Il presidente Bashar Hafiz al-Assad è nato a Damasco l’11 settembre 1965.
Al momento della sua nascita, suo padre, Hafiz al-Assad (1930-2000), era un generale di brigata, comandante dell’aeronautica militare e della difesa aerea siriana.
La sua famiglia appartiene alla minoranza religiosa alawita. Tutti gli uomini della famiglia Assad, appartenevano e appartengono alla comunità alawita o nusayrita (dal nome del fondatore Mohammed ibn Nusayr, vissuto nella seconda metà del IX secolo). La dimensione di questa influente comunità in Siria è del 10-12% della popolazione musulmana totale del Paese. Il fanatismo islamico, sia sunnita che sciita, considera gli alawiti eretici perché deviano dalle norme generalmente accettate dall’Islam: credono nella trasmigrazione delle anime, preservarono il culto del sole, delle stelle e della luna, inoltre, loro divinizzano Gesù, celebrano il Natale cristiano e la Pasqua, leggono il Vangelo e ricevono la Comunione durante la celebrazione religiosa. Tutti gli alawiti sono divisi in un gruppo privilegiato denominato «khasa» («iniziati»), i quali sono considerati i proprietari di libri sacri e conoscenze speciali, e in un altro gruppo al quale appartengono la maggior parte degli alawiti, denominato «amma» («non iniziati»), ai quali è assegnato il ruolo di esecutori testamentari alle prime armi. La famiglia Assad è sempre appartenuta a quest’ultimo gruppo.

Il presidente Bashar al-Assad con sua moglie Asma
Bashar al-Assad era il terzo figlio della famiglia di Hafiz al-Assad e di sua moglie Anisa Makhluf, la quale apparteneva al clan più ricco della tribù alawita di Haddadin e dedicò tutta la sua vita all’educazione dei figli, poiché suo marito era costantemente assente da casa ed era impegnato con gli affari di stato.
Oltre a Bashar, c’erano altri quattro ragazzi in famiglia: il fratello maggiore Basil, i più giovani Maher, Majid e Jamil, nonché la sorella maggiore Bushra.
Il marito di sua sorella, il maggiore generale Asef Shaukat, durante la presidenza di Bashar al-Assad, è stato il capo dei servizi segreti militari, capo di stato maggiore dell’esercito e viceministro della difesa. Morì nel 2012 in un attacco terroristico in Siria. Il cugino materno Hafiz Makhluf è stato capo dell’ufficio investigativo del servizio di intelligence generale della Siria ed è stato ucciso anche lui in quell’attacco.
Suo padre, Hafiz Assad, prese parte al colpo di stato militare del 1963 che portò il partito Ba’th al potere in Siria e fu nominato comandante dell’aeronautica. Nel 1966, ha partecipato a un nuovo colpo di stato che ha rimosso i padri fondatori del Partito dal governo a favore del generale Salah Jadid. Assumendo la carica di ministro della Difesa nel nuovo governo, Hafiz nel 1970, a seguito di un altro colpo di stato militare, rovesciò Jadid. Suo padre divenne il Presidente della Siria e il capo del Ba’th quando Bashar non aveva nemmeno cinque anni.

I genitori di Bashar al-Assad ed i loro figli (Bashar al-Assad è in basso a sinistra)
Bashar al-Assad ha ricevuto la sua istruzione primaria e secondaria presso il liceo arabo-francese «Hurriya» di Damasco dove ha imparato a parlare correttamente l’inglese e il francese. Nel 1982 ha completato gli studi al liceo e nel 1988 si è laureato con lode presso la Facoltà di Medicina dell’Università di Damasco con una specializzazione in oftalmologia e chirurgia oculare, dopodiché ha lavorato presso l’ospedale militare di Tishrin nella periferia di Damasco.
Nel 1991 si recò per uno stage nel Regno Unito, presso il centro di oftalmologia del Western Eye Hospital del St. Mary’s Hospital, nella zona di Paddington a Londra. All’estero, Assad ha adottò uno pseudonimo in modo che nessuno sapesse che era il figlio del presidente siriano. Ha partecipato a simposi scientifici internazionali e ha preferito trascorrere del tempo con intellettuali siriani. Oltre all’oftalmologia, Bashar amava l’informatica.
Il padre di Bashar, Hafez Assad, vedeva suo figlio maggiore, Basil, come suo successore, ma il figlio morì nel 1994 in un incidente d’auto. Le indagini sull’incidente mostrarono che i tubi dei freni dell’autovettura sulla quale viaggiava Basil al-Assad erano stati tagliati. La tragedia avvenne quando Bashar al-Assad studiava a Londra. Dopo la morte di suo fratello, è tornato in Siria. Bashar al-Assad è entrato nell’accademia militare nella città siriana di Homs ed è stato arruolato nella divisione della Guardia Repubblicana con il grado di capitano. Suo padre gli assegnò generali esperti come mentori, i quali erano impegnati nell’addestramento militare con lui secondo un programma individuale. Secondo alcuni rapporti, nel 1994-1995, un ufficiale russo era il suo consigliere militare personale. Nel 1995, Assad comandava un battaglione di carri armati. Nel 1996 è stato promosso a maggiore. Nel 1997, dopo essersi laureato con lode in corsi per il personale e aver svolto attività di ricerca militare, è stato promosso tenente colonnello ed è stato nominato comandante della Guardia Repubblicana. Nel gennaio 1999 è stato insignito del successivo grado militare di colonnello.

