Come abbiamo visto in già in altri articoli pubblicati su Madre Russia, i media occidentali emettono ogni giorno le sentenze del politicamente corretto, senza uno straccio di seria analisi, senza conoscere storia, fatti e persone. Da anni sono in preda ad un’isteria russofoba, producono ogni giorno montagne di idiozie, menzogne ed infamità, nei confronti della Russia, del suo Presidente e del suo popolo.
In questo articolo voglio soffermarmi sul perchè amiamo il Presidente Putin, perchè lo consideriamo la nostra stella polare.
Analizziamo il contesto nel quale nasce il nostro Presidente. Quando il 7 ottobre 1952 Vladimir Vladimirovič Putin nasce a Leningrado, l’odierna San Pietroburgo è ancora un cumulo di macerie. È la città che ha subìto il più orrendo assedio della storia, 872 giorni di morte, devastazione e sofferenza, in cui hanno perso la vita quasi un milione di cittadini, per lo più donne, bambini ed anziani assediati dentro la città. I genitori del Presidente Putin erano due sopravvissuti all’assedio. Il padre era stato gravemente ferito in battaglia, la madre aveva rischiato di morire per denutrizione. Entrambi riportano danni fisici permanenti ma la ferita più grave è la morte di Viktor, il loro figlio di nove anni, fratello che il Presidente Putin non ha mai conosciuto.
Nella sua infanzia c’è il racconto delle gesta del padre, Vladimir Spiridonovič Putin, che da fuciliere volontario dell’86esimo battaglione d’assalto dell’Armata Rossa, un’unità di élite appartenente all’NKVD, aveva operato una serie di rischiosi sabotaggi dietro le linee tedesche. Durante una ritirata, il padre del Presidente Putin padre si era dovuto nascondere per ore in uno stagno, tutto immerso nell’acqua, respirando con una cannula, per evitare di essere catturato da una pattuglia della Wehrmacht.
Molti anni dopo, dopo l’esperienza nel KGB, il Presidente Putin viene chiamato a salvare la Russia, e lo ha fatto egregiamente dimostrandosi un grande statista, certamente l’unico statista contemporaneo. La sua politica interna ha prodotto rilevanti successi economico-sociali, che si sono tradotti in un netto miglioramento della qualità della vita dei cittadini russi. Con il suo abile lavoro, il Presidente Putin ha consentito allo Stato della Federazione Russa di riappropriarsi delle risorse energetiche che erano finite nelle mani degli oligarchi. La sua abilità di governo ha prodotto cospicui investimenti nelle infrastrutture statali, ottenendo un ammodernamento di strade, ferrovie, aeroporti. In questi anni, sotto la sua presidenza, si registra un miglioramento dei livelli di istruzione, della sanità, dei trasporti.
Alle elezioni presidenziali russe svoltesi il 18 marzo 2018, il Presidente Putin è stato rieletto per il quarto mandato, ottenendo una percentuale di consensi mai registrata prima. Infatti il Presidente ha ottenuto il 76,69% dei voti. I suoi sfidanti al confronto hanno raccolto percentuali irrisorie: al secondo posto si è piazzato il candidato comunista Pavel Grudinin ottenendo l’11,77% dei voti. Al terzo posto il liberale e nazionalista Vladimir Zhirinovskij, il quale ha ottenuto il 5,65% dei voti. Solo al quarto posto si è piazzata la candidata filo-occidentale Ksenja Sobciak, ottenendo l’1,68% dei voti.1 Così, grazie a Dio, il Presidente Putin sarà in carica per altri 6 anni, fino al 2024.
Ma più dei successi materiali, l’attività politica del Presidente Putin può vantare un merito ancora più importante, fondamentale: l’aver ridato orgoglio e identità al popolo russo, un idem sentire comune, attraverso una riappropriazione collettiva della storia. Questo è il suo capolavoro ed il popolo russo gliene sarà eternamente grato.
Di seguito voglio riportare una serie di dichiarazioni di varie personalità internazionali, del mondo politico ed economico, della cultura, dello spettacolo e del giornalismo, che rendono il senso del valore dell’immenso lavoro finora svolto dal Presidente Putin.
