Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale in Europa, la questione della punizione dei criminali di guerra nazisti fu trattata diversamente dagli anglo-americani e dai sovietici. La fine del conflitto mondiale segnò contestualmente anche l’inizio della Guerra Fredda e così con l’aiuto fornito dai servizi segreti statunitensi, molti leader nazisti non ricevettero la punizione dovuta.
In relazione ai criminali di guerra, il mondo si divise rapidamente in «inconciliabili» e «misericordiosi». Nei paesi che sperimentarono appieno gli orrori dell’occupazione nazista, la persecuzione dei carnefici di Hitler continuò per decenni. Nell’Europa occidentale, la necessità di «capire e perdonare», ma soprattutto la necessità di utilizzare questi criminali in funzione antisovietica iniziò pochi anni dopo la fine della guerra. Coloro i cui casi comunque raggiunsero il tribunale, spesso purtroppo ricevettero condanne piuttosto lievi in relazione alla gravità dei crimini di cui si erano resi colpevoli.
Così, l’inizio della Guerra Fredda aiutò molti criminali di guerra a fuggire dalla giustizia. I nazisti di alto rango si ritrovarono sotto la tutela della CIA negli Stati Uniti, dove la loro esperienza fu usata per combattere l’Unione Sovietica e altri paesi del campo socialista.
Tra gli stati che non dimenticarono e perdonarono nulla, oltre l’Unione Sovietica vi fu anche Israele. Sin dal momento della sua proclamazione nel 1948, uno dei compiti più importanti dello stato ebraico indipendente fu il perseguimento e la punizione degli autori dell’Olocausto. La ricerca di criminali nazisti fu condotta sia da attivisti ebrei che dall’intelligence politica israeliana di recente creazione, il Mossad.
L’obiettivo numero uno per il Mossad era Adolf Eichmann, capo del settore IV B 4, ufficio IV dell’RSHA, la sezione delle SS che si occupava principalmente della soluzione finale della questione ebraica. Eichmann fu uno degli organizzatori e partecipanti alla cosiddetta «Conferenza di Wannsee» tenutasi il 20 gennaio 1942, durante la quale la dirigenza del Terzo Reich autorizzò effettivamente l’inizio della distruzione di massa della popolazione ebraica in Europa. Eichmann fu anche il principale esecutore delle decisioni prese, guidando le deportazioni degli ebrei e il loro sterminio nei lager nazisti.1
Al termine della guerra, Adolf Eichmann aveva solo 39 anni e non aveva intenzione di arrendersi alla giustizia o suicidarsi. Nel 1945 fu arrestato dai soldati statunitensi i quali avevano ben chiaro di aver catturato un alto ufficiale delle SS. Appena arrestato Eichmann non dichiarò chi fosse in realtà, ma dichiarò di essere un ufficiale della 22° Divisione di Cavalleria delle SS. I soldati statunitensi lo rinchiusero in un campo di prigionia in attesa di verificare la correttezza della sua reale identità in relazione con quanto da lui dichiarato. Ma secondo la versione ufficiale, Eichmann fuggì dal campo di prigionia statunitense e fece perdere le sue tracce mentre si era in attesa di verificare la sua reale identità.1 Certamente, la versione ufficiale è piuttosto bizzarra e per nulla credibile. Molto probabilmente, è possibile che una volta accertata la sua reale identità, i servizi segreti statunitensi abbiano provveduto ad aiutare Eichmann nella fuga e far perdere le sue tracce per molto tempo.
Infatti come fu scoperto molti ani dopo, Eichmann si trasferì in Sud America, approfittando del cosiddetto «percorso dei topi«, un canale per il trasferimento dei fuggitivi nazisti in Sud America istituito dal Vaticano con il supporto della CIA. Riuscì così a ottenere un documento di identità rilasciato dalla Croce Rossa Internazionale con il quale gli fu garantita una nuova identità sotto il nome di Ricardo Clement.1

documento di falsa identità fornita a Eichmann dalla Croce Rossa Internazionale
Nel 1950 tale documento gli consentì di viaggiare fino in Argentina dove ottenne la cittadinanza e il passaporto argentino con la sua nuova identità.1 Ottenne anche un lavoro quale dipendente della filiale argentina della Mercedes-Benz.
