Il tema che tratteremo in questo articolo è tanto complesso quanto interessante. Non aspettatevi un articolo breve, non sarebbe stato possibile. Mettetevi seduti, prendetevi il tempo necessario ed alla fine della lettura avrete avuto molti spunti necessari per riflettere, dibattere ed approfondire.
Alla fine di gennaio del 1948, il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti d’America, in collaborazione con gli Uffici esteri britannici e francesi, pubblicò una raccolta di rapporti e di registri di funzionari diplomatici di Hitler, con il misterioso titolo: «relazioni naziste-sovietiche, 1939-1941».
Dalla prefazione della raccolta apprendiamo che già nell’estate del 1946 i governi degli Stati Uniti, della Gran Bretagna e della Francia si accordarono per pubblicare materiali provenienti dagli archivi del Ministero degli Esteri tedesco relativi al periodo 1918-1945, che erano stati sequestrati in Germania dalle autorità militari statunitensi e britanniche. È interessante notare che i materiali pubblicati nella collezione appartengono solo al periodo 1939-1941. I materiali relativi agli anni precedenti ed in particolare al periodo di Monaco, non sono stati inclusi dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti e quindi sono stati volutamente nascosti alla conoscenza del mondo. Questo, ovviamente, non è casuale ed è stato realizzato con uno scopo che è del tutto estraneo ad un trattamento oggettivo ed onesto della verità storica.
Al fine di fornire una sorta di giustificazione agli occhi dell’opinione pubblica per questa pubblicazione unilaterale di una raccolta di documenti non verificati e scelti arbitrariamente, la stampa britannica e quella statunitense fecero circolare la storia secondo cui «i russi avevano respinto la proposta dell’Occidente di pubblicare congiuntamente un resoconto completo della diplomazia nazista«. Questa affermazione dei circoli britannici e statunitensi non corrisponde ai fatti.
I fatti reali sono i seguenti. Nell’estate del 1945, quando apparvero sulla stampa estera articoli di una futura pubblicazione di documenti catturati in Germania, il governo sovietico insistette con il governo della Gran Bretagna, affinché esperti sovietici partecipassero ad un esame congiunto dei documenti tedeschi rinvenuti in Germania. Il governo sovietico ritenne inammissibile la pubblicazione di tali documenti senza il consenso comune. Né avrebbe potuto assumersi la responsabilità della pubblicazione di documenti senza un’attenta ed obiettiva verifica. Tuttavia, il Ministero degli Esteri britannico declinò la proposta sovietica, sostenendo che il governo sovietico aveva sollevato la questione dello scambio prematuro di copie dei documenti nazisti catturati.
È anche noto che il 6 settembre 1945 la delegazione statunitense presso la direzione politica del Consiglio di Controllo in Germania, presentò un progetto di direttiva sulla gestione degli archivi e dei documenti tedeschi. Tale progetto prevedeva che fosse istituita una procedura uniforme di raccolta e conservazione degli archivi in tutta la Germania e che i rappresentanti dei membri delle Nazioni Unite avessero il diritto di accedervi. Era inoltre previsto che i documenti potessero essere copiati e pubblicati. Questa proposta fu esaminata in quattro riunioni della direzione politica del Consiglio di Controllo, ma il suo ulteriore esame fu rinviato su richiesta degli inglesi e degli statunitensi, sostenendo più volte che non avevano ricevuto istruzioni in merito dai loro governi. E quando successivamente il rappresentante statunitense annunciò che il governo degli Stati Uniti stava preparando una nuova proposta e chiese che il progetto presentato fosse considerato inefficace, la questione fu rimossa dall’agenda della direzione politica.
Di conseguenza, l’accusa secondo cui il governo sovietico rifiutò di prendere parte alla preparazione della pubblicazione dei materiali dell’archivio tedesco è falsa.
Contemporaneamente alla pubblicazione dei documenti, negli Stati Uniti e nei Paesi a loro asserviti, iniziò una nuova campagna di calunnie in relazione al patto di non aggressione concluso tra Unione Sovietica e Germania nel 1939, che in modo errato si presume fosse diretto contro le potenze occidentali.
Non vi è quindi alcun dubbio su quale fosse il vero scopo della pubblicazione negli Stati Uniti della raccolta di documenti sulle relazioni tra Germania e Unione Sovietica nel 1939-1941. Non si trattava di dare un resoconto oggettivo degli sviluppi storici, ma di presentare un quadro distorto degli eventi, di accumulare menzogne e calunnie nei confronti dell’Unione Sovietica e di minare l’influenza internazionale di cui godeva dopo aver annientato il nazismo.
Questo comportamento vergognoso è conforme all’atteggiamento tipico dei governi anglo-americani: invece di relazioni internazionali oneste e sincere, invece di fiducia e sostegno reciproci, viene perseguita una politica di utilizzo di ogni mezzo, inclusa la calunnia, allo scopo di indebolire il proprio rivale geopolitico.
Perfino l’agenzia di stampa francese «France Presse» dovette ammettere che la modalità di pubblicazione dei documenti all’insaputa dell’Unione Sovietica «non era del tutto conforme alla normale procedura diplomatica«.
Tuttavia, ignorando questa legittima osservazione, il governo statunitense, quello britannico e quello francese assunsero la decisione di pubblicare unilateralmente i documenti tedeschi e non si fecero scrupoli nel falsificare la storia ai danni dell’Unione Sovietica, la quale sopportò il peso maggiore della lotta contro l’aggressione di Hitler.
In considerazione di ciò, il governo sovietico si sentì autorizzato, a sua volta, a rendere pubblici i documenti segreti in suo possesso e rinvenuti in Germania, relativi alle relazioni tra la Germania di Hitler ed i governi di Gran Bretagna, Francia e Stati Uniti. Inutile dire che nei Paesi occidentali, inizialmente tali documenti hanno trovato notevoli difficoltà ad essere pubblicati dagli editori. Infatti, il governo sovietico possiede importanti documenti catturati dalle truppe sovietiche al momento della sconfitta della Germania di Hitler, la cui pubblicazione e conoscenza è fondamentale per gettare luce sull’appoggio fornito ad Hitler dai Paesi occidentali al fine di indirizzare la sua aggressività maggiormente verso est piuttosto che verso ovest e quindi spingerlo ad aggredire l’Unione Sovietica.
Vediamo allora come sono iniziati i preparativi per l’aggressione all’Unione Sovietica.
I falsificatori di storia statunitensi ed i loro compari britannici e francesi, hanno creato programmi scolastici, hanno utilizzato stampa e televisioni per infondere nelle opinioni pubbliche occidentali, che i preparativi per l’aggressione tedesca che si sviluppò nella seconda guerra mondiale iniziarono nell’autunno del 1939. Purtroppo esistono ancora molti ingenui pronti a credere a questa bufala sensazionale. Invece la Germania iniziò a prepararsi per la guerra immediatamente dopo l’avvento di Hitler al potere. Inoltre, il regime di Hitler fu istituito dai monopolisti tedeschi con la piena approvazione dei governi di Gran Bretagna, Francia e Stati Uniti.
