Apprestatevi a conoscere una storia che in lingua italiana non è mai stata scritta. Tra i lettori non russi di Madre Russia, in pochissimi conoscono le gesta eroiche di venti soldati sovietici, prigionieri dei mujaheddin. Tra i lettori russi o nati e cresciuti nell’ex Unione Sovietica, tutti invece conoscono e rendono onore all’eroismo di questi uomini.
La loro storia merita di essere rappresentata in un film. Qualora si fosse trattato di soldati statunitensi, l’industria cinematografica di Hollywood ne avrebbe tratto spunto per realizzare un film epico che poi avrebbe fatto il giro delle sale cinematografiche di tutto l’Occidente, con fila ai botteghini e con i media che avrebbero osannato le loro gesta. Giustamente in Russia un film sulla rivolta del Campo Badaber è stato realizzato e quest’anno anche una bellissima miniserie TV molto emozionante e che consiglio vivamente di vedere. Ma trattandosi di soldati sovietici, nelle sale cinematografiche occidentali, tale film non è mai giunto e la miniserie TV non è mai apparsa sul piccolo schermo.
E’ con immenso onore, che vi presento la storia di questi venti eroi.
Nel 1983 venne realizzato un campo per rifugiati afgani, situato in un piccolo villaggio di nome Badaber, in Pakistan, a 10 km a sud di Peshawar ed a 24 km dal confine con l’Afghanistan. Si trattava di un centro di addestramento militare, dove i futuri mujaheddin venivano addestrati da istruttori militari provenienti da Stati Uniti, Pakistan ed Egitto, con l’intenzione di tornare in Afghanistan per combattere contro le truppe sovietiche. Un totale di 65 istruttori militari lavorò nel campo, principalmente provenienti dal Pakistan e dall’Egitto. Sei di questi istruttori erano ufficiali statunitensi. Il centro di addestramento era di proprietà del Partito Islamico dell’Afghanistan ma godeva anche del tacito sostegno delle autorità pakistane.
Il campo insieme alla base militare occupava una vasta area, circa 500 ettari. Oltre alle case di argilla e alle tende, c’erano sei magazzini con armi e munizioni e tre prigioni. I soldati delle Forze Armate dell’Esercito Democratico Afgano ed i prigionieri di guerra sovietici catturati durante il 1983-1984 nel Panjshir e Karabag furono portati qui.
Prima di allora, erano tenuti principalmente in zindan, tipiche celle sotterranee che costituivano un sistema di prigionia molto diffuso nell’Asia Centrale. In totale, nel Campo Badaber vi erano tenuti prigionieri 40 soldati dell’Esercito Democratico Afgano e una ventina di soldati sovietici.1 2 3 4
Durante la prigionia, ogni comunicazione tra i soldati sovietici ed i prigionieri di guerra afgani era proibita. Chi provava a parlare veniva frustato e duramente pestato dai carcerieri. I prigionieri sovietici erano usati nei lavori più difficili, in modo che al primo cenno di stanchezza potessero essere duramente picchiati dagli stessi carcerieri. Inoltre, i predicatori obbligavano i prigionieri sovietici all’adozione dell’Islam.
Nonostante non potessero parlare, i soldati sovietici prigionieri idearono un piano per impossessarsi di un deposito di armi presente nel campo, al fine di chiedere ai capi dei mujaheddin un incontro con i rappresentanti delle ambasciate sovietiche e afghane a Islamabad.
I soldati sovietici erano perfettamente consci del rischio che stavano correndo, ma alcuni di loro erano prigionieri già da tre anni, avevano visto la crudeltà dei mujaheddin e sapevano quindi che non sarebbero mai tornati a casa.
L’organizzatore della rivolta del Campo Badaber fu Viktor Vasil’evič Duchovčenko. Così, il 26 aprile 1985 alle ore 21:00, quando l’intero staff del campo fu radunato sul piazzale per la preghiera serale, un gruppo di prigionieri di guerra sovietici «uccise» due sentinelle poste a guardia del deposito di armi e liberò tutti gli altri prigionieri. I soldati sovietici si impadronirono del deposito di armi ed impadronitisi della stazione radio cercarono di comunicare alle autorità sovietiche le coordinate della loro posizione.
Alle 23, per ordine del capo dei mujaheddin Burhanuddin Rabban (futuro presidente dell’Afghanistan dal 1992 al 2001), il campo fu circondato da un triplo anello composto da combattenti mujaheddin, polizia di frontiera pakistana, forze armate dell’esercito pakistano dotate di veicoli corazzati e artiglieria.5 I venti eroici soldati sovietici dovettero misurarsi contro questo imponente schieramento di forze.
Rabbani offrì la resa ai ribelli e promise di salvare le loro vite qualora si fossero arresi. Ma i soldati sovietici risposero con un rifiuto categorico ed a loro volta, chiesero un incontro con i rappresentanti delle ambasciate sovietiche e afghane in Pakistan, oltre a far intervenire i rappresentanti della Croce Rossa Internazionale sulla scena. Rabban respinse queste richieste e decise di lanciare un assalto che durò tutta la notte.