Eichmann già prima della guerra era sposato e aveva dei figli, ma partì per il Sud America da solo non essendo stato possibile far ottenere i documenti di cambio identità anche ai suoi familiari. Ma le coperture e la protezione di cui godeva da parte della CIA erano così imponenti che nel 1952, due anni dopo aver ottenuto i documenti argentini, tornò indisturbato in Europa, si recò nella Germania Ovest occupata dagli statunitensi e anche qui indisturbato si sposò nuovamente con sua moglie e sempre indisturbato trasferì tutta la sua famiglia, moglie e figli in Argentina.
Sua moglie era Veronica Libl (poi morta in Argentina nel 1993), con la quale era già sposato in realtà dal 1935. I suoi figli erano Klaus Eichmann, nato a Berlino nel 1936 e morto in Germania nel 2015, Horst Adolf Eichmann (nato nel 1940 a Vienna e morto nel 2015 in Argentina), Dieter Helmut Eichmann (nato nel 1942 a Praga), Ricardo Francisco Libl (in seguito Eichmann) nato nel 1955 a Buenos Aires il quale attualmente, dopo aver rinnegato il padre è un famoso archeologo in Germania. Gli altri 3 figli sono sempre stati dei convinti nazisti. Secondo il quotidiano britannico Daily Mail, i primi 2 figli Klaus e Horst Adolf, dopo l’esecuzione del padre, crearono una cellula terroristica per attaccare le imprese e le sinagoghe ebraiche. Nel 1962, Horst Adolf fu condannato a due anni di prigione per possesso di oggetti di propaganda e armi da fuoco nazisti.
Per diversi anni, il Mossad diede la caccia a Eichmann. Le informazioni di intelligence indicavano che poteva essere in Sud America, ma non erano disponibili informazioni più chiare. Ma mentre il Mossad stava conducendo la sua ricerca, il nuovo nome e il luogo di residenza di Eichmann erano ben noti alla CIA e dal 1958 anche ai servizi segreti della Germania Ovest.
Il motivo per cui dalla fine della guerra e per gli anni seguenti Eichmann fu protetto dalla CIA consiste nel fatto che gli Stati Uniti temevano che in caso di arresto e di processo avesse potuto riferire sul passato nazista di Hans Globke, che allora era capo della segreteria del cancelliere tedesco Konrad Adenauer. 4 5 Hans Globke era stato intimo amico di Adolf Eichmann, era stato iscritto al partito nazista e nel 1935 fu uno degli autori delle leggi razziali, ma il suo passato fu letteralmente cancellato dalla CIA, consentendogli così di sfuggire al Processo di Norimberga e di divenire uno dei pilastri politici su cui fondare la nuova Germania e la nuova Europa.

Il nazista Hans Globke, capo della segreteria del cancelliere Konrad Adenauer
Ma il Mossad riuscì comunque a scovare Eichmann senza l’aiuto dei servizi segreti statunitensi. Lothar Hermann, un ebreo tedesco cieco e residente in Argentina, seppe da sua figlia dell’esistenza di un ragazzo di nome Klaus. Il ragazzo si vantava che suo padre fosse stato un grande esponente del Terzo Reich. Il ragazzo conosciuto da sua figlia era Klaus Eichmann, il primo figlio del criminale nazista.1
Herman, era fortemente interessato a rintracciare i criminali nazisti e sapeva della ricerca di Adolf Eichmann. Capendo che sua figlia aveva conosciuto il figlio di uno degli organizzatori dell’Olocausto, trasmise alle autorità israeliane informazioni sui suoi sospetti.1
Fu così che nel maggio 1960, l’ex capo del Mossad (l’intelligence israeliana), Isser Harel, condusse un’operazione che fece tremare il mondo occidentale. La ricerca, il sequestro e il trasferimento in Israele del criminale nazista Adolf Eichmann divenne una delle azioni più audaci nella storia dei servizi segreti di tutto il mondo.
Molti anni dopo, Isser Harel descrisse l’operazione del rapimento di Eichmann nel libro «House on Garibaldi Street«, ristampato in diverse edizioni e pubblicato in molti paesi del mondo. Nella prefazione, l’autore avverte: molti dettagli dell’operazione rimangono segreti fino ad oggi, lo stesso vale per i nomi e i cognomi degli agenti impiegati i quali compaiono sotto pseudonimi.7 L’elenco completo dei partecipanti alla ricerca, al sequestro e alla rimozione di Eichmann è stato tenuto segreto in Israele fino a gennaio 2007.
