In questo articolo conosceremo una popolazione epica: gli Alani. Questo popolo, in un arco di tempo che va dal VII secolo a.C. al XVII secolo a.C., riuscì ad ottenere un’estensione territoriale enorme, dalla Cina al Portogallo, ad assumere un ruolo preponderante al tempo delle invasioni unne ed a tramandare il proprio nome attraverso la fondazione di uno Stato ancora esistente: l’Ossezia.
Le prime notizie di questa popolazione si riscontrano nelle cronache assire del 650 a.C., nelle quali gli Alani erano definiti con il nome scita di «Ishkuza», da Ish-Oguz («Popolo Ish»). «Ish» è, in realtà, una variante di «As», parola che, in odierno turco significa «errare» e che sta quindi ad indicare il loro stile di vita nomade. Infatti, proprio in virtù della presenza di numerosissime popolazioni nomadi gli antichi Greci usavano il nome «Asia» per le steppe a Oriente. La maggior parte di queste popolazioni era dedita all’allevamento ovino.1
Verso il 300 a.C. durante la loro espansione verso oriente, gli Alani entrarono in contatto con gli Unni orientali. Ne nacque un’alleanza che fece degli Alani una parte importante dell’esercito unno orientale. Infatti gli Alani erano noti per le loro capacità belliche ed il loro supporto consentì agli Unni orientali di espandersi fino alla Cina.2
Di fatto, comunque, questa alleanza cessò nel giro di un secolo circa, costringendo gli Alani che si erano spinti particolarmente ad est ad una migrazione di massa verso occidente. È in questa fase, che va all’incirca dal 200 al 100 a.C. che gli Alani, riunendosi al popolo dei Sarmati, diedero forza a questa popolazione fino a spingerla, nel tempo, all’ottenimento del predominio in tutta l’area del caucasica e del Ponto a spese degli Sciti.
A questo punto, stanziati nell’area attorno al Mar Nero, gli Alani cominciarono a frazionarsi in sotto-tribù che diventarono via via più potenti: all’inizio del I secolo a.C. fecero la loro comparsa i Roxolani, posizionati tra Dnieper e Don, come alleati del re scita di Crimea, mentre a metà del secolo troviamo gli Aorsi, stanziati tra il Don e il nord-ovest del Mar Caspio, come alleati di Farnace, re del Bosforo.3
Sima Qian, autore dell’antica cronaca cinese «Shiji» descriisse gli Alani come un popolo di grande abilità guerriera e che il suo esercito disponeva di più di centomila arcieri. Nella stessa antica cronaca cinese si apprende che gli Alani disponevano di un gran numero di allevamenti di famosi zibellini, ma che allevavano anche bovini e che gli abitanti dei loro villaggi si muovevano come nomadi in cerca di acqua e foraggio.2
Anche gli Alani occidentali, comunque, non dovevano essere una forza di minore importanza. Nel suo «Geografia» Strabone, che, nativo del Ponto, doveva conoscere bene questo popolo, afferma che Spadines, re degli Aorsi, fosse in grado di schierare duecentomila arcieri a cavallo attorno al 50 a.C., ma che gli «Aorsi settentrionali», dai quali quelli meridionali si erano allontanati, ne potevano schierare molti di più, ed era per questo che dominavano tutta la regione costiera del Mar Caspio. Nel suo testo Strabone scrisse: «Di conseguenza potevano importare tramite cammelli le mercanzie indiane e babilonesi, ricevendole dopo che venivano passate agli Armeni e ai Medi, e così, per via di tale benessere, potevano permettersi di indossare ornamenti d’oro«.4
Nel 35 d.C. troviamo gli Alani che vivevano a nord del Caucaso effettuarono una missione bellica contro i Parti, regno vassallo di Armenia, ed è probabile che tale raid fosse nato su suggerimento di Tiberio. Le relazioni con i Parti devono essersi poi ulteriormente evolute in senso bellicoso, visto che in una iscrizione partica del 62 d.C. troviamo che Vologeses, re dei Parti è «nel suo undicesimo anno di guerra contro Külük, re degli Alani«.