Colonnello Bashar al-Assad
Il 1° gennaio 2001, Bashar al-Assad ha sposato la bellissima Asma al-Ahras, la figlia di un importante cardiologo siriano e segretario dell’Ambasciata siriana nel Regno Unito. Asma al-Ahras è nata a Londra l’11 agosto 1975 ed è cresciuta nella capitale britannica, dove si è laureata all’università e ha conseguito una laurea in economia e una specializzazione in tecnologia informatica. Asma al-Ahras ha anche lavorato nella Deutsche Bank e nella società di investimento JP Morgan. Parla 4 lingue straniere e ha la doppia cittadinanza. È una musulmana sunnita per religione. Sebbene Bashar si sia innamorato di lei durante il suo soggiorno in Inghilterra, Asma al-Assad ha successivamente dichiarato in un’intervista: «C’è una relazione di lunga data tra le nostre famiglie. Il nostro è un caso in cui l’amicizia infantile si trasforma in amore«. Il loro figlio Hafez è nato nel 2001, la figlia Zane è nata nel 2003 e un altro figlio, Karim, è nato nel 2004.
La moglie del presidente Bashar al-Assad è impegnata nella crescita dei figli ed è attiva in opere di beneficenza, sostiene l’uguaglianza di genere ed è famosa per il suo carattere estremamente forte. A tal proposito il suo nome, «Asma», non poteva essere che il più indicato. Infatti, il nome Asma in arabo vuol dire «rosa del deserto» o «fiore del deserto» ed infatti per sopravvivere nel deserto rovente, un fiore deve avere radici molto profonde e forti.