Egon Bahr, ex ministro tedesco socialdemocratico, artefice della Ostpolitik di Willy Brandt, ha affermato: «Putin è popolare per il fatto di aver restituito alla Russia la fiducia in sé stessa dopo l’epoca Eltsin«.2
L’attore statunitense Steven Seagal, il quale ha richiesto ed ottenuto la cittadinanza russa, ha dichiarato: «La politica degli Stati Uniti sull’Ucraina è idiota! Ritengo molto ragionevole il desiderio del Presidente Putin di proteggere i russofoni di Crimea, i loro beni, e la base russa di Sebastopoli. Per me il Presidente Putin è uno dei maggiori leader mondiali viventi, lo considero mio amico e vorrei considerarlo mio fratello«.3

Il Presidente Vladimir Putin e l’attore Steven Seagal
L’attore francese Gerard Depardieu è stato uno dei personaggi che ha fatto più notizia nel momento in cui ha deciso di andare a vivere in Russia ed ha ottenuto la cittadinanza russa. Depardieu ha dichiarato: «Sono amico del Presidente Putin e ne sono fiero. Lo vedo regolarmente e la maggior parte delle volte discutiamo di geopolitica. Quando parla con gli oligarchi, che cercano di uccidere il Paese, sono quelli ad aver paura di lui e non il contrario. Il popolo russo gli è riconoscente perché con lui ha ritrovato una dignità che aveva perso. Sono onorato della sua amicizia. Avrei trovato scandaloso invece frequentare i Kennedy».4 In più di un’occasione Depardieu ha dichiarato: «Mi sento molto russo e ammiro il Presidente Putin per tutto quello che fa!«5 In una intervista Depardieu ha dichiarato: «Il Presidente Putin è un uomo molto intelligente. Ed è una persona indipendente. Sulla questione dell’Ucraina la gente in Russia lo sta sostenendo. Io oggi possiedo un appartamento a Mosca e una casa a Saransk. Conosco bene la Russia e la sua gente. Sono stato lì pochissimo tempo fa e ho incontrato solo persone schierate contro gli americani e contro la posizione presa dall’Europa. Tutti difendono Putin«.6

Il Presidente Vladimir Putin e l’attore Gerard Depardieu
L’attrice italiana Ornella Muti ha dichiarato: «Ho origini slave e ne sono fiera. Mia madre è estone e mio padre napoletano. Sento dentro di me questo mix di culture. In Russia mi sento benissimo e lo dico a voce alta. Probabilmente quando sono in Russia, sento ancora di più le mie radici , sento che ciò che mi circonda mi appartiene anche, che ciò che mi circonda è parte di me stessa, anche le cose che non ho mai conosciuto, nel momento in cui vi entro in contatto, le sento parte di me. In inverno trovo meravigliosa San Pietroburgo, ma Mosca è sempre Mosca, grandiosa! Lì mi sento a casa, mi tornano in mente i racconti di mia mamma. Più il tempo passa e più mi avvicino ai russi. Ho comprato casa a Mosca ed ho richiesto la cittadinanza russa. Sarò lieta di ricevere il passaporto russo dalle mani di Putin«.7 8

L’attrice Ornella Muti (bionda a sinistra) seduta al tavolo con il Presidente Vladimir Putin
Anche il pugile statunitense Roj Jones ha deciso di andare a vivere in Russia ed ha anche lui ottenuto la cittadinanza russa. Roj Jones ha dichiarato: «Il Presidente Vladimir Putin ha meritato il successo elettorale e di essere riconfermato alla presidenza. Ci siamo incontrati più volte ed oltre che concedermi la cittadinanza russa, mi ha permesso di aprire una palestra a Mosca. Quando leggo qualcosa contro il Presidente, penso sempre che in occidente non sia compreso nella maniera giusta. Per me è un uomo vero e un grande sportivo. Nonostante i suoi impegni, pratica Taekwondo, Aikido, va a pesca e a caccia. Soprattutto è un uomo di parola. Io so che ama il suo popolo e che quando promette qualcosa, mantiene la parola data. Io posso solo parlare bene di lui«.9

Il Presidente Vladimir Putin ed il pugile Roy Jones
Il cantante italiano Al Bano ha un legame profondo con la Russia, dove le sue canzoni sono molto apprezzate e conosciute da tutti. Al Bano ha recentemente dichiarato: «Poco prima di Natale sono stato l’unico cantante straniero ad esibirmi ai 100 anni del KGB alla presenza del Presidente Putin. Lo conosco personalmente e lo sostengo da tempi non sospetti. Non è la prima volta che ci incontriamo. Ci siamo conosciuti nel 1986. Ho trascorso con lui e tante altre persone il capodanno del 2005 al Cremlino. È un grande. Ha un senso religioso della vita. Quando occorre ha il pugno di ferro e non ci vedo nulla di male. Alla mia Italia servirebbe uno così. Io sono un putiniano«.10 11 Qui di seguito vi riporto un breve video nel quale Al Bano manda un messaggio di auguri al Presidente Putin per il suo compleanno.
