Riuscite ad immaginarvi Stalin che riceve la visita di una persona ed appena la vede l’aiuta a togliere il cappotto e va lui stesso a riporlo nell’appendiabiti e che poi al termine della visita stessa sia sempre Stalin in persona a prendere quel cappotto dall’appendiabiti e ad aiutare la persona che ha ricevuto, ad indossarlo di nuovo? Per Stalin che non era incline ai sentimenti, era certamente qualcosa fuori dall’ordinario. Ebbene quindi, giustamente fatichereste ad immaginare una scena simile, ma nei confronti di quest’uomo, Stalin provava sentimenti paterni e quindi ogniqualvolta Golovanov si recava a visitarlo, avveniva proprio così. E quando Golovanov mostrava imbarazzo nel vedere Stalin che lo aiutava ad indossare il cappotto, il leader sovietico gli rispondeva «tu sei mio ospite!«.
Aleksandr Evgenievič Golovanov nacque il 7 agosto 1904 a Nižnij Novgorod. Il padre era capitano di una nave rimorchiatore e la madre era una cantante d’opera. Il nonno materno era Nikolaj Ivanovič Kibal’čič, un rivoluzionario russo che partecipò ad un tentativo di attentato allo Zar Alessandro II e che per questo fu impiccato.2
Dall’età di 8 anni Golovanov fu inviato alla scuola di formazione militare dei Cadetti Imperiali di Alessandro II. Nell’ottobre del 1917, all’età di 13 anni si unì alla Guardia Rossa.3
Nel 1918 lavorò come corriere e dal maggio del 1919 si arruolò nell’Armata Rossa.3 Combatté nella prima guerra mondiale come esploratore di un reggimento di fanteria.
Dopo la smobilitazione del 1920 lavorò come corriere al Dipartimento Centrale delle Forniture dell’Armata Rossa e della Marina Militare.
Tra il 1924 ed il 1933 con incarichi operativi prestò servizio nel Direttorio Politico dello Stato (OGPU), la polizia segreta dell’Unione Sovietica e prese parte all’arresto di Boris Savinkov, uno dei leader del Partito Socialista Rivoluzionario.
Nel 1929 entrò a far parte del PCUS (Partito Comunista dell’Unione Sovietica). Dal 1931 al 1933 divenne uno dei responsabili del Commissariato Popolare dell’Industria Pesante. Nel 1932 si diplomò alla scuola di volo e dal 1933 al 1941 lavorò come pilota in Aeroflot divenendo uno dei migliori piloti dell’aviazione civile.
Nel gennaio del 1941, su consiglio di Jakov Vladimirovič Smushkevič (Ispettore Generale dell’Aeronautica Militare), Golovanov scrisse una lettera a Stalin sulla necessità di addestrare speciali piloti di aviazione a lungo raggio in voli in condizioni climatiche avverse e senza la vista sulla terra.2 Dalla lettera inviata scaturì un incontro personale con Stalin avvenuto nel febbraio 1941 nel quale Golovanov, con il grado di colonnello, fu nominato comandante di un reggimento di bombardieri a lungo raggio. Dall’agosto del 1941 ebbe un nuovo incontro con Stalin e ricevette la nomina di comandante dell’81° Divisione di Bombardieri a Lungo Raggio al posto di Vodopjanov il quale era stato destituito dopo le perdite subite in occasione del secondo bombardamento su Berlino.4 Il 25 ottobre 1941 quando ormai sembrava che Mosca potesse essere conquistata dalle truppe tedesche, Golovanov fu nuovamente convocato da Stalin il quale gli conferì il grado di generale maggiore. Golovanov nella sua autobiografia racconta: «Trovai Stalin da solo, seduto al tavolo in silenzio, il cibo davanti a sé. Non lo avevo mai visto così. Il silenzio era opprimente.