Alle 8 del mattino del 27 aprile 1985 divenne chiaro che i soldati sovietici non intendevano arrendersi. Durante l’assalto, Rabban fu quasi ucciso da un colpo di lanciagranate, mentre la sua guardia del corpo ricevette gravi ferite dai frammenti di una granata.1 Rabban decise allora di stroncare la rivolta distruggendo il campo. Alle otto del mattino iniziarono i bombardamenti sul Campo di Badaber da parte dell’artiglieria pesante pakistana. Il campo fu praticamente raso al suolo ed a sopprimere gli ultimi soldati sovietici sopravvissuti intervennero i carri armati dell’11° Corpo d’Armata dell’Esercito del Pakistan ed elicotteri delle forze aeree pakistane.
Fu necessario questo imponente schieramento di forze per sopprimere l’eroica rivolta di venti uomini. La maggior parte dei soldati sovietici ribelli, morì sotto il fuoco dei cannoni dell’artiglieria pakistana e dei razzi lanciati dagli elicotteri. I pochi soldati sovietici rimasti a terra feriti, furono uccisi a bruciapelo dai mujaheddin accorsi in ciò che restava del campo una volta terminata la battaglia.
A partire dal 2010, i nomi di venti partecipanti alla rivolta sono divenuti noti. Riportiamo quindi i loro nomi.
Viktor Vasil’evič Duchovčenko — Fu l’organizzatore della rivolta. Nacque nell’ovest dell’Ucraina il 21 marzo 1954. Era un soldato del 573° Magazzino Logistico dell’Armata Rossa. Fu catturato il 1° gennaio 1985.6
Ivan Evgenevič Belekči — Nato nel 1962 in Moldavia, era un soldato del Reggimento di Artiglieria Antiaerea appartenente alla 4° Divisione di Fanteria Motorizzata della Guardia. Fu catturato il 23 luglio 1982. Durante la prigionia nel Campo di Badaber impazzì. Il suo soprannome nel campo era: «lanciatore».3
Michail Aramovič Varvarjan — Nacque il 21 agosto 1960 in Armenia. Era un soldato del 122° Reggimento di Fanteria Motorizzata appartenente alla 201° Divisione di Fanteria Motorizzata. Fu catturato il 19 marzo 1982. Tra i soldati sovietici prigionieri nel campo, l’armeno era quello più scettico riguardo l’idea della rivolta e non contribuì alla fase di organizzazione.
Vladimir Petrovič Vasiljev — Nacque il 3 settembre 1960 nella Repubblica di Ciuvascia. Era un paracadutista, sergente della 56° Brigata di Assalto Aereo. In una battaglia notturna contro i mujaheddin avvenuta il 12 aprile 1980 fu catturato e trasportato segretamente nel Campo Badaber.
Radik Raisovič Rachinkulov — Nacque nel 1961 nel Bashkir. Era un soldato paracadutista della 56° Brigata di Assalto Aereo. In una battaglia notturna contro i mujaheddin avvenuta il 12 aprile 1980 fu catturato insieme a Vasiljev ed anche lui trasportato segretamente nel Campo Badaber.
Igor Nikolaevič Vaskov — Nacque nel 1963 nella Regione di Kostroma. Era un soldato del 605° Battaglione Automobilistico. Fu catturato il 23 luglio 1983 nella periferia di Kabul.6 7
Nikolaj Iosifovič Dudkin — Nacque nel 1961 nel Territorio dell’Altaj. Era un caporale del 122° Reggimento di Fanteria Motorizzata appartenente alla 201° Divisione di Fanteria Motorizzata. Fu catturato il 9 giugno 1982 nella periferia di Kabul.7
Aleksandr Nikolaevič Zverkovič — Nacque nel 1964 nella regione di Vitebsk, in Bielorussia. Era un soldato paracadutista del 345° Reggimento Paracadutisti. Fu catturato il 7 marzo 1983.
Gennadij Anatol’evič Kashlakov — Nacque nel 1958 nella regione di Rostov. Si laureò presso l’Istituto Militare di Lingue Straniere dell’Armata Rossa. Era un ufficiale russo momentaneamente inserito nei ranghi dell’esercito afgano. Svolgeva il compito di traduttore militare ed era un tenente del 4° Reggimento di Artiglieria della 7° Divisione di Fanteria dell’Esercito Afgano. Fu catturato durante un imboscata tesa il 4 gennaio 1980.
German Vasil’evič Kirjushkin — Nacque nel 1964 nella regione di Mosca. Si laureò presso l’Istituto Militare di Lingue Straniere dell’Armata Rossa. Era un ufficiale russo momentaneamente inserito nei ranghi dell’esercito afgano. Svolgeva il compito di traduttore militare ed era un tenente della Fanteria dell’Esercito Afgano. Fu catturato il 16 maggio 1983.
Sergej Vasil’evič Korshenko — Nacque il 26 giugno del 1964 in Ucraina. Era un sergente dell’860° Reggimento Motorizzato di Fanteria. Fu catturato il 12 febbraio 1984.