Per prepararsi alla guerra e dotarsi di armamenti moderni, la Germania dovette ripristinare e sviluppare la sua industria pesante e, soprattutto, le industrie metallurgiche e belliche della Ruhr. Dopo la sua sconfitta nella prima guerra mondiale, in base alle sanzioni imposte nel Trattato di Versailles, la Germania non avrebbe potuto farlo in un così breve lasso di tempo sfruttando solo le sue risorse e non ricevendo alcun aiuto dall’estero. Invece, in barba al Trattato di Versailles, la Germania di Hitler ricevette un’imponente assistenza economica e finanziaria da parte degli Stati Uniti d’America.
Le banche ed i grandi imprenditori statunitensi, con il pieno consenso del loro governo, fecero investimenti nell’economia tedesca e concessero alla Germania crediti per miliardi di dollari, che furono spesi per la ricostruzione e lo sviluppo del suo potenziale industriale bellico.
È risaputo che un immenso aiuto fu fornito dal Piano Dawes, per mezzo del quale gli Stati Uniti e la Gran Bretagna progettarono di rendere l’industria tedesca dipendente dai monopoli statunitensi e britannici. Il Piano Dawes spianò la strada ad un forte afflusso di capitali stranieri, principalmente statunitensi nell’industria tedesca. Il risultato fu che già nel 1925 l’economia tedesca iniziò ad espandersi. Allo stesso tempo le sue esportazioni aumentarono bruscamente e nel 1927 raggiunsero il livello del 1913, mentre nel caso dei prodotti finiti superarono addirittura quel livello del 12% del 1913. Nei sei anni 1924-1929, l’afflusso di capitali stranieri in Germania fu quantificato in oltre 10-15 miliardi di marchi tedeschi in investimenti a lungo termine e oltre 6 miliardi di marchi tedeschi in investimenti a breve termine. Ciò portò ad una crescita colossale del potenziale economico tedesco ed in particolare, del suo potenziale bellico. Gli investimenti statunitensi svolsero un ruolo di primo piano, pari a non meno del 70% dei prestiti a lungo termine complessivi.
Il ruolo svolto dai grandi imprenditori statunitensi, guidati da duPont, Morgan, Rockefeller, Lamont ed altre famiglie industriali, nel finanziare l’industria pesante tedesca e stabilire legami più stretti tra l’industria statunitense e quella tedesca è ben noto. DuPont de Nemours, la principale azienda chimica statunitense, la General Motors e la British Imperial Chemical Industries, mantennero stretti rapporti industriali con la società chimica tedesca IG Farbenindustrie, con la quale nel 1926 stipularono un accordo di cartello per la divisione del mercato mondiale delle polveri. Dopo la conferenza di Monaco (1938), l’American Standard Oil firmò un contratto con IG Farbenindustrie, in base al quale a quest’ultima fu assegnata una quota degli utili derivanti dalla produzione di benzina per l’aviazione negli Stati Uniti. Inoltre l’American Standard Oil riforniva il governo tedesco di una benzina sintetica, che la Germania utilizzava a scopi militari.
All’inizio dello scoppio della guerra esistevano relazioni economiche estremamente strette, non solo commerciali ma anche militari, tra la Federazione delle industrie britanniche e il gruppo tedesco Reichs-Industrie. Nel 1939, i rappresentanti di queste due associazioni monopoliste emisero una dichiarazione congiunta a Düsseldorf, in cui si affermava che lo scopo dell’accordo era «assicurare la massima cooperazione possibile tra i sistemi industriali dei rispettivi Paesi«. Ed è utile ricordare che tale dichiarazione congiunta fu realizzata quando la Germania di Hitler aveva già invaso la Cecoslovacchia. Non c’è da stupirsi che il giornale britannico The Economist a questo proposito scrisse: «Non c’è qualcosa nell’aria di Düsseldorf che fa perdere la ragione agli uomini ragionevoli?«1
La banca Schröder, nella quale un ruolo di primo piano fu svolto dalla società siderurgica tedesca Vereinigte Stahlwerke AG, organizzata da Stinnes, Thyssen ed altri industriali della Ruhr con quartier generale a New York e Londra, fornisce un tipico esempio dello stretto intreccio dei capitali statunitensi, britannici e tedeschi. Allen Dulles, direttore della J. Henry Schröder Banking Corporation di New York, che rappresentava gli interessi di Schröder a Londra, Colonia e Amburgo, ebbe un ruolo di primo piano negli affari di questa banca. Un ruolo eccezionale nella filiale di New York della banca Schröder fu svolto dallo studio legale di Sullivan e Cromwell, guidato da John Foster Dulles, il futuro Segretario di Stato degli Stati Uniti. Il consigliere principale di Marshall era strettamente connesso con Rockefeller, Standard Oil, nonché con la Chase National, la più grande banca statunitense, che fece enormi investimenti nell’industria tedesca.
Richard Sasuly, in un libro pubblicato a New York nel 1947, sottolineò il fatto che non appena fu verificata l’inflazione in Germania nel periodo post-Versailles e che il Reichsmark aveva acquisito stabilità, allora un torrente regolare di prestiti esteri affluì in Germania. Tra il 1924 e il 1930 il debito estero della Germania aumentò di oltre 30 miliardi di marchi tedeschi.
Fu questa pioggia dorata di dollari statunitensi a fertilizzare l’industria pesante ed in particolare l’industria bellica della Germania di Hitler. Furono i miliardi di dollari americani investiti dagli Stati Uniti nell’economia di guerra della Germania di Hitler a ricostruire il potenziale di guerra tedesco ed a fornire al regime di Hitler le armi necessarie per la sua aggressione.
Tutto ciò che i falsificatori della storia vorrebbero dimenticare nel loro desiderio di eludere la responsabilità della loro politica, una politica che ha armò l’aggressione di Hitler, scatenando la seconda guerra mondiale e causando un olocausto senza precedenti nella storia.
Pertanto, non si deve mai dimenticare che il primo e principale prerequisito dell’aggressione di Hitler fu fornito dalla risurrezione e dalla modernizzazione dell’industria pesante e bellica della Germania, e che ciò fu reso possibile solo dal supporto finanziario diretto degli Stati Uniti d’America.
Ma questo non è tutto.
Nel 1933, poco dopo che Hitler salì al potere, a seguito degli sforzi dei governi britannico e francese, un patto di accordo e cooperazione fu firmato a Roma da quattro potenze: Gran Bretagna, Germania, Francia e Italia. Tale patto inferì un duro colpo alla causa della pace e della sicurezza delle nazioni.
Hitler, divenuto audace, iniziò ad adottare misure aperte per ricostruire le forze armate tedesche, senza incontrare alcuna opposizione da parte dei governi di Gran Bretagna e Francia. Al contrario, nel 1935, fu stipulato a Londra un accordo navale tra Gran Bretagna e Germania. In base a questo accordo, la Gran Bretagna acconsentì al ripristino delle forze navali tedesche. Inoltre, Hitler ottenne il diritto di costruire sottomarini con una stazza complessiva pari al 45% della flotta sottomarina britannica. Nello stesso periodo la Germania di Hitler intraprese anche azioni unilaterali volte ad abolire tutte le altre restrizioni alla crescita delle forze armate tedesche imposte dal Trattato di Versailles. Tali azioni non incontrarono alcuna opposizione da parte di Gran Bretagna, Francia e Stati Uniti.