«Una grande sventura, un grande dolore ci ha colpiti», lo udii proferire con voce dimessa ma chiara. «I tedeschi hanno sbaragliato le nostre difese alle porte di Vjaz’ma».
Dopo una pausa, senza lasciar intendere se mi stesse rivolgendo una domanda o parlasse a se stesso, continuò con il medesimo tono pacato: «Che cosa facciamo ora? Che cosa facciamo?»
Allora sollevò la testa e mi guardò. Né prima né dopo di allora vidi un’angoscia più terribile dipinta sul volto di un uomo».5
Nel febbraio 1942 fu nominato Comandante dell’Aviazione a Lungo Raggio. Da quel momento fino alla fine della guerra, diresse l’aviazione a lungo raggio sovietica, godendo della simpatia e fiducia da parte di Stalin. Golovanov era tra i pochi ad avere il diritto di accedere liberamente a Stalin e senza appuntamento. Stalin, come segno della sua speciale fiducia lo chiamava per nome.3
Nel 1943 fu nominato Maresciallo dell’Aviazione e divenne così il più giovane maresciallo nella storia dell’Armata Rossa.
Un esempio dell’ammirazione di Stalin nei confronti del maresciallo Golovanov si ebbe nell’ottobre del 1943, quando nel pieno della criticità della guerra nacque Veronika, la terza figlia di Golovanov. Stalin aveva convocato urgentemente tutti i suoi più stretti collaboratori, tra i quali Golovanov, ma quando apprese della nascita della bambina, ordinò al collaboratore di Golovanov di non avvertirlo dell’urgente convocazione al fine di consentirgli di recarsi in ospedale per vedere sua figlia. Inoltre, dopo essere uscito dall’ospedale, una volta giunto al Quartier Generale, Stalin salutò Golovanov con affetto e si congratulò con lui. Di fronte a tutti gli altri collaboratori, il Comandante Supremo prese il cappotto ed il berretto di Golovanov e lo sistemò con cura sull’appendiabiti. I presenti furono stupiti da questa manifestazione unica di sentimenti paterni e per di più sebbene Golovanov fosse appena arrivato dal fronte, la conversazione non iniziò con un rapporto sullo stato delle truppe, ma con le congratulazioni per il lieto evento e con l’informarsi del nome della bambina, del suo stato di salute e di quello della mamma.1
Con la nascita della terza figlia e quindi con la crescita del nucleo familiare di Golovanov, Stalin ordinò personalmente che fosse concessa al maresciallo Golovanov una casa enorme per gli standard sovietici dell’epoca. Golovanov e sua moglie Tamara Vasil’evna ricevettero un appartamento a Mosca di 5 stanze e della dimensione totale di 163 metri quadrati con vista sul Cremlino. L’appartamento si trova nel famoso complesso di edifici passato alla storia come «la casa sul lungofiume».1
La moglie del maresciallo Golovanov era felice per la brillante carriera militare di suo marito ma al tempo stesso era anche terribilmente spaventata dal sistema di denunce politiche e calunnie quotidiane tra i membri delle autorità sovietiche. Ed aveva ragione, poiché a questo sistema non sfuggì neanche suo marito.
Infatti, poco dopo, Stalin ricevette una denuncia nei confronti del maresciallo Golovanov. Il Comandante Supremo non agì d’impulso ma prese tutto il tempo necessario per comprendere l’essenza di tale denuncia. Scherzò anche con Golovanov dicendogli: «Alla fine, abbiamo ricevuto una denuncia contro di te, cosa pensi che dovremmo fare con questa?» La denuncia proveniva dalla celebre pilota, idolo del popolo, Eroe dell’Unione Sovietica e deputato del Soviet supremo dell’Unione Sovietica, il colonnello Valentina Stepanovna Grizodubova, la quale desiderava ricevere il grado di generale ed il titolo di «Guardia» per il reggimento d’aviazione da lei comandato. Grizobudova, sfruttando la sua conoscenza personale con Stalin ed altri membri del Politburo, decise di giocare scavalcare Golovanov e giocarsi il tutto per tutto. Rompendo tutte le regole della subordinazione militare e dell’etica ufficiale, scavalcando totalmente il maresciallo Golovanov comandante dell’aviazione a lungo raggio, fece appello al Comandante Supremo e la sua denuncia fu consegnata personalmente a Stalin. Il colonnello Grizobudova fu convocata da Stalin ed arrivò trionfante a Mosca in quanto già si immaginava essere la prima donna del Paese con l’uniforme da generale.
