L’appartenenza alla famiglia reale molto spesso non comporta una felicità, ma una vera maledizione. Anna Leopoldovna, la nipote dello zar russo Ivan V e dell’imperatore Pëtr I (Pietro il Grande), se ne rese conto pienamente.
Il risultato della strenua ribellione del 1682 in Russia fu una inedita configurazione di potere: due giovani zar, i fratellastri Ivan e Pëtr (Pietro), apparvero sul trono contemporaneamente e la loro sorella maggiore, la principessa Sof’ja, divenne reggente.
Nel 1689, raggiunta la maggiore età, Pëtr (Pietro)rimosse Sof’ja dal potere, rinchiudendola in monastero. Dato che il fratellastro Ivan non mostrava interesse per la politica, Pëtr (Pietro) non lo osteggiò più di tanto. Ivan, il quale soffriva di un insieme di malattie, morì nel 1696 all’età di 29 anni, essendo riuscito a dare alla luce cinque figlie, due delle quali però morirono durante l’infanzia.
Pëtr I (Pietro il Grande) considerò le nipoti Ekaterina, Anna e Praskovja (figlie di Ivan V) come una risorsa per concludere proficui matrimoni dinastici. Ma i suoi calcoli furono errati: per Praskovja non trovò un principe da farle sposare, mentre i matrimoni di Anna ed Ekaterina si rivelarono francamente infruttuosi.
Ekaterina Ivanovna nel 1716 sposò Karl Leopold, il duca di Meclemburgo-Schwerin. Pëtr (Pietro) sperava che questo matrimonio avesse permesso alla Russia di usare le città portuali del Meclemburgo come basi per la flotta russa e di aprire nuovi mercati per le merci russe.
Secondo l’accordo prematrimoniale, il duca si impegnava a fornire a sua moglie la libera di culto ortodosso ed a pagarle un’ingente somma di denaro ogni anno.
Karl Leopold però si rivelò un alleato inaffidabile e Pëtr (Pietro) rimase rapidamente deluso da lui, tanto da privarlo dell’aiuto russo.
Nella vita familiare, il duca non era migliore: insultava spesso sua moglie e talvolta la picchiava.
Il 18 dicembre 1718 a Rostock (Germania), Ekaterina Ivanovna diede alla luce una figlia, la quale fu chiamata Elizaveta Katarina Kristina. La ragazza aveva quattro anni quando sua madre Ekaterina Ivanovna, stufa di sopportare la violenza e le angherie di suo marito, fuggì con sua figlia in Russia.
Poiché Pëtr I (Pietro il Grande), come già accennato, fu deluso da Karl Leopold, non accettò le richieste di quest’ultimo per riavere a casa la propria moglie.
Così Elizaveta Katarina Kristina, nata Principessa del Meclemburgo-Schwerinsky, iniziò a crescere in Russia.
Dopo la morte di Pëtr I (Pietro il Grande), in Russia iniziò la cosiddetta «era dei colpi di stato» ed i discendenti di Ivan V si adoperano per ottenere ciascuno di loro la salita al trono.
Nel 1730, dopo la morte del giovane imperatore Pëtr II (Pietro II), la madre di Elizaveta Katarina Kristina fu considerata un pretendente al trono. Ma alla fine, i membri del Consiglio Supremo dei Privilegi decisero che Ekaterina Ivanovna, era troppo indipendente e poco influenzabile. Di conseguenza, l’imperatrice divenne sua sorella minore, la Duchessa di Courland Anna Ivanovna, la quale assunse il titolo di Anna I di Russia.
La nuova imperatrice non riuscendo ad avere un figlio legittimo, dovette affrontare l’esigenza di trovare un erede. Il decreto di Pëtr I (Pietro I) riguardo la successione al trono consentiva al sovrano di determinare chi fosse il suo erede.
La scelta di Anna Ivanovna cadde sulla nipote (la figlia di sua sorella). Il problema principale era costituito dal fatto che sua nipote era nata in Germania ed era di religione protestante. Così, nel 1733, Elizaveta Katarina Kristina si convertì all’ortodossia e ricevette il nome di Anna Leopoldovna. Un mese dopo, sua madre Ekaterina Ivanovna, morì.
Anna I fece ogni sforzo per educare correttamente sua nipote. Ma poiché l’imperatrice stessa non era la persona più istruita, i risultati, per dirla in parole povere, non furono impressionanti. Anna Leopoldovna preferiva balli e altri divertimenti alle scienze ed alle discussioni sugli affari di stato.
Ma il principale problema per l’imperatrice Anna I era costituito dal carattere di sua nipote. Anna Leopoldovna era troppo gentile e fiduciosa, il che non contribuiva alla sopravvivenza in una lotta per il potere.
Alla fine, l’imperatrice Anna I decise che la soluzione migliore fosse che sua nipote partorisse un figlio, il quale sarebbe stato l’erede al trono.
Così, nel luglio del 1739, la ventenne Anna Leopoldovna fu fatta sposare con il duca di Braunschweig-Luneburg Anton Ulrich.
