intervista, in lingua inglese e senza sottotitoli.
Molti partecipanti alle manifestazioni di Piazza Maidan a Kiev erano membri delle ONG fondate da Soros o addestrati da queste stesse ONG in seminari e conferenze sponsorizzate dall’International Renaissance Foundation (IRF) di Soros. L’IRF, fondata e finanziata da Soros, si vanta di aver ricevuto più donazioni di tutte le altre organizzazioni per attuare il colpo di Stato in Ucraina. (10) L’addestramento dei manifestanti si è basato tanto sulle tecniche di protesta che sulle negoziazioni con le autorità e ancora sulla logistica necessaria per tenere manifestazioni dalla durata di più settimane. Migliaia di tende e coperte furono messe a disposizione dei manifestanti per accamparsi a Piazza Maidan ed affrontare il freddo glaciale di quei giorni. (11) Durante l’occupazione della piazza vengono serviti dei pasti gratuiti. (8) Così, grazie al sostegno fornito da Soros alla realizzazione del colpo di Stato in Ucraina, a novembre del 2015 Poroshenko gli ha conferito l’Ordine della Libertà per il suo «contributo personale alla promozione dell’immagine internazionale dello Stato ucraino». (12)
Quest’anno abbiamo appreso anche dell’ingerenza nella politica della Macedonia. stando a quanto viene affermato da uno dei cofondatori di Stop Operation Soros, Cvetin Cilimanov, la Open Society Foundation minerebbe la sovranità macedone lavorando in parallelo con l’opposizione di centrosinistra dell’Unione Socialdemocratica di Macedonia e con gruppi d’interesse stranieri. (7)
Infine non dobbiamo dimenticare che in molti Paesi ancora non colpiti dalle rivoluzioni colorate, sono presenti organizzazioni politiche e movimenti continuamente finanziati e sostenuti dalle fondazioni di Soros: è il caso di «Zubr» in Bielorussia, «Oborona» in Russia, «Mjaft» in Albania, «Bolga» e «Youkol» in Uzbekistan, «Jok» in Azerbaijan. (8)
E’ chiaro che l’obiettivo di queste rivoluzioni colorate è quello di rafforzare la presenza statunitense e della NATO nell’Europa Orientale ed intorno ai confini della Russia, al fine di colpire gli obiettivi geostrategici e geopolitici della Federazione Russa. La Russia e la Bielorussia non sono state affatto scalfite da queste minacce, avendo saggiamente adottato con rapidità le misure necessarie, essendo state vietate le ONG finanziate o sostenute da Soros e i mercenari da queste sovvenzionati sono stati espulsi. (8)
Sul sito «soros.dcleaks.com», in un rapporto del 2015 si legge che la Open Society European Policy Institute ha come obbiettivo principale quello di «influenzare i decision-makers» ovvero coloro che prendono le decisioni, indicando tra le priorità: «mappare le zone di influenza della Russia in Europa», «monitorare ed influenzare il dibattito sulla crisi Ucraina in Germania». Per tutti i suoi programmi, così come per le campagne elettorali delle elezioni europee, sono state spese diverse centinaia di migliaia di euro al mese, perfettamente descritte da tabelle di budget preventivi e consuntivi consultabili sul sito. Ingenti quantità di denari risultano essere donate ad associazioni come Arcigay (99 mila dollari nel contesto del progetto «LGBT Mob-Watch Italy-Europe 2014»), Human Right Watch (finanziamento decennale di 100 mila dollari a partire dal 2010), Amnesty International (500 mila dollari nel 2013, 250 mila dollari nel 2014) ed alla campagna elettorale di Hillary Clinton. Inoltre in Italia, Associazione 21 luglio Onlus e l’Associazione Lunaria sono tra le associazioni finanziate da Soros. L’associazione Carta di Roma, nel 2015 ha organizzato in collaborazione con le Open Society Foundations un corso di formazione dei giornalisti dell’ordine del Lazio. (13)
Ma, come si evince dai documenti pubblicati, l’azione delle società di Soros si spinge ben oltre, arrivando addirittura ad individuare eurodeputati, politici ed altri uomini di spicco in Europa con idee affini alla Open Society European Policy Institute e che secondo tale ONG è necessario finanziare. Ne sono stati individuati 226 solo al parlamento europeo. Per l’Italia alcuni dei «prescelti» sono: Cecile Kyenge ex ministra oggi deputata europea del Partito Democratico, Barbara Spinelli, leader di «Altra Europa con Tsipras» e l’ex sindacalista della CGIL, Sergio Cofferati. (9)
La russofobia di George Soros è ben espressa in un editoriale scritto dallo stesso Soros, l’11 febbraio 2016, sulle colonne del The Guardian, dal titolo: «Putin pone una minaccia all’esistenza dell’Europa più pericolosa dell’ISIS». In questo articolo Soros scrive: «I leader di Stati Uniti ed Europa stanno commettendo un errore fatale a credere che il presidente russo Vladimir Putin sia un potenziale alleato nella battaglia contro lo stato islamico. L’evidenza li contraddice. L’obiettivo di Putin è quello di favorire la disintegrazione dell’Unione Europea, e il modo migliore per farlo è quello di inondare l’Europa con i rifugiati siriani… Un’Unione disintegrata non sarà più in grado di mantenere le sanzioni imposte in seguito alle sue incursioni in Ucraina. Al contrario, Putin ne guadagnerà considerevoli benefici economici … sfruttando i nuovi canali commerciali e i partiti anti-europei che nel frattempo egli ha attentamente coltivato». Se non bastasse questa sequela di assurdità, lo speculatore conclude che «l’ISIS pone un rischio sia all’Europa sia alla Russia. Ma non dovrebbe essere sovrastimato. Gli attacchi organizzati dagli jihadisti, per quanto terrificanti, non possono paragonarsi alla minaccia esistenziale posta dalla Russia.» (14) (15)
E’ chiaro che il nemico numero uno di Soros è il Presidente Putin. Ma per quale motivo Soros ha deciso di scrivere questo articolo? E per quale motivo tanto rancore verso il Presidente Putin? Qui entra in gioco proprio la geopolitica. Occorre partire dalla considerazione che l’alleato naturale della Russia è l’Europa, e prevenire quell’alleanza è obiettivo primario del governo statunitense. L’efficienza e la capacità organizzativa dell’Europa combinate con le materie prime della Russia, la sua capacità inventiva e le buone relazioni con la Cina, è la combinazione che meno vogliono vedere gli Stati Uniti. Inoltre il Presidente Putin ha dimostrato di non voler sottomettere la Russia ai dettami del Nuovo Ordine Mondiale tanto caro a Soros.
