Il 28 luglio 1914 iniziò la Prima Guerra Mondiale. Questo terribile conflitto causò la morte di milioni di persone, rimodellò la cartina politica del mondo e cambiò irreversibilmente il modo di vivere in tutta Europa. Questa fu la prima guerra nella storia dell’umanità, in cui le operazioni militari furono condotte contemporaneamente in tutti e tre gli elementi: a terra, in acqua e in aria.
L’aviazione, tuttavia, era fortemente limitata nei fondi. L’alto comando dell’esercito russo assegnò esclusivamente funzioni di ricognizione agli aeroplani. E i primi aerei, dotati di motori deboli e inaffidabili, supportati da ali fragili, non apparivano velivoli formidabili. Quando si incontravano con il nemico, i piloti potevano fare affidamento solo su armi personali: pistole e carabine. La maggior parte dei piloti non era contenta di questo stato di cose.
Il capitano Pëtr Nesterov, era l’unico ad essere entusiasta delle battaglie aeree. Oltre a una pistola, trasportava nella cabina di pilotaggio un gancio legato ad una fune, con la quale pianificava di impigliare le eliche degli aerei nemici, e attaccò una sega speciale alla coda del suo aereo per strappare i gusci dei dirigibili.
L’8 settembre 1914, l’aereo di Nesterov speronò un aereo austriaco a due posti. Entrambi i velivoli furono distrutti in aria e l’eroico pilota russo morì.
Una commissione speciale dell’aviazione russa scoprì che la collisione non fu un incidente. Pëtr Nesterov aveva sviluppato da tempo una manovra in cui era possibile rompere l’ala di un aereo nemico colpendola con il carrello di atterraggio del proprio aereo. Purtroppo, in quella circostanza Nesterov non fu in grado di attuare completamente il suo piano. Allora nessuno osava pensare che solo sette mesi dopo, un altro pilota avrebbe ripetuto con successo la manovra di Nesterov ed avrebbe dimostrato che aveva ragione.
Aleksandr Aleksandrovič Kazakov nacque nel Governatorato di Cherson il 2 gennaio 1889. Si diplomò al Corso dei Cadetti di Voronež e poi entrò nella scuola di cavalleria. Nel 1908 fu ammesso nel 12° Reggimento Belgorod Uhlan. Ironia della sorte, il capo onorario del reggimento era il futuro imperatore austriaco Francesco Giuseppe I, il quale in seguito sarebbe divenuto nemico della Russia nella Prima Guerra Mondiale. Curioso anche che la prima medaglia ottenuta da Kazakov, fu una medaglia giubilare in onore del 60° anniversario del monarca austriaco.
Difficile comprendere i motivi che spinsero il giovane militare di cavalleria, a presentare una domanda di trasferimento all’aviazione. A quanto è dato sapere, l’entusiasmo insito nella giovinezza, lo indusse ad essere attratto da un’attività che sembrava nuova e insolita. Qualunque fosse stato il motivo, la sua richiesta fu accolta e nel 1911 Kazakov entrò nel dipartimento di aviazione della Scuola Aeronautica Ufficiale, e poi alla Scuola di Aviazione Militare, dove si laureò con lode.
Nel dicembre 1914, con la qualifica di pilota militare del 4° Corpo di Aviazione, Kazakov fu inviato al fronte. Come Pëtr Nesterov, non era destinato ad accontentarsi del ruolo di semplice aviatore e anch’egli ideò i suoi metodi per combattere il nemico. Non limitandosi alla sola ricognizione, bombardò le posizioni tedesche con bombe fatte in casa utilizzando proiettili di artiglieria. Kazakov inventò una speciale ancora legata ad un cavo per agganciare gli aerei nemici.
Il 2 febbraio 1915, Aleksandr Kazakov volava su un leggero «Moran» per intercettare un aereo da ricognizione tedesco, che sorvolava le posizioni dell’esercito russo attaccandole con bombe a mano. All’inizio cercò di ancorare l’aereo nemico con la sua ancora improvvisata, ma l’azione fallì. Kazakov quindi sparò al pilota nemico scaricando l’intero tamburo del suo «revolver», ma anche in questo caso senza successo. Kazakov non si arrese e si ricordò della manovra ideata da Nesterov. Kazakov salì più in alto dell’aereo tedesco e diresse risolutamente il suo aereo in picchiata. Il carrello di atterraggio del Moran di Kazakov colpì l’ala del tedesco. La manovra ideata da Nesterov aveva avuto successo. Kazakov al rientro alla base raccontò: «Il mio aereo sobbalzò e fischiò. Urtai violentemente la fusoliera con i gomiti. L’aereo nemico si chinò su un lato, le sue ali si spezzarono e precipitò a terra come una pietra«.