Naturalmente, questa politica non poteva che portare all’intensificazione dell’aggressione tedesca, ma il governo britannico e quello francese credevano che ciò non fosse pericoloso perché, dopo aver soddisfatto Hitler con delle concessioni, ritenevano di poter indirizzare la sua aggressività verso oriente, cioè contro l’Unione Sovietica.
I documenti del Ministero degli Esteri tedesco catturati dalle truppe sovietiche dopo la sconfitta della Germania rivelano il vero scopo della politica della Gran Bretagna e della Francia in quel periodo. Mostrano che, essenzialmente, la politica britannica e francese non era quella di unire le forze degli Stati amanti della pace per una lotta comune contro l’aggressione, ma di isolare l’Unione Sovietica e dirigere il potenziale bellico tedesco contro l’Unione Sovietica stessa, usando così Hitler come strumento per i propri fini.
I governi di Gran Bretagna e Francia erano ben consapevoli delle linee di politica estera di Hitler, in quanto era stato lo stesso Hitler a definirle nel «Mein Kampf» come segue: «Noi, nazionalsocialisti, mettiamo consapevolmente fine alla nostra politica estera prebellica. Iniziamo da dove siamo finiti sei secoli fa. Fermiamo l’eterna spinta dei tedeschi verso il sud e l’ovest dell’Europa e volgiamo lo sguardo alle terre orientali. Rompiamo, infine, con le politiche coloniali e commerciali del periodo prebellico e passiamo a una politica territoriale del futuro. Ma quando, ora, in Europa, parliamo di nuove terre, possiamo pensare innanzitutto alla Russia ed ai Paesi confinanti sotto il suo dominio. Il destino stesso sembra mostrarci la strada«.2
Non è necessario ricordare i fatti universalmente noti direttamente collegati all’accordo di Monaco. Ma non si può dimenticare che il 19 settembre 1938, cioè quattro giorni dopo l’incontro di Hitler con Chamberlain, avvenuto a Berchtesgaden, la residenza di Hitler, i rappresentanti dei governi britannico e francese chiesero al governo cecoslovacco di cedere alla Germania le regioni cecoslovacche popolate principalmente dai Sudeti. Sostenevano che se questa richiesta non fosse stata soddisfatta sarebbe stato impossibile preservare la pace e proteggere gli interessi vitali della Cecoslovacchia. Gli sponsor britannici e francesi dell’aggressione di Hitler tentarono miseramente di coprire il loro tradimento con la promessa di una garanzia internazionale delle nuove frontiere della Cecoslovacchia.3
Il governo cecoslovacco lanciò più appelli ai governi di Gran Bretagna e Francia. invitandoli a riconsiderare la loro posizione, sottolineando che era nell’interesse non solo della Cecoslovacchia, ma anche nell’interesse di una pace in Europa e di uno sviluppo economico del continente europeo.
I governi di Gran Bretagna e Francia però non presero affatto in considerazione le richieste di aiuto della Cecoslovacchia. L’intera condotta della Gran Bretagna e della Francia non lasciava dubbi sul fatto che questo impareggiabile atto di tradimento da parte dei governi britannico e francese nei confronti del popolo cecoslovacco, non fu un semplice episodio della politica estera di Gran Bretagna e Francia, ma al contrario, era un anello fondamentale nella loro politica di direzione dell’aggressione di Hitler contro l’Unione Sovietica.
Il vero significato della cospirazione di Monaco fu scoperto all’epoca da Iosif Stalin, il quale affermò che «i distretti della Cecoslovacchia furono ceduti alla Germania come prezzo di un’impresa per lanciare una guerra contro l’Unione Sovietica«.4
L’atteggiamento dei governi britannici e francesi, manifestatosi apertamente con l’Accordo di Monaco, fu ben colto dallo sceneggiatore e poeta irlandese Michael Sayers e dal giornalista statunitense Albert E. Khan, i quali nel loro libro «La grande cospirazione: la guerra segreta contro la Russia sovietica», pubblicato negli Stati Uniti, scrissero: «L’Accordo sottoscritto a Monaco di Baviera dai governi della Germania, Gran Bretagna, Francia ed Italia, rappresenta una Santa Alleanza contro l’Unione Sovietica, già auspicata dal 1918. L’Accordo lasciò la Russia sovietica senza alleati. Il trattato franco-sovietico, pietra angolare della sicurezza collettiva europea, era morto. La regione cecoslovacca dei Sudeti divenne parte della Germania nazista. Le porte dell’Est erano spalancate per la Wehrmacht«.5
Solo l’Unione Sovietica sostenne con forza l’indipendenza ed i diritti nazionali della Cecoslovacchia. I governi di Gran Bretagna e Francia, cercando di giustificarsi agli occhi del pubblico, dichiararono ipocritamente di non sapere se l’Unione Sovietica fosse stata all’altezza degli impegni assunti dalla Cecoslovacchia nel trattato di mutua assistenza. Ma questa era una menzogna deliberata, poiché il governo sovietico aveva annunciato pubblicamente la propria disponibilità a venire in aiuto della Cecoslovacchia contro la Germania, in conformità con i termini di quel trattato, che prevedeva che anche la Francia sarebbe dovuta intervenire contemporaneamente in aiuto della Cecoslovacchia. La Francia, tuttavia, rifiutò di adempiere al proprio dovere.
Ma il tradimento della Cecoslovacchia non rappresentò la fine del meschino comportamento franco-britannico. I governi di Gran Bretagna e Francia si mostrarono entusiasti nel firmare importanti accordi politici con la Germania di Hitler. Il 30 settembre 1938 a Monaco, Chamberlain ed Hitler firmarono una dichiarazione anglo-tedesca, nella quale dichiararono: «Abbiamo continuato oggi la nostra conversazione e pienamente d’accordo siamo giunti alla convinzione che le relazioni anglo-tedesche sono di fondamentale importanza per entrambi i Paesi e per l’Europa. Consideriamo l’accordo firmato ieri sera e l’accordo navale anglo-tedesco come simbolo del desiderio di entrambi i nostri popoli di non combattere mai più l’uno contro l’altro. Siamo decisi a prendere in considerazione anche altre questioni che riguardano entrambi i nostri Paesi attraverso la consultazione e ad impegnarci in futuro per eliminare tutte le cause che generano discordia, in modo da facilitare il mantenimento della pace in Europa«.6 Questa era una dichiarazione di reciproca non aggressione da parte della Gran Bretagna e della Germania.
Il 6 dicembre 1938 fu firmata la dichiarazione franco-tedesca Bonnet-von Ribbentrop, simile alla dichiarazione all’anglo-tedesca. Affermava che i governi tedesco e francese erano uniti nella convinzione che relazioni pacifiche e di buon vicinato tra Germania e Francia fossero una condizione cardine per il consolidamento delle relazioni europee e per il mantenimento della pace universale e che entrambi i governi avrebbero fatto il loro massimo per mantenere tali relazioni tra i loro Paesi. La dichiarazione affermava inoltre che non vi erano più controversie territoriali tra Francia e Germania e che il confine esistente tra i due Paesi era definitivo. La dichiarazione si concludeva affermando che entrambi i Governi avevano ferma intenzione di mantenere i contatti su tutte le questioni riguardanti i loro Paesi e di conferire tra loro su tutte le questioni, che nel loro ulteriore sviluppo, potessero condurre a crisi internazionali. Questa non era altro che una dichiarazione di mutua non aggressione da parte di Francia e Germania.
