Dobrynja Nikitič, il secondo dei grandi cavalieri