Asma al-Assad

Asma al-Assad e suo marito Bashar al-Assad a Londra

Il presidente Bashar al-Assad con sua moglie Asma e i loro figli
Il 10 giugno 2000, il padre di Bashar, l’ex presidente siriano Hafez Assad, che aveva governato la Siria per 30 anni, morì per insufficienza cardiaca. Il giorno dopo la morte di suo padre, Bashar al-Assad divenne presidente ad interim della Siria e comandante supremo dell’esercito. Il Parlamento siriano modificò la Costituzione, abbassando l’età minima per un candidato alla presidenza da 40 a 34 anni appositamente per consentire la candidatura di Bashar al-Assad.
Il 20 giugno 2000, al congresso del partito al governo Ba’th, Bashar al-Assad è stato eletto segretario generale e nominato come candidato unico alla presidenza, e una settimana dopo la sua candidatura è stata approvata dal parlamento.
Il 10 luglio 2000 si è tenuto nel Paese un referendum sull’elezione del capo dello Stato, a seguito del quale Bashar al-Assad è stato eletto presidente della Siria, ottenendo il 97,29% dei voti.
Nei primi anni della sua presidenza in Siria, il Presidente aveva liberalizzato il sistema politico del Paese, graziato un certo numero di prigionieri politici, contribuito alla creazione di forum politici e alla pubblicazione del primo giornale indipendente. Sempre agli albori della presidenza di Bashar al-Assad, a Damasco erano apparse università non statali, erano state aperte una borsa valori e banche private. In 4 anni aveva cambiato il 15% dei membri del suo gabinetto sostituendo i militari con i civili.
Il 27 maggio 2007 si era tenuto un altro referendum in Siria per rieleggere Assad a capo di stato. Il quesito del referendum era: «Ti fidi di Bashar al-Assad per governare il paese fino al 2014?«. Secondo i risultati del referendum, Bashar al-Assad è stato rieletto per un secondo mandato, ottenendo il 97,62% dei voti. Durante la presidenza del padre, la politica estera della Siria era stata costruita principalmente nel contesto del confronto arabo-israeliano e allo stesso tempo aveva perseguito l’obiettivo di ridurre la dipendenza dello sviluppo della sua politica interna da fattori esterni. Inoltre, durante la Guerra dei sei giorni nel 1967, Israele occupò le alture del Golan appartenenti alla Siria e un tentativo sotto Hafez Assad di riprenderne il controllo nel 1973 si concluse invano.
Salito al potere, Bashar al-Assad ha sottolineato che non si sarebbe discostato dalla posizione di suo padre sulla questione del completo ritiro delle truppe israeliane dai territori occupati.
A metà degli anni ’70, durante la presidenza di Hafez al-Assad, la Siria fu coinvolta nella guerra civile in Libano. Nel 1976, le truppe siriane furono portate in Libano e nel 1982 l’esercito israeliano invase il paese, provocando uno scontro armato tra le forze siriane e israeliane. Dopo la fine della guerra civile, le truppe israeliane furono ritirate dal Libano, ma il contingente militare siriano continuò a rimanere nel paese vicino. Inoltre, nel tempo, la Siria iniziò a controllare il processo politico in Libano. Bashar al-Assad svolse un ruolo chiave nel garantire che il generale Emile Lahoud salisse al potere in Libano nel 1998. Il 2 settembre 2004, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite aveva adottato la risoluzione 1559, invitando «tutte le forze straniere rimaste in Libano a ritirarsi da questo paese«. La situazione aveva preso una piega inaspettata quando il 13 febbraio 2005, a seguito di un attacco terroristico a Beirut, fu ucciso uno dei politici libanesi più influenti, l’ex primo ministro Rafik Hariri.
La sua morte aveva scatenato numerose manifestazioni filo-siriane nella società libanese. Così, su richiesta di Hezbollah, si era tenuta nel paese una manifestazione a sostegno della Siria, i cui partecipanti sostenevano striscioni con scritto «Grazie, Siria!» e «No alle interferenze straniere«.
All’inizio di marzo 2005 la Siria decise di ritirare le truppe dal Libano. All’inizio di marzo, il presidente Bashar al-Assad, nel suo discorso davanti al Consiglio popolare di Siria, affermò che «il ritiro delle truppe siriane dal Libano non è in contraddizione, ma, al contrario, soddisfa gli interessi del paese«, e osservò: «Questo non significa che la Siria declini la responsabilità nei confronti dei nostri fratelli in Libano, ai quali siamo uniti da una volontà comune e da obiettivi comuni in un periodo difficile della nostra storia comune. Continueremo a sostenere il Libano«.
Nel gennaio 2005, Bashar al-Assad visitò Mosca. Durante la visita, la Federazione Russa cancellò il 73% del debito siriano, stimato in 13,4 miliardi di dollari (secondo gli esperti, la parte russa rappresentava più della metà del debito totale della Siria). Fu stabilito che il resto del debito (3,618 miliardi di dollari) doveva essere saldato per una parte corrispondente a 1,5 miliari di dollari, a rate e per dieci anni, mentre la rimanente parte sarebbe stata destinata a progetti comuni sotto forma di investimenti siriani. A quel punto, le compagnie petrolifere russe tornarono in Siria: Strojtransgaz e Tatneft iniziarono a implementare una serie di progetti di petrolio e gas.