La giornalista Fiammetta Cucurnia, moglie di Giulietto Chiesa, in un suo articolo ha scritto: «I russi sono proprio innamorati di Vladimir Putin. Mi arrivano telefonate di amici russi che proprio non riescono a spiegarsi l’atteggiamento dei paesi occidentali verso il loro leader e, dunque, semplificando, verso di loro. Tutto comincia nei terribili anni Novanta. La notte del 25 dicembre 1991 i russi non riuscirono a dormire. Il giorno prima erano cittadini di un Paese, l’Unione Sovietica; da quel momento, non lo erano più. Fu uno shock. Milioni di persone di nazionalità russa si ritrovarono, abbandonati dalla Madrepatria, cittadini di Paesi che non li volevano e che spesso, come è accaduto nelle Repubbliche baltiche, negavano loro i diritti minimi della cittadinanza. Ma non c’era tempo, né forza per occuparsene. Presto le cose cominciarono ad andare peggio di quanto mai si sarebbe potuto immaginare. Arrivò la politica del Fondo Monetario e degli Harvard Boys, introdotta dal governo di Boris Eltsin: liberalizzazione e privatizzazione. Fu chiamata: terapia shock. Uno shock sullo shock. La promessa era che alla fine del tunnel ci sarebbe stato un Paese finalmente libero, democratico e benestante. I russi si fidavano, erano pronti ai sacrifici. Pensavano che l’Occidente, essendo stato capace di offrire benessere, democrazia e giustizia a casa propria, lo avrebbe fatto anche da loro. La fiducia crollò lentamente, ma inesorabilmente, sotto i colpi della realtà. Sotto gli occhi impotenti della gente, per il bene del paese, le aziende cominciarono ad essere vendute per un prezzo vicino allo zero, tra l’1,5 e il 2 per cento del loro valore. In tutto, lo Stato realizzò dal’’operazione circa il 10 per cento del valore effettivo, beni mobili e immobili inclusi. Alle persone normali fu dato un pezzo di carta, si chiamava voucher, che era l’equivalente della quota a cui avevano diritto. Valevano 10 mila rubli. Natalja Fjodorovna, l’anziana mamma di una mia cara amica, fu la prima a pronunciare quella che credevo fosse una battuta: «gli uomini lo venderanno per una bottiglia». Ci volle poco a capire che non era una boutade. I voucher si vendevano agli angoli delle strade per una vodka, tremila rubli. Come scrive Naomi Klein nel suo Shock Economy, «nel 1998, oltre l’80% delle aziende agricole erano in bancarotta, e circa 70 mila fabbriche statali avevano chiuso i battenti, generando un’epidemia di disoccupazione». E «74 milioni di russi vivevano sotto la soglia di povertà, secondo la Banca Mondiale». Lavoro non ce n’era nel modo più assoluto. I ragazzi sognavano di fuggire e chiedevano i computer, le pensioni arrivavano in ritardo, gli stipendi non arrivavano più; medici, insegnanti, professori, chi poteva cercava un lavoretto all’estero. Le file nei negozi erano scomparse, come i soldi per comprare. Ovunque fiorivano tetri negozietti temporanei dove si pagava direttamente in dollari. Gli ospedali non davano più neanche le lenzuola. La criminalità fioriva, al punto che era diventato rischioso girare di notte anche in una città come Mosca. Nel frattempo, tutti i soldi della Russia erano passati nella tasche di pochi intraprendenti, che diventarono miliardari e potenti, i cosiddetti oligarchi. I russi hanno ritrovato un fiducia il giorno in cui è arrivato Putin e ha ripreso in mano il Paese».12 Christopher Caldwell, giornalista statunitense del Weekly Standard, in un interessante saggio pubblicato a marzo del 2017 sulla rivista dell’Hillsdale College, si è posto questa domanda: «E’ Putin il più grande statista dei nostri tempi?«. Nell’intento di fornire una risposta a questa domanda, Caldwell ha scritto: «Quando Putin ha preso il potere nell’inverno 1999-2000, il suo Paese era senza difese ed era in bancarotta. Se lo erano spartito le nuove elite cleptocratiche, in collusione con gli antichi nemici imperiali, cioè gli Americani. Putin ha cambiato rotta. Nella prima decade di questo secolo, lui ha fatto ciò che Kemal Ataturk fece in Turchia negli anni ’20. Sulle rovine di un impero ha resuscitato uno stato nazionale, dandogli coesione e scopo. Ha punito i plutocrati del suo Paese e ha ripristinato la forza militare. E ha rifiutato il ruolo servile disegnato da politici e uomini d’affari stranieri. I suoi elettori gli attribuiscono il merito di aver salvato la Russia».13