Nel settembre 1915, Kazakov ricevette il comando del 19° Squadrone del 4° Corpo di Aviazione. A quel tempo, aveva già pilotato un aereo «Newport» equipaggiato con una mitragliatrice «Maxim». Tuttavia, a causa dell’incapacità di sparare attraverso l’elica, la mitragliatrice fu installata nell’ala superiore dell’aereo con un angolo di 45 gradi. Era così possibile sparare al nemico utilizzando un pulsante creato all’interno dell’aereo.
Durante l’intero 1915, Kazakov abbatté 4 aerei tedeschi e fu il primo nella storia tra i piloti russi a ricevere il titolo non ufficiale di «asso».
Nell’agosto 1916, per ordine del comando russo, i distaccamenti aerei del 2°, 4° e 19° Corpo furono integrati nel 1° Gruppo di Combattimento Aereo. Il comandante della formazione era un alto ufficiale, capo del 2° Squadrone Aereo, il capitano Zalesskij. Ma allo stesso tempo, le questioni relative specificamente alle operazioni militari furono sottoposte alla giurisdizione del capitano Aleksandr Kazakov, mentre Zalesskij e il suo successore, il capitano Jakobishvili, mantennero solo la competenza sulla gestione dei rifornimenti e del personale.
Da agosto a dicembre del 1916, Kazakov ei suoi uomini abbatterono 8 aerei tedeschi, altri 14 aerei furono danneggiati, 9 piloti e osservatori tedeschi furono uccisi, altri 7 piloti nemici furono fatti prigionieri. Il gruppo aereo russo comandato da Kazakov, da parte sua, aveva perso un aereo e subito la morte di due piloti e un osservatore.
Dopo aver analizzato la propria esperienza, Kazakov emanò una serie di istruzioni di combattimento per il proprio gruppo aereo. Inoltre, su sua iniziativa, fu organizzato un avamposto per monitorare i voli nemici, in base al quale tutte le informazioni sull’ora e la direzione del movimento degli aerei nemici venivano registrate in un registro speciale per essere immediatamente segnalate al quartier generale russo. Queste misure aumentarono l’efficacia in combattimento del gruppo aereo di Kazakov e altre formazioni di caccia iniziarono ad adottare la loro esperienza.
Kazakov continuò a prendere parte alle missioni di combattimento e ottenne altre vittorie. In tre anni di guerra, Aleksandr Kazakov abbatté da solo 17 aerei nemici e ne abbatté altri 15 in battaglie aeree di gruppo. Fu ferito due volte, ma ogni volta tornò alla base e riprese immediatamente servizio i n combattimento.
Gli eventi di febbraio, e poi di ottobre 1917, incontrarono la disapprovazione di Kazakov. Tuttavia non poteva fermare il corso delle rivoluzioni in corso nel suo Paese. Il 24 dicembre 1917 ebbe luogo l’elezione dei nuovi comandanti del gruppo aereo. Il posto di Kazakov fu assunto dal giovane pilota Ivan Pavlov, un bolscevico. Seppur inferiore a quella precedente, l’autorità di Kazakov rimase comunque alta e il 30 dicembre fu eletto comandante del 19° Squadrone, quello che aveva comandato nel 1915.
Tuttavia, Aleksandr Kazakov, adducendo motivi di salute, si prese una licenza e andò a Pietrogrado. Lì cercò di collaborare con il nuovo governo, incontrò molte figure politiche, tra le quali Trockij. Ma presto la polizia segreta iniziò una massiccia operazione di arresti. Kazakov non attese di finire in carcere e lasciò segretamente Pietrogrado.
Nell’estate del 1918, Kazakov giunse a Murmansk, che a quel tempo era occupata dalle truppe dell’Intesa. Inizialmente, il governo britannico promise a tutti i piloti russi di essere inviati sul Fronte Occidentale per continuare la guerra con la Germania. Ma invece, per combattere i bolscevichi, gli alleati dell’Intesa iniziarono a formare uno squadrone chiamato «Legione Slavo-Britannica». Kazakov, che fu ufficialmente promosso tenente nell’aeronautica militare britannica, fu nominato al comando della «Legione» composta da 32 due piloti. Il distaccamento fu schierato nella città di Berezniki.
All’inizio, la superiorità delle Guardie Bianche in aria fu schiacciante. Kazakov e i suoi uomini potevano vantare una vasta esperienza maturata sui fronti della Prima Guerra Mondiale, nonché la fornitura della più moderna tecnologia militare dell’Intesa. Inoltre, molti degli ufficiali zaristi reclutati nell’aviazione dell’Armata Rossa, alla prima occasione, disertarono atterrando con i loro aerei nelle basi nemiche. Tuttavia, poco dopo, il valore delle forze aeree andò gradualmente cambiando. I piloti militari dell’Armata Rossa, attraverso il costo delle loro sconfitte, attraverso il sangue versato nelle battaglie aeree, maturarono un’esperienza tale che gli consentì ben presto di dominare la complessa scienza della guerra aerea.