In sostanza, questi accordi significarono che sia la Gran Bretagna che la Francia avevano concluso patti di non aggressione con Hitler. Tali accordi con la Germania di Hitler rivelarono con perfetta chiarezza che i governi britannico e francese stavano cercando di proteggersi dalla minaccia dell’aggressione di Hitler, credendo che Monaco e accordi simili potessero spalancare le porte per l’aggressione di Hitler all’Unione Sovietica.
In seguito all’invasione della Cecoslovacchia, la Germania nazista procedette apertamente ai suoi preparativi per la guerra, sotto gli occhi di tutto il mondo. Hitler, incoraggiato dalla Gran Bretagna e dalla Francia, non partecipò più alle cerimonie diplomatiche internazionali e fingeva di favorire una soluzione pacifica dei problemi europei. Erano arrivati i mesi più drammatici del periodo prebellico. A quel tempo era già chiaro che ogni giorno avvicinava l’umanità ad una guerra catastrofica senza precedenti.
Qual era la politica a quel tempo dell’Unione Sovietica da un lato e della Gran Bretagna e Francia dall’altro? Il tentativo dei falsificatori di storia occidentali di evitare di rispondere a questa domanda, dimostra semplicemente che la loro coscienza non è pulita.
La verità è che anche nel fatidico periodo della primavera e dell’estate del 1939, alle soglie della guerra, la Gran Bretagna e la Francia, sostenute dagli Stati Uniti, continuarono la loro precedente linea politica estera. Questa era una politica di incitamento malizioso alla Germania di Hitler contro l’Unione Sovietica, camuffata da farisei voti di prontezza a cooperare con l’Unione Sovietica, nonché da alcune semplici manovre diplomatiche progettate per nascondere il vero carattere della loro politica al mondo.
Di queste manovre, le prime furono le trattative che la Gran Bretagna e la Francia decisero di avviare con l’Unione Sovietica nel 1939. Al fine di ingannare l’opinione pubblica, i governi di Gran Bretagna e Francia cercarono di dare l’impressione che tali negoziati fossero un serio tentativo di prevenire un ulteriore diffusione dell’aggressione di Hitler. Alla luce degli sviluppi successivi, tuttavia, divenne perfettamente chiaro che non era questa l’intenzione franco-britannica.
Ciò era chiaro anche ad Hitler, per il quale il significato dei negoziati intrattenuti dai governi di Gran Bretagna e Francia con l’Unione Sovietica non era certamente un segreto. Di seguito, come si può notare dai documenti catturati dall’esercito sovietico al tempo della sconfitta di Hitler in Germania, è ciò che l’ambasciatore tedesco a Londra Dirksen, scrisse nel suo rapporto al ministro degli Esteri tedesco il 3 agosto 1939: «L’impressione prevalente qui è stata che i legami della Gran Bretagna con altri Stati, stretti negli ultimi mesi, siano stati il tentativo di creare dei rapporti diplomatici e politici di riserva, da far valere qualora le relazioni con la Germania si fossero deteriorate«.
Questa opinione fu condivisa fermamente da tutti i diplomatici tedeschi i quali osservavano da Londra la situazione internazionale.
In un altro rapporto segreto a Berlino, Dirksen scrisse: «Tramite gli armamenti e l’acquisizione di possibili alleati, la Gran Bretagna vuole guadagnare forza nelle trattative con l’Asse, ma allo stesso tempo vuole cercare di raggiungere un accordo amichevole con la Germania attraverso negoziati diplomatici«.7
I calunniatori ed i falsificatori della storia hanno sempre tentato di nascondere questi documenti all’opinione pubblica occidentale.
I negoziati tra Gran Bretagna e Francia, da un lato, e l’Unione Sovietica, dall’altro, iniziarono nel marzo del 1939 e proseguirono per circa quattro mesi.
L’intero corso di questi negoziati ha reso perfettamente evidente che mentre l’Unione Sovietica cercò di raggiungere un ampio accordo con le potenze occidentali, sulla base dell’uguaglianza, un accordo in grado di impedire in extremis alla Germania di iniziare la guerra in Europa, i governi di Gran Bretagna e Francia, sostenuti dagli Stati Uniti, si prefiggevano obiettivi completamente diversi. Il governo sovietico, tuttavia, esaminò attentamente tutte le fasi dei negoziati e contrastò l’inganno diplomatico ed i sotterfugi delle potenze occidentali con proposte chiare e schiette, progettate per servire solo uno scopo: la salvaguardia della pace in Europa.
Non è necessario raccontare tutte le vicissitudini dei negoziati. Dobbiamo solo ricordare alcuni dei punti più importanti. Basti ricordare i termini proposti nei negoziati dal governo sovietico: conclusione di un efficace patto di mutua assistenza tra la Gran Bretagna, Francia ed Unione Sovietica contro un’eventuale aggressione, sottoscrizione di un accordo militare concreto tra Gran Bretagna, Francia ed Unione Sovietica sulle forme e sull’entità dell’aiuto immediato in caso di attacco da parte di aggressori.8
A fronte di questo serio impegno proposto dell’Unione Sovietica, nel corso di una conferenza tenutasi il 21 marzo 1939, il governo britannico propose la sottoscrizione di una dichiarazione in base alla quale i governi firmatari si impegnavano a consultare insieme le misure da adottare per offrire resistenza congiunta in caso di minaccia all’indipendenza di qualsiasi stato europeo. Nel sostenere che la vincolante proposta sovietica era inaccettabile, l’ambasciatore britannico pose particolare enfasi sul fatto che la proposta formulata dal governo britannico era molto meno impegnativa.
Era abbastanza ovvio che una simile dichiarazione proposta dal governo britannico, non poteva servire come mezzo efficace per evitare l’imminente minaccia di aggressione. Credendo, tuttavia, che una dichiarazione così poco promettente potesse costituire almeno un passo verso il contrasto di un eventuale aggressore, il governo sovietico accettò la proposta britannica. Ma già il 1° aprile 1939, l’ambasciatore britannico a Mosca dichiarò che la Gran Bretagna considerava scaduta la sua proposta relativa alla firma di una dichiarazione congiunta.
Il comportamento dei rappresentanti britannici e francesi nelle negoziazioni con Mosca fu così provocatorio che persino alcuni politici occidentali criticarono questo rozzo gioco. Il politico britannico David Lloyd George, per esempio, inchiodò i membri del suo governo alle loro responsabilità, tanto che in articolo pubblicato sul quotidiano francese «Ce Soir» nell’estate del 1939 dichiarò: «C’e solo una ragione per le continue procrastinazioni nei negoziati anglo-russi: Neville Chamberlain, Halifax e John Simon non vogliono alcun accordo con la Russia«.
Naturalmente ciò che era ovvio per Lloyd George non era meno evidente per Hitler. Le alte sfere della Germania nazista comprendevano perfettamente che le potenze occidentali non avevano alcuna seria intenzione di raggiungere un accordo con l’Unione Sovietica, ma avevano un obiettivo completamente diverso. Cioè indurre Hitler ad accelerare il suo attacco all’Unione Sovietica, offrendogli, per così dire, un premio per farlo, mettendo in pratica l’Unione Sovietica nelle condizioni di isolamento in caso di guerra con la Germania.