Christopher Caldwell
Il giornalista Christopher Caldwell, nel suo saggio continua l’analisi, ponendosi un’altra domanda: «Mentre la sua impressionante marcia verso una ritrovata grandezza della Russia spiega perché sia venerato dai suoi concittadini residenti in patria e all’estero, che cosa spiega l’appeal che Putin ha in Occidente, malgrado un’informazione tanto ostile?» Caldwell fornisce questa risposta: «Putin si pone contro la visione occidentale di quello che dovrà essere il futuro dell’umanità. Lui è un patriota russo stile «Dio e Patria». Lui rifiuta il Nuovo Ordine Mondiale definito dagli Stati Uniti alla fine della Guerra Fredda. Putin mette la Russia prima di ogni cosa. E nello sfidare gli Americani lui parla per quei milioni di Europei che desiderano ripristinare le proprie identità nazionali e riguadagnare la perduta sovranità causata dall’Unione Europea. Gran parte dell’ostilità verso Putin deriva dal fatto che lui sfida l’Occidente per difendere gli interessi della Russia. E non solo: mantiene popolarità nel suo Paese e in più ha ammiratori in nazioni il cui governo gli è implacabilmente ostile. Emblematico il sondaggio svolto a dicembre 2016 negli Stati Uniti: il 37% dei Repubblicani aveva una opinione positiva del leader russo ma solo il 17% l’aveva per il Presidente Barak Obama.«13
Il regista statunitense plurivincitore di Premi Oscar, Oliver Stone, tra il 2015 ed il 2017 ha registrato una serie di interviste che hanno permesso la realizzazione di un bellissimo film e documentario dal titolo «The Putin Interviews«. Oliver Stone ha dichiarato: «Sono contento di aver avuto l’occasione di presentarlo al mondo. È l’uomo che ha rimesso in piedi la Russia e le ha dato benessere, che parla di futuro, di pace, che ha e che dà speranze, che ama i suoi nipoti. Mi interessa che il mondo conosca Putin, che finora la propaganda americana ha dipinto solo come il cattivo. Mi ha colpito il racconto della sua ascesa politica negli anni del tramonto di Eltsin, il terribile 2000. Non ero al corrente della violenza quotidiana della corruzione, del potere della mafia, della lotta senza quartiere che gli oligarchi avevano scatenato per appropriarsi delle ricchezze della Russia. Putin è un uomo molto misurato, ma mi ha emozionato che abbia accennato ai pericoli fisici che lui stesso ha corso; pensando di essere ucciso, si risolse a mettere in salvo la sua famiglia per risparmiare almeno loro dalla vendetta. La seconda cosa che colpisce, soprattutto per un americano, è ascoltare il racconto delle nefandezze che la politica del mio Paese ha compiuto nei confronti della Russia. Putin mi ha fatto ascoltare un discorso pubblico che tenne a Monaco nel 2007 e che, stranamente, non viene mai ricordato. Già allora denunciava i piani americani per una cyber guerra, le porcherie commesse ai margini degli accordi sulle armi nucleari, la politica di provocazione nei confronti dell’Ucraina. Tutte cose che rendono la situazione di oggi molto più chiara. Ho pensato a quanto ero stato ingenuo!«14
