Aleksandr Peresvet è un monaco guerriero russo il quale ebbe un ruolo importante nella battaglia di Kulikovo. Per le sue prodezze, il monaco fu canonizzato santo e la sua memoria vive nei secoli.
La storia della Russia conosce molti nomi che hanno influenzato il suo corso. I fratelli Aleksandr Peresvet e Andrej Osljabj eseguirono un’impresa che li consacrò per sempre eroi della terra russa. La loro vocazione era di natura spirituale, ma combattevano per la Patria.
La data esatta di nascita dell’eroe è sconosciuta. L’opera letteraria «Zadonshchina» descrive alcuni momenti della vita di Aleksandr Peresvet e ne conferma l’origine. Era un cristiano nato a Brjansk. I fratelli provenivano da una nobile famiglia e prima di prendere la tonsura monastica erano famosi guerrieri. Furono allevati secondo la legge di Dio, infondendo in loro amore e fede per il Paese.
Ogni bambino di una famiglia nobile, fin da bambino studiava affari militari. Non si sa nulla della vita di Peresvet, poiché le fonti letterarie descrivono solo l’impresa principale, senza entrare nei dettagli della biografia. Insieme a suo fratello Osljabj, decise di diventare un monaco e prese il velo nel monastero Borisoglebskij, fondato nel 1363. Successivamente, i monaci si trasferirono nel monastero della Trinità vivificante.
La realtà di quegli anni è descritta dalle cronache e dai registri, in cui ci sono però molte esagerazioni e distorsioni di fatti. Ritenerle obiettive è piuttosto insostenibile. L’unico fattore su cui gli storici concordano è l’affermazione che quando il Principe di Mosca, Dmitrij Donskoj arrivò al monastero, Aleksandr Peresvet viveva lì con il grado di monaco.
Il 14° secolo fu difficile per la terra russa. L’Orda d’Oro straziò il Paese sottoponendolo al dominio mongolo-tartaro. Diversi principi russi riuscirono a resistere all’invasione. Ciò ispirò coloro che erano pronti a combattere per la libertà. Nel 1376, l’Orda d’Oro cominciò a spingere verso sud.
Il Principe di Mosca Dmitrij Donskoj visitò il monastero dove serviva il famoso Sergej di Radonezh. Lì viveva Aleksandr Peresvet. Il Principe aveva bisogno di sostegno spirituale. Sergej di Radonezh fornì come aiuto due monaci i quali avrebbero dovuto benedire le operazioni militari e combattere per una giusta causa. Il Principe si aspettava che i monaci fossero stati in grado di ispirare l’esercito.
I due monaci non erano giovani, ma avevano la forza, l’esperienza e la conoscenza degli aspetti militari. La saggezza spirituale li rese veri eroi.
La battaglia di Kulikovo ebbe luogo l’8 settembre 1380. L’esercito russo attraversò il Don. Secondo le stime, contava 40-60 mila soldati. Aleksandr Peresvet faceva parte del reggimento di Mosca. Prima della battaglia sul campo di Kulikovo, il monaco eseguì un rito di culto nella cappella dell’eremita della Dmitrij Solunskij (Demetrio di Tessalonica), costruita nel IV secolo.
Si attese per diverse prima che la battaglia avesse inizio. Ad un certo punto in nemico uscì dalla foresta. A quei tempi, la battaglia iniziava con un duello tra i migliori guerrieri di ogni parte. In conformità con le regole, occorreva attendere la morte di uno dei rivali. Alcune guerre furono addirittura limitate alla vittoria in duello e si conclusero senza grandi perdite.
Questo duello fu importante per i presenti, in quanto fornì risvolti di carattere psicologico.
L’esercito russo scelse il monaco Aleksandr Peresvet quale proprio rappresentante. I mongoli scelsero il loro famoso guerriero Chelubej, il favorito di Khan Mamaj. Il nome di Chelubej incuteva puro terrore: tra tutti i mongoli era il più forte ed astuto avversario. Per i mongoli, Chelubej era la personificazione della forza, aumentata dallo spirito e dalla volontà di Dio.
Prima della battaglia sul campo di Kulikovo, l’eroe mongolo non conosceva la sconfitta ed era noto per la sua lancia estremamente precisa. Nel corso del combattimento, i rivali partirono l’uno verso l’altro a cavallo e, mettendo le loro lance in avanti, si precipitarono allo scontro a tutta velocità. Nel momento cruciale della collisione, Peresvet e Chelubej si colpirono mortalmente a vicenda simultaneamente, ma il monaco russo riuscì a resistere più a lungo in sella, e questo segnò la vittoria.
Peresvet per affrontare questo duello, non indossò l’armatura, sacrificandosi consapevolmente. Infatti, conscio dell’enorme valore di Chelubej, Aleksandr Peresvet sapeva bene che purtroppo sarebbe stato rapidamente sconfitto e che l’urto tra la lancia del guerriero mongolo e la sua armatura non avrebbe comunque impedito di essere trafitto ma avrebbe solo rallentato la sua corsa ed il suo slancio rendendo possibile raggiungere Chelubej. Così, protetto da una sola croce ortodossa e da un abito monastico, Aleksandr Peresvet affrontò il duello. Fu trafitto come il burro dalla lancia di Chelubej, ma l’assenza di urto (che altrimenti sarebbe stato provocato dalla corazza) gli consentì di giungere alla giusta distanza per a sua volta colpire mortalmente Chelubej, il quale cadde per primo da cavallo, perdendo così il duello. Aleksandr Peresvet, in fin di vita si diresse cavalcando molto lentamente verso il proprio esercito e cadde a terra morto davanti a loro.
La vittoria di Peresvet rafforzò lo spirito dei guerrieri russi i quali in battaglia ebbero la meglio sui mongoli-tatari. Migliaia di nemici furono uccisi. L’esito della battaglia ebbe in seguito un ruolo importante. Motivò i principi russi ad unirsi tra loro nella lotta per la Patria. La battaglia di Kulikovo servì come punto di partenza per rovesciare il giogo tartaro-mongolo e la liberazione della Russia.
Dopo la morte, il corpo di Aleksandr Peresvet fu sepolto vicino alla Chiesa della Natività della Vergine «sul vecchio Simonov». Il monaco fu sepolto insieme al suo defunto fratello Andrej Osljabj. La data esatta della canonizzazione degli eroi è sconosciuta, ma i nomi sono stati aggiunti al calendario nel 17° secolo.
Tempo dopo le tombe di Peresvet e Osljabj furono decorate con lapidi che formavano una sorta di struttura sotto il campanile. Quando fu smantellato nel 1794, le lapidi furono rimosse per stabilirne di nuove e nel 19° secolo fu costruita la cappella. Nel 1928, le lapidi furono nuovamente distrutte, poiché la chiesa fu chiusa. Il restauro è stato effettuato nel 1989. Oggi nella chiesa c’è un baldacchino con nuovi monumenti a loro dedicati. Ma sotto tali monumenti, purtroppo non vi sono più i resti dei due fratelli monaci.
L’impresa di Aleksandr Peresvet è tutt’oggi studiata nelle scuole della Federazione Russa ed è descritta nei libri di testo di storia.
La storia di come hanno difeso la Patria è descritta non solo nei libri, ma anche da documentari e lungometraggi russi, ad esempio il film «L’eco di Kulikovo».
Nel 2007, una città nella regione di Mosca è stata rinominata «Peresvet», in onore dell’eroe.
Luca D’Agostini
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