La denuncia di Valentina Grizobudova rappresentava un enorme rischio per Golovanov. Non era una persona qualsiasi. Era molto famosa ed amata tra la popolazione ed era dotata di una bellezza affascinante. Ricopriva la carica di presidente del comitato antifascista delle donne sovietiche. Molti giornali scrivevano delle sue eroiche imprese militari. Valentina Grizodubova aveva effettuato circa 200 missioni di combattimento per bombardare i siti nemici, era quindi ideale per diventare una figura simbolica di propaganda, la personificazione del patriottismo delle donne sovietiche. Grizodubova, senza alcun dubbio, era una personalità carismatica ed una figura mediatica dell’era di Stalin. Per rendere l’idea di chi stiamo parlando, occorre considerare che spesso i cittadini inviavano i loro appelli alle autorità al seguente indirizzo: «Mosca, Cremlino, Stalin, Grizodubova«. Chiaro quindi quanto fosse delicata e rischiosa per Golovanov la denuncia realizzata da Valentina Grizobudova. Golovanov rischiava di essere rimosso dall’incarico e di perdere tutti le onorificenze che aveva guadagnato.
Stalin non poté respingere la denuncia firmata dalla celebre aviatrice. Il maresciallo Golovanov fu accusato da Grizobudova di pregiudizio nei suoi confronti. La sua denuncia fu molto chiara: «Io, il colonnello Grizodubova ho combattuto per due anni ed ho effettuato, volando senza paracadute, 132 missioni di volo notturne bombardando le retrovie del nemico. Ma non ho mai ricevuto un solo premio. Tutte le onorificenze delle quali dispongo, medaglia d’oro dell’Eroe dell’Unione Sovietica, gli ordini di Lenin, la bandiera rossa del lavoro e la stella rossa, sono tutti premi ricevuti prima della guerra. Allo stesso tempo vengono premiati altri piloti che svolgono le mie stesse mansioni ed ottengono i miei stessi successi«. Quindi, la denuncia di Grizodubova non era infondata.
Era la primavera del 1944. La guerra continuava. Il Comandante Supremo aveva molti pensieri, ma ritenne necessario affrontare personalmente l’essenza di questo difficile conflitto tra due alti esponenti dell’Armata Rossa. Stalin dimostrò che anche in tempo di disastri militari, un leader saggio non dimentica le persone che svolgono coscienziosamente il loro dovere al fronte. Il maresciallo Golovanov fu convocato per offrire spiegazioni personali a Stalin ed a tutti i membri del Politburo riuniti in seduta plenaria. Il maresciallo Golovanov si rese conto che Stalin, sulla base delle più alte considerazioni politiche, aveva in effetti già preso una decisione positiva sia sul conferimento del grado di generale a Valentina Grizobudova, sia del conferimento del titolo di guardia al reggimento dell’aviazione che sarebbe stato sottoposto sotto il comando della Grizobudova stessa. Ma nessuno dei due conferimenti sarebbe stato possibile senza una sottomissione ufficiale firmata dal comandante dell’aviazione a lungo raggio, cioè dal maresciallo Golovanov, il quale gerarchicamente era l’unico che poteva redigere e firmare i documenti necessari da sottoporre a Stalin. Il maresciallo Golovanov si rifiutò di farlo, credendo che il colonnello Grizodubova non meritasse un tale onore. Golovanov spiegò le sue ragioni sostenendo che Valentina Grizobudova per ben due volte lasciò il suo reggimento senza permesso per recarsi a Mosca e che il suo reggimento aveva una bassa disciplina ed un alto tasso di incidenti. In effetti, nessun comandante di un reggimento avrebbe mai osato lasciare la sua unità senza il permesso dei suoi superiori. Tuttavia, Grizodubova credeva di godere di una posizione speciale in quanto Stalin parlava spesso di lei in pubblico in termini estremamente positivi. Questo il motivo per cui i suoi diretti superiori, sia il comandante della divisione che il comandante del corpo, preferivano non essere coinvolti in contrasti con il famoso pilota.