Il presidente Vladimir Putin riceve il presidente Bashar al-Assad a Mosca nel 2005
Alla fine di febbraio 2005 fu firmato un accordo per la consegna alla Siria di sistemi missilistici antiaerei russi Strelets, relativi a sistemi di difesa aerea a corto raggio.
Nel dicembre del 2010 il debito estero della Siria era pari a zero e il Paese era persino entrato nella classifica dei dieci paesi più sicuri al mondo.
Ma nel periodo gennaio-febbraio 2011, un’ondata di manifestazioni e proteste aveva travolto i paesi del mondo arabo, causate da vari motivi, ma principalmente dirette contro le autorità al potere. Il 15 marzo 2011 si era tenuta una manifestazione a Damasco per chiedere riforme. L’impulso ai disordini in Siria era stato l’arresto da parte della polizia di Dar’a di un gruppo di adolescenti che dipingevano edifici con slogan anti-governativi. Il 18 marzo 2011, a Dar’a era iniziata una protesta antigovernativa e lo scontro con le forze dell’ordine aveva provocato alcune vittime tra i manifestanti. Il 30 marzo 2011, il presidente Bashar al-Assad si era rivolto al Parlamento e al popolo del suo Paese, affermando che i disordini erano stati provocati dall’estero e che il Paese avrebbe continuato a portare avanti riforme politiche ed economiche. Fin dall’inizio delle proteste, Bashar al-Assad, nel tentativo di stabilizzare la situazione, aveva fatto molte concessioni sia nella sfera politica, che in quella economica e pubblica. All’inizio di aprile 2011 aveva emesso un’ordinanza che concedeva passaporti siriani alla minoranza curda del Paese, che riguardava circa 300 mila persone. I curdi che abitavano la Siria nord-orientale, anche prima che il partito Ba’th salisse al potere, furono riconosciuti come stranieri nel 1962 perché vi si erano trasferiti dalla vicina Turchia. In un altro atto, Assad ha revocato il divieto alle donne di indossare il niqab nelle scuole dal 2010. Il 21 aprile il presidente ha firmato un decreto sull’abolizione dello stato di emergenza nel Paese, in vigore dal 1963.
Tuttavia, essendo sostenute e finanziate dall’estero, le manifestazioni antigovernative non si sono fermate, ma si sono diffuse in un numero sempre maggiore di città. Il 25 aprile 2011, unità dell’esercito hanno bloccato Dar’a, dopodiché i soldati, con il supporto di veicoli blindati, sono entrati in città. Da quel momento, per combattere i terroristi finanziati dall’Occidente e ristabilire l’ordine, il governo siriano ha iniziato a coinvolgere le forze dell’esercito, inviandole nelle città siriane colpite dai disordini.
Sullo sfondo di una crisi politica interna scoppiata nel Paese, la Siria ha dovuto affrontare la pressione internazionale dei paesi occidentali i quali chiedevano l’incolumità per i terroristi da loro finanziati e le dimissioni del presidente Assad.
Il 18 maggio 2011, gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni contro il presidente Bashar al-Assad e altri sei funzionari siriani. Cinque giorni dopo, l’Unione Europea ha imposto sanzioni simili contro il Presidente siriano e 13 alti funzionari, imponendo loro il divieto di visitare i paesi dell’Unione Europea e ha congelato i loro beni.
Nei mesi successivi la situazione nel Paese ha continuato a rimanere difficile. Il 29 luglio 2011, il colonnello Riyad al-Assad, amareggiato per la riduzione dei poteri dell’esercito, si è schierato con i terroristi, annunciando la creazione dell’Esercito Siriano Libero, cioè nient’altro che un’organizzazione militare che combatte affinché il presidente Assad venga rimosso e siano nuovamente conferiti i poteri speciali e privilegi ai membri dell’esercito. Il 2 ottobre 2011, esuli siriani sostenuti dalla Turchia hanno formato un Consiglio Nazionale a Istanbul volto a rovesciare il legittimo governo di Assad.
Il 12 novembre 2011, la Lega Araba ha sospeso l’adesione della Siria all’organizzazione e il 27 novembre dello stesso anno le ha imposto sanzioni economiche.
Qualche tempo dopo, il presidente Bashar al-Assad, in un’intervista al Sunday Telegraph, ha descritto gli eventi nel Paese come una lotta tra islamismo e panarabismo laico, accusando l’Occidente di sostenere i terroristi, la stragrande maggioranza dei quali erano infiltrati da altri paesi arabi.
L’11 gennaio 2012, a Damasco, in Piazza Omayyadi, la popolazione siriana in massa si è riversata in piazza e nelle strade a sostegno del Presidente siriano. Il presidente Bashar al-Assad ha raggiunto le centinaia di migliaia di persone scese in piazza e nelle strade per sostenerlo e ha proclamato un discorso nel quale ha detto: «Sono venuto con voi a questa manifestazione in Piazza Omayyadi a Damasco, che è la piazza della libertà, della resistenza, della storia e del nostro orgoglio nazionale. Voglio stare con voi perché sono uno di voi. Sono siriano e figlio del mio popolo! Voglio esprimervi la mia gratitudine per il vostro sostegno e patriottismo. Sono grato a ogni cittadino siriano, ovunque si trovi in questo momento: in piazza, a casa, in una moschea o in chiesa, a scuola o all’università. Prego Dio che mi dia un cuore di tale grandezza che possa contenere tutto il mio amore per l’eroico e grande popolo siriano, di cui faccio parte e di cui sono immensamente orgoglioso. Trionferemo sulla cospirazione! Dio protegge la Siria e il suo grande popolo!«.
