Una delle frasi che nell’era sovietica descriveva la rivoluzione d’ottobre, recitava: «In Russia un uomo vendicò la morte di suo fratello!» Così, nella mente del popolo, fu sempre impressa la forte relazione tra due fratelli rivoluzionari, Aleksandr e Vladimir Ul’janov.
La biografia ufficiale di Lenin, che si iniziava a studiare a scuola, custodiva nella sua memoria l’immagine che segue: Vladimir Ul’janov, avendo saputo della condanna a morte di suo fratello accusato di aver pianificato un attentato all’imperatore, dichiarò: «Agiremo in un altro modo!«.
Nella famiglia Ul’janov, la figura di Aleksandr fu la prima ad intraprendere la strada della lotta rivoluzionaria. Si ritiene che sia stato il suo destino ad influenzare in modo decisivo la vita futura di sua madre, delle sue sorelle e dei suoi fratelli.
Aleksandr Il’ič Ul’janov nacque a Nižnij Novgorod il 31 marzo del 1866. Suo padre, Ilya Nikolaevič Ul’janov era un famoso insegnante e consigliere di stato.
Ilya Ul’janov il quale fece molto per l’educazione di altri bambini, prestò molta attenzione anche all’istruzione dei propri figli. Tutti i suoi figli risultarono degli eccellenti studenti. Tra loro, Aleksandr mostrò una grande passione per le scienze naturali, in particolar modo per la chimica, tanto da realizzare un piccolo laboratorio domestico.
Nel 1883 si diplomò con la medaglia d’oro al ginnasio classico di Simbirsk ed entrò nel dipartimento naturale della Facoltà di Matematica e Fisica dell’Università di San Pietroburgo. Gli insegnanti erano convinti che Aleksandr sarebbe divenuto uno scienziato di fama mondiale. All’università divenne un leader tra gli altri studenti.
Nel 1886, Aleksandr Ul’janov ricevette una medaglia d’oro per il suo lavoro scientifico sulla zoologia degli invertebrati. In un anno di grande successo per Aleksandr, un dolore immenso colpì la sua famiglia: suo padre morì improvvisamente all’età di 54 anni.
Suo padre non era un rivoluzionario, ma le sue idee liberali, estremamente audaci in quel momento storico, influenzarono Aleksandr. Ilya Ul’janov era un sostenitore dell’introduzione in Russia dell’istruzione universale, accessibile a tutte le categorie, indipendentemente dallo status sociale. Pertanto, quando Aleksandr divenne uno studente, era di fatto pronto non solo per attività didattiche e scientifiche, ma anche per attività politiche.
L’allora ambiente studentesco nell’Impero russo era una «caldaia della rivoluzione» ed Aleksandr Ul’janov fu rapidamente coinvolto in questi processi. Prese parte a riunioni illegali, manifestazioni, si impegnò nella propaganda nella classe lavoratrice.
In quel momento nel movimento rivoluzionario della Russia c’era una fase di transizione. Dopo l’assassinio dell’imperatore Alessandro II, il movimento rivoluzionario fu schiacciato dalle autorità ed esisteva sotto forma di gruppi sparsi che non erano uniti da una leadership comune. Allo stesso tempo, il lavoro di Marx, Engels e Plekhanov cominciò ad esercitare una grande influenza sulla gioventù rivoluzionaria della Russia.
Nel dicembre 1886, Aleksandr Ul’janov e Pëtr Shevirëv fondarono la fazione terroristica del movimento «Narodnaja Volja», un’organizzazione rivoluzionaria i cui membri erano studenti dell’Università di San Pietroburgo.
L’organizzazione intendeva impegnarsi nella creazione di un partito socialista, il cui nucleo doveva diventare la classe operaia, oltre a sabotare le attività delle strutture dell’impero russo attraverso atti terroristici.
L’imperatore Alessandro III fu scelto come primo obiettivo. L’attentato fu pianificato per il 1° marzo 1887, il giorno del sesto anniversario dell’assassinio di Alessandro II.
Per acquistare gli esplosivi necessari per la costruzione di una bomba, Aleksandr Ul’janov vendette la sua medaglia d’oro.
A differenza dei terroristi che avevano commesso l’assassinio di Alessandro II, Ul’janov ed i suoi compagni affrontarono la pianificazione dell’attentato con superficialità. L’idea non fu tenuta segreta, il piano d’azione non era stato pensato nei minimi dettagli. Di conseguenza, la fazione terroristica fu scoperta dalla polizia e la maggior parte dei suoi membri furono arrestati proprio il giorno in cui avrebbero dovuto realizzare l’attentato.
Il processo ebbe luogo nell’aprile 1887 e durò meno di una settimana. Cinque degli organizzatori dell’attentato, tra i quali Aleksandr Ul’janov furono condannati a morte per impiccagione.
La madre di Aleksandr Ul’janov ottenne di poter far visita a suo figlio e lo supplicò di fare richiesta di clemenza. Il procuratore Knjazev, il quale era presente all’incontro, affermò che Aleksandr rispose così a sua madre: «Immagina, madre, che due si affrontino in un duello. Uno ha già sparato al suo avversario, l’altro non lo ha fatto ancora. Immagina che colui che ha già sparato, faccia appello al nemico con la richiesta di non usare la sua arma. No, non posso farlo.«
Nonostante questa affermazione, la sua famiglia riuscì comunque a persuadere Aleksandr nello scrivere una richiesta di clemenza. Aleksandr Ul’janov non si pentì e scrisse queste parole: «Ho una madre la cui salute è stata fortemente scossa negli ultimi giorni, e l’esecuzione della mia condanna a morte metterà la sua vita in grave pericolo. Nel nome di mia madre e dei miei giovani fratelli e sorelle, che, non avendo un padre, trovano in me il loro unico sostegno, decido di chiedere a Vostra Maestà di commutare la pena di morte con qualche altra punizione. Ciò ripristinerà la forza e la salute di mia madre e la restituirò alla sua famiglia, per la quale la sua vita è così preziosa e mi libererà dall’angoscia di aver causato la morte di mia madre e la sfortuna di tutta la mia famiglia«.
Gli storici sono convinti che la grazia non sarebbe stata concessa anche se Aleksandr Ul’janov avesse dichiarato il suo pentimento.
Così i cinque condannati a morte, rinchiusi nella prigione politica all’interno della Fortezza di Pietro e Paolo, furono trasferiti alla Fortezza di Šlissel’burg, il luogo prescelto per l’esecuzione.
La condanna fu eseguita la mattina dell’8 maggio 1887. I cinque attentatori furono avvisati mezz’ora prima dell’esecuzione. Tutti e cinque rifiutarono la confessione e la comunione offerta loro. Poco dopo furono impiccati.
Aleksandr Ul’janov aveva 21 anni. Trascorse il suo ultimo compleanno in carcere. Fu sepolto in una fossa comune sulle rive del lago Ladoga.
Quando suo fratello fu giustiziato, Vladimir Ul’janov (Lenin) aveva 17 anni. Quello che accadde avrebbe potuto scoraggiarlo dalle attività rivoluzionarie, ma accadde il contrario. La morte di suo fratello lo convinse che non era sbagliata l’idea, ma i metodi per raggiungerla.
Lenin ricordò per il resto della sua vita come gli amici e i conoscenti di iniziarono a rifuggire dalla sua famiglia, come fossero dei lebbrosi. Allo stesso tempo però il capo dei bolscevichi non amava parlare di suo fratello.
Luca D’Agostini
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