Vi siete mai chiesti cosa simboleggi lo stemma russo? In questo articolo affronteremo una descrizione dettagliata dello stemma della Federazione Russa e soprattutto alla fine scopriremo l’enorme significato che assumono i suoi simboli.
Ogni Paese ha i suoi stemmi, poiché questi costituiscono il segno distintivo di qualsiasi Stato, rappresentano la sua identità storica.
Il 30 novembre 1993, il presidente Boris Eltsin approvò con un decreto il simbolo dell’aquila bicipite che sostituì la falce e il martello sovietici come emblema dello Stato. Per la prima volta questo simbolo fu ufficialmente approvato quale emblema della Russia, l’11 aprile 1857 dall’imperatore Aleksandr II (Alessandro II). Fino a quel momento, non aveva avuto uno status ufficiale ed è era stato più volte modificato.
In Inghilterra ed in Francia, il concetto moderno degli stemmi apparve nel Medioevo. I cavalieri raffiguravano i loro emblemi sugli scudi e sugli stendardi. In Russia nel X secolo, gli stemmi non esistevano. Durante le battaglie, gli stendardi venivano spesso ricamati con immagini del Cristo Salvatore o della Beata Vergine Maria, oppure con immagini dei santi e della croce ortodossa.
Molti ricercatori hanno discusso sul significato dello stemma della Federazione Russa e sul significato del suo simbolismo. Per un’analisi completa, è necessario partire dalle origini. Prima dell’apparizione dell’aquila a due teste (aquila bicipite), la personificazione più comune del potere del Paese era un leone che uccideva un serpente. La sua immagine era associata al Principato di Vladimir. Successivamente il leone fu trasformato in un cavaliere, in San Giorgio il Vittorioso.
Quindi, solo successivamente l’aquila bicipite divenne uno dei primi simboli «non cristiani» della Russia.
L’aquila a due teste è un simbolo che ha un’antica storia. L’aquila bicipite è nota in una varietà di culture. In particolare, nelle mitologie sumere e indiane. Nella mitologia indù del II millennio a.C. si chiamava Gandaberunda. Il nome di questo uccello è composto da due parole: ganda (forte), birunda (a due teste). A Vishnu Purana si narrava che il dio guerriero Vishnu si trasformò in Gandaberunda quando le solite armi che possedeva non erano più abbastanza efficaci e richiedevano una forza superiore: un’aquila a due teste poteva facilmente sollevare un elefante o un leone con ogni sua zampa e becco. L’immagine di Gandaberunda è stata conservata non solo sulle monete medievali, ma anche sul bassorilievo del tempio di Rameshvar nella città indiana di Keladi, che fu costruita nel XVI secolo, nonché nello stemma del regno di Mysore, dove Gandaberunda regge un elefante in ogni zampa. Gandaberunda è anche noto come l’emblema della dinastia dei re Mysore e su monete d’oro e di rame del potente impero di Vijayanagar (sud dell’India) dei secoli XIII-XVI.1

Gandaberunda
Il Gandaberunda fu percepito dagli indiani non solo come un simbolo del dio guerriero Vishnu, la massima autorità e potenza militare, ma anche come simbolo dei principi del dharna (disciplina ed ordine). Inoltre, nel buddismo, l’aquila bicipite simboleggiava la forza ed il potere del Buddha.1
Successivamente questo simbolo fu utilizzato anche nelle culture indoeuropee settentrionali. Va ricordato che la multi-testa di vari animali è una delle caratteristiche della mitologia slava. Non per niente un altro dei più antichi simboli della Rus’ è Triglav, il Dio che con tre occhi tiene sotto osservazione tutti i regni della terra: Yavia, Pravia e Navue (in India conosciuta come Trimurti, nel cristianesimo come Trinità).1
Particolarmente comune nei tempi antichi è il simbolo di un’aquila a due teste in Asia Minore e nella penisola balcanica. In Asia Minore, nel II millennio a. C. l’aquila bicipite era il simbolo del potere degli Ittiti. I suoi fondatori erano di origini indoeuropee e la loro casa ancestrale era presumibilmente la penisola balcanica. L’impero ittita competeva con l’Egitto. Gli ittiti furono tra i primi a padroneggiare la fusione del ferro e riuscirono così a controllare tutta l’Asia Minore dal Mediterraneo al Mar Nero. Lo stemma degli Ittiti per l’appunto era un’aquila a due teste. L’aquila ittita è la prova più importante e reale della continuità delle culture indoeuropee, della continuità degli imperi.1

Aquila Ittita