Il 26 febbraio 2012 si è svolto in Siria un referendum sulla bozza di una nuova Costituzione, che è stata sostenuta dall’89,4% dei residenti del Paese. La nuova Costituzione prevede l’abolizione del ruolo guida del partito Ba’th, che governa dal colpo di stato del 1963, e l’introduzione di un sistema multipartitico.
L’organizzazione terroristica definitasi «Esercito Libero Siriano» nel settembre 2012 ha annunciato una ricompensa di 25 milioni di dollari a chiunque consegni vivo o morto il presidente Bashar al-Assad.
L’11 novembre 2012, nella capitale del Qatar, Doha, i terroristi hanno proclamato la coalizione nazionale con l’obiettivo di unire tutte le fazioni che si oppongono al legittimo Presidente siriano. Questi terroristi non sono cittadini siriani, ma gruppi islamici radicali rappresentati da mercenari sunniti stranieri. Vale la pena ricordare che già durante la presidenza di Hafez Assad dal 1976 al 1982, i fondamentalisti islamici, principalmente i Fratelli Musulmani, avevano già cercato di rovesciare con le armi l’allora governo siriano. Il rapporto della Commissione ONU (guidata da Paulo Pineiro) sul rispetto dei diritti umani, presentato nel dicembre del 2012, riportava che «il conflitto è diventato apertamente settario«.
Il 6 gennaio 2013, il presidente Bashar al-Assad ha presentato il suo piano per risolvere il conflitto durante un discorso al Teatro dell’Opera: «Il primo passo per superare la crisi dovrebbe essere un impegno da parte degli stati stranieri a porre fine al sostegno finanziario ai terroristi. La seconda fase è la convocazione di una conferenza governativa sul dialogo nazionale. Il terzo è la creazione di un nuovo governo e l’annuncio di un’amnistia generale«. Tuttavia, l’iniziativa del Presidente non è mai stata sostenuta dai paesi occidentali. Entro la primavera, l’Esercito siriano aveva ottenuto dei successi nelle battaglie contro i terroristi. Il 5 giugno 2013, l’Esercito siriano, sostenuto dal movimento paramilitare sciita libanese Hezbollah, aveva ripreso il controllo strategico della città di El Quseir, al confine con il Libano. Quattro giorni dopo, le forze siriane avevano lanciato un’operazione militare su larga scala «Tempesta del Nord» per riprendere il controllo della provincia di Aleppo. Sullo sfondo dei successi delle forze governative, l’Unione Europea aveva revocato l’embargo sulle armi contro la Siria al fine di permettere la fornitura di armi e l’assistenza militare ai terroristi.
La partecipazione del gruppo libanese Hezbollah a fianco delle autorità siriane aveva causato grande indignazione tra le forze che simpatizzano o sostengono i terroristi. Il 14 giugno, il predicatore saudita Muhammad bin Abdelrahman al-Arifi in una preghiera al Cairo aveva invitato gli egiziani a prendere parte alla lotta contro il presidente siriano Bashar al-Assad. Un gruppo di religiosi sunniti aveva rilasciato quel giorno una dichiarazione chiedendo la «jihad» contro il governo siriano. Il giorno successivo, l’Egitto interruppe le relazioni diplomatiche con la Siria.
Dopo gli attacchi dei terroristi con l’uso di armi chimiche avvenuti in una delle periferie di Damasco nell’agosto 2013, diversi stati occidentali avevano meschinamente incolpato le truppe governative e avevano assunto l’iniziativa di condurre un’operazione militare contro la Siria. Questa circostanza aveva esacerbato la già difficile situazione internazionale nel Paese. La prevenzione di un attacco militare alla Siria è stata facilitata dall’accordo proposto dalla comunità internazionale su iniziativa della Federazione Russa riguardo l’adesione della Siria alla Convenzione sulla proibizione delle armi chimiche e la distruzione delle scorte di armi di distruzione di massa. Il 13 settembre 2013, il presidente Bashar al-Assad ha così firmato un decreto sull’adesione del suo Paese alla Convenzione sulla proibizione delle armi chimiche.
Il 6 marzo 2014, durante la crisi di Crimea, il presidente Bashar al-Assad aveva inviato un telegramma al presidente Vladimir Vladimirovič Putin, in cui aveva confermato: «il sostegno della Siria al corso razionale e pacifico del presidente Putin verso il ripristino della stabilità nei paesi del mondo e la lotta all’estremismo e al terrorismo.» Nell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, la Siria votò contro la risoluzione che riconosce illegale il referendum in Crimea, entrando a far parte della lista dei 10 Paesi che hanno sostenuto la Federazione Russa.
Durante un incontro con i parlamentari russi a Damasco, il presidente Bashar al-Assad aveva annunciato la sua intenzione di essere rieletto per un nuovo mandato presidenziale nel 2014. Ai media russi, il Presidente siriano aveva dichiarato: «Affermano di aver liberato il 70% del territorio siriano, allora perché non prendono parte alle elezioni e sperano nel sostegno di questo 70%?«
Il 28 aprile 2014, il presidente del parlamento siriano Mohammed al-Liham, in diretta alla televisione di Stato, aveva annunciato la candidatura del presidente Bashar al-Assad. Immediatamente, la notizia aveva suscitato reazioni di giubilo a Damasco, così come a Latakia, Tartus e in altre città.