Lo storico ebreo Giuseppe Flavio (37-100 d.C.), trattando della guerra ebraica, menzionava gli Alani (che definisce una tribù «scita«) come un popolo che vive in prossimità del Mare di Azov, e che ha attraversato le «Porte di Ferro» per saccheggiare e sconfiggere gli eserciti di Pacoro, re di Media, e Tiridate, re d’Armenia, due fratelli di Vologeses I.5
La crescita della potenza degli Alani e la loro progressiva espansione verso occidente, certamente misero in allarme Roma, che, nel 69, mandò contro di loro (in particolare contro i Roxolani) la III Legione, riuscendo momentaneamente a bloccarli.
Si trattò, però, di una vittoria solo temporanea: nel 93, a capo di un’alleanza di popolazioni barbariche della steppa, gli Alani cominciarono ad effettuare raid continui nella Mesia Inferiore e, intorno al 117, i Roxolani da est e gli Iazigi da ovest invasero la Mesia e la Dacia romana, mentre Adriano non poté fare altro che tamponare la loro penetrazione, arrivando ad un accordo (firmato dal generale Publio Elio Rasparagano) che permise lo stanziamento delle tribù alane nelle aree già conquistate. Verso gli anni ’30 del I secolo, gli Alani continuarono le loro incursioni contro l’Albania, la Media, l’Armenia e la Cappadocia, parzialmente respinte da Flavio Arriano. A metà degli anni ’50 gli Alani sconfissero l’esercito romano a Olvia e, pochi anni dopo, cominciarono a fare le loro prime apparizioni nella Bassa Valle del Danubio.
Nel 161, poi, gli Alani aderirono ad una federazione sarmatica a cui si uniscono anche i Marcomanni e diventarono realmente pericolosi per l’Impero di Marco Aurelio, il quale dovette impegnarsi in una lunghissima campagna (167-175 d.C.) per vincere contro la prima grande invasione barbarica (I Guerra Marcomanna), comunque non risolvendo la situazione in quanto tra il 178 e 180 d.C., una nuova invasione capeggiata dagli Alani portò alla II Guerra Marcomanna.
Qualche anno dopo, sotto la pressione dei Goti, gli Alani continuarono a muoversi verso occidente e nell’anno 210 occuparono interamente la Dacia. Nel 242 circa, in alleanza con i Goti, gli Alani penetrarono in Macedonia e nella Tracia.6
Intorno al 300, Ammiano Marcellino relazionava di vittorie a ripetizione degli Alani, i quali assurti ormai a potenza internazionale, nel 351 furono in grado di attaccare, in alleanza con il re armeno Arsak II, l’Impero persiano.
Mentre il popolo alano raggiungeva il massimo della sua espansione territoriale, qualcosa di fondamentale per la storia europea stava avvenendo: un popolo mongolico proveniente dall’Asia centrale, spinto da ragioni politiche e soprattutto demografiche, diede inizio ad una inesorabile espansione verso occidente travolgendo tutto ciò che incontrava sul suo cammino. Era iniziata l’epopea degli Unni.
