Di recente, i giornalisti stranieri hanno paragonato l’attuale Ministro degli Affari Esteri della Federazione Russia, Sergej Viktorovič Lavrov con Andrej Andreevič Gromiko. Lavrov ha ringraziato ed ha risposto che si tratta di un paragone lusinghiero, perché il suo collega era stato «il più grande diplomatico dell’era sovietica«. Il motto di tutte le attività di Gromiko era: «Meglio 10 anni di negoziazione di un giorno di guerra«.
I ministri degli esteri occidentali avevano soprannominato Andrej Gromiko «Mister Niet!» per la sua intransigenza e riluttanza a rinunciare alle proprie posizioni nei negoziati. A questo soprannome Gromiko ha sempre ribattuto che i suoi colleghi occidentali avrebbero dovuto conoscerlo molto più a fondo di quanto non lo conoscessero.
La stampa occidentale si spinse ancora oltre coniando per lui i seguenti soprannomi: «Andrej il lupo«, «l’uomo senza volto» e persino «lo yogi che sostituì i comunisti» e «l’uomo moderno di Neanderthal«.
Andrej Andreevič Gromiko nacque nel villaggio bielorusso di Starij Gromiki il 18 luglio 1909. A quel tempo il villaggio apparteneva alla provincia di Mogilëv dell’Impero russo. È interessante notare che la maggior parte degli abitanti dell’insediamento aveva lo stesso cognome, ma allo stesso tempo ogni famiglia aveva un soprannome generico.
La famiglia di Andrej Andreevič fu chiamata Burmakovs. Venivano da una famiglia povera di origine contadina, sebbene suo padre lavorasse in fabbrica. Il padre di Andrej Gromiko, sulla scia delle riforme di Stoljpin, andò a lavorare in Canada. Dopo un infortunio alle mani tornò in Russia ma nel frattempo era riuscito ad imparare l’inglese, che parlava abbastanza bene.
Andrej Gromiko iniziò a lavorare all’età di 13 anni. Nel tempo libero il padre lo portava con sé per fare rafting nella foresta. Spesso gli raccontava del suo soggiorno all’estero e della prima guerra mondiale, di cui era stato un partecipante. Andrej aveva tre fratelli, due di loro morirono sui fronti della Grande Guerra Patriottica, il terzo morì per le ferite ricevute in seguito ad un bombardamento della sua casa.
Nel 1955, quando Gromiko, in qualità di ministro degli Affari Esteri dell’Unione Sovietica, partecipò ai negoziati con il cancelliere tedesco Konrad Adenauer, dimostrò fermezza e intransigenza senza precedenti. Più tardi spiegò a suo figlio la sua posizione: «Non cambieremo l’esito della guerra. Se ci arrendiamo a loro, allora saremo dannati da tutti coloro che sono stati torturati e uccisi. Quando negozio con i tedeschi, succede che sento sussurrare i miei fratelli dietro di me: «Non arrenderti a loro, Andrej, non arrenderti, non è tuo, ma nostro!»»
Dopo essersi diplomato con successo Gromiko continuò a studiare. Si laureò a Gomel e poi si specializzò in tecnica agricola in una scuola nella regione di Minsk. Nello stesso tempo fu eletto segretario dell’organizzazione giovanile comunista Komsomol per la sua posizione attiva e per le sue qualità di leadership. Già all’età di 22 anni fu promosso a segretario della cellula locale del partito.
Nel 1931, Andrej Gromiko divenne studente presso l’Istituto economico di Minsk, ma studiò solo due anni poiché fu inviato in un villaggio vicino a Minsk come direttore della scuola. Il giovane direttore scolastico si laureò però in economia studiando autonomamente.