La procedura per l’approvazione dei candidati aveva richiesto diversi giorni e infine la Corte costituzionale siriana aveva registrato tre candidati alla presidenza del Paese. I candidati erano: Bashar al-Assad, Maher Abdel Hafiz Hajar un deputato del Partito del Fronte Popolare per il Cambiamento e la Liberazione, e Hassan Abdel Illahi al-Nuri il capo dell’Iniziativa Nazionale per le Riforme.
A seguito dei risultati delle elezioni tenutesi il 3 giugno 2014, il giorno successivo, il presidente del Consiglio del popolo siriano, Mohammad al-Laham, aveva dichiarato in un discorso televisivo che Bashar al-Assad era stato eletto Presidente della Siria, ottenendo la maggioranza assoluta dei voti, vale a dire l’88,7% (10,2 milioni di persone).
Nel settembre del 2015, in merito alla crisi dei rifugiati, il presidente Bashar al-Assad ha rilasciato un’interessante intervista ai media russi nella quale ha dichiarato: «Il problema dei rifugiati è conseguente alla presenza dei terroristi in Siria. Come si fa a decidere di rimanere a vivere in alcune aree del Paese finché le persone muoiono, finché lo spargimento di sangue continua e finché le persone non si sentono completamente al sicuro? In Parlamento, tra i vari partiti presenti siamo stati in grado di raggiungere accordi su questioni politiche ed economiche, scienza e salute. Ma come possiamo attuare questi accordi se la questione prioritaria per il cittadino siriano è la sicurezza? Non possiamo implementare nulla finché non sconfiggiamo il terrorismo in Siria. Dobbiamo combattere il terrorismo, non solo l’ISIS. Sto parlando di terrorismo perché ci sono molte organizzazioni, tra le quali anche Jabhat al-nuṣra, che lo stesso Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha dichiarato gruppi terroristici. Questa è la questione principale.
Queste organizzazioni terroristiche sono state create dall’Occidente. Poi agli occidentali qualcosa è sfuggito di mano. Ma non puoi mettere uno scorpione in tasca e poi pretendere che non ti morda! Tali organizzazioni terroristiche rappresentano la terza ondata di organizzazioni politiche create dall’Occidente per diffondere un’ideologia velenosa. Stanno perseguendo obiettivi politici. Con la prima ondata all’inizio del secolo scorso è arrivata la Fratellanza Musulmana, con la seconda al-Qaeda, creata per combattere contro l’Unione Sovietica in Afghanistan. La terza ondata è l’ISIS, Jabhat al-nuṣra e altre organizzazioni simili. Cosa sono l’ISIS e gli altri gruppi? Sono un progetto geopolitico occidentale.
Riguardo al problema dei rifugiati, vorrei inoltre dire che la posizione dell’Occidente e la campagna di informazione in corso, soprattutto la scorsa settimana, sottolineano che queste persone stanno fuggendo dal governo siriano, che i media occidentali chiamano «il regime». Tuttavia, i paesi occidentali piangono i rifugiati con un occhio e con l’altro guardano attraverso il mirino di una mitragliatrice. Il fatto è che in realtà queste persone hanno lasciato la Siria principalmente a causa dei terroristi e sotto la minaccia di morte, lasciano la Siria perché il terrorismo rende la vita invivibile. Di fronte al terrore e alla distruzione delle infrastrutture, non c’è modo di soddisfare i bisogni più urgenti. Di conseguenza, le persone fuggono dal terrorismo e cercano opportunità per guadagnarsi da vivere in qualsiasi altra parte del mondo. Pertanto, l’Occidente piange i rifugiati, sostenendo i terroristi sin dall’inizio della crisi. Inizialmente, l’Occidente ha chiamato gli eventi siriani «proteste pacifiche», poi «azioni dell’opposizione moderata» riferendosi però alle azioni dei terroristi dell’ISIS e di Jabhat al-nuṣra. Quindi, finché questo corso di propaganda continua, dovranno purtroppo accettare ancora più rifugiati. La questione non è se l’Europa accetti o meno i rifugiati, ma se è necessario affrontare le cause profonde di questo problema. Se gli europei sono preoccupati per la sorte dei rifugiati, che smettano di sostenere i terroristi. Questa è la nostra opinione su questo tema. Questa è l’essenza della questione dei rifugiati.
Vorrei però ricordare agli occidentali che tutte le vittime innocenti meritano compassione e di essere piante. Si piange e si soffre per tutte le vittime innocenti. Ma a tal proposito pongo una domanda agli occidentali: «La vita di una persona annegata in mare è più preziosa della vita di uno che è morto in Siria? In che modo è più preziosa della vita di una persona innocente decapitata dai terroristi? Come potete piangere per la morte di un bambino in mare e ignorare le migliaia di bambini, anziani, donne e uomini che sono diventati vittime dei terroristi da voi sostenuti in Siria? Questi vergognosi doppi standard degli europei non sono più accettabili! Sfida la spiegazione logica di come vi potete dispiacere per alcune vittime e non essere interessati ad altre. Non c’è nessuna differenza fondamentale tra loro. L’Europa e gli Stati Uniti sono responsabili poiché hanno sostenuto e continuano a sostenere e coprire il terrorismo. Definiscono i terroristi «ribelli moderati».