Intorno al 360 essi attraversarono il Volga e attaccarono con forze preponderanti gli Alani, i quali non ebbero alcuna possibilità di resistere. Una parte del popolo si ritirò verso il nord del Caucaso, mentre gran parte delle tribù si sottomise ai nuovi conquistatori, creando un’alleanza forzata, per altro piuttosto favorevole: secondo Giordane agli Alani venne garantito un notevole grado d’indipendenza e una buona fetta del bottino in cambio del loro aiuto nella guerra contro gli Ostrogoti di Ermanarico.7 La guerra, che durò dal 370 al 376, vide gli Unno-Alani al comando di Balamber vincitori (contro gli Ostrogoti e poi i Visigoti che si ritirarono sullo Dniester) ma, di fatto, gli Alani, dal Caucaso alla Dacia, diventarono parte della «confederazione unna» e tali rimasero fino al 398, partecipando anche alla penetrazione unna in Europa.6
Una piccola parte degli Alani, non accettando la situazione, decise di servire nella guardia dell’imperatore Graziano (375-383) ma la maggior parte degli uomini, unito all’enorme esercito di Balamber e del suo primogenito Alyp-bi, dopo aver sconfitto anche i «Sadumst» (probabilmente i Goti Scandinavi), divenne parte attiva nella battaglia di Adrianopoli del 378 che vide le forze di Bisanzio nettamente sconfitte da quelle della «confederazione unnica», costituita dagli Unni, dagli Alani, dai Sarmati e dai Goti.
Nel 400 d.C., nella zona tra Itil ed il Don, gli Alani cominciarono ad unirsi ai Bulgari. Fu per questo motivo che gran parte delle truppe alane entrarono con gli ausiliari unni nell’esercito di Stilicone, aiutando nel 402 l’Impero d’Occidente contro Alarico e nel 405 contro Svevi e Ostrogoti. Orosio scrisse che nel 402, le truppe ausiliarie alane e unne combatterono le une contro le altre: fu l’inizio del processo che portò alla disgregazione della confederazione unna nel 406 e alla fuoriuscita degli Alani dalle truppe imperiali.
A questo punto, buona parte degli Alani si allearono con i Vandali e le truppe congiunte del re vandalo Goar e del re alano Respendial marciarono sulla Gallia, sbaragliando oltre il confine del Reno le truppe federate dei Franchi e penetrando in profondità in Bretagna, dove cominciarono ad unirsi ai Celti in fuga dalla Britannia invasa dai Sassoni (è in questo periodo che, nella onomastica inglese e francese cominciamo a trovare in modo molto diffuso il nome «Alan» o «Alain»). Dopo una ripartizione delle Gallie tra Alani (che formarono lo stato di Alania), Vandali e Svevi, nel 409 Respedial mosse il suo popolo nella Penisola Iberica, seguito dai Vandali e dai Visigoti, e si impossessò della Lusitania, mentre in Francia, tra 414 e 418, re Addak fu impegnato in una guerra contro i Visigoti che lo vide poi perdente, con la fine del regno di Alania e la morte del re stesso. Con la morte di Addak, gli Alani si frazionarono in varie tribù e si posero sotto il patrocinio dei Vandali con i quali, al comando di Genserico, si mossero in Africa settentrionale nel 428: il ramo occidentale degli Alani cessò così di esistere.8
A questo punto, sopravvivessero come popolo indipendente solo gli Alani orientali, alleati di Bisanzio: nel 455 essi combatterono contro Ardarico, re dei Gepidi e i figli di Attila nella battaglia del fiume Neda in Pannonia e nel 468, guidati da re Aspar, fecero parte delle truppe imperiali nella guerra sul Danubio, ma nulla poterono contro l’imponente esercito unno, che li sconfisse e li sottomise, relegandoli nelle aree caucasiche.
Siamo così giunti al VI secolo d.C.: dal Caucaso, in cui vivevano dedicandosi alla pastorizia nomade, gli Alani, come ci spiega Zaccaria Scolastico, compirono sporadiche incursioni contro l’Impero Sassanide e strinsero alleanze con Bisanzio, ma il loro periodo di splendore tramontò definitivamente in quanto ormai erano sottomessi agli Unni e soggetti come sono alle invasioni turche. Durante il VII secolo gli Alani cercarono di sopravvivere all’espansione dei popoli vicini alleandosi strettamente ai Cazari, nuovi dominatori dell’area, ma nel 651 furono sconfitti dall’esercito arabo di Abd Al Rahman e nel 715 dalla spedizione contro di loro del Califfo Umar ‘II. La loro area fu invasa dai Turchi nel 721 e divenne terreno di battaglia tra Arabi e Turchi per tutto il secolo successivo. Da questo momento in poi, tracce degli Alani (il cui regno, ormai ridottissimo, rimase, comunque, formalmente indipendente) si ebbero solo come gruppi di soldati mercenari, di volta in volta al soldo di Bizantini, Armeni e Cazari, fino alla distruzione del regno di Cazaria da parte dei Rus (Russi) nel 965.