Il 23 agosto 1740, Anna Leopoldovna diede alla luce un figlio, il quale fu chiamato Ivan. La volontà di Anna I fu realizzata e così, già all’età di due mesi, il figlio di Anna, sotto il nome di Joanne VI, divenne l’imperatore russo dopo la morte di sua nonna.
Il preferito di Anna I, Ernst Johann Biron, duca di Courland, fu nominato reggente per il bambino. Poiché Biron era estremamente impopolare in Russia, la trama per liberarsene risultò facile da ideare. Così appena due settimane dopo essere divenuto il reggente di Joanne VI, le guardie, sotto la guida del feldmaresciallo Minich, arrestarono Biron. Quale nuovo reggente fu nominata sua madre, Anna Leopoldovna.
Come già accennato, Anna Leopoldovna non era interessata agli affari del governo, quindi le redini del potere furono inizialmente concentrate nelle mani del feldmaresciallo Minich, e poi nelle mani del vicerettore Andrej Ivanovič Osterman .
Al contempo però, anche Anna Leopoldovna non era molto popolare nel Paese, in quanto in contrasto con la figlia di Pëtr I (Pietro I) Elizaveta Petrovna. Anna Leopoldovna la chiamava «sorella», anche se in realtà Elisabetta era sua cugina.
Nel novembre del 1741, Anna Leopoldovna aveva 22 anni, mentre Elizaveta Petrovna ne aveva 31. Anna fu costantemente informata che si stava preparando un complotto a favore di Elizaveta. Infatti il 24 novembre 1741 si verificò un colpo di stato, a seguito del quale la figlia di Pëtr I (Pietro il Grande) divenne la nuova imperatrice.
Elizaveta dovette subito affrontare un problema: cosa fare del piccolo Joanne, di Anna Leopoldovna, di Anton Ulrich e della neonata Ekaterina Antonovna nata nel luglio 1741?
All’inizio, l’idea fu di mandarli in Europa, ma i suoi stretti collaboratori obiettarono: in libertà, la famiglia Braunschweig è in grado di fare un colpo di stato. Di conseguenza la famiglia di Anna Leopoldovna fu rinchiusa sotto sorveglianza nel castello di Riga.
Presto però vi furono tentativi per riportare al trono il piccolo Joanne. Ciò convinse Elizaveta Petrovna ad inviare nel deserto della Russia la «famiglia Braunschweig». Nel dicembre 1742, Anna Leopoldovna con i suoi parenti fu trasferita nella fortezza di Dunamunde, dove ebbe una figlia, Elizaveta. Nel gennaio del 1744, l’intera famiglia fu trasferita nella provincia di Rjazan e fu rinchiusa nella prigione della fortezza di Ranenburg. Ma nel luglio dello stesso anno arrivò un nuovo ordine: inviare tutti a Solovki.
La situazione invernale causata dal freddo e dalla neve tuttavia non consentiva il trasporto a destinazione dei prigionieri imperiali. Di conseguenza, il luogo della loro prigionia fu la casa del vescovo nella cattedrale di Kholmogorskj.
Anna Leopoldovna era ancora giovane e credeva che la vita sarebbe cambiata in meglio. Ebbe così altri figli: nel marzo 1745 nacque Pëtr Antonovič e nel febbraio 1746 Aleksej Antonovič.
L’ultima gravidanza fu fatale per Anna Leopoldovna. Iniziò ad avere febbre alta e nel marzo del 1746, all’età di 27 anni, morì.
Elizaveta Petrovna rese omaggio a sua cugina. Diede ordine di trasferire il suo corpo nella capitale e di seppellirlo solennemente nella chiesa dell’Annunciazione di Aleksandr Nevskij.
Per quanto possa sembrare spaventoso, il destino di Anna Leopoldovna si rivelò quasi il più lieve in confronto con altri membri della sua famiglia.
Il figlio maggiore, Joanne, trascorse tutta la sua vita in custodia forzata ed all’età di 23 anni fu ucciso dalle guardie nella fortezza di Shlisselburg mentre suoi sostenitori cercavano di liberarlo.
Anton Ulrich, dopo aver trascorso molti anni a Kholmogorskj, ricevette il diritto di lasciare la Russia ma non di poter portare con sè i propri figli. Non usufruì di tale diritto e rimase a vivere in esilio forzato con loro. Morì nel 1774 all’età di 59 anni.
Nel 1780, su richiesta della regina danese Juliana Maria, sorella di Anton Ulrich, Ekaterina II (Caterina la Grande) accettò di liberare i figli di Ulrich e di Anna Leopoldovna. Così, il 30 luglio 1780, Ekaterina, Elizaveta, Pëtr e Aleksej furono inviati in Danimarca.
Di comune accordo tra Russia e Danimarca, ai figli di Anna Leopoldovna fu proibito di sposarsi e di avere figli.
Ekaterina Antonovna, l’ultima rappresentante della famiglia Braunschweig, morì a Horsens (Danimarca) nel 1807. Qualche anno prima della sua morte, scrisse una lettera all’imperatore Aleksandr I (Alessandro I), lamentando le dure condizioni di vita a Horsens e implorandola di tornare in Russia. Non ricevette risposta.
Luca D’Agostini
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