Bambino rapito e poco dopo ucciso con decapitazione pubblica dai terroristi nella foto che l’Occidente definisce «ribelli moderati»
Invito tutti a prestare attenzione alla compagna d’informazione dell’Occidente. Fin dall’inizio, la campagna di informazione occidentale si è concentrata sul fatto che l’intero problema in Siria è nel presidente stesso. Perché? Perché volevano creare l’impressione che il problema siriano si riduca a una persona. Di conseguenza, la reazione naturale dell’opinione pubblica occidentale a tale tipo di propaganda è stata l’assunto che se l’intera questione è in una persona, costui deve andarsene e allora tutto andrà bene. È così che l’Occidente semplifica tutto. Tuttavia, in realtà, ciò che sta accadendo in Siria è simile a ciò che è spesso accaduto in altre parti del mondo e recentemente nell’Est Europa. Prestate attenzione a come si sono comportati i media occidentali con l’inizio del colpo di stato in Ucraina: hanno demonizzato sempre più il presidente Putin definendolo un dittatore che reprime l’opposizione russa, salito al potere in modo antidemocratico, nonostante sia stato eletto al risultato di elezioni democratiche e persino riconosciute in Occidente. Per i media occidentali oggi la Federazione Russa non è più una democrazia per loro. Questa è la campagna di informazione occidentale! Dicono che se il presidente se ne va, le cose andranno meglio, ma cosa significa veramente questa affermazione nel caso della Siria? Per l’Occidente, questo significa che finché sarò Presidente, continueranno a sostenere il terrorismo, poiché seguono il principio del cambio di leadership, in Siria, come in Russia, in Iran, in Venezuela e in altri paesi. Perché l’Occidente non accetta stati sovrani quali partner. E quali sono le loro pretese nei confronti di questi paesi? Questi sono stati sovrani, con presidenti legalmente eletti, ma loro vorrebbero rimuoverli e sostituirli con altri rappresentati che dovranno agire nell’interesse dei paesi occidentali e non nell’interesse della loro patria.
La svolta degli eventi che hanno portato alla crisi siriana è stata l’invasione dell’Iraq da parte degli Stati Uniti avvenuta nel 2003. Eravamo categoricamente contrari a questa aggressione e sapevamo che avrebbe portato a una scissione nella società, alla crescita di contraddizioni in essa. Noi confiniamo con l’Iraq. Avevamo capito che il risultato di questa guerra sarebbe stata la suddivisione dell’Iraq in base a linee confessionali. Pertanto, le origini di questa crisi risiedono in quell’invasione che ha portato alla scissione dell’Iraq su base confessionale e che ha parzialmente influenzato la situazione in Siria e ha semplificato il compito di incitare i conflitti settari in Siria. Il secondo fattore è il sostegno che l’Occidente ha sempre fornito ufficialmente ai terroristi, ad iniziare dall’Afghanistan all’inizio degli anni ’80, quando chiamava i terroristi «combattenti per la libertà». Più tardi, nel 2006, l’ISIS è apparso in Iraq con il supporto degli Stati Uniti e Washington non ha mai combattuto seriamente in alcun modo questo gruppo. Tutti questi fattori combinati hanno creato le condizioni per lo scoppio di disordini con il sostegno dell’Occidente, il finanziamento degli stati del Golfo, in particolare il Qatar e l’Arabia Saudita, l’assistenza logistica alla Turchia, soprattutto considerando che Erdogan appartiene ideologicamente all’organizzazione dei Fratelli Musulmani, e, ritiene quindi che cambiare la situazione in Siria, Egitto e Iraq significherà la creazione di un nuovo sultanato, non ottomano, ma appartenente alla «Fratellanza musulmana», che si estenderà sotto il dominio di Erdogan dall’Oceano Atlantico al Mar Mediterraneo. Tutti questi fattori hanno riportato la situazione allo stato attuale.
Per quanto mi riguarda spero di rimanere nella storia come la persona che ha protetto il Paese dal terrorismo e dall’intervento esterno. Quando combatti i terroristi e li uccidi, questa non è crudeltà, ma patriottismo. Al Dipartimento di Stato degli Stati Uniti piace definire il mio desiderio di ripulire l’intero territorio della Siria dai terroristi come «una sciocchezza», ma in realtà è solo un questione di tempo. L’Esercito siriano ha compiuto progressi significativi grazie agli aiuti russi che hanno fatto pendere la bilancia a nostro favore e sono diventati il fattore principale della nostra vittoria. In questi anni ho parlato molte volte con il Presidente della Federazione Russa, così tante che è impossibile contare quante. La base del nostro rapporto è il rispetto reciproco. La politica russa non si basa sul denaro, ma sui valori.«