L’ex uomo politico italiano Dario Rivolta, oggi analista geopolitico, ha scritto: «M’indispongono, l’ipocrisia e la stupida propaganda che vogliono mostrarci una Mosca di oggi aggressiva e pericolosa. In questi ultimi mesi sono sempre più insofferente verso la crescente canea di chi vede lo zampino russo in ogni crisi mondiale. Quando sento dire che è stato il Cremlino ad alimentare le spinte separatiste della Brexit o della Catalogna e man mano vedo nascere nuove accuse contro la presunta ingerenza dei media russi nelle politiche di altri Paesi, allora mi ricordo di quanto scriveva il Manzoni sugli untori che diffondevano la peste. Il grande autore descriveva benissimo la follia collettiva che permeava la società di allora. L’epidemia era attribuita non alle vere cause del contagio, bensì a degli untori, uomini malvagi che si mischiavano volutamente alla popolazione con lo scopo di annientarla. Ecco, oggi, i nuovi untori sono i russi (Putin in particolare) e bisogna diffidarne, tenerli lontani e magari se possibile eliminarli.«15
Il giornalista ed analista politico statunitense, Andre Vltchek, sul sito di geopolitica New Eastern Outlook (NEO), ha recentemente pubblicato un articolo molto interessante dal titolo «Perchè l’Occidente non può sopportare i russi«. Scrive Vltchek: «Quando si parla di Russia o Unione Sovietica, cronaca e resoconti storici diventano confusi in Occidente. Le fiabe si mescolano con la realtà, mentre invenzioni vengono magistralmente iniettate nel subconscio di miliardi di persone nel mondo. La mente occidentale generalmente non ama le cose ignote, spirituali e complesse. Fin dai vecchi tempi, specialmente dalle crociate e le mostruose spedizioni coloniali in tutti gli angoli del mondo, agli occidentali raccontano favole sulle loro nobili azioni nelle terre saccheggiate. Tutto doveva essere chiaro e semplice: i virtuosi europei civilizzavano i selvaggi e diffondevano il cristianesimo, quindi di fatto salvavano quelle povere anime scure e primitive. Naturalmente, decine di milioni di persone ne morirono, mentre altre decine di milioni erano incatenate e portate nei Nuovi Mondi come schiavi. Oro, argento e altri bottini, così come il lavoro degli schiavi, pagavano tutti i palazzi, ferrovie, università e teatri europei, ma non importa, dato che il bagno di sangue per la maggior parte delle volte era qualcosa di astratto e lontano dagli occhi ipersensibili del pubblico occidentale. Gli occidentali amano la semplicità, in particolare quando si tratta di definizioni morali del bene e male. Non importa se la verità viene sistematicamente manipolata, o che sia completamente inventata. Ciò che conta è che non ci sia una senso di colpa e ricerca dell’anima. I governanti occidentali e i loro opinionisti conoscono perfettamente bene la loro gente e il più delle volte gli danno ciò che chiedono.«16 Continua Vltchek: «I russi agli occhi occidentali sembrano normali, ma in realtà non lo sono. I russi vogliono sempre qualcos’altro; si rifiutano di giocare alle regole occidentali. Chiedono ostinatamente di essere lasciati in pace. Quando vengono affrontati, attaccati, combattono. Raramente colpiscono per primi, non invadono quasi mai. Ma quando vengono minacciati, aggrediti, combattono con tremenda determinazione e forza, e non perdono mai. I villaggi e le città vengono convertiti in tombe di invasori. Milioni di persone muoiono mentre difendono la Patria, ma il Paese sopravvive. E succede ancora e ancora e ancora, con orde occidentali che per secoli hanno assaltato e bruciato le terre russe senza mai imparare la lezione e senza mai rinunciare al loro sinistro sogno di conquistare e controllare questo colosso orgoglioso e determinato. In Occidente non piacciono chi si difende, chi lo combatte, e specialmente chi vince. La Russia ha questa terribile abitudine: non solo difende se stessa e il proprio popolo, ma combatte anche per gli altri, proteggendo nazioni colonizzate e saccheggiate, così come quelle ingiustamente aggredite. Ha salvato il mondo dal nazismo. L’ha fatto a un prezzo orribile, 25 milioni di uomini, donne e bambini, ma l’ha fatto; coraggiosamente, orgogliosamente e altruisticamente. L’Occidente non ha mai perdonato l’Unione Sovietica per questa vittoria epica, perché tutto ciò che è disinteressato e sacrificio è sempre in