Cari amici e lettori di Madre Russia oggi parliamo un po’ di economia. Abbiamo pubblicato già tanti articoli di argomentazione storica e politica, biografie, articoli riguardanti turismo e curiosità relative alle tradizioni russe. Ci siamo soffermati spesso su un aspetto che io personalmente ritengo fondamentale per la conoscenza del mondo e mi riferisco alla geopolitica. Ecco, oggi apriamo uno spazio nuovo dedicato all’economia e scoprirete che non è un argomento rinchiuso in un compartimento stagno, ma è profondamente legato, come sempre, a logiche geopolitiche. Iniziamo quindi con l’occuparci e l’approfondire il tema delle agenzie di rating occidentali ed i loro rapporti con la Federazione Russa.
In una recente intervista del 2015 rilasciata all’agenzia di stampa Sputnik, Aleksej Blinov, membro del club Zinoviev, ricercatore in scienze giuridiche e politiche, afferma che le classifiche redatte dalle agenzie di rating occidentali sono una parte del meccanismo ideologico della globalizzazione, adottate al fine di standardizzare il mondo, nel quale per ciascun Stato è costituito un suo ruolo rigorosamente definito. Le agenzie di rating sono un prodotto propagandistico dell’occidente, inserite in una strategia di guerra dell’informazione e formazione delle opinioni. Ormai è impossibile negare un fatto evidente: la politica prevale sugli indicatori oggettivi ed i rating rappresentano il principale strumento ideologico che assicura la leadership e la prevalenza dei Paesi occidentali nel mondo. Le classifiche di rating vengono talvolta utilizzate anche per condizionare e decidere dall’esterno le sorti politiche all’interno di un Paese, screditando una parte politica a favore di un’altra. Oggi, le stime sono più di semplici indicatori, sono mezzi di influenza, di proiezione del potere economico, di imposizione delle proprie regole del gioco. I rating compiono quella funzione «invisibile» che avevano i cambiavalute medievali e che eseguono i moderni faccendieri ed i fondi speculativi, capaci di far crollare le valute nazionali, di manipolare il prezzo del petrolio e dell’oro, di manovrare la psicologia delle masse di consumatori, operare con precisione chirurgica la ripartizione della proprietà con l’aiuto del gioco in borsa delle azioni societarie, si tratta cioè di azioni completamente artificiali.
Per fortuna i lettori abituali di «Madre Russia» concordano con questa analisi. Ma se a leggere quanto sopra scritto non fosse un lettore abituale, allora qualcuno di questi lettori potrebbe non essere d’accordo ed obiettare: «Ecco qua! Che tesi assurda! Tipicamente filorussa! E’ logico che questa è una posizione espressa da un russo e da un blog il cui nome è Madre Russia!». Come se da parte sua, logicamente, non si sarebbe potuto aspettare diversamente. Allora sgomberiamo subito ogni sorta di dubbio: Madre Russia assume posizioni filorusse e ne è orgogliosa ed onorata!
Ma a sostenere la stessa tesi introduttiva di questo articolo è anche un Tribunale della Repubblica Italiana, che possiamo considerarlo in qualsiasi modo, ma non certamente come espressione di una posizione filorussa. Infatti il 28 settembre del 2017 sono state depositate le motivazioni della sentenza del Tribunale di Trani nei confronti di Standard & Poor’s. Diciamo subito che si tratta di una sentenza di assoluzione dall’accusa di manipolazione del mercato. Come era logico aspettarsi la stampa italiana festeggiò questa notizia riportando a caratteri cubitali e trionfalistici l’assoluzione di Standard & Poor’s e dei suoi manager. Ma leggendo le 332 pagine delle motivazioni della sentenza emerge chiaro invece che la tesi da noi sostenuta all’inizio di questo articolo trova pienamente riscontro nelle motivazioni della sentenza stessa. Scrivono i giudici: «Riguardo alle ripercussioni a livello sistemico, è appena il caso di anticipare che l’informazione sul settore finanziario non corrispondente alla situazione reale, ha certamente accresciuto la percezione di rischio da parte del mercato, determinando un aumento della volatilità e dello spread.» (1) Ed ecco quindi le conclusioni, quelle troppo scomode da pubblicare e rendere note all’opinione pubblica. Infatti nelle motivazioni il Tribunale di Trani ha scritto: «Il processo per il declassamento di due livelli del rating sovrano dell’Italia del 2012 a carico di Standard & Poor’s ha evidenziato i profili di incompetenza degli analisti e di quelli del debito sovrano in particolare: gli stessi profili di criticità evidenziati da Pierdicchi (all’epoca dei fatti Amministratore Delegato di Standard & Poor’s Italia, ndr) al presidente mondiale di Standard &Poor’s, Deven Sharma, in un’intercettazione telefonica. Sharma è dunque consapevole della inadeguatezza degli analisti del debito sovrano«. In questo ultimo caso ci si riferisce appunto ad