Il comportamento dei rappresentanti britannici e francesi nelle negoziazioni con Mosca fu così intollerabile, che il 27 maggio 1939 Molotov fu costretto a riferire all’ambasciatore britannico Seeds ed al francese incaricato d’affari Payart, che il loro progetto di accordo per una contrazione congiunta contro un aggressore in Europa non conteneva alcun piano per l’organizzazione di un’assistenza reciproca effettiva da parte dell’Unione Sovietica, della Gran Bretagna e della Francia. Molotov riferì inoltre che tale comportamento indicava chiaramente che i governi britannico e francese non erano seriamente interessati a concludere un patto in tal senso con l’Unione Sovietica.
I negoziati con Mosca si trascinarono all’infinito. Il quotidiano britannico «The Times» chiarì le ragioni di questa inammissibile procrastinazione quando scrisse: «Un’alleanza salda e rapida con la Russia avrebbe ostacolato altri negoziati«.9 Il quotidiano «The Times» probabilmente si riferiva alle trattative che il ministro britannico del commercio estero Robert Hudson stava conducendo con il consigliere economico di Hitler, Dr. Helmut Wohltat, sulla possibilità di un prestito britannico molto consistente alla Germania di Hitler.
Inoltre, è noto che il giorno in cui l’esercito di Hitler entrò a Praga, la stampa riferiva che una delegazione della Federazione delle industrie britanniche stava negoziando a Düsseldorf per la conclusione di un ampio accordo con la grande industria tedesca.
Un’altra circostanza da non dimenticare è che mentre gli uomini che erano stati mandati a Mosca per condurre le trattative per conto della Gran Bretagna erano funzionari di rango secondario, lo stesso primo ministro Neville Chamberlain si recò in Germania per negoziare personalmente con Hitler, e per di più in diverse occasioni. È anche importante notare che Strang, il rappresentante britannico ai negoziati con Mosca, non aveva l’autorità per firmare alcun accordo con l’Unione Sovietica.
Nel corso dei negoziati militari emerse anche la questione di quali forze armate le parti dell’accordo avrebbero dovuto mettere immediatamente in campo in caso di aggressione. Gli inglesi manifestarono un impegno ridicolo, affermando che potevano mettere in campo cinque divisioni di fanteria ed una divisione meccanizzata. E’ questo che gli inglesi proposero nel momento in cui l’Unione Sovietica aveva dichiarato di essere pronta ad inviare in azione contro un aggressore ben 136 divisioni, 5.000 cannoni medi e pesanti, fino a 10.000 carri armati, oltre 5.000 aerei da guerra, ecc. Da ciò è chiaramente evidente quanto fosse poco serio l’atteggiamento del governo britannico nei confronti dei negoziati per un accordo militare con l’Unione Sovietica.
Divenne sempre più evidente che i rappresentanti delle potenze occidentali avevano pianificato in anticipo l’interruzione dei negoziati, come parte del loro doppio gioco. Il fatto era che, parallelamente ai negoziati con l’Unione Sovietica, gli inglesi stavano negoziando clandestinamente con la Germania ed attribuivano un’importanza incomparabilmente maggiore a questi ultimi negoziati.
C’è quindi poco da meravigliarsi che i falsificatori della storia siano stati così attenti nel nascondere la totalità di questi fatti, che sono invece di fondamentale importanza per la comprensione delle circostanze in virtù della quale la guerra stava diventando inevitabile.
In queste circostanze, il governo sovietico fu costretto a fare la sua scelta ed a concludere un patto di non aggressione con la Germania. Nella situazione che si era venuta a creare, questa scelta da parte della politica estera sovietica fu particolarmente saggia e lungimirante. Questa decisione del governo sovietico ha predeterminato in larga misura l’esito favorevole della seconda guerra mondiale per l’Unione Sovietica e per tutti i popoli amanti della libertà.
Affermare che la conclusione del patto con la Germania facesse parte del piano di politica estera sovietica è una grave calunnia. Infatti, mentre l’Unione Sovietica insistette sulla stipula di un accordo per combattere l’aggressione esterna, la Gran Bretagna e la Francia lo respinsero sistematicamente, preferendo perseguire una politica di isolamento dell’Unione Sovietica, una politica di concessioni alla Germania, indirizzando l’aggressività tedesca contro l’Unione Sovietica. Gli Stati Uniti si mostrarono lungi dal contrastare tale fatale politica, anzi la sostennero in tutti i modi. Le imprese statunitensi continuarono ad investire il loro capitale nell’industria pesante tedesca, aiutando i tedeschi ad espandere le loro industrie belliche e fornendo così le armi per l’aggressione tedesca.
Essendo questo lo stato delle cose in Europa, l’Unione Sovietica aveva naturalmente solo una scelta, che era quella di accettare la proposta tedesca di un patto. Dopotutto, era la migliore di tutte le alternative disponibili.
Il calunniante ritornello secondo cui l’Unione Sovietica non avrebbe dovuto concludere un patto con i tedeschi può essere considerato solo ridicolo. Perché se era giusto per la Polonia, che aveva la Gran Bretagna e la Francia come alleati, concludere un patto di non aggressione con i tedeschi nel 1934, non avrebbe dovuto essere giusto per l’Unione Sovietica, la quale nel 1939 si trovava in una situazione meno favorevole di quella della Polonia di cinque anni prima? Perché se era giusto per la Gran Bretagna e la Francia, che erano la forze dominanti in Europa, emettere una dichiarazione congiunta di non aggressione con i tedeschi nel 1938, non dovrebbe essere giusto per l’Unione Sovietica concludere un patto con i tedeschi, dopo essere stata volutamente costretta all’isolamento politico e diplomatico dalla meschina condotta della Gran Bretagna e della Francia?
Non è un dato di fatto significativo che, tra tutte le Grandi Potenze in Europa, l’Unione Sovietica sia stata l’ultima a concordare un patto con i tedeschi?
Naturalmente, i falsificatori della storia sono scontenti del fatto che l’Unione Sovietica sia stata in grado di fare buon uso del patto tedesco-sovietico, riuscendo a spostare le sue frontiere molti chilometri ad ovest, facendo così giungere le truppe tedesche stremate quando si apprestarono ad attaccare la città di Mosca. Sono altrettanto scontenti per il fatto che l’Unione Sovietica non fu dissanguata a morte ma che eroicamente emerse dalla guerra vittoriosa. Ma questi dispiaceri possono essere considerati solo come una manifestazione della rabbia impotente di politici russofobi.
Il malvagio dispiacere di questi tristi «signori» dimostra che la politica estera dell’Unione Sovietica fu una politica corretta.