conflitto diretto coi propri principi, quindi estremamente pericoloso«.16 Sostiene ancora Vltchek: «Le opinioni sovietiche e russe non ebbero quasi mai permesso di penetrare la monolitica e unilaterale versione della propaganda occidentale. Come pecoroni, il pubblico occidentale accettò la disinformazione di cui era nutrito. Successivamente anche molti uomini e donne che vivevano in Unione Sovietica , cedettero alla propaganda occidentale. Invece di cercare di riformare il loro Paese imperfetto, divennero cinici e disillusi, corrotti ed ingenuamente ma fermamente filo-occidentali. Fu la prima e l’ultima volta nella storia; la Russia fu sconfitta dall’Occidente, tramite inganno, menzogne spudorate, propaganda occidentale. Ciò che seguì potrebbe essere facilmente descritto come genocidio. L’Unione Sovietica fu dapprima intrappolata in Afghanistan, poi ferita mortalmente dalla quella guerra, dalla corsa agli armamenti con gli Stati Uniti, e dallo stadio finale della propaganda che dilagava letteralmente come lava dalle varie stazioni radio ostili sponsorizzate dall’Occidente. Naturalmente anche i dissidenti svolsero un ruolo importante. Sotto Gorbaciov, un utile idiota dell’Occidente, le cose divennero estremamente bizzarre. Non credo che sia stato pagato per rovinare il proprio Paese, ma fece di tutto per abbatterlo; precisamente ciò che Washington voleva facesse. Poi, di fronte al mondo intero, una potente e orgogliosa Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche si agitò improvvisamente, emise un forte grido e crollò; morì dolorosamente ma rapidamente. Nacque una nuova Russia turbo-capitalista, bandita, pro-oligarchica e confusamente filo-occidentale. La Russia era governata dall’alcolizzato Boris Eltsin; amato e sostenuto da Washington, Londra e altri centri di potere occidentali. Era una Russia totalmente innaturale, malata, cinica e priva di compassione, costruita dalle idee di qualcun altro, la Russia di Radio Liberty e Voice of America, BBC, contrabbandieri, oligarchi e multinazionali. L’Occidente ora ha il coraggio di dire che i russi interferiscono a Washington? Sono fuori di testa? Washington e altre capitali occidentali non solo interferirono, biasimarono apertamente l’Unione Sovietica e poi iniziarono a calciare la Russia, che a quel punto era mezza viva. È tutto dimenticato, o il pubblico occidentale è nuovamente completamente inconsapevole di ciò che accadde in quei giorni bui? L’Occidente continuava a sputare sul Paese impoverito e ferito, rifiutando di onorare accordi e trattati internazionali. Non l’aiutò. Furono scatenate le multinazionali ed iniziarono a privatizzare le compagnie statali russe, praticamente rubando ciò che era stato costruito dal sudore e sangue dei lavoratori sovietici in lunghi decenni. Interferenza? Lasciatemelo ripetere: fu un intervento diretto, un’invasione, un accaparramento di risorse, un furto spudorato! Voglio leggere e scrivere a riguardo, ma non ne sentiamo più parlare, vero? Ora ci viene detto che la Russia è paranoica, che il suo Presidente è paranoico! Con faccia tosta, l’Occidente mente; fingendo di non aver tentato di uccidere la Russia. Quegli anni filo-occidentali in cui la Russia divenne uno stato semi-cliente dell’Occidente, o semi-colonia! Non c’era pietà, alcuna compassione dall’estero. Molti di quegli idioti, gli intellettuali da cucina di Mosca e delle province, si sono improvvisamente svegliati, ma troppo tardi. Molti non avevano improvvisamente nulla da mangiare, ottenendo ciò che gli fu detto di chiedere: libertà e democrazia e capitalismo occidentali, in sintesi: il totale collasso. Ricordo bene com’era allora. Io sono nato nell’odierna San Pietroburgo, tornai in Russia inorridito, lavorando a Mosca, Tomsk, Novosibirsk e nell’allora Leningrado. Gli accademici dell’Akadem Gorodok di Novosibirsk vendevano la biblioteca nel freddo pungente, nei sottopassaggi