Tuttavia, gli Ittiti adottavano un’aquila proveniente da una cultura ancora più antica. Vi sono antichi insediamenti in Anatolia, in particolare, lo scavo vicino all’insediamento di Alacka-Uyuk che risale all’età del bronzo, III millennio a.C., dove sono state rinvenuti rilievi con immagini di un’aquila a due teste.1
Secondo Senofonte, anche i Persiani adottavano un’aquila come simbolo di potere supremo.1
Nell’antica Roma, le milizie romane adottavano l’aquila come loro simbolo. Più tardi l’aquila divenne il simbolo imperiale di Roma, simboleggiando il potere assoluto.1
Nella cultura romana, l’introduzione dell’aquila bicipite avvenne nel momento della divisione dell’impero in due parti, l’Impero romano orientale ed occidentale. Il corpo dell’aquila era uno, il che significava interessi ed origini comuni, ma con due teste, una rivolta ad ovest e l’altra ad est. Tale aquila è stata adottata come emblema dell’impero da Costantino il Grande (272-337).1
Ma l’aquila a due teste non era un simbolo ufficiale dell’impero bizantino, come molti credono. Era l’emblema della dinastia dei Paleologi, che governò dal 1261 al 1453, non quindi dell’intera era dell’impero bizantino.

Emblema dei Paleologi
Nel mondo musulmano, che abbracciava l’antico simbolismo indoeuropeo, l’aquila a due teste personificava il potere più alto, compreso il potere militare. L’aquila a due teste si trovava sulla bandiera dei Turchi Selgiuchidi. Fu usata dal Sultanato di Conian, uno stato feudale in Asia Minore che esistette dal 1077 al 1307.1
Dopo l’inizio delle Crociate, l’aquila a due teste apparve nell’araldica dell’Europa occidentale. Era presente sulle monete di Ludwig di Baviera, negli stemmi dei borghesi di Wurzburg e dei Conti di Savoia. Il re tedesco ed Imperatore del Sacro Romano Impero, Federico I Barbarossa (1122 — 1190) fu il primo ad usare un’aquila nera a due teste nel suo stemma. Federico vide quel simbolo a Bisanzio. Fu solo nel XV secolo che l’aquila bicipite divenne l’emblema di stato del Sacro Romano Impero. L’aquila era raffigurata in nero su uno scudo dorato, con becchi ed artigli d’oro e teste circondate da aureole.1

Aquila asburgica
Nel XIX e all’inizio del XX secolo, l’aquila a due teste era lo stemma dell’Austria-Ungheria. Inoltre, in Serbia, l’aquila bicipite divenne lo stemma della famiglia reale Nemanjić, la dinastia regnante in Serbia dal XII al XIV secolo.

Stemma della famiglia reale serba Nemanjić
Vi sono tre teorie che dividono gli storici riguardo la comparsa dell’aquila a due teste nei simboli della Russia. La prima teoria, quella adottata dalla maggior parte degli storici, sostiene che la sua apparizione in Russia sia dovuta al Granduca di Mosca Ivan III (detto anche Ivan il Grande). Molti storici sostengono che la ragione di ciò sia stata la conclusione di un matrimonio con la principessa Sof’ja (Sofia Paleologa), nipote dell’ultimo imperatore bizantino Costantino XI Paleologo.
Dopo la morte della sua prima consorte, Maria di Tver’ (1467), su suggerimento del Papa Paolo II (1469), il quale aspirava a legare la Russia alla Santa Sede, Ivan III sposò Sof’ja Paleologa (anche conosciuta con l’originale nome greco ed ortodosso di Zoe), figlia di Tommaso Paleologo, despota di Morea, il quale rivendicava il trono di Costantinopoli in quanto fratello di Costantino XI, l’ultimo imperatore bizantino. Deludendo le aspettative del Papa che sperava di riunire le due fedi, la principessa Sof’ja abbracciò l’Ortodossia. Forte delle sue tradizioni familiari, fece sì che elementi della cultura bizantina si instillassero nella mente del consorte. Si ritiene che fosse stata la prima ad introdurre al Cremlino la magnificenza e la meticolosa etichetta delle cerimonie bizantine, così come appunto l’aquila bicipite. Lo scambio del patrimonio culturale di diversi popoli portò quindi secondo la maggior parte degli storici all’adozione di un simbolo storicamente importante nell’araldica della Russia.2
Esistono però altre due teorie, sostenute da alcuni storici i quali tengono a far notare come in realtà l’adozione del simbolo dell’aquila bicipite sia piuttosto tardiva rispetto al matrimonio, in quanto avvenuta 20 anni dopo il matrimonio stesso. Infatti per esempio, dalla «Cronaca della cattedrale del Constan» scritta nel 1416 da Ulrich von Richsenthal, si evince che l’aquila a due teste era conosciuta in Russia anche prima dell’arrivo della principessa bizantina.1 Inoltre l’emblema dell’aquila a due teste era già anche presente sulle monete del Principato di Novgorod.