Quando concluse il patto di non aggressione con la Germania nell’agosto 1939, l’Unione Sovietica non dubitò per un momento che prima o poi Hitler l’avesse attaccata. Ecco perché il primo compito del governo sovietico era quello di creare un fronte «orientale» contro l’aggressione di Hitler, di costruire una linea di difesa lungo le frontiere occidentali dei territori bielorussi e ucraini e quindi creare una barriera per impedire un avanzamento senza ostacoli alle truppe tedesche verso est. E per far ciò era necessario unire la Bielorussia occidentale e l’Ucraina occidentale e spostare le truppe sovietiche in questi territori. Era ovvio tra l’altro che le truppe polacche erano mal rifornite ed erano inaffidabili nel combattimento, il comando polacco e il governo polacco erano già pronti per la fuga e le truppe di Hitler, senza incontrare ostacoli seri, avrebbero potuto occupare i territori bielorussi e ucraini prima dell’arrivo delle truppe sovietiche.
Il 17 settembre 1939, le truppe sovietiche, per ordine del governo sovietico, attraversarono il confine con la Polonia, occuparono la Bielorussia occidentale e l’Ucraina occidentale. Questo era, in sostanza, ciò che era noto come la «Linea Curzon», che era stata istituita dagli Alleati alla Conferenza di Versailles.
Pochi giorni dopo, il governo sovietico firmò patti di mutua assistenza con gli Stati baltici, prevedendo la stazionamento di guarnigioni dell’esercito sovietico, l’organizzazione di campi d’aviazione sovietici e l’istituzione di basi navali nei territori di Estonia, Lettonia e Lituania. In questo modo furono gettate le basi per un fronte «orientale».
Mentre la situazione relativa alla sicurezza dell’Unione Sovietica era più o meno soddisfacente alle frontiere occidentali, ponendo Mosca ad una distanza considerevole dalla linea del fronte, questo non si può dire della sua frontiera settentrionale. A 32 Km da Leningrado, le truppe finlandesi erano ansiose di affiancare i nazisti per occupare la città. Il fatto che Halder, capo dello stato maggiore dell’esercito di Hitler, fosse arrivato in Finlandia nell’estate del 1939 per istruire i massimi capi dell’esercito finlandese non poteva essere considerato accidentale. Non c’è dubbio che il governo della Finlandia fosse in combutta con i nazisti, nell’intento di trasformare la Finlandia in un trampolino di attacco tedesco contro l’Unione Sovietica.
Non sorprende quindi che tutti i tentativi dell’Unione Sovietica di trovare accordi con il governo finlandese al fine di migliorare le relazioni tra i due Paesi, si siano rivelati infruttuosi.
Il governo finlandese declinò, uno dopo l’altro, tutte le proposte avanzate dal governo sovietico con l’obiettivo di salvaguardare la sicurezza dell’Unione Sovietica ed in particolare di Leningrado.
Anzi, con azioni provocatorie sul confine sovietico-finlandese, la Finlandia provocò la guerra con l’Unione Sovietica. I risultati della guerra sovietico-finlandese sono ben noti. Nel suo discorso alla sessione del Soviet Supremo dell’URSS il 29 marzo 1940, Molotov disse: «L’Unione Sovietica, avendo distrutto l’esercito finlandese ha avuto l’opportunità di occupare l’intera Finlandia, ma non lo ha fatto. Non abbiamo richiesto alcun indennizzo di guerra come invece avrebbe fatto qualsiasi altra potenza, ma abbiamo limitato le nostre richieste al minimo. Non abbiamo perseguito altri obiettivi nel trattato di pace se non quello di salvaguardare la sicurezza di Leningrado, Murmansk e della ferrovia di Murmansk«.
Sempre per chiarire il vero intento di Francia e Gran Bretagna, va notato che, sebbene la Finlandia fosse uno stretto alleato della Germania nazista, i rappresentati britannici e francesi alla Società delle Nazioni, si schierarono immediatamente dalla parte del governo finlandese, dichiarando che l’aggressore era l’Unione Sovietica.
Ma le cose non finirono qui. Nella guerra iniziata dai finlandesi contro l’Unione Sovietica, la Gran Bretagna e la Francia fornirono ogni aiuto militare ai finlandesi. Il governo britannico e quello francese continuarono ad incitare il governo finlandese a continuare le ostilità.
Nei primi tre mesi di guerra, la Gran Bretagna, secondo una dichiarazione fatta da Chamberlain alla Camera dei Comuni il 19 marzo 1940, consegnò alla Finlandia 101 aerei, oltre 200 pezzi di artiglieria e centinaia di migliaia di proiettili, bombe aeree e mine anticarro. Allo stesso tempo, Daladier riferì alla Camera dei Deputati che la Francia aveva dato alla Finlandia 175 aerei, circa 500 pezzi di artiglieria, oltre 5.000 mitragliatrici, 1.000.000 di proiettili e bombe a mano e varie altre munizioni.
Un’idea esaustiva dei piani dei governi britannico e francese di quel tempo può essere ottenuta da un memorandum consegnato dagli inglesi agli svedesi il 2 marzo 1940, che recitava: «I governi alleati comprendono che la posizione militare della Finlandia sta diventando disperata. Dopo aver attentamente considerato tutte le possibilità, sono giunti alla conclusione che l’unico mezzo con cui possono fornire un aiuto efficace alla Finlandia è l’invio di una forza alleata e sono pronti ad inviare tale forza in risposta ad un appello finlandese«.10
Nel frattempo, come dichiarato da Chamberlain alla Camera dei Comuni il 19 marzo: «preparativi per la spedizione furono portati avanti con tutta rapidità ed all’inizio di marzo la spedizione era pronta per partire«. Chamberlain aggiunse che questa forza contava 100.000 uomini.
Allo stesso tempo, il governo francese stava preparando un primo corpo di spedizione di 50.000 uomini, che doveva essere inviato in Finlandia via Narvik.
Ma l’assistenza militare alla Finlandia contro l’Unione Sovietica era solo una parte di un piano più ampio dei governanti britannico e francese. Nel «Libro bianco del Ministero degli affari esteri svedese» è contenuto un documento redatto dal ministro degli esteri svedese Gunther. In questo documento leggiamo: «L’invio della forza franco-britannica fa parte del piano generale di un attacco contro l’Unione Sovietica«.11
Henri de Kerillis, nel suo libro «De Gaulle dictateur», ha scritto quanto segue su questo piano: «Secondo tale piano, le cui caratteristiche principali mi sono state spiegate da Paul Reynaud in una lettera che è in mio possesso, il corpo di spedizione motorizzato, dopo l’atterraggio in Finlandia attraverso la Norvegia, avrebbe rapidamente dovuto attaccare le truppe russe disorganizzate ed avrebbe dovuto entrare a Leningrado«.12 Per la cronaca, Paul Reynaud era un membro del governo francese.
Questo piano fu elaborato in Francia da De Gaulle e dal generale Weygand il quale era allora al comando delle truppe francesi in Siria, vantandosi entrambi che: «Con alcuni rinforzi e 200 aerei conquisteremo il Caucaso ed entreremo in Russia come un coltello nel burro«.
È anche noto che nel 1940 il generale francese Gamelin elaborò un piano di operazioni militari da parte di inglesi e francesi contro l’Unione Sovietica, in cui si pianificava un bombardamento su Baku e Batumi.
I preparativi del governo britannico e francese per un attacco contro l’Unione Sovietica erano in piena realizzazione. Lo stato maggiore della Gran Bretagna e della Francia stava lavorando assiduamente ai piani per l’attacco. Questi «signori», invece di pianificare la guerra contro la Germania di Hitler, avevano intenzione di iniziare la guerra contro l’Unione Sovietica.