Come uno dei migliori laureati, nel 1934 Gromiko fu trasferito a Mosca. Qui pubblicò la sua tesi sull’agricoltura statunitense e fu inviato come ricercatore all’Istituto di ricerca dell’Accademia delle Scienze Agrarie. Durante questo periodo studiò l’inglese approfonditamente.
Nel 1938 divenne il segretario scientifico dell’Istituto di Economia dell’Accademia delle Scienze dell’Unione Sovietica.
Come hanno ricordato i suoi contemporanei, Gromiko si dedicò instancabilmente all’autoistruzione. Nel suo tempo libero, Gromiko si esercitava nel tiro a segno con il fucile ed ottenne persino la qualifica di cecchino. Si appassionò alla vita militare e fece domanda per diventare un pilota militare, ma la sua richiesta fu rigettata in quanto non aveva più l’età per essere ammesso in una scuola di aviazione.
Nel 1939 Gromiko fu invitato alla Commissione del Comitato Centrale del Partito Comunista dell’Unione Sovietica per la selezione del personale diplomatico. I requisiti principali richiesti erano l’origine proletaria e almeno una certa conoscenza delle lingue straniere. Il bielorusso Gromiko soddisfaceva entrambi i requisiti.
La carriera diplomatica di Andrej Gromiko si sviluppò rapidamente. Nell’autunno del 1939 fu convocato da Stalin e nominato consigliere dell’Ambasciata dell’Unione Sovietica negli Stati Uniti.
Dal 1939 al 1943 lavorò come consulente per la missione plenipotenziaria dell’Unione Sovietica negli Stati Uniti ed all’inizio del 1943 sostituì Maksim Litvinov, l’ambasciatore sovietico a Washington. Ricoprì la carica di ambasciatore fino al 1946. Gli eventi più importanti di quegli anni furono la preparazione delle conferenze di Teheran, Potsdam e Yalta, all’ultima delle quali partecipò personalmente.
Dal 1946, per due anni, Gromiko fu rappresentante permanente dell’Unione Sovietica presso l’ONU. È interessante notare che Andrej Gromiko fu il primo diplomatico sovietico al quale fu affidato tale incarico. Successivamente, dal 1946 al 1949, ricoprì la carica di viceministro degli affari esteri dell’Unione Sovietica.
Ricoprendo questo ruolo però Gromiko commise un terribile errore: senza il permesso del Cremlino, sotto la pressione della direzione della Commissione di Pianificazione Statale e del Ministero delle Finanze, appose la sua firma su un accordo interstatale con la Cina sul rapporto tra rublo e yuan.
Per questo, Stalin, che controllava personalmente tutti gli accordi internazionali, allontanò Andrej Gromiko dal suo incarico di vice ministro e lo inviò come ambasciatore a Londra. Qui il diplomatico lavorò fino alla morte di Stalin. Solo in seguito fu richiamato in Unione Sovietica e fu nuovamente nominato quale vice ministro degli affari esteri.
Nell’inverno del 1957, Nikita Chruščëv il quale ammirava molto Gromiko, lo nominò ministro degli affari esteri dell’Unione Sovietica. In realtà Chruščëv rimase colpito da come glielo descrisse l’ex ministro degli esteri sovietico Dmitrij Trofimovič Šepilov: «Questo è un bulldog: gli dici di azzannare e non aprirà la mascella fino a quando non avrà neutralizzato la preda!«
Gromiko ha ottenuto un record: mai nessuno prima e dopo di lui ha ricoperto la carica di ministro degli esteri per 28 anni consecutivi.
I suoi indubbi risultati in questo ruolo includono i negoziati più importanti e di successo sul controllo della corsa agli armamenti convenzionale e nucleare. Gromiko risolse la crisi dei Caraibi e fu protagonista delle trattative più difficili e sensibili con il presidente degli Stati Uniti John F. Kennedy.

