Il 17 settembre 2021, un gruppo di deputati del Parlamento europeo ha chiesto alla Commissione europea di indagare sulle attività di Gazprom prima dell’avvio del gasdotto Nord Stream 2.
Nello specifico più di 40 parlamentari hanno accusato Gazprom di manipolazione del mercato e di ricatto. Allo stesso tempo, l’eurodeputato lituano Andrius Kubilius ha inviato una lettera alla Commissione europea, sostenendo nella sua missiva che la società russa avrebbe deliberatamente violato le regole antimonopolio dell’Unione Europea al fine di ottenere il consenso alla gestione di Nord Stream 2. L’eurodeputato lituano accusa Gazprom di «di fare pressione sull’Europa affinché accetti l’avvio del Nord Stream 2, mediante restrizioni alle forniture di gas e aumenti dei prezzi«. I 40 parlamentari ritengono che questi fattori possano contribuire ad un aumento delle bollette elettriche per i residenti dei paesi dell’Unione Europea.
Gazprom ha risposto alle accuse dei deputati del Parlamento europeo, riferendo che: “Il gas fornito ai consumatori europei è pienamente conforme alle loro offerte e contratti. Inoltre, l’azienda cerca di soddisfare il più possibile la domanda aggiuntiva”.
L’ufficio stampa di Gazprom, riferisce che: “Gazprom ha aumentato le esportazioni di gas per i consumatori all’estero e che in totale, relativamente ai primi otto mesi e mezzo di quest’anno, il volume delle forniture all’estero è stato pari a 138,6 miliardi di metri cubi. Inoltre le forniture di gas sono all’estero sono di anno in anno sempre superiori e l’andamento delle forniture consentirà a Gazprom di raggiungere entro la fine dell’anno un livello record di forniture all’estero, stimato in 141,3 miliardi di metri cubi”.
Citata la legittima, puntuale e chiarificatrice risposta di Gazprom, analizziamo brevemente la situazione della costruzione del gasdotto Nord Stream 2. Ciò renderà ancora più chiara ed evidente la miopia dell’Europa e la sua stucchevole quanto patetica sudditanza agli interessi economici e geopolitici statunitensi.
All’inizio di settembre di quest’anno, l’ultimo tubo del gasdotto Nord Stream 2, il tubo numero 200.858, è stato saldato al resto del gasdotto. Ora non resta che collegarlo alla sezione proveniente dalle acque territoriali danesi e posarlo sul fondo del Mar Baltico, in acque tedesche.
E poi, informa la compagnia operatrice, il progetto sarà completato e Nord Stream 2 — secondo ramo del gasdotto che collega Russia e Germania — entrerà in funzione. Entro fine anno. La società Nord Stream 2 AG ha comunicato ufficialmente: “Il gasdotto soddisferà le esigenze di medio e lungo termine del mercato energetico europeo, garantendo forniture affidabili e sicure a condizioni economiche ragionevoli».
Ma la costruzione del gasdotto non è stata affatto agevole. La costruzione di Nord Stream 2 fu interrotta nel dicembre 2019, quando la minaccia di sanzioni internazionali statunitensi convinse la compagnia svizzera Allseas a ritirarsi dal progetto. I russi furono lasciati soli ma non abbandonarono il progetto. Dopo una fase di riorganizzazione dovuta al ritiro della società svizzera, a dicembre del 2020 le navi posatubi “Fortuna” e “Akademik Cerskij” ripresero i lavori.
Oltre a Russia e Germania, i due rami di Nord Stream attraversano acque territoriali e zone economiche esclusive di Danimarca, Svezia e Finlandia, per un totale di 1.230 km. Insieme potranno trasportare 55 miliardi di metri cubi di gas l’anno: troppi ritengono gli Stati Uniti che fino all’ultimo hanno cercato di fermare Nord Stream.
Ma poiché questo è un progetto (da 11 miliardi di dollari) caro alla Germania, oltre che a Gazprom, l’amministrazione Biden alla fine ha dato controvoglia un via libera che non esenta dalle sanzioni gli attori russi ma risparmia la compagnia operatrice e il suo amministratore delegato, il tedesco Matthias Warnig. È prevedibile che le controversie non semplificheranno ora il lavoro di certificazione e le approvazioni burocratiche: nel frattempo, sia Angela Merkel che Joe Biden hanno cercato di attutire il colpo per l’Ucraina, convinta che Nord Stream 2 la escluderà definitivamente dalle rotte del gas russo diretto all’Europa.
Al presidente Volodymyr Zelenskiy, alla Casa Bianca il 2 settembre scorso, Biden ha assicurato aiuto per individuare altre vie che garantiscano le forniture di gas e cooperazione nello sviluppo di altre forme di energia. Nello stesso tempo, nel suo ultimo viaggio in Russia come cancelliere, Angela Merkel ha sollevato il problema al presidente Vladimir Vladimirovič Putin.
Il presidente Putin ha ricordato che tra Russia e Ucraina è in vigore un accordo per cui Gazprom si impegna a far passare dal gasdotto Druzhba, che attraversa l’Ucraina e le garantisce i diritti di transito, 40 miliardi di metri cubi di gas. L’accordo scade nel 2024, e il presidente Putin ha spiegato di avere tutte le intenzioni di coinvolgere gli ucraini anche in seguito. Ma il presidente Putin ha chiarito: “Per rinnovare l’accordo abbiamo bisogno di una risposta dai nostri partner europei. Quanto gas pensano di poter comprare? Non possiamo firmare un contratto di transito se non abbiamo contratti di fornitura con i nostri clienti in Europa”.
Probabilmente, le preoccupazioni europee per l’attuale rialzo dei prezzi, la necessità di garantirsi le forniture di gas dalla Russia insieme alle previsioni di un inverno rigido, potrebbero fornire una risposta a quanto chiesto dal Presidente.
Luca D’Agostini
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