Scrisse Isser Harel: «Ricordo come fosse ieri come maturò la decisione di catturare Adolf Eichmann. Fu alla fine del 1957, dodici anni e mezzo dopo la sconfitta della Germania nazista, che pose fine alla sanguinosa carriera di un ufficiale delle SS al quale fu affidata la distruzione del popolo ebraico«.6
Harel studiò tutto il materiale a disposizione su Eichmann, compresa l’ultima segnalazione proveniente dall’Argentina e fornita da Lothar Hermann. Capì che era possibile raggiungere Eichmann in Argentina e ucciderlo in strada durante uno dei suoi spostamenti. Ma poi pensò: un criminale del calibro di Eichmann non poteva morire così. Vi era necessità che tutto il mondo sapesse della sua cattura, del suo processo e della sua condanna a morte. Ma per raggiungere tale obiettivo occorreva catturarlo vivo e trasferirlo dall’Argentina a Israele (non proprio dietro l’angolo). Tutto ciò complicò seriamente la missione.
Harel racconta che dopo aver analizzato i dettagli di una possibile missione di successo, inviò un rapporto al primo ministro israeliano David Ben-Gurion. Il primo ministro lo ricevette e la loro conversazione fu breve.
Entrando nell’ufficio di Ben-Gurion, Isser disse di avere informazioni sulla posizione del criminale nazista Adolf Eichmann: «Chiedo il permesso di portarlo in Israele.» La risposta sintetica del primo ministro israeliano fu: «Agisci!«.6
Le informazioni fornite da Lothar Hermann permisero di stabilire l’indirizzo della famiglia Eichmann: Buenos Aires, Olivos, 4261 Chacabuco Street.6
All’inizio del 1958, la casa di Eichmann fu monitorata ma senza successo. Della famiglia Eichmann si erano perse le tracce. Ancora non sappiamo e forse non sapremo mai, se questa nuova fuga fu dovuta esclusivamente all’intuizione di Adolf Eichmann il quale poteva aver fiutato il pericolo, oppure fosse nuovamente dovuta alla protezione offerta dalla CIA. Di fatto comunque, gli agenti del Mossad a Buenos Aires si trovarono a brancolare nel buio, senza neanche una traccia da seguire.
Gli agenti del Mossad controllavano costantemente le informazioni in arrivo, selezionavano informazioni affidabili da false versioni, che erano abbondanti. Secondo una di loro, Eichmann si era trasferito in Kuwait, fingendosi impiegato di una compagnia petrolifera.6
Il tempo passava inesorabilmente. Il governo israeliano aveva timore del fatto che i fondi già scarsi del Mossad fossero sprecati. Tuttavia, la ricerca del criminale nazista continuò. E nel dicembre del 1959, gli agenti segreti israeliani trovarono finalmente Eichmann, nascosto sotto il nome di Ricardo Clement. Scoprirono che la sua casa era a Buenos Aires in Via Garibaldi e iniziarono a mettere sotto sorveglianza l’immobile. Individuarono un uomo sospetto, alto circa 175 cm, calvo e con gli occhiali. Iniziarono a studiare le sue abitudini. Tutto indicava che si trattava di Eichmann, ma c’era bisogno di prove certe. E tale opportunità si presentò solo il 21 marzo 1960.6
La sera di quel giorno, Ricardo Clement, come al solito, scese dall’autobus e si diresse lentamente a casa sua. Aveva in mano un mazzo di fiori che portò in casa. Il figlio più giovane di Eichmann, il quale solitamente vestiva in modo sciatto, quella sera invece indossava giacca e cravatta e aveva un aspetto molto curato. Quando la famiglia era riunita in casa, all’esterno giunsero rumori che evidenziavano un clima festoso all’interno. Analizzando il dossier di Eichmann, i funzionari dell’intelligence scoprirono che quel giorno Adolf Eichmann e sua moglie festeggiavano le nozze d’argento. Gli ultimi dubbi scomparvero: Ricardo Clement non era altro che il criminale nazista Adolf Eichmann.6
Gli agenti del Mossad che presero parte alla cattura di Eichmann avevano anni prima sperimentato tutti gli orrori del terrore nazista: sotto i loro occhi, i propri cari furono deportati nei campi di sterminio, da dove non fecero ritorno. 6
In totale, oltre 30 agenti del Mossad parteciparono all’operazione: 12 costituivano il gruppo di cattura e il resto il gruppo di supporto. Furono preparati documenti falsi sia per gli agenti del Mossad che per Eichmann. Per evitare complicazioni nel partire dall’Argentina, fu creata appositamente una piccola agenzia di viaggi in una delle capitali europee.6 Ma come trasferire Eichmann dall’Argentina in assenza di comunicazioni aeree tra i paesi? Il Mossad decise di utilizzare un pretesto. Il volo sul quale imbarcare Eichmann sarebbe stato un volo della compagnia aerea israeliana El-Al il quale era un volo istituzionale che trasportava la delegazione del governo israeliano per celebrare il 150° anniversario dell’indipendenza dell’Argentina. L’aereo della delegazione giunse in Argentina il 19 maggio 1960 e doveva ripartire tassativamente il giorno seguente, il 20 maggio. Ciò significava che gli agenti del Mossad non avevano il diritto di incappare in imprevisti.1
Fu deciso di catturare Eichmann quando sarebbe tornato dal lavoro, per poi sistemarlo per qualche giorno in una delle case sicure dell’intelligence israeliana. Va notato che questo era un classico esempio di un’operazione dei servizi segreti destinata al sequestro di persona.