della metropolitana della città. I vecchi pensionati morivano di fame e freddo. I salari non venivano pagati, anche i minatori morivano per la fame e gli insegnanti smisero addirittura di lavorare. La Russia si trovava nell’abbraccio mortale dell’Occidente. L’aspettativa di vita era improvvisamente scesa ai livelli dell’Africa sub-sahariana. Russia umiliata e con un terribile dolore interno. Ma quell’incubo non durò a lungo. E ciò che successe, in quegli anni brevi ma orribili sotto Gorbačëv e Eltsin, ma soprattutto sotto il diktat occidentale, non sarà mai dimenticato, né perdonato. I russi sanno perfettamente cosa non vogliono più! La Russia si rialzò. Enorme, indignata e decisa a vivere la propria vita, a modo suo. Da una nazione impoverita, umiliata e derubata, asservita all’Occidente, il Paese si è evoluto e nel giro di pochi anni la Russia libera e indipendente si è unita ai ranghi dei Paesi più sviluppati e potenti della Terra. E come prima, la Russia è ancora una volta in grado di aiutare le nazioni sotto attacco ingiusto e malvagio dell’impero occidentale. L’uomo che guida questa rinascita, il Presidente Vladimir Putin, è duro, ma la Russia è sotto una grave minaccia e così il mondo, non è il momento dei deboli. Il Presidente Putin è un vero patriota. Ora l’Occidente, ancora una volta, odia la Russia e il suo leader. Non sorprende; la Russia imbattuta, forte e libera è il peggior nemico immaginabile di Washington e dei suoi tirapiedi. C’è qualcosa di profondamente patologico nella psiche occidentale. Non può accettare nulla di meno che la resa piena e incondizionata. Deve controllare e sentirsi eccezionale. Questa fede nell’eccezionalismo è la vera religione occidentale. L’eccezionalismo è fanatico, è fondamentalista ed indiscutibile. Insiste anche sulla sua narrativa come l’unica disponibile al mondo. Che l’Occidente sia visto come leader morale, faro del progresso, unico giudice e guru competente. Le bugie si accumulano su bugie e più assurde queste sono, più brutali ed estremi sono i metodi usati per sostenerle. Oggi in Occidente, centinaia di migliaia di insegnanti, giornalisti, artisti, psicologi e altri professionisti ben retribuiti, sono impiegati per glorificare la narrativa occidentale e screditare chi a suo modo osa sfidarla. La Russia è l’avversario più odiato dall’Occidente, con la Cina, alleata stretto della Russia subito al secondo posto. La guerra di propaganda scatenata dall’Occidente è così folle ed intensa che persino alcuni cittadini europei e nordamericani cominciano a sindacare sulle storie narrate da Washington, Londra e altrove. Ovunque si giri, c’è un tremendo miscuglio di bugie. La Russia viene accusata di aver interferito negli affari interni degli Stati Uniti, difeso la Siria, difeso nazioni indifese e intimidite, avere potenti media, drogare gli atleti, essere ancora comunista, non essere più socialista; in breve: per tutto ciò che è immaginabile e inimmaginabile. La critica alla Russia è ridicola. Agli occhi dell’Occidente, i russi sono traditori. Si sono rifiutati di vendere la Patria e di schiavizzare il proprio popolo. Il loro governo fa tutto il possibile per rendere la Russia autosufficiente, completamente indipendente, prospera, fiera e libera. È davvero imbarazzante che Paesi responsabili di centinaia di genocidi, di centinaia di milioni di persone uccise in tutti i continenti, abbiano ancora il coraggio di dare lezioni agli altri. Molte vittime sono troppo spaventate per parlare. La Russia no. È composta, gentile, ma pienamente decisa a difendersi se necessario. La cultura russa è enorme: i cuori russi sono teneri, si sciolgono facilmente quando vengono avvicinati con amore e gentilezza. Ma quando le loro vite sono minacciate, cuori e muscoli dei russi si trasformano rapidamente in pietra e acciaio. In questi momenti, quando solo la vittoria sul terrorismo può salvare il mondo, i pugni russi sono duri, e lo stesso vale per l’esercito russo. Non c’è corrispondenza tra coraggio russo e sadismo codardo occidentale. Perciò la Russia è odiata disperatamente dall’Occidente«.16