Monete del Principato di Novgorod
Partendo da queste constatazioni, gli storici che contestano la prima teoria si suddividono in sostenitori delle seguenti altre due teorie.2
Una sostiene che prima della comparsa in Russia, questo simbolo era già apparso sui sigilli di Stato di Federico III. Il punto debole di questa teoria è una questione di spiegazione logica. Vale a dire, perché Mosca avrebbe dovuto prendere in prestito il simbolo dell’aquila asburgica da un impero con il quale non c’erano relazioni amichevoli?2
La terza parte di storici sostiene che all’epoca il Granducato di Mosca si confrontava quasi esclusivamente con i mongoli dell’Orda d’Oro, i quali avevano emesso monete con l’immagine di un’aquila bicipite. Secondo questi storici, esiste la probabilità che Ivan III abbia visto questi soldi e che dopo la sconfitta di Ulus Jochi, abbia deciso di adottare i simboli dei mongoli che gli erano piaciuti.2
Ivan III decise comunque di adottare questo simbolismo nel suo Paese e così ebbe luogo la realizzazione di uno stemma nuovo e originale. Occorre notare una circostanza molto importante. Tra il 1523 ed il 1524, l’anziano monaco ortodosso Filofej scrisse una lettera al Granduca di Mosca Ivan III nella quale lo esortava a combattere l’eresia. A detta del monaco, il Principato di Mosca restava l’ultimo baluardo della vera fede. «Tutti i regni cristiani sono giunti alla loro fine e si sono fusi nell’unico regno del nostro sovrano«, scriveva Filofej in una delle sue lettere. «Due Rome sono cadute, ma la Terza resiste e non ve ne sarà una quarta«.3
La Prima Roma nell’accezione usata da Filofej è la vera Roma, la capitale dell’Impero romano, che aveva unito sotto il suo dominio decine di popoli. Nel IV secolo il cristianesimo stava progressivamente diventando la religione dominante nell’impero un tempo pagano e Roma diventò la capitale del mondo cristiano. La sua erede, la Seconda Roma, fu Costantinopoli, la città più importante dell’impero di Bisanzio, dove, dopo il primo grande scisma verificatosi nel 1054 all’interno del cristianesimo che separò la Chiesa cattolica da quella ortodossa, si radicò l’ortodossia. Nella visione ortodossa, la Roma cattolica era caduta perché preda dell’eresia e la vera capitale del mondo cristiano divenne la «Seconda Roma», Costantinopoli.
