Qualche articolo fa, abbiamo analizzato il caso di Jessica Lynch, la soldatessa statunitense fatta passare per un’eroina a stelle strisce durante l’invasione dell’Iraq, con tanto di liberazione dalla prigionia effettuata dai corpi speciali statunitensi, ma che poi si rivelò un’incredibile buffonata e messa in scena architettata in stile cinematografico. Oggi, in questo articolo, analizziamo un altro caso di un soldato statunitense, la quale storia per precisi scopi di propaganda politica, è stata falsamente diffusa come quella di un eroe, quando in realtà Tillman non lo è stato affatto.
Stiamo parlando di Pat Tillman, l’ex campione di football americano di 27 anni, che dopo la tragedia dell’11 settembre, rinunciò a un contratto triennale da oltre tre milioni e mezzo di dollari con gli Arizona Cardinals e si arruolò nei Rangers per andare a combattere in Afghanistan contro i terroristi di al-Qaeda che proprio il governo statunitense anni prima aveva creato e finanziato in funzione antisovietica. Si lasciò alle spalle tutto. Gli studi al college. La tesi di laurea in tecniche del marketing. La luna di miele con la moglie, appena sposata. Il football. E gli anni futuri di ricchi guadagni e nuovi trionfi.(1) Si lascò tutto alle spalle ma circa un anno dopo, il 23 aprile 2004, Pat Tillman perse la vita a causa del fuoco amico.
La vicenda di Tillman scatenò un’ondata di polemiche in quanto anche in questo caso il governo fece di lui un eroe, arrivando addirittura ad insabbiare la verità e lasciando credere alla famiglia che l’ex campione di football era morto eroicamente, in un’imboscata del nemico.
Il governo degli Stati Uniti si rese ancora una volta colpevole di un ignobile inganno. La morte di Pat Tillman fu strumentalizzata dagli esperti di comunicazione di Bush e dalla cassa di risonanza passiva del mainstream mediatico, i quali ne fecero uno spot per l’arruolamento. La sua foto veniva continuamente mostrata in sovraimpressione a quella delle torri gemelle. Veniva ripetuto all’infinito il racconto degli ultimi, eroici momenti di vita di Tillman, veniva raccontato che sorpreso da un’imboscata, Tillman si scagliava fuori da un veicolo contro i talebani, per dar tempo di riprendersi ai compagni in difficoltà e combatté da solo come un leone uccidendo tutti i nemici. La stella d’argento al valore fu consegnata alla famiglia. Peccato però che fosse tutto falso. Nessun talebano aveva assalito il convoglio di Tillman ed i colpi che avevano letteralmente disintegrato la testa di Tillman erano infatti stati sparati da soldati statunitensi, del suo stesso plotone, i quali in preda ad una crisi di panico si erano messi a sparare all’impazzata a seguito del boato di una piccola esplosione.
Irremovibili di fronte a tutte le forme di pressione ed intimidazione con cui il governo e l’esercito degli Stati Uniti cercarono di fermare la loro indagine privata, i familiari di Pat Tillman sono riusciti a portare il loro caso davanti al Congresso.
Il fratello di Pat Tillman, Kevin, accusò il Pentagono di aver raccontato «bugie intenzionali«, e di aver dato il via a una serie di “false verità in modo studiato e deliberato”. Inoltre Kevin Tillman di fronte alla commissione d’inchiesta dichiarò: “Riteniamo che questo racconto sia stato concepito per ingannare la mia famiglia ma, cosa ancora più importante, il pubblico americano. La morte di Pat è stata chiaramente il risultato di un fratricidio”. Kevin Tillman precisò che le dichiarazioni con cui il corpo militare spiegò le ragioni della morte di Pat erano state una vera e propria «frode» ed affermò: “Rivelare che la morte di Pat fu il risultato di un fratricidio si sarebbe confermato l’ennesimo disastro politico in un mese di disastri politici e dunque, decisero nascondere la verità”.()2 “Per favore smettete di dire che mio fratello è con Dio. Non ci credeva. Quindi è fottutamente morto e basta. Fottutamente morto.”(3)
A confermare quanto detto dal fratello di Pat Tillman, furono le parole di Bryan O’Neal, ex sergente che vide con i suoi occhi l’ex giocatore di football perdere la vita a causa degli spari dell’esercito statunitense: “Mi fu ordinato di non dire nulla alla famiglia. L’ordine arrivò dall’allora colonnello Jeff Bailey, comandante del battaglione che controllava il plotone di Tillman”.(2)
La madre dell’ex campione di football, la signora Mary Tillman, inchiodò alle sue responsabilità l’allora Segretario alla Difesa Donald Rumsfeld, sostenendo che il Segretario sapesse alla perfezione come erano andate le cose: “Il fatto secondo cui nessuno abbia detto a Rumsfeld che Pat morì a causa del fuoco amico, è ridicolo!”(2) La madre di Tillman ha inoltre dichiarato: “Probabilmente pensavano che, anche se la verità fosse venuta fuori, ce ne saremmo stati zitti per paura di danneggiare l’immagine eroica di mio figlio, ma si sono sbagliati”.(3)
Inoltre, un ufficiale militare afgano, agli ordini delle forze di invasione statunitensi, a condizione dell’anonimato dichiarò all’Associated Press che Pat Tillman era deceduto a causa di un “malinteso” durante una confusa sparatoria di due gruppi misti di soldati americani e afgani seguita a un’esplosione. “Improvvisamente fu udito il rumore dell’esplosione di una mina e gli americani di uno dei due gruppi cominciarono a sparare”. Spiegò ancora l’ufficiale afgano: “Nessuno sapeva cosa era stato quel rumore, se una mina o una bomba con innesco a distanza, o se eravamo vittime di un agguato nemico. La situazione era molto confusa. Ma il risultato fu che l’americano morì e che tre soldati afgani rimasero feriti. Fu un fraintendimento, e solo dopo si realizzò che si era trattato dell’esplosione di una mina e che non c’erano forze nemiche.”(4) Ecco perché la madre di Tillman ha sempre sostenuto: “Non furono le vicende della guerra ad uccidere Pat, ma la smania di uccidere dei soldati degli Stati Uniti.” Infatti dal dossier di tremila pagine depositato presso il Congresso, emersero le testimonianze dei soldati statunitensi: “Non vedevo il nemico, sparavo e basta” disse un soldato. “Volevo sparare e far saltare in aria delle cose” disse un altro. “Non volevo che la sparatoria finisse”, ammette un altro ancora, spiegando perché non aveva abbassato l’arma e cercato di identificare un eventuale bersaglio e nonostante qualcuno dei suoi commilitoni stesse urlando di cessare il fuoco.(3)
Addirittura si scoprì che pochi giorni dopo la morte di Pat, il generale McChrystal aveva mandato un memorandum alla Casa Bianca in cui suggeriva al presidente George W. Bush di usare cautela qualora evocasse Tillman nel suo discorso per evitare imbarazzi futuri nel caso che la verità sulla sua morte fosse venuta fuori.(3)
Ma il suggerimento del generale McChrystal non fu ascoltato e grazie alle pressioni dei familiari di Tillman e con grande imbarazzo dell’amministrazione Bush, il Pentagono fu costretto ad ammettere che l’intera vicenda era stata inventata a scopo di propaganda.
Luca D’Agostini
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Fonti
(1) La Repubblica
(2) Corriere della Sera Esteri
(3) Riflessioni
(4) Corriere della Sera Primo Piano
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