Altro strumento nelle mani di Soros è il famoso sito di petizioni online «Avaaz», fondato nel 2007 da una pluralità di individui tra cui lo stesso Soros. Dalle «rivoluzioni colorate» alla consegna di petizioni direttamente ai referenti politici, Avaaz è diventato sempre più uno strumento di manipolazione dell’opinione pubblica. Proprio per questo le petizioni lanciate dallo stesso si mossero sempre a favore dell’interventi militare in Siria o contro il ritiro immediato delle truppe militari in Afghanistan. (16)
Ma la Federazione Russa è un Paese che lo spregiudicato Soros non può decifrare. Il pragmatismo politico e il sistema di valori umanisti radicati nella tradizione culturale dello Stato-Nazione della Russia, fanno infuriare Soros. La Russia è la sua balena bianca, una creatura che ha cercato di uccidere per quasi un decennio. Sfortunatamente per Soros (e fortunatamente per l’intero pianeta), il Presidente Putin, a differenza dei politici occidentali, è leale nei confronti del suo Paese e del suo popolo e non permetterà mai a nessuno di svendere la Russia. Il Presidente Putin ha subito compreso la natura cancerosa delle sue ONG prendendo in modo saggio, misure preventive adeguate. (17)
A novembre del 2015, Marina Gridneva, portavoce della Procura Generale della Russia, ha comunicato che la Procura ha qualificato come «indesiderabili» due ONG straniere. Si tratta della Open Society Foundations e di OSI Assistance Foundation le quali entrambe fanno capo a George Soros. Ha detto Marina Gridneva che: «È stato accertato che la loro attività rappresenta una minaccia alle basi dell’ordinamento costituzionale della Federazione Russa e alla sicurezza dello Stato.» La decisione è stata presa sulla base dell’analisi svolta dopo il ricevimento di una lettera del Consiglio della Federazione della Russia in cui i parlamentari chiedevano alla Procura, al ministero degli Esteri e al ministero della Giustizia di verificare l’attività delle ONG incluse nella cosiddetta «stop-list patriottica», approvata dalla Camera alta del Parlamento Russo in luglio dell’anno in corso. Infatti nel maggio 2015 in Russia veniva approvata una legge che permette di qualificare le ONG straniere e internazionali come «non gradite in Russia», se la loro attività compromette le basi costituzionali, la capacità difensiva o la sicurezza della Russia. In conformità alla legge in questione, la decisione sulla non desiderabilità delle organizzazioni viene presa dalla Procura generale di concerto con il ministero degli Esteri. Procedura analoga è prevista anche per la revoca della decisione. (12)
Così, anche per questo motivo ha ordinato di rilasciare un mandato di cattura Internazionale nei confronti di George Soros, dichiarando: «È stata fatta richiesta per un mandato di cattura Internazionale nei confronti del terrorista finanziario, dell’Ungherese George Soros. I servizi segreti russi hanno scoperto che Soros stava usando derivati danesi con altre valute straniere per iniziare un attacco contro le azioni in valuta russa sul mercato.» (17)
Luca D’Agostini
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Fonti:
(2) Speculatore
(3) Patrice Vidal, Dans l’arrière-cour de Moscou, François-Xavier de Guibert, Parigi 2009, pag. 147-148.
(4) Patrice Vidal, Dans l’arrière-cour de Moscou, François-Xavier de Guibert, Parigi 2009, pag. 149-150.
(5) Patrice Vidal, Dans l’arrière-cour de Moscou, François-Xavier de Guibert, Parigi 2009, pag. 151.
(7) George Soros
(8) Guerre di quarta generazione
(9) Soros
(10) Soros e Ucraina
(11) Guerre finanziate da Soros
(12) Soros e Russia
(13) Associazioni legate a Soros
(15) Articolo del «The Guardian»
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