Il XIII secolo fu caratterizzato dalla lotta contro l’Orda d’Oro mongolica : dal 1222 al 1240 gli Alan vennero costantemente sconfitti dai Mongoli, fino alla conquista della loro capitale Magas da parte di questi ultimi e alla formale sottomissione dell’Alania all’Impero Mongolo. Tale sottomissione continuò per tutto il XIV secolo, con un continuo alternarsi di servizio mercenario nelle truppe imperiali del Gran Khan e ribellioni locali. E’ a seguito di una di tali ribellioni che, nel 1395, la regione dell’Alania settentrionale fu invasa dall’esercito di Tamerlano, che compì un vero e proprio genocidio della popolazione. Anche questo ceppo alano, dunque fu quasi totalmente estinto. A fine XIX secolo gli Alani sopravvissuti al genocidio, in congiunzione con rimanenti tribù scite e sarmate, furono riclassificati come Osseto-Iranici, abitanti dell’Ossezia settentrionale e meridionale.6
Conosciuta la loro storia, affrontiamo ora alcuni aspetti della loro cultura.
Gli autori antichi ci parlano degli Alani come di un popolo nomade che si aggirava per spazi enormi portando sempre con sé tutti i loro averi.
Ammiano Marcellino ci dice che essi non avevano alcun riparo, nessuna cura per la coltivazione del grano, si nutrivano di carne e latte e vivevano su carri coperti da corteccia arrotondata. Quanto al loro aspetto, lo stesso autore narra che: «Gli Alani sono alti e belli, con i capelli tendenti al biondo. Essi sono spaventosi per il loro aspetto sempre serio e minaccioso e sono dotati di una grande rapidità grazie alla leggerezza delle loro armi (archi, frecce, lance). Per il resto, sono come gli Unni sotto ogni aspetto, tranne che per un sistema di vita e una cultura più semplice. Come il barbaro [cioè gli Unni], hanno un Dio dalle forme umane, che pregano piantando una spada per terra. Esso è un dio della guerra ma è anche protettore della terra. Presso di loro non esiste la schiavitù, essendo tutti di nascita altrettanto nobile, e, fino ad ora, giudici, capi e sovrani vengono eletti dal popolo tra coloro che si sono particolarmente distinti nelle battaglie«.9
Luca D’Agostini
Lascia un commento
Fonti
(1) A. Alemany, Sources on the Alans: A Critical Compilation, Brill Academic Publishers 2000, pp.21-23.
(2) T. Yu, A History of the Relationships between the Western and Eastern Han, Wei, Jin, Northern and Southern Dynasties and the Western Regions, Sino-Platonic Papers No. 131 March 2004. Dept. of East Asian Languages and Civilizations, University of Pennsylvania, 2003, pp. 18-19.
(3) W.M Pierce, History of the Goths and the Alans, Germania Orientalica Books 1995
(4) Strabone, Geografia, libro IV
(5) Giuseppe Flavio, Bellum Iudaicum, libro VII
(6) B.S. Bachrach, A History of the Alans in the West; From Their First Appearance in the Sources of Classical Antiquity Through the Early Middle Ages, University of Minnesota Press 1973.
(7) Giordane, De origine actibusque Getarum, libro XLVIII
(8) B.S. Bachrach, The Alans in Gaul, Traditio 23, 1967
(9) Ammiano Marcellino, Storie, libro XXXI.
Вы должны авторизоваться чтобы опубликовать комментарий.