Gromiko e Kennedy

Gromiko e Kennedy
Nel 1970, Gromiko fornì un grande contributo allo sviluppo del testo ed alla firma del Trattato di Mosca sull’inviolabilità delle frontiere nell’Europa del dopoguerra. A tal proposito Gromiko disse: «Considero il mio più grande successo personale il consolidamento «per contratto» dei confini postbellici in Europa. Se i Paesi europei rifiuteranno questo accordo ed inizieranno a violarlo, beh, la guerra tornerà in Europa!«
Non gli si può negare un dono profetico. Purtroppo infatti alla fine del ventesimo secolo una nuova guerra arrivò in Europa proprio perché non c’era nessun altro a mantenere la pace dopo che Gromiko lasciò il suo incarico. Lo stesso Gromiko disse: «L’adulazione è diventata lo strumento che viene attivamente utilizzato dagli stranieri per offuscare il cervello di Gorbačëv e Shevardnadze. Fanno infinite concessioni, perdono terreno e sperperano il nostro capitale politico-militare«. Quello che è successo dopo è sotto gli occhi di tutti. A cominciare dai bombardamenti nella ex Jugoslavia con alcuni aerei con croci nere sulle ali, per giungere poi ad osservare la presenza nell’esercito ucraino di battaglioni con i simboli nazisti.
Nelle sue attività Gromiko prese parte ai negoziati più complessi con gli Stati Uniti ed alle Nazioni Unite. Fu anche l’organizzatore della prima visita ufficiale del presidente statunitense Richard Nixon in Unione Sovietica.
Gromiko fu anche il primo statista sovietico ad incontrare il papa. La loro prima conversazione ebbe luogo a New York, in una riunione delle Nazioni Unite nel 1965. Quindi successivamente Paolo VI ricevette Gromiko quattro volte in Vaticano.
Gromiko si dimostrò un diplomatico estremamente esperto. Il suo modo di negoziare suscitò ammirazione tra i sovietici e notevole irritazione dalla parte opposta. Negoziò sempre in modo estremamente duro ed imprevedibile. Si preparò a fondo per ciascun incontro, studiando precedentemente la sua controparte in ogni dettaglio. Approfondì sempre qualsiasi questione in modo tale da conoscere i minimi dettagli del problema in discussione. Ciò gli permise di dominare sempre i suoi interlocutori i quali si mostrarono sempre meno esperti. Gromiko parlava sempre con estrema calma, era in grado di protrarre le trattative per molte ore. Molti diplomatici con i quali si confrontò, non sopportarono le sedute estenuanti di infinite conversazioni e persero i nervi, mancando di raggiungere i loro risultati prefissati.
Dialettica, resistenza, corrosività, conoscenza, testardaggine, con queste qualità Gromiko riuscì a realizzare l’impossibile. Ad esempio, insistere ed ottenere la firma nel 1963 del Trattato che vietava i test nucleari nell’atmosfera, nello spazio e sott’acqua. Nonostante il vanto e le minacce di Chruščëv, il potenziale nucleare dell’Unione Sovietica era francamente molto modesto e non disponeva affatto di uno scudo missilistico nucleare. Gli Stati Uniti lo sapevano ed erano interessati a forzare la mano per accelerare ed ampliare il divario tra le due superpotenze. Ma il testo del trattato, letteralmente scritto da Gromiko, privò gli Stati Uniti di migliorare le proprie armi nucleari. Con questa mossa l’Unione Sovietica guadagnò tempo e dopo dieci anni raggiunse un equilibrio con il potenziale nucleare statunitense. E proprio grazie al risultato ottenuto da Gromiko, nessuno si permise di trattare più con l’Unione Sovietica e quindi con la Federazione Russa da una posizione di forza.
Verso la fine della sua attività, Gromiko ottenne un inaspettato riconoscimento da un articolo del quotidiano britannico «The Times» il quale riportava: «All’età di 72 anni, è un uomo con una memoria meravigliosa, una mente penetrante e una resistenza straordinaria. Gromiko è certamente il Ministro degli Esteri più informato al mondo«.
Nella tradizione ortodossa, esiste il concetto di «catechon». Un certo soggetto la cui missione storica è salvare il mondo ed ostacolare il trionfo finale del male. Questo concetto è molto vicino ai vecchi credenti russi, i quali credono che questa missione sia assegnata a loro. E Gromiko era molto solidale con i vecchi credenti e ne parlò direttamente nelle sue memorie: «Sono stato al centro distrettuale, la città di Vetka, forse dai primi anni della mia vita cosciente. La sua popolazione era composta da vecchi credenti e nei villaggi circostanti ce n’erano molti. Ho adorato queste persone«.
Se si osservano attentamente le attività di Gromiko da questo punto di vista, il risultato sarà sorprendente. Potrebbe anche essere definito il «Catechon sovietico». Perché è stato proprio attraverso gli sforzi di Gromiko che il mondo ha vissuto una pace relativamente sicura e duratura per lungo tempo, la cui alternativa sarebbe stata probabilmente la fine della vita sul pianeta Terra.
Anni dopo Jurij Andropov nominò Gromiko come Primo Vice Presidente del Consiglio dei Ministri dell’Unione Sovietica, carica che ricoprì dal marzo 1983 al luglio 1985.
Nel gennaio 1988, dopo la morte di Konstantin Černenko, i suoi colleghi del Politburo gli suggerirono di assumere l’incarico di Segretario Generale del Comitato Centrale del PCUS (Partito Comunista dell’Unione Sovietica).
Gromiko rifiutò a favore di Michail Gorbačëv dipingendolo con un profilo positivo durante una riunione del Politburo. Successivamente si pentì della sua decisione.
Dopo l’elezione di Gorbačëv a Segretario Generale del Comitato Centrale del PCUS, l’incarico di Ministro degli Affari Esteri dell’Unione Sovietica fu assunto da Eduard Shevardnadze.
Per quanto riguarda la vita personale, Gromiko incontrò sua moglie Lidija Grinevič nel 1931, quando entrò nell’Istituto di Economia di Minsk. Lidija, come lui, era una studentessa in questa università. La loro vita matrimoniale fu felice. Ebbero due figli: Anatolij ed Emil’ja.
La moglie di Gromiko imparò l’inglese e fu presente a tutti i ricevimenti ai quali erano invitate le mogli dei diplomatici.

Gromiko con la moglie, i figli ed i nipoti

Gromiko e la moglie
Andrej Gromiko morì il 2 luglio 1989. Il decesso avvenne per complicazioni dopo la rottura dell’aneurisma dell’aorta addominale. Sebbene fu effettuata un’operazione chirurgica di emergenza, il corpo ed il cuore del grande diplomatico non riuscirono a sopportare le complicazioni.
Le autorità sovietiche volevano seppellire Gromiko vicino al muro del Cremlino, ma l’ex ministro degli esteri lasciò un testamento nel quale scrisse che desiderava essere seppellito nel cimitero di Novodevičij.
Dopo la sua morte non fu più affrontata la questione del funerale in Piazza Rossa e nessuno è stato più sepolto nella necropoli del Cremlino.

Tomba di Gromiko
Luca D’Agostini
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