una intercettazione telefonica del 3 Agosto 2011 tra Maria Pierdicchi e Deven Sharma, dove la prima dice testualmente al proprio capo che Standard & Poor’s non dispone delle competenze per emettere un rating sull’Italia. E ancora leggiamo sulle motivazioni della sentenza: il processo per manipolazione del mercato nei confronti di analisti e manager di Standar & Poor’s sul declassamento di due gradini dell’Italia (da A a BBB+) del 2012 «ha fatto emergere gli intrecci tra azionisti, manager, analisti, dirigenti del Tesoro, banche di affari e agenzie di rating, ma non ha consentito di delinearne in maniera definitiva i confini proprio per la «reticenza» manifestata da alcuni testi«. Ma non basta, nelle motivazioni della sentenza si legge anche: «I testimoni avrebbero dovuto avere, invece, il dovere di fornire una più ampia e sincera collaborazione, frenata o da interessi personali o da interessi di natura politica in un chiaro tentativo di frammentare le singole condotte, ostacolando l’accertamento dell’elemento soggettivo del reato e, ancor prima, ostacolando la riconduzione a un disegno unitario di tutte le condotte, anche di quelle antecedenti all’azione del rating del 13 gennaio 2012, in un’ottica di sicuro pregiudizio per l’Italia, descritto dalla dirigente del debito pubblico Maria Cannata… In un contesto di velata, ma sostanziale, reticenza dettata da interessi di natura personale commisti a compiacenza nei confronti di Standard & Poor’s, da cui hanno tratto vantaggi per la loro carriera, si collocano le testimonianze della general manager Maria Pierdicchi e dell’analista bancario, Renato Panichi«. Questo infatti emerge anche dallo scambio di email tra Panichi ed i suoi colleghi, dove lo stesso Panichi tenta di impedire l’emissione del rating, una volta compreso il giudizio sbagliato dato dai colleghi sulla situazione del debito italiano, sia del Tesoro che delle banche. Tutto ciò porta il Tribunale di Trani a dichiarare nelle motivazioni della sentenza: «Rimane confermata, pertanto, la violazione sia delle policy aziendali di Standard & Poor’s che del Regolamento europeo n. 1060 del 2009 sul conflitto di interessi». (2)
Ora, deve essere chiaro che il danno prodotto dalle decisioni adottate da Standard & Poor’s, c’è stato ed è stato anche molto rilevante. Come dichiarato dall’allora Procuratore Generale del Lazio della Corte dei Conti, Angelo Raffaele De Dominicis: «un danno che inizialmente è stato quantificato in ben 120 miliardi di euro, pari al costo delle due manovre Salva Italia dell’estate e dell’autunno 2011.» In pratica il danno prodotto ha riguardato il costo del denaro e la disponibilità dei finanziamenti. Ad esempio, le famiglie che nel periodo 2011-2012 avevano mutui a tasso variabile hanno sperimentato un aumento della rata di interesse; oppure le imprese che erano indebitate attraverso scoperti di cassa o altri operazione di medio-lungo termine hanno visto innalzarsi il costo della raccolta a causa dell’incremento del tasso interbancario e dello spread. (1)
Non vi pare che sia di una gravità assoluta quanto dichiarato dai magistrati nella motivazione della sentenza? Perchè la Russia si dovrebbe fidare di tali agenzie di rating? Come ci si può fidare delle agenzie di rating occidentali se il fine del loro operato è subordinare la Russia e infliggerle il maggior danno possibile? Se il loro fine ultimo è il cambio di leadership, sostituendo il Presidente Vladimir Putin con un leader manovrabile e condizionabile? (3)
Eh si, perchè è proprio questo il punto! Le agenzie di rating occidentali sono uno strumento di guerra mediatica. La propaganda occidentale non conosce sosta ed è ciclicamente alimentata per tenere alta la tensione. Negli ultimi anni abbiamo assistito: a febbraio del 2014 al boicottaggio delle Olimpiadi invernali di Sochi con la patetica motivazione delle ipotetiche leggi «omofobe», a maggio del 2015 al blitz dell’FBI in Svizzera e la conseguente decapitazione dei vertici della FIFA con l’intento non riuscito di revocare l’assegnazione dei mondiali di calcio del 2018 in Russia, a novembre del 2015 all’accusa di «doping di Stato» seguita dalla richiesta di sospendere la Russia dalle Olimpiadi di Rio de Janeiro del 2016, nel marzo 2016 all’accusa di doping alla tennista Maria Sharapova considerata uno dei simboli dello sport russo, ad aprile del 2016 allo scandalo dei «Panama Papers» dove senza alcun ritegno si pubblica la notizia falsa ed infondata del coinvolgimento del Presidente Putin. Ogni «bomba mediatica» produce effetto per un paio di settimane e quindi poi ha bisogno di essere di nuovo alimentata con nuovi aggiornamenti oppure con una nuova «notizia bomba» appena inventata. (4) Ecco questo è il contesto in cui le agenzie di rating occidentali vengono scientificamente adoperate nei confronti della Russia.
