Questo articolo è dedicato ad un vero e proprio eroico pilota militare dell’Unione Sovietica, un incubo per i piloti nazisti i quali lo soprannominarono «Diavolo Nero».
Il due volte Eroe dell’Unione Sovietica Amet-Chan Sultan, nacque nella bella città di Alupka, in Crimea, il 20 ottobre 1920. Suo padre era un operaio di nazionalità del Daghestan e sua madre, Nasibe, era una casalinga che si prendeva cura della casa e dei propri figli.1
Quando all’età di 15 anni vide per la prima volta un aereo, in lui divampò una passione per il volo che lo accompagnò per tutta la vita.1
Iniziò dapprima a frequentare un aeroclub a Simferopol’ e successivamente, quando fu arruolato per il servizio militare, fu inviato nella scuola di volo di Kachin.1 Superò gli esami di volo con il massimo dei voti ed il 5 marzo 1940, come pilota militare e con il grado di tenente minore, fu assegnato al 4° Reggimento di Aviazione da Caccia del Distretto Militare di Odessa, di stanza vicino a Chișinău, in Moldavia. Nell’autunno del 1941, il suo reggimento combatté con i tedeschi a Rostov sul Don. Dopo pesanti perdite, il reggimento fu trasferito nelle retrovie per una nuova formazione e riqualificazione.1 2
Quando i nazisti occuparono la Crimea tentando di istigare i tatari contro il governo sovietico, i vertici militari dell’Armata Rossa decisero di spargere per i villaggi, volantini sui quali erano descritte le imprese eroiche del pilota tataro Amet-Chan Sultan. Questi volantini finirono nelle mani della Gestapo, la quale si mosse subito per arrestare i genitori del «Diavolo Nero». Ma giunti presso la loro casa, non effettuarono l’arresto perché si accorsero che il loro figlio più giovane era un collaborazionista dei nazisti, arruolato nella polizia tedesca.1
A quel tempo, i Tatari di Crimea avevano due scelte: andare in montagna e combattere contro gli invasori, come avevano fatto e facevano i bielorussi ed i russi, oppure collaborare con i nazisti. Purtroppo molti tatari scelsero quella che a loro sembrava la via più comoda e meno rischiosa: collaborare con i tedeschi e rendersi complici di inaudite atrocità perpetrate collaborando con i nazisti. Vale la pena ricordare che la macchina della propaganda tedesca ebbe successo facendo leva sia su sentimenti nazionalisti, sia promettendo ai tatari di concedere loro l’indipendenza ed il governo autonomo della Crimea. I tatari lo ignoravano, ma in realtà il progetto hitleriano era di colonizzare la fertile e bella Crimea con la popolazione tedesca, liberandosi in tutti i modi possibili degli abitanti del posto.1
Nel marzo 1942, il reggimento di Amet-Chan Sultan divenne parte della difesa antiaerea di Jaroslavl, contribuendo ad evitare che i tedeschi occupassero la città.2
Nel 1942, ad Amet-Chan Sultan fu assegnato un aereo da caccia Jak, con il quale si distinse nelle battaglie aeree vicino a Voronež e Stalingrado. In queste battaglie Amet-Chan Sultan si rivelò essere un formidabile asso dell’aviazione sovietica. I tedeschi erano terrorizzati quando lo sapevano in volo e per via del terrore che provavano lo avevano soprannominato «Diavolo Nero», per le sue apparenti danze demoniache nel cielo.2
Basandosi sulle sue eccezionali qualità, il comando sovietico decise di creare una sorta di «forze speciali aeree» composte dai migliori piloti sovietici per combattere efficacemente contro l’élite della Luftwaffe. Nacque così il 9° Reggimento di Aviazione Combattente delle Guardie, una eccezionale forza speciale aerea sovietica. Per capire quali piloti composero questo reggimento, è sufficiente dire che 28 eroi dell’Unione Sovietica hanno combattuto nelle sue fila.2
Nell’agosto del 1943, il capitano Amet-Chan Sultan ottenne il titolo di Eroe dell’Unione Sovietica.Eroe
In totale, durante la guerra, Amet-Chan Sultan abbatté personalmente 30 aerei nemici ed altri 19 in battaglie di gruppo. Il 29 giugno 1945 fu premiato per la seconda volta con il titolo di Eroe dell’Unione Sovietica.2
Il 10 maggio 1944, le truppe russe liberarono Sebastopoli. Per la prima volta durante la guerra, i piloti del 9° Reggimento ottennero qualche giorno di riposo. Amet-Chan scoprì che i suoi genitori erano sopravvissuti all’occupazione nazista e che erano in buono stato di salute. Al capitano fu concessa una breve vacanza per far visita a suo padre e sua madre. Si recò ad Alupka insieme con altri suoi amici piloti del reggimento. Il 17 maggio 1944, mentre si trovava con i genitori, i militari dell’Armata Rossa irruppero nella casa della famiglia Sultan, per arrestare la madre del pilota e deportare tutto il resto della sua famiglia, in connessione con la decisione di espellere i tatari dalla Crimea per via della loro collaborazione con i nazisti. Solo l’intervento di Amet-Chan Sultan e degli altri piloti che si trovavano nella casa in quel momento, evitò l’arresto della madre e la deportazione del padre.1
Allo stesso tempo, i militari dell’Armata Rossa informarono il pilota che suo fratello minore Imran, era stato arrestato in quanto collaborazionista degli invasori. Infatti il fratello si era arruolato volontario nella polizia ausiliaria, creata dai tedeschi come supporto alla Gestapo.2 In questo caso nulla poté il pilota eroe dell’Unione Sovietica per salvare suo fratello, ma ad Amet-Chan Sultan fu permesso di vedere suo fratello per l’ultima volta. Il loro fu incontro piuttosto freddo, Amet-Chan Sultan avrebbe voluto chiedere a suo fratello spiegazioni per la scellerata scelta di collaborare con i nazisti ma evitò quando vide la faccia sconcertata e stupita di suo fratello minore che non si aspettava di vederlo in divisa da ufficiale e con l’onorificenza del più alto titolo militare con il quale si potesse essere premiati, il titolo di Eroe dell’Unione Sovietica.1
Per quanto riguarda la vita personale di Amet-Chan Sultan, si conosce poco. Si sa che dopo la guerra si sposò con una donna di nome Faina Maksimovna, con la quale ebbe due figli: Stanislav e Arslan.1
Dopo la guerra lavorò come collaudatore di aerei. Durante uno dei voli del suo lavoro, purtroppo trovò la morte. Il 1 febbraio 1971, Amet-Chan Sultan decollò pilotando un aereo Tupolev «Tu-16» con l’obiettivo di testare nuovi motori a reazione. Durante il volo l’aereo scomparve dai radar. Solo dopo 4 giorni di ricerche furono trovati i resti dell’aereo ed i corpi dei membri dell’equipaggio, tra i quali quello di Amet-Chan Sultan.
Il formidabile pilota nato ad Alupka fu sepolto a Mosca, nel cimitero di Novodevičij.

Tomba di Amet-Chan Sultan nel cimitero di Novodevičij di Mosca
In suo onore è stato chiamata una montagna del Daghestan ed una strada di Volgograd. A Jaroslavl è stato eretto un monumento all’eroe e ad Alupka, la sua città natale, è stato aperto un museo.

Museo di Amet-Chan Sultan

L’aereo utilizzato da Amet-Chan Sultan, posizionato nel museo ad Alupka
Luca D’Agostini
Lascia un commento
Fonti
(1) Биография
(2) Амет-Хан Султан
Вы должны авторизоваться чтобы опубликовать комментарий.