Come osserva la storica Svetlana Lure, nel X secolo in seguito alla conversione al cristianesimo della Rus’, i russi riconobbero l’autorità dell’imperatore di Bisanzio quale protettore di tutti i cristiani, ma dopo qualche secolo crollò anche la «Seconda Roma»: nel 1453 l’Impero Ottomano conquistò Costantinopoli indebolita dalle crisi politiche interne e la ribattezzò con il nome di Istanbul. La principale capitale dell’Ortodossia divenne così Mosca che tra il XV e il XVI secolo aveva unificato molti territori sparsi intorno a sé.3
Il primo uso autentico dell’aquila a due teste come simbolo dell’emblema di Stato risale al 1497, quando il grande certificato del Granducato di Mosca sui possedimenti terrieri dei principi fu sigillato sulla cera rossa. La parte anteriore e posteriore della stampa riportava immagini dell’aquila bicipite e del cavaliere che colpiva il serpente. Allo stesso tempo, le immagini di un’aquila a due teste su un campo rosso apparvero sulle pareti della Camera Di Esmogvite nel Cremlino.1
Al tempo di Boris Godunov, l’emblema della Federazione Russa ricevette tre corone che rappresentavano i tre regni conquistati dai principi di Mosca: Siberiano, Kazan e Astrachan’. L’aquila bicipite assunse un’immagine più aggressiva. I becchi furono disegnati aperti e le lingue tenute fuori da essi, il che mostrava la sua prontezza per l’attacco in qualsiasi momento.2
Un altro cambiamento fu apportato dal figlio di Ivan il Terribile, Fëdor Ivanovič durante il suo breve regno (1584-1587). Tra le teste coronate dell’aquila a due teste apparve una croce ortodossa. Questo simbolo fu associato all’istituzione nel 1589 del patriarcato e dell’indipendenza della Chiesa della Russia.4
Sotto Michail Fëdorovič Romanov (1613-1645), apparve sullo stemma Giorgio il Vittorioso. La sua immagine apparve sul petto di un’aquila. Sullo stemma iniziò ad essere raffigurata la terza corona.4 E’ importante ricordare che fu dalla dinastia dei Romanov che la forma delle ali dell’aquila cambiò, da una forma quasi raccolta alla forma spiegata.2
Nel XVII secolo, l’immagine dell’attributo nazionale della Russia fu integrata non solo con uno scettro, ma anche con un simbolo del potere che l’aquila tiene nelle sue forti zampe.4
Importanti cambiamenti nello stemma della Federazione Russa si verificano anche al tempo del regno dell’Imperatore Pavel I (Paolo I). A quel tempo, iniziò l’era delle grandi guerre con i francesi. Nel 1799, le truppe britanniche conquistarono Malta e ciò fu un duro colpo per Pavel I (Paolo I), il quale dal 20 novembre 1979, accolse la richiesta dei Cavalieri di Malta, i quali chiedevano all’Imperatore russo di essere il loro protettore.5
L’azione degli inglesi provocò in Pavel I (Paolo I) tanta rabbia. Ciò lo indusse ad ordinare che l’immagine della croce della corona maltese fosse inclusa nell’emblema dello stato e lo spinse altresì a stringere un’alleanza con lo stesso Napoleone e portò alla firma di un accordo con l’imperatore francese, che in seguito rappresentò una delle ragioni della morte di Pavel I (Paolo I).2
Durante la vita di Pavel I (Paolo I), fu realizzato un grande progetto per la fabbricazione di un nuovo stemma. L’Imperatore Aleksandr I (Alessandro I) rimosse il simbolismo maltese, così come due delle tre corone.4
L’11 aprile 1857, Aleksandr II (Alessandro II) approvò l’emblema dell’Impero russo: l’aquila a due teste. Nel maggio del 1857, il Senato emanò un decreto che descriveva nuovi stemmi e norme per il loro uso, che rimasero in vigore senza modifiche fino al 1917.4
Dopo la rivoluzione, i simboli della monarchia e dell’Impero russo, l’ordine, la bandiera e lo stemma furono aboliti. L’emblema dell’Unione Sovietica divenne la falce ed il martello.
Dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica fu necessario creare un nuovo emblema dello Stato. Il progetto proposto dello stemma statale costituito da un’aquila a due teste senza corone, scettro, potere e altri attributi del regno fu respinto, rimanendo su denaro metallico come emblema della Banca Centrale.

Attuale moneta da 2 rubli
L’aquila a due teste tornò allo stemma del Paese solo nel 1993, quando un nuovo stemma statale fu introdotto con decreto presidenziale. Il disegno dell’aquila bicipite fu realizzato sulla base dello stemma dell’Impero russo. L’aspetto ufficiale dell’emblema fu approvato nel 1993. Il decreto corrispondente fu firmato dal primo Presidente della Russia moderna, Boris Eltsin. Più tardi, nel 2005, l’immagine fu sancita dalla Costituzione e divenne l’emblema principale della Federazione Russa.
Il disegno del moderno simbolo della Federazione Russa è stato realizzato dall’artista di San Pietroburgo Evgenij Il’ič Uchnalev.

Stemma della Federazione Russa
Lo stemma è realizzato su uno scudo su sfondo rosso, sul quale è raffigurata un’aquila bicipite con due ali spiegate. Ognuna delle due teste è coronata da una corona araldica. Tra loro c’è una corona di dimensioni maggiori rispetto le altre due. Tutte le corono sono collegate insieme usando un nastro d’oro. La zampa artigliata destra tiene lo scettro e la sinistra il potere.