Alle ore 19:34 due macchine parcheggiarono in via Garibaldi. Due uomini uscirono, sollevarono il cofano e iniziarono a controllare il motore. La terza persona era sdraiata sul sedile posteriore. L’autista della seconda auto si trovava a una decina di metri dalla prima.6
Di solito Eichmann tornava a casa su un autobus, che si fermava vicino casa sua alle ore 19:40. In questo giorno, l’autobus arrivò nei tempi previsti, ma Eichmann non era al suo interno. La situazione si fece complicata. Si decise aspettare, ma Eichmann non arrivò nemmeno con il bus successivo. Non era nemmeno sul terzo autobus.6
Forse sospettava qualcosa? Rimanere sul posto divenne pericoloso: si potevano destare sospetti e mettere a repentaglio l’intera operazione. Quando si stava per abbandonare la scena, apparve un altro autobus. Scese una sola persona: era Adolf Eichmann. Non appena si avvicinò al luogo designato, fu accecato dai fari abbaglianti di un’auto. Nell’istante successivo, due persone lo afferrarono e immobilizzarono, e impedendogli di emettere urla di aiuto lo caricarono sul sedile posteriore della macchina. Gli agenti agirono alla velocità della luce, legarono Eichmann, gli ficcarono un bavaglio in bocca e gli infilarono un sacco nero sulla testa. Un agente del Mossad lo avvertì: «Un solo movimento e tu sei un cadavere«. L’auto si allontanò immediatamente.6
Un’ora dopo, Eichmann era in una casa sicura, saldamente legato a un letto. I dipendenti del Mossad decisero di controllare il numero di Eichmann tatuato sul suo corpo, come qualsiasi membro delle SS. Tuttavia, c’era solo una piccola cicatrice in quel punto. Eichmann riferì che il tatuaggio gli era stato rimosso nel campo di prigionia statunitense.6 Altro evidente aiuto fornito dalla CIA per la libertà di questo criminale.
Impaurito dagli israeliani Eichmann iniziò a rispondere al loro interrogatorio. Addirittura per chiedere pietà iniziò a leggere in lingua ebraica la preghiera «Shema Israel», dicendo che un rabbino gli aveva insegnato l’ebraico.6 Molto probabilmente Eichmann aveva imparato la lingua ebraica per comprendere le comunicazioni tra gli ebrei che aveva perseguitato.