Alla fine di ottobre, l’Armata Rossa lanciò una controffensiva nel settore del Fronte Settentrionale lungo la ferrovia Archangelsk-Vologda. La «Legione Slavo-Britannica» fu frettolosamente trasferita in una zona meno pericolosa, ma dopo alcune battaglie fu circondata. Aleksandr Kazakov ordinò che gli aerei danneggiati ed inviati in riparazione, tornassero rapidamente in prima linea. Kazakov creò anche un’unità da combattimento a terra, cioè piloti militari che si trasformavano in fanti armati con armi leggere e mitragliatrici rimosse dagli aerei inutilizzabili. Imbracciate le armi, lui stesso si mise al comando di questa unità terrestre.
Non lontano dal fronte, Kazakov e i suoi uomini furono intercettati dai distaccamenti di ricognizione dell’Armata Rossa. Kazakov e i suoi uomini, ormai braccati, si rifugiarono all’interno del monastero di Sijskj, che fu immediatamente circondato dai soldati dell’Armata Rossa. Le forze in campo erano numericamente disuguali, i combattenti di Kazakov esaurirono le cartucce ma furono tempestivamente salvati dai battaglioni britannici del colonnello Haggelton che accorsero in aiuto degli assediati e riuscirono a sfondare l’accerchiamento.
Il confronto in aria e in terra continuò. La Legione Slavo-Britannica iniziò a subire perdite pesanti, che non potevano essere reintegrate. Cominciarono le interruzioni nell’approvvigionamento del distaccamento, aggravate dal furto dei soldati nelle retrovie dell’Armata Bianca. Il 24 gennaio 1919, durante un’operazione di ricognizione delle posizioni nemiche, Kazakov mentre guidava un’autovettura fu ferito da alcuni spari dei soldati dell’Armata Rossa. Un proiettile lo colpì al petto, ma nonostante la gravità della ferita, il pilota fu in grado di guidare l’automobile fino alla base del suo campo d’aviazione, e riuscì a curare le ferite.
Kazakov tornò in servizio solo tre mesi dopo. Sempre più spesso amici e conoscenti iniziarono a notare in lui segni di profonda depressione. La morte dei compagni d’armi, le sconfitte al fronte, il crollo del Movimento Bianco: tutto questo era un pesante fardello per il cuore di Aleksandr Kazakov.
Nel frattempo, l’Armata Rossa continuò a cambiare lentamente le sorti della guerra civile. Vedendo l’inutilità del Movimento Bianco, gli alleati dell’Intesa decisero di evacuare le loro truppe da Murmansk e Archangelsk. La legione di Kazakov, tra gli altri, coprì l’evacuazione, precipitandosi in battaglie disperate. Lo stesso Kazakov, con missioni suicide a bassa quota, sparò alle formazioni di fanteria dei bolscevichi con le mitragliatrice del suo aereo. Ma il suo coraggio personale non servì a nulla.
Il comando britannico, conscio ormai che bisognava evacuare e che la guerra civile era stata vinta dai bolscevichi, offrì ad Aleksandr Kazakov il servizio in Inghilterra e il grado di maggiore dell’aviazione militare britannica. Ma l’idea di lasciare la Russia lo tormentava e Kazakov si prese del tempo per rispondere all’offerta britannica.
Il 1° agosto 1919, Aleksandr Kazakov decollò per salutare il piroscafo, sul quale alcuni dei suoi colleghi stavano navigando per raggiungere l’Inghilterra. Dopo aver completato diverse acrobazie aeree sulla nave, Kazakov tornò alla sua base. Durante la fase di atterraggio, il suo aereo improvvisamente cadde in picchiata e si schiantò contro uno degli hangar. Il pilota fu rimosso dal relitto mentre era ancora vivo, ma pochi minuti dopo morì senza dire una sola parola. L’evento fu ufficialmente classificato come un incidente, ma nessuno di coloro che conoscevano Kazakov e di quelli che assistettero alla picchiata dell’aereo, dubitarono che in realtà si trattasse di un suicidio.
Aleksandr Kazakov fu sepolto a Berezniki, nel cimitero vicino alla chiesa. Al momento della sua morte aveva 30 anni. Passarono gli anni, la chiesa fu demolita e la tomba del coraggioso pilota andò perduta. Ora il ricordo del primo asso russo è custodito solo da una simbolica lapide sotto due eliche incrociate, installata nel 2009.
Luca D’Agostini
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