Sul petto dell’aquila bicipite c’è un altro scudo, anch’esso realizzato su uno sfondo categoricamente rosso, ma differisce dal primo per dimensioni più piccole. Raffigura un cavaliere vestito con un mantello blu, che colpisce con una lancia d’argento un terribile drago nero. Conosciamo tutti la leggenda di come San Giorgio il Vittorioso abbia ucciso il drago. Ma cosa significano per la Russia?
Gli storici hanno spiegato ciascuno degli elementi che caratterizzano l’emblema statale.
- Aquila a due teste. Guarda in due direzioni opposte, ad ovest e ad est e ricorda la necessità storica per la Russia di difendere i propri confini ad Occidente e ad Oriente. Si presume anche che in questo modo l’aquila sia in grado di osservare tutta l’Asia e l’Europa, il che dimostra l’unità di questi potenti principi nella cultura e nella storia russa.1 2
- Corone. Originariamente, le corone rappresentavano i tre regni conquistati dai principi di Mosca: Siberiano, Kazan e Astrachan’. Oggi, la rappresentazione delle tre corono legate da un solo nastro indica l’unità delle tre parti della Russia (civiltà russa): Grande Russia, Piccola Russia e Russia Bianca. Le tre corone designano anche la sovranità della Federazione Russa e rappresentano la Santissima Trinità.1 2 Inoltre questo simbolismo sull’emblema della Federazione Russa significa anche l’unità di tre livelli di governo (statale, regionale e municipale) e dei suoi tre rami di potere legislativo, esecutivo e giudiziario.
- Lo scettro, simbolo della sovranità statale è tenuto saldamente dalla zampa destra, rappresentata come una zampa forte. Nella zampa sinistra è rappresentato il potere dello Stato, emblema dell’integrità.1 2
- Lo scudo sul quale è realizzato lo stemma, in quanto simbolo di protezione e difesa, rappresenta il simbolo della protezione della Russia sulla Terra.
- San Giorgio il vittorioso. Il santo guerriero, Patrono di Mosca, divenne la personificazione del difensore della Patria. Il cavaliere indica la nobiltà e la purezza dell’origine, raffigura uno speciale desiderio di azioni rette, mostra la lotta per la verità, il desiderio di raggiungerla a tutti i costi.2 Il significato di questa immagine indica la missione storica del popolo russo sulla Terra: la lotta contro il male in tutte le sue manifestazioni. L’eventuale ritirata da questa missione porterebbe allo sbando ed al crollo dello Stato russo. Storicamente la Russia è la protettrice della Verità sulla Terra. Ora, da quando l’involuzione ed il degrado hanno attanagliato l’umanità e l’Occidente ha esteso l’idea di un «vitello d’oro» (materialismo) all’intero pianeta, causando anche tumulti globali, questa missione è particolarmente importante. Un’eventuale caduta della civiltà russa, che è portatrice dell’etica della coscienza sul pianeta, porterà ad una catastrofe globale: la distruzione dell’attuale civiltà umana.1 2
- Una tripla fila di piume. Questo è un riferimento all’unità di concetti come gentilezza, verità e bellezza.2
Simbolismo del colore dello stemma della Russia: cosa significa lo sfondo rosso?
Il colore è il modo più luminoso ed allo stesso tempo più semplice per enfatizzare la grandezza dell’immagine generale dello Stato. Il campo rosso parla di sangue versato. Le persone che abitarono i territori russi non lo risparmiarono proteggendo sempre la loro terra natale, la Madre Russia. Il rosso è anche coraggio, amore per la madrepatria, un segno dello stato multinazionale, dove diverse popolazioni fraterne vivono pacificamente.2
La croce ad otto punte sulla corona testimonia la giustizia e la misericordia della Chiesa Ortodossa.2
A livello legislativo, viene definito un elenco di possibili aree di applicazione dello stemma della Russia. È collocato su tutte le strutture del potere statale supremo.
- Residenza del Presidente.
- Consiglio della Federazione Russa.
- Duma di stato.
- Corte costituzionale
- Strutture e organizzazioni di potere.
Luca D’Agostini
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Fonti:
(1) Двуглавый орёл
(3) Terza Roma
(5) Malta
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