Il signor Du Minyan, direttore tecnico dell’agenzia di rating cinese Dagong, la quale ha anche una sede a Milano, nel 2016 ha dichiarato: «Le agenzie di rating occidentali sono eccessivamente pessimistiche nella redazione del rating nazionale della Russia.«
L’agenzia Dagong ritiene che nella determinazione del rating di un Paese bisogna tener conto della sua capacità di rimborsare il debito e del cambiamento dei fattori che influenzano tale capacità. Ridurre il rating di un Paese in assenza di tali fattori ha un impatto negativo sul mercato dei capitali, dirige i movimenti di capitali nella direzione sbagliata. Quando gli è stato chiesto di commentare la notizia che l’agenzia di rating Moody’s ha indicato un possibile declino del rating nazionale della Russia, Du Minyan ha risposto: «Il debito pubblico della Russia non supera il 20% del PIL ed è trascurabile rispetto al debito pubblico degli Stati Uniti, che i dati indicano al 106%. Negli ultimi due anni, il governo russo ha usato principalmente il fondo di riserva e il fondo nazionale di previdenza per compensare il deficit di bilancio, perciò il suo debito è leggermente aumentato, ma la dimensione delle riserve valutarie rimane enormemente grande. Se si prendessero in considerazione tutti i fattori che determinano la solvibilità del governo russo, emergerebbe chiaro che non vi è alcun motivo per declassare il rating nazionale russo, se non una decisione di natura ideologica.» (5) Ora, Du Minyan non lo ha detto e quindi, tanto per valutare l’affidabilità di Moody’s, lo voglio ricordare io: l’agenzia di rating Moody’s aveva attribuito un punteggio altissimo alla Lehman Brothers poco prima del suo clamoroso fallimento. (6)
Alle dichiarazioni di Du Minyan fanno eco le dichiarazioni di Guan Jianzhong, Presidente dell’agenzia di rating cinese Dagong: «In realtà, le decisioni delle agenzie di rating occidentali sono perlopiù influenzate dalla politica. Dagong prende in considerazione soltanto la capacità di rimborso del debito del governo centrale. Il debito statunitense è molto più alto rispetto alla sua capacità di pagare e produrre profitti, ma nelle classifiche di Moody’s e Fitch, gli Stati Uniti occupano stranamente la prima posizione. La Cina, si sa, è un grande creditore degli Stati Uniti. Quindi il rating degli USA come potrebbe essere superiore a quello della Cina? Sarebbe anomalo! Quanto alla Russia, il debito non ha risentito delle sanzioni ed il pericolo di una crisi del debito nel Paese è nettamente inferiore agli Stati Uniti. La cosa interessante è che dopo l’imposizione delle sanzioni alla Federazione Russa, lo spread tra il decennale russo e quello degli Stati Uniti è in realtà minore da agosto del 2014. Nei Paesi occidentali, i rating vengono utilizzati come strumento per proteggere i propri profitti, i propri interessi. Ed è per questo che la crisi finanziaria del 2008 può essere in parte ricondotta a una crisi del credito, perché è stato assegnato il rating sbagliato.» (7)

Guan Jianzhong — Presidente dell’agenzia di rating cinese Dagong
Essendo le agenzie di rating occidentali divenute uno strumento di lotta geopolitica, la Russia nel 2015 decise di creare una propria agenzia di rating denominata «AKPA» (Аналитическое Кредитное Рейтинговое Агентство) («ACRA» Analytical Credit Rating Agency), con sede a Mosca. Alla guida dell’agenzia c’è Ekaterina Trofimova, la quale ha lavorato per più di un decennio negli uffici parigini di Standard&Poor’s ed ha ricoperto la carica di vicepresidente di Gazprombank.

