Anatolij Vasil’evič Firsov è stato uno dei migliori attaccanti della storia dell’hockey mondiale, giocatore del CSKA di Mosca e dello Spartak Mosca, titolare della nazionale di hockey dell’Unione Sovietica tra gli anni Sessanta e Settanta.
L’atleta fu nominato per tre volte il miglior giocatore del campionato sovietico e fu premiato come miglior attaccante ai campionati del mondo del 1967, 1968 e 1971.
Con la nazionale dell’Unione Sovietica disputò 166 partite, nelle quali segnò 134 gol, vincendo 3 medaglie d’oro alle olimpiadi ed 8 campionati del mondo.
Anatolij Vasil’evič Firsov nacque a Mosca il 1° febbraio 1941. Suo padre morì al fronte durante la Grande Guerra Patriottica, un mese dopo la sua nascita. La madre lavorò come insegnante, crescendo da sola tre bambini e cercando di garantire loro un futuro decente.
Firsov si appassionò all’hockey sin da piccolo. Da adolescente insieme ai suoi amici, giocava nel cortile di casa nel ruolo di difensore. A causa della mancanza di denaro, Firsov stesso realizzò il suo bastone da hockey con materiali di scarto e costruì i suoi pattini legando con la corda delle lame ai suoi stivali. La povertà non impedì comunque al ragazzo di diventare uno dei migliori giocatori al mondo. I suoi vicini di casa lo notarono e già all’età di 11 anni, partecipava a partite giocate tra uomini adulti.
Giocando con gli adulti si mise ancora più in evidenza e fu ingaggiato da una piccola squadra denominata «I bogatiri rossi», dove Firsov iniziò a migliorare le sue capacità tecniche.
Il talento del giovane Firsov fu notato immediatamente e presto divenne un giocatore dello Spartak Mosca e quando arrivò il momento di prestare servizio nell’esercito, fu ingaggiato dal CSKA di Mosca.
Nel CSKA, Firsov si allenò duramente per ottenere la forma fisica necessaria e padroneggiare la tecnica del bastone da hockey. L’allenatore decise che in termini di altezza e peso (176 cm per 70 kg), Firsov non era un difensore ma era adatto a giocare nel ruolo di attaccante.
Questa decisione dell’allenatore fece esplodere il talento di Firsov il quale fu convocato nella squadra nazionale dell’Unione Sovietica. Nel 1964, con la sua nazionale, Firsov vinse la medaglia d’oro alle Olimpiadi tenutesi ad Innsbruck, in Austria.
Possedendo un’incredibile tecnica, Firsov divenne l’incubo dei portieri delle nazionali di tutto il mondo ed i giornalisti lo soprannominarono «Leggenda numero 11».
Nel 1968 aderì e divenne membro del PCUS (Partito Comunista dell’Unione Sovietica).
Dal 1963 al 1966, il CSKA vinse il campionato nazionale sovietico grazie alle reti di Firsov. Dal 1964 al 1971 vinse ininterrottamente tutti i campionati del mondo ed europei tenutisi ogni anno.
Alle Olimpiadi del 1968 e del 1972, Firsov contribuì alla vittoria della medaglia d’oro da parte della nazionale dell’Unione Sovietica.
Nel 1972, quando Bobrov divenne l’allenatore della nazionale, Firsov non fu più convocato ed alla prima successiva competizione internazionale, il campionato del mondo tenutosi a Praga, la nazionale sovietica che aveva perso il suo attaccante fu sconfitta.
In quel momento Firsov ricevette offerte da diversi club stranieri, ma il governo sovietico proibì il suo trasferimento all’estero.
Nel 1976 smise di giocare e per un breve periodo divenne vice allenatore del CSKA di Mosca. Dall’anno successivo fino alla fine della sua vita, Firsov ricoprì il ruolo di allenatore di squadre di bambini.
Nei campionati dell’Unione Sovietica, Firsov disputò 474 partite segnando 346 gol. Nel 1998 è stato inserito nella Hall of Fame della Federazione internazionale di Hockey su Ghiaccio.
Per quanto concerne la vita personale, nel 1959 Firsov conobbe la sua futura moglie Nadežda, con la quale condivise felicemente tutto il resto dei suoi 40 anni di vita.
Nel 2000 purtroppo sua moglie morì di cancro. Nonostante il supporto di figli e nipoti, il campione di hockey non riuscì a far fronte alla perdita della sua amata moglie e fu colto da un infarto dal quale i medici riuscirono a salvarlo. Ma due mesi dopo la morte della moglie subì un secondo infarto che questa volta ebbe esito fatale. Ciò accadde a Mosca il 24 luglio 2000.
Firsov fu sepolto accanto a sua moglie nel villaggio di Firsanovka, alla periferia di Mosca. Per un anno, la sua tomba era situata su una collina ed indicata da una semplice croce di legno. Il deplorevole stato dell’ultimo rifugio della leggenda dell’hockey sovietico, attirò l’attenzione della stampa e così, il 1° novembre 2001, un monumento funerario a forma di lastra di granito sormontato da una croce fu eretto in un cimitero vicino a Mosca. Un ritratto fotografico dell’attaccante e gli anni delle vittorie alle Olimpiadi sono scolpiti sulla facciata principale della lapide, e sul retro sono riportate le immagini di Firsov e di sua moglie.
Di seguito sono riportati i titoli ed i premi vinti da Anatolij Vasil’evič Firsov:
— Tre medaglie d’oro alle olimpiadi degli anni 1964, 1968, 1972;
— Otto campionati del mondo dal 1964 al 1971;
— Otto campionati europei dal 1964 al 1971;
— Nove campionati dell’Unione Sovietica negli anni 1963, 1964, 1965, 1966, 1968, 1970, 1971, 1972, 1973;
— Cinque coppe dell’Unione Sovietica negli anni 1966, 1967, 1968, 1969, 1973.
Luca D’Agostini
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