Il presidente Vladimir Putin riceve in Russia il presidente Bashar al-Assad

Il presidente Vladimir Putin riceve in Russia il presidente Bashar al-Assad

Il presidente Vladimir Putin riceve in Russia il presidente Bashar al-Assad

Il presidente Vladimir Putin riceve in Russia il presidente Bashar al-Assad

Il presidente Vladimir Putin insieme al ministro della Difesa della Federazione Russa Sergej Šojgu e al presidente siriano Bashar al-Assad
Tornando al settembre del 2015, il presidente Bashar al-Assad ha chiesto al presidente Putin un incremento nell’assistenza militare nella lotta contro i gruppi terroristici. A seguito di tale richiesta, dopo che il Consiglio della Federazione ha concesso il permesso per l’uso di armi e contingenti russi all’estero, il Ministero della Difesa della Federazione Russa ha avviato un’operazione speciale in Siria. L’obiettivo della partecipazione della Russia al conflitto militare siriano è la completa distruzione dell’ISIS, che rappresenta una minaccia non solo per la Federazione Russa, ma per il mondo intero.
A metà ottobre 2016, le Forze Armate della Federazione Russa inviate in Siria uccisero circa 35 mila terroristi e questo permise la liberazione di 586 insediamenti occupati.
La sera del 22 dicembre 2016, l’Esercito siriano con l’aiuto indispensabile delle forze aeree russe liberava definitivamente l’importante città di Aleppo, occupata dai terroristi dal luglio del 2012. Subito dopo, la popolazione di Aleppo, per più di 4 anni costretta a subire le angherie e le violenze dei terroristi finanziati e sostenuti dall’Occidente, scendeva festante per le strade, festeggiando la ritrovata libertà.

Carro armato dell’Esercito Siriano

Soldati siriani festeggianti dopo la liberazione di Aleppo

Aereo militare russo impegnato nei bombardamenti contro i terroristi in Siria
Ancora oggi, nel maggio del 2021, la situazione politica ed economica in Siria è molto complessa, ma è solo grazie all’intervento militare russo ed al coraggio e all’amore che il presidente Bashar al-Assad ha sempre mostrato per il suo paese e il suo popolo, che la Siria non è divenuta una colonia alla mercé dei meschini interessi geopolitici occidentali.
Recentemente, in Occidente si sono tenute una serie di manifestazioni di cittadini siriani decisamente intenzionati a sostenere il presidente Bashar al-Assad, di fronte alla continua demonizzazione perpetrata dai governi occidentali e dai media al loro servizio.
Grazie presidente Bashar al-Assad!

Festeggiamenti dei cittadini di Aleppo dopo la liberazione della loro città ad opera delle forze militari russo-siriane

Festeggiamenti dei cittadini di Aleppo dopo la liberazione della loro città ad opera delle forze militari russo-siriane

Festeggiamenti dei cittadini di Aleppo dopo la liberazione della loro città ad opera delle forze militari russo-siriane

Il presidente Bashar al-Assad festeggiato a Damasco dopo la liberazione di Aleppo

Bagno di folla per il presidente Bashar al-Assad

Donna siriana bacia la foto del presidente Vladimir Putin, considerato un vero e proprio eroe in Siria
Luca D’Agostini
Lascia un commento
Fonti
Вы должны авторизоваться чтобы опубликовать комментарий.