Ekaterina Trofimova — Amministratore Delegato di «ACRA»
Recentemente, a settembre 2017, i Paesi che compongono il BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa), si sono mostrati d’accordo sull’esigenza di creare una propria agenzia di rating. Sergej Katrijn, il Presidente della Camera di Commercio della Federazione Russa, a margine del forum dei Paesi BRICS, ha dichiarato: «I Paesi che compongono il BRICS hanno capito che al momento attuale la politica prevale sugli indicatori oggettivi, non solo per le singole banche o società, ma anche nei rating sovrani dei Paesi.» (8)

BRICS (Brasile — Russia — India — Cina — Sud Africa)
Aleksej Blinov afferma: «se guardiamo ad una qualsiasi serie di rating, non si capisce come faccia la Russia ad essere ancora viva. Le agenzie di rating statunitensi sono solo delle marionette ideologiche utilizzate per garantire gli interessi degli Stati Uniti nel mondo e sono legate strettamente al Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ed a Wall Street. Le loro previsioni sono ottenute con metodi non trasparenti e non verificabili dall’esterno. Nonostante le pluriennali misurazioni e le previsioni analitiche demotivanti, la Russia è comunque nel pieno delle forze, anche se a qualcuno ciò potrà non piacere.» (3)
Ed ha ragione Blinov! Nonostante le negative previsioni economiche fornite dalle agenzie di rating occidentali, la Russia è comunque nel pieno delle forze. Nel corso dell’ultimo vertice dei BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa) il Presidente Putin ha dichiarato: «Stiamo ripristinando i tassi di crescita economica. Non sono uguali a quelli dell’India o della Cina, ma dopo la recessione registriamo la crescita economica del 2,3%.» Poi ha aggiunto: «Abbiamo raggiunto un ribasso record dell’inflazione per la Russia. Ora è del 3,5%, entro la fine dell’anno ci aspettiamo il 3,7-3,8%.» (9) Secondo quanto comunicato dalla Rosstat, l’agenzia ufficiale di statistica di Mosca, in settembre l’inflazione è calata al 3,0% annuo. L’andamento dell’inflazione ha permesso alla Banca Centrale Russa di tagliare i tassi di riferimento di 50 punti base portandoli al 7,25% (10) (11) Le obbligazioni russe in rubli rendono più del 8%. (12) Il Presidente Putin ha aggiunto che in Russia sono in crescita gli investimenti nei capitali, sta aumentando il fatturato soprattutto nel settore petrolifero e del gas (25% nel primo semestre), la disoccupazione è in calo (circa il 4,9%), è in crescita la produzione industriale e agricola. (6) In crescita anche le vendite di auto che nel primo semestre 2017 sono salite del 12,4%. (9)
Il sistema bancario russo è molto solido. Charles Robertson, capo economista della Banca Renaissance Capital, con sede a Mosca, a dichiarato: «La struttura del credito bancario in Russia è molto solido ed affidabile ma questo viene sottovalutato dalle agenzie statunitensi per ovvi motivi.» (13) Ed a capire quali sono gli ovvi motivi ai quali si riferisce Robertson, ci arriva anche un bambino!

Charles Robertson — capo economista della Banca Renaissance Capital
Tutte buone notizie quindi per l’economia russa! Ma il Presidente Putin non si accontenta ed intervenendo al forum «La Russia chiama», organizzato dalla banca russa VTB Capital, ha dichiarato: «Ci troviamo di fronte a una serie di compiti strategici. È necessario non solo consolidare le tendenze positive, ma dare all’economia russa ulteriori spinte, migliorando significativamente la sua efficacia. Ancora una volta, non possiamo accettare i tassi di crescita attuali. È necessario portarli ad un livello superiore alla media mondiale.» (11)
E così, loro malgrado, anche le agenzie di rating occidentali si stanno accorgendo che le loro previsioni o sarebbe meglio dire i loro desideri, non si sono avverati ed a partire dall’agenzia Fitch, smentendo loro stesse, cominciano ad elaborare previsioni di crescita del PIL della Federazione Russa. Con sommo dispiacere delle agenzie di rating occidentali, nonostante le loro previsioni catastrofiche, la Russia continua a fare progressi nel rafforzamento della sua politica economica. In particolare, l’agenzia Fitch ha dovuto ammettere il successo della politica del tasso di cambio fluttuante del rublo, gli sforzi per tenere l’inflazione sotto controllo a livelli predeterminati e la solidità della strategia della spesa pubblica. (14)
Luca D’Agostini
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Fonti
(2) Quello che i giornali non riportano
(3) Club Zinoviev
(4) Federico Dezzani, Federico Dezzani — Blog. Anno 2016, Federico Dezzani 2017.
(5) Dagong
(6) La Cina sfida le agenzie di rating
(7) Debito USA
(9) Agenzie rating
(10) Economia russa
(11) Banca Centrale taglia i tassi
(12) Migliora l’outlook
(13) Credito in Russia
(14) Mercati e rublo
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