Sergej Nikolaevič Levčishin — Nacque nel 1964 in Ucraina. Era un soldato della 59° Brigata di Supporto Materiale. Fu catturato il 3 febbraio 1984.
Aleksandr Alekseevič Matveev — Nacque nel 1963 nel Territorio dell’Altaj. Era un caporale dell’860° Reggimento Motorizzato di Fanteria. Fu catturato il 31 luglio 1982.
Nikolaj Nikolaevič Pavljutenkov — Nacque nel 1962 nella regione di Mosca. Era un soldato del 177° Reggimento di Fanteria Motorizzata appartenente alla 108° Divisione di Fanteria Motorizzata. Fu catturato il 31 agosto 1982.
Sergej Egorovič Rjazantsev — Nacque nel 1963 a Gorlovka nell’attuale Repubblica Popolare di Donetsk. Era un sergente del 180° Reggimento di Fanteria Motorizzata appartenente alla 108° Divisione di Fanteria Motorizzata. Fu catturato il 26 luglio 1983.
Sergej Vasil’evič Saburov — Nacque vicino ad Abakan il 28 agosto 1960. Era un paracadutista, tenente della 56° Brigata di Assalto Aereo. Fu catturato il 17 dicembre 1982.
Ravil Munavarovič Sajfutdinov — Nacque nella regione di Perm nel 1961. Era un soldato della 586° Compagnia del Genio. Fu catturato il 14 dicembre 1982.
Nikolaj Grigor’evič Samin — Nacque nel Kazakistan nel 1964. Era un sergente di una formazione delle truppe speciali denominata: » Truppe del gasdotto delle forze armate dell’Unione Sovietica». Fu catturato il 10 giugno 1983.
Nikolaj Ivanovič Shevčenko — Nacque nel 1956 in Ucraina. Non era un militare, bensì un camionista civile ausiliario della 5° Divisione Motorizzata di Fanteria della Guardia. Fu catturato il 10 settembre 1982. Fu uno degli organizzatori della rivolta.
Vladimir Ivanovič Shipeev- Nacque a Čeboksari nel 1963. Era un soldato della 103° Divisione Aviotrasportata della Guardia. Fu catturato il 1° dicembre 1982 nella periferia di Kabul.
Secondo i documenti desecretati dello Stato Maggiore delle Forze Armate dell’Unione Sovietica, questi venti eroici uomini, in due giorni di rivolta, nel combattimento avvenuto nel Campo di Badaber uccisero: oltre 120 mujaheddin, 6 ufficiali statunitensi addestratori dei mujaheddin, 28 ufficiali dell’esercito pakistano, 13 rappresentanti delle autorità pakistane.
L’11 maggio 1985, l’ambasciatore sovietico ad Islamabad, Vitalij Stepanovič Smirnov, consegnò al presidente pakistano una lettera di protesta ufficiale nella quale si attribuiva alle autorità pakistane l’intera responsabilità dell’incidente e che l’Unione Sovietica non avrebbe lasciato impunito l’incidente. Ad una prima superficiale analisi, potrebbe risultare evidente che il governo dell’Unione Sovietica non prese misure di ritorsione ufficiali in seguito alla lettera di protesta presentata. Ma come detto, questo può apparire da una analisi veloce e superficiale. In Russia la vendetta è un piatto che si consuma freddo. Infatti, secondo i giornalisti Kaplan e Burkij, i servizi segreti sovietici (KGB) condussero successivamente una serie di operazioni di rappresaglia. Nel 1987, a seguito delle incursioni sovietiche in Pakistan, 234 mujaheddin e soldati pakistani furono uccisi. Il 10 aprile 1988, una potente esplosione nel deposito di munizioni nel Campo Odzhhri, tra Islamabad e Rawalpindi, provocò la morte di circa 1300 persone. Gli investigatori pakistani conclusero che si trattava di sabotaggio. Alcuni mesi dopo, il 17 agosto 1988, l’aereo C-130 che trasportava il presidente del Pakistan Mohammed Zia-ul-Haq, scoppiò in volo e lui l’ambasciatore statunitense Arnold Raphel, anch’esso a bordo, rimasero uccisi. I servizi segreti del Pakistan attribuirono la responsabilità al KGB.
La miniserie realizzata nel 2018 ed alla quale facevo riferimento all’inizio dell’articolo, si chiama «The Fortress of Badaber» ed è diretta da Kirill Belevič.
Vi consiglio di vederla anche se non capite il russo. Sarà comunque emozionante! L’impresa compita nel 1985 da questi uomini è degna di essere scritta in lettere d’oro nelle pagine della storia russa.
Per chi avesse voglia di vederle, vi allego le 4 puntate della bellissima miniserie TV che racconta le vicende della rivolta del Campo Badaber.
Luca D’Agostini
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Fonti
(1) Последнее па Пешаварского вальса
(2) Бадабера: неизвестный подвиг
(3) Сенсационное расследование
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