Ma quei piani non erano destinati a concretizzarsi. La Finlandia fu nettamente sconfitta dalle truppe sovietiche e costretta ad arrendersi, nonostante tutti gli sforzi della Gran Bretagna e della Francia per impedire la sua capitolazione.
Il 12 marzo 1940 fu firmato il trattato di pace sovietico-finlandese. Così la difesa dell’Unione Sovietica contro l’aggressione di Hitler fu rafforzata anche nel nord, nell’area di Leningrado, dove la linea di difesa fu spostata a, una distanza di 150 chilometri a nord di Leningrado fino a Viborg compreso.
Ma ciò non significava ancora che la formazione di un fronte «orientale» dal Baltico al Mar Nero fosse stata completata. I patti erano stati conclusi con gli Stati baltici, ma non c’erano ancora truppe sovietiche in grado di affrontare i combattimenti. Anche nella Bucovina le truppe sovietiche non erano in grado di organizzare delle difese. A metà giugno 1940 truppe sovietiche entrarono in Estonia, Lettonia e Lituania. Il 27 giugno, le truppe sovietiche entrarono nella Bucovina e nella Bessarabia.
La strategia sovietica si dimostrò in seguito molto efficace: impedire la conversione di Finlandia, Lituania, Lettonia, Estonia e Polonia, in colonia di Hitler, sulle quali avrebbe potuto organizzare meglio l’invasione dell’Unione Sovietica.
Il governo britannico ebbe ragione quando dispose le sue truppe in Egitto durante la guerra, nonostante la protesta egiziana e persino la resistenza di alcuni egiziani? Senza dubbio ebbe ragione! Quella fu una decisione fondamentale per impedire la strada all’aggressione di Hitler nella direzione del Canale di Suez, per proteggere l’Egitto dagli attacchi di Hitler, per organizzare la vittoria su di lui ed impedire così la conversione dell’Egitto in una colonia della Germania di Hitler.
Il governo degli Stati Uniti ebbe ragione quando sbarcò le sue truppe a Casablanca, nonostante le proteste dei marocchini e la resistenza militare diretta da parte del governo francese di Pétain, la cui autorità si estendeva al Marocco? Senza dubbio ebbe ragione! Quella fu una decisione molto efficace per creare una base di contrapposizione all’aggressione tedesca nelle immediate vicinanze dell’Europa occidentale, per organizzare la vittoria sugli eserciti di Hitler e rendere così possibile liberare la Francia dall’oppressione coloniale nazista.
Tuttavia, lo stesso vale per le azioni del governo sovietico nell’organizzazione, entro l’estate del 1940, di un fronte «orientale» contro l’aggressione di Hitler e nel farle muovere da più lontano possibile rispetto a Leningrado, Mosca e Stalingrado.
Cosa sarebbe accaduto se l’Unione Sovietica non avesse, prima dell’attacco della Germania, creato un fronte «orientale» lontano a ovest delle vecchie frontiere sovietiche, se quel fronte non avesse seguito la linea Viborg — Kaunas — Byelcostok — Brest — Lvov, ma la vecchia frontiera Leningrado — Narva — Minsk — Kiev?
Ciò avrebbe consentito alle forze di Hitler di conquistare un tratto di territorio profondo centinaia di chilometri ed avrebbe avvicinato il fronte tedesco a circa duecento-trecento chilometri da Leningrado — Mosca — Minsk — Kiev. Avrebbe accelerato notevolmente l’avanzata dei tedeschi all’interno dell’Unione Sovietica, accelerato la caduta di Kiev e dell’Ucraina, portato alla conquista di Mosca da parte dei tedeschi, permettendo così ai tedeschi di liberare una cinquantina di divisioni tra truppe corazzate e fanteria e di utilizzarle su altri fronti in Europa ed in Africa.
Non è tutto. L’Unione Sovietica sarebbe stata costretta a trasferire gran parte delle sue truppe dal confine della Manciuria per rafforzare le sue difese sul fronte «orientale» e ciò avrebbe consentito ai giapponesi di liberare una trentina di divisioni in Manciuria e di inviarle contro la Cina, le Filippine e il sud-est asiatico.
Nel frattempo gli eventi in Occidente stavano prendendo il loro corso. Nell’aprile del 1940 i tedeschi occuparono la Danimarca e la Norvegia. A metà maggio, le truppe tedesche invasero l’Olanda, il Belgio e il Lussemburgo. Verso la fine di maggio le truppe britanniche evacuarono Dunkerque, ritirandosi dalla Francia all’Inghilterra. A metà giugno, Parigi fu occupata dai nazisti. Il 22 giugno la Francia si arrese alla Germania.
Hitler calpestò tutte le dichiarazioni di non aggressione emesse congiuntamente con Francia e Gran Bretagna. Ciò significava il completo fallimento della politica di pacificazione, la politica di rinuncia alla sicurezza collettiva, la politica di isolamento dell’Unione Sovietica.
Il 1° marzo 1941, i tedeschi occuparono la Bulgaria. Il 5 aprile 1941, l’Unione Sovietica firmò un patto di non aggressione con la Jugoslavia. Il 22 giugno di quell’anno la Germania attaccò l’Unione Sovietica. Italia, Romania, Ungheria e Finlandia si unirono alla Germania nella guerra di invasione.
Di fronte all’invasione dell’Unione Sovietica, l’atteggiamento dei Paesi occidentali fu scioccante. I politici francesi, ormai sotto il dominio tedesco, erano pieni di gioia, poiché credevano che la Russia sarebbe stata conquistata in brevissimo tempo.
Un membro di spicco del Senato degli Stati Uniti, il signor Truman, in seguito presidente degli Stati Uniti, dichiarò il giorno dopo l’attacco della Germania all’Unione Sovietica: «Se vediamo che la Germania sta vincendo, dovremmo aiutare la Russia e se la Russia sta vincendo, dovremmo aiutare la Germania e in questo modo lasciar uccidere tra loro il maggior numero possibile di persone«.13
Un’affermazione simile fu fatta nel 1941 in Gran Bretagna dall’allora ministro della produzione aeronautica, Moore. Queste dichiarazioni hanno senza dubbio espresso l’atteggiamento dei governi di Stati Uniti e Gran Bretagna.
Tuttavia, il rapido successo delle truppe di Hitler spaventò notevolmente sia la Gran Bretagna che gli Stati Uniti, i quali avevano auspicato una maggiore capacità di resistenza iniziale delle truppe sovietiche.
Fu così creata una coalizione anti-Hitler. Nonostante le differenze nelle ideologie e nei sistemi economici degli stati alleati, la coalizione anglo-sovietica-americana divenne una potente alleanza di nazioni che avevano unito i loro sforzi nella lotta di liberazione contro il nazismo.
Naturalmente c’erano differenze tra gli Alleati anche durante la guerra. È noto, ad esempio, quanto siano state significative le differenze su questioni così importanti come l’apertura di un secondo fronte, i doveri degli alleati, il loro obbligo morale reciproco.