Ma il maresciallo Golovanov, non temendo la rabbia di Stalin e rischiando di perdere il posto, Golovanov non soccombette né alla persistente persuasione né alla pressione che sia i suoi familiari e sia molti suoi colleghi cercarono di esercitare. Se Golovanov avesse ceduto a questa pressione, in effetti avrebbe riconosciuto lo status speciale di Grizodubova. Firmare i due conferimenti significava riconoscere che non solo i diretti superiori di lei, ma anche lui stesso, il comandante dell’aviazione a lungo raggio, non avrebbero più avuto autorità su Valentina Grizobudova. Golovanov stava assumendo molti rischi, ma la sua logica mostrava il suo stesso comportamento: credeva infinitamente nella saggezza e nella giustizia di Stalin e sapeva molto bene che il Comandante Supremo era molto sospettoso ed intollerante nei confronti di coloro che stavano cercando di ingannarlo. Il maresciallo Golovanov, basandosi sui fatti, riuscì a dimostrare l’assurdità delle affermazioni della Grizodubova, dimostrando la natura diffamatoria della sua denuncia e ciò rafforzò ancora di più la fiducia che Stalin riponeva in lui. Di conseguenza, fu deciso che il colonnello Grizodubova «per calunnia e per il tentativo di guadagno personale ai danni dei suoi diretti comandanti» fu rimossa dal comando del reggimento.1
Nel novembre del 1944, Golovanov si ammalò gravemente. Durante la guerra, aveva lavorato con il massimo sforzo fisico e mentale, letteralmente senza dormire e riposare: a volte non dormiva per diversi giorni di seguito. A causa della sua costante mancanza di sonno, che distrusse significativamente il sistema nervoso centrale, subì un arresto della respirazione e vari attacchi di cuore. Il maresciallo Zhukov presentò un rapporto a Stalin con la richiesta di esonerarlo dal suo incarico. Il Comandante Supremo accettò il suggerimento del maresciallo Zhukov e da quel momento in poi smise di ricevere Golovanov accertandosi solo delle sue condizioni di salute per telefono.1 6
Dal 1946 al 1950 fu eletto deputato del Soviet Supremo. Dal 1958 lavorò come vice capo dell’Istituto di Ricerca dell’Aviazione Civile. Andò in pensione nel 1966.7
Morì il 22 settembre 1975. Fu sepolto nel cimitero di Novodevičij a Mosca. Sua moglie Tamara Vasil’evna è deceduta nel 1996. Dal loro matrimonio nacquero 5 figli, quattro femmine ed un maschio: Svetlana nata nel 1934, Tamara nata nel 1938, Veronika nata nel 1943 e deceduta nel 2003, Olga nata nel 1945 e Svijatoslav nato nel 1947 e deceduto nel 1996.
In memoria di Golovanov è stata dedicato il nome di una strada di Mosca, nella città di Dzerzhinskij il nome del liceo N. 3 e nella città di Irkutsk il nome della scuola N. 43.
Luca D’Agostini
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Fonti
(1) Синусоида маршала Голованова
(2) Автобиография
(4) Голованов
(5) Oleg V. Chlevnijuk, STALIN. Biografia di un dittatore, Mondadori, Milano 2016.
(6) Сталин
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