In quella casa di Buenos Aires Eichmann fu tenuto per una settimana. Temendo l’avvelenamento, rifiutò il cibo e insistette affinché qualcun altro lo provasse.6
Il volo della compagnia aerea El-Al era previsto per il 20 maggio, nove giorni dopo il rapimento di Eichmann. La data di partenza non era trasferibile, in modo da non attirare l’attenzione delle autorità argentine. Harel sperava che la famiglia Eichmann non avrebbe immediatamente contattato la polizia, perché, dopo aver annunciato la sua scomparsa, avrebbero dovuto scoprire il vero nome di Ricardo Clement, e se la notizia fosse arrivata sui giornali, Eichmann sarebbe stato immediatamente ucciso dal Mossad.6
La famiglia Eichmann non denunciò subito la scomparsa. Inizialmente, telefonarono a tutti gli ospedali della città, ma non contattarono la polizia. Invece, si rivolsero agli amici nazisti per chiedere aiuto. Anche Isser lo aveva previsto. Sperò che gli amici nazisti di Eichmann, che si trovavano nella stessa posizione segreta e non invidiabile, non avrebbero voluto aiutarlo. Ed ebbe ragione. La maggior parte di loro si nascose immediatamente e alcuni lasciarono improvvisamente l’Argentina. Dopotutto sapevano bene chi era il loro cacciatore. Klaus Eichmann successivamente affermò: «Gli amici di mio padre nel partito nazista scomparvero immediatamente. Molti si rifugiarono in Uruguay e non ne abbiamo più sentito parlare.«6
L’operazione di trasferimento di Eichmann in Israele fu preparata con cura. Eichmann fu drogato in modo che non creasse problemi in aereoporto e munito di documenti israeliani falsi, relativi a un dipendente della compagnia aerea El-Al, appena dimesso dall’ospedale e il quale aveva necessità di un accompagnamento, in modo tale da non lasciarlo mai solo, neanche di fronte alla polizia di frontiera.1 6
Eichmann fu imbarcato sull’aereo mentre indossava un’uniforme della compagnia aerea El-Al.6
L’aereo decollò alle 13.05.6 Ad attendere Eichmann in Israele c’era un tribunale. Atterrato a Gerusalemme, Eichmann fu consegnato alla polizia israeliana. Due giorni dopo tutto il mondo seppe la notizia: il primo ministro israeliano Ben-Gurion annunciò che Adolf Eichmann sarebbe comparso davanti a un tribunale israeliano.1
Scoppiò immediatamente uno scandalo internazionale: l’Argentina accusò Israele di rapimento illegale. Israele negò che organi dello stato avevano rapito Eichmann, sostenendo che attivisti volontari erano attivi a Buenos Aires e tutto era opera loro. Pochi credettero alla versione israeliana, ma l’Argentina non riuscì a dimostrare il contrario o a fornire prove di un coinvolgimento del governo israeliano.1
Naturalmente, Israele non aveva paura della condanna internazionale. Cosa avrebbe rappresentato questa condanna rispetto a poter giudicare un importante gerarca nazista responsabile della morte di 6 milioni di ebrei?
L’11 aprile 1961, il processo contro Adolf Eichmann iniziò davanti al tribunale distrettuale di Gerusalemme. La sentenza era ovvia sia per i pubblici ministeri che per la difesa, e persino per l’imputato stesso. D’altronde era impossibile contestare più di 1.500 documenti ufficiali relativi allo sterminio degli ebrei firmati personalmente da Eichmann. Così come era impossibile contestare la testimonianza di dozzine di testimoni di crimini, il cui organizzatore era Eichmann stesso.
La difesa non discusse gli inequivocabili documenti, ma si concentrò sulla contestazione della legalità del processo di Eichmann in Israele, uno stato che non esisteva al momento della commissione dei crimini. Quindi i suoi avvocati insistettero sul fatto che Eichmann era solo un semplice esecutore nel sistema del Terzo Reich, una sorta di «vittima di circostanze insormontabili» come lo definirono i suoi legali.1
Il 15 dicembre 1961, dopo che la richiesta di clemenza da lui firmata fu respinta, Eichmann fu condannato a morte per genocidio contro il popolo ebraico, crimini contro l’umanità e crimini di guerra.1
Nel 1954, la pena di morte in Israele era stata abolita. Rimase in vigore per una sola eccezione: il suo uso era consentito in relazione a persone giudicate colpevoli di genocidio. La corte israeliana approfittò di questa eccezione una sola volta: per condannare Adolf Eichmann.1
Eichmann fu giustiziato tramite impiccagione la notte tra il 31 maggio e il 1 giugno 1962 in una prigione nella città israeliana di Ramle. Il suo corpo fu bruciato in un cortile della prigione, all’interno di in una fornace appositamente preparata per un tale evento. La cenere fu dispersa nelle acque internazionali del Mar Mediterraneo.1
Così finì la storia di uno dei principali criminali nazisti e una delle operazioni di intelligence dei servizi segreti di tutto il mondo di maggior successo.
Il comportamento della CIA invece risultò ancora una volta emblematico di come, pur di contrastare l’Unione Sovietica scelse di macchiarsi di un’infamia indelebile.
Luca D’Agostini
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Fonti
(4) Адольф Эйхман
(5) The Guardian
(7) Isser Harel, House on Garibaldi Street, Routledge, Londra 1997
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