Per i falsificatori della storia, l’atteggiamento e la condotta leale dell’Unione Sovietica nella lotta contro la Germania di Hitler, rappresenta un fattore scomodo in relazione ad una narrativa russofoba. Così i falsificatori di storia si rivolgono al passato, al periodo pre-bellico, insinuando malignità nei negoziati tra Germania ed Unione Sovietica intrattenuti a Berlino nel 1940.
Intanto, meschinamente, mentre eroici soldati e civili sovietici combattevano fino all’ultima goccia del loro sangue per difendere la propria Patria, Gran Bretagna e Stati Uniti parallelamente e di nascosto, tramavano accordi per raggiungere una pace con la Germania, il tutto all’insaputa di Mosca.
Esistono documenti dai quali si può apprendere che nell’autunno del 1941, ed anche nel 1942 e nel 1943, a Lisbona ed in Svizzera, furono condotte trattative di pace alle spalle dell’Unione Sovietica tra rappresentanti della Gran Bretagna e della Germania, ed in seguito tra i rappresentanti degli Stati Uniti e della Germania.
Uno dei documenti — un supplemento ad una relazione di Weizsacker, viceministro degli affari esteri tedesco, esamina il corso dei negoziati a Lisbona avvenuti nel settembre 1941. Questo documento mostra che il 13 settembre 1941 si svolse un incontro tra Aitken, figlio di Lord Beaverbrook, un ufficiale dell’esercito britannico ed in seguito un membro del Parlamento, in rappresentanza della Gran Bretagna, e Gustav von Koever, ungherese il quale agiva sotto autorità del ministero degli Affari Esteri tedesco, come si può dedurre da una lettera indirizzata da Krauel, il Console Generale tedesco a Ginevra, a Weizsacker.
Nel corso di questi negoziati, Aitken pose senza mezzi termini la domanda: «il prossimo inverno e la prossima primavera non potrebbero essere utilizzati per una discussione confidenziale sulla possibilità di pace?«
Altri documenti parlano di negoziati che si svolsero tra i rappresentanti dei governi degli Stati Uniti e della Germania in Svizzera nel febbraio del 1943. In questi negoziati gli Stati Uniti furono rappresentati da un delegato speciale del governo degli Stati Uniti, Allen Dulles (fratello di John Foster Dulles, il futuro Segretario di Stato degli Stati Uniti), il quale figurava sotto lo pseudonimo di «Toro» ed aveva ricevuto istruzioni dirette dalla Casa Bianca. Il suo partner tedesco era il principe M. Hohenlohe, un uomo strettamente legato ad Hitler, il quale fungeva da rappresentante del Führer sotto lo pseudonimo di «Pauls». Il documento contenente un riassunto di questi negoziati apparteneva al servizio di sicurezza tedesco e fu rinvenuto dalle truppe dell’Armata Rossa entrate a Berlino.
Come risulta da questo documento, la conversazione tra Stati Uniti e Germania toccò importanti questioni relative ad Austria, Cecoslovacchia, Polonia, Romania e Ungheria. Inoltre nel documento stesso è riportato che Allen Dulles dichiarò al principe M. Hohenlohe che: «In futuro, una situazione non potrà mai più sorgere in cui nazioni come la Germania sarebbero costrette a ricorrere ad esperimenti disperati ed all’eroismo per il desiderio di combattere l’ingiustizia. Lo stato tedesco deve continuare ad esistere come fattore di ordine e riabilitazione. La spartizione della Germania o la separazione dell’Austria è fuori discussione«.
Per quanto riguarda la Polonia, Dulles dichiarò: «estendendo la Polonia ad est e preservando la Romania ed un’Ungheria forte, deve essere sostenuta la creazione di un cordone sanitario contro il bolscevismo ed il pan-slavismo«. Il resoconto della conversazione afferma inoltre che: «Dulles concorda con l’idea di un’organizzazione politica ed industriale dell’Europa sulla base di ampi territori, essendo convinto che una Grande Germania federata (simile agli Stati Uniti), con la confederazione danubiana adiacente, costituirà la migliore garanzia di ordine e riabilitazione nell’Europa centrale ed orientale«.14
Ciò potrebbe giustificare il presupposto per cui i governi degli Stati Uniti e della Gran Bretagna abbiano tentato di avviare negoziati con Hitler per una pace separata, con l’obiettivo di escludere dai negoziati stessi l’Unione Sovietica.
Tutti sanno che nei comunicati anglo-sovietici e sovietici-americani del giugno 1942, gli inglesi e gli statunitensi si impegnarono ad aprire un secondo fronte in Europa già nel 1942. Questa fu una solenne promessa che avrebbe dovuto essere mantenuta immediatamente, al fine di agevolare i combattimenti dell’Armata Rossa, che nel primo periodo della guerra aveva sopportato l’intero onere della resistenza al nazismo. Tuttavia, è anche noto che questa promessa non fu mai mantenuta né nel 1942 né nel 1943, nonostante il fatto che il governo sovietico avesse dichiarato in diverse occasioni che l’Unione Sovietica era in netta difficoltà senza l’apertura di un secondo fronte.
Non siate ingenui. Non c’era nulla di casuale nel ritardare l’apertura del secondo fronte. Stati Uniti e Gran Bretagna avevano intenzione che l’Unione Sovietica fosse indebolita il più possibile, in modo tale che sarebbe stata così esausta e sanguinante nella fase finale della guerra ed avrebbe perso lo status di grande potenza. Inoltre, confidavano che se l’Unione Sovietica fosse stata ridotta come un Paese allo stremo delle forze, Stati Uniti e Gran Bretagna avrebbero potuto esercitare più facilmente influenza su di lei.
Luca D’Agostini
Lascia un commento
Fonti:
1) Corwin D. Edwards, Aspetti economici e politici dei cartelli internazionali, 1947.
2) Adolf Hitler, Mein Kampf, Monaco, 1936, p. 742.
3) Corrispondenza relativa alla Cecoslovacchia, settembre 1938, Londra, 1938, Cmd 5847, pagg. 8-9.
4) Diciottesimo Congresso del PCUS. Rapporto stenografico. OGIZ, 1939, pag. 14.
5) Michael Sayers, Albert E. Kahn, The Great Conspiracy:- The Secret War Against Soviet Russia, Boston, 1946, pp. 324-325
6) Archiv fur Aussenpolitik und Landerkunde
7) Memorandum di Dirksen: sullo sviluppo delle relazioni politiche tra Germania e Gran Bretagna durante il
mio mandato a Londra, settembre 1939.
8) Rapporto di Molotov alla Terza Sessione del Soviet Supremo dell’URSS, 31 maggio 1939.
9) Michael Sayers, Albert E. Kahn, The Great Conspiracy:- The Secret War Against Soviet Russia, Boston, 1946, p. 329
10) Nota della Legazione britannica, datata 2 marzo 1940, Libro bianco del ministero degli affari esteri svedese, Stoccolma, 1947, pag. 120.
11) Appunti di Gunther, 2 marzo 1940; Libro bianco del ministero degli affari esteri svedese, Stoccolma, 1947, pag. 119.
12) Henri de Kerillis, Dittatore De Gaulle, Montreal, 1945, pagg. 363-364.
13) New York Times, 24 giugno 1941.
14) The Conversation Pauls-Mr. Bull; da documenti dell’Archivio tedesco.
Вы должны авторизоваться чтобы опубликовать комментарий.