Prima delle elezioni russe, Aleksandr Ovechkin, il più forte giocatore al mondo di hockey su ghiaccio, capitano della nazionale russa e dei Washington Capitals ma soprattutto grande amico del Presidente Putin, ha organizzato un gruppo ed un sito ufficiale chiamandolo «Putin Team». Come affermato dallo stesso Ovechkin: «Con l’aiuto del sito si può diventare parte di una grande squadra. La squadra di Putin, che unisce le persone orgogliose del proprio Paese e che vogliono rendere la Russia forte. Solo lui può essere la nostra guida«. Al movimento creato da Ovechkin hanno aderito le persone più famose della Russia in ogni campo.17

Il Presidente Vladimir Putin e Aleksandr Ovechkin
Molto significativo è quanto affermato dal filosofo Diego Fusaro, il quale dopo la farsa del caso Skripal, con l’onestà intellettuale che lo contraddistingue e la sua capacità di analisi, ha affermato: «La vergogna di questa situazione – tragica, ma non seria – sta tutta nel fatto che, more solito, la talassocrazia neoleviatanica del dollaro comanda e le sue servili colonie cadavericamente obbediscono. E la monarchia del dollaro, lo sappiamo, ha già da sempre deciso che la Russia di Vladimir Putin è un nemico: lo ha stabilito da ben prima della vicenda della spia. E ora, da anni, cerca il casus belli. Putin dittatore, la spia, i brogli elettorali, il mancato rispetto dei diritti umani, et similia. Mille invenzioni dell’Occidente a guida statunitense per attaccare, presto o tardi, la Russia di Putin. La cui colpa è da ravvisarsi nell’essere uno Stato sovrano e non disposto a piegare dinanzi al nuovo ordine mondiale del Washington consensus. Putin, a differenza dei suoi due ridicoli predecessori, ha detto no: e rinnova ogni giorno questo no agli USA, che vorrebbero annientare la Russia, farne una colonia tra le tante, dissolvere lo spazio post-sovietico e rioccuparlo. Ci provano con rivoluzioni colorate e fenomeni da baraccone (Pussy Riots, Femen, ecc.), con colpi di Stato paranazisti (Ucraina, 2014) e con la peggior propaganda. Ma, per ora, la Russia eroicamente resiste. E speriamo vivamente che seguiti a farlo, di modo che sia garantito quel multipolarismo che già Immanuel Kant in «Per la pace perpetua» indicava come di gran lunga preferibile al dominio di un’unica «monarchia universale»».18
Infine, vi lascio con il video di questa bellissima canzone scritta in occasione delle elezioni presidenziali russe. L’iniziativa parte dal Putin Team creato dal campione di hockey Aleksandr Ovechkin. In questo video famosi cantanti russi cantano la canzone da loro creata per sostenere la candidatura del Presidente Putin. Di seguito pubblico due versioni di questo video. Una perfetta, originale, solo in russo! Un’altra purtroppo inquinata dal simbolo di un giornale di nome «Il Foglio» del quale non ho nessuna stima e che reputo inadatto a qualsiasi utilizzo. Mi dispiace purtroppo dovervi pubblicare questo video, ma in questo troverete la traduzione in italiano tra i sottotitoli. Così, qualora non conosceste il russo, turandovi il naso potrete comunque capire il significato delle parole della canzone. Iò testo è davvero emozionante. Il Presidente Putin è la nostra stella polare!
Questa è la versione originale.
Questa è la versione con i sottotitoli in italiano.
Luca D’Agostini
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Fonti
(1) Rieletto
(2) Popolo russo
(3) Steven Seagal
(4) Gerard Depardieu
(5) Depardieu
(6) Huffington Post
(7) Ornella Muti
(8) TGCom24
(9) Roy Jones
(10) Al Bano
(11) Il Giornale
(12) Perchè i russi amano Putin
(13) Statista
(15) Oliver Stone
(16) Russians
(17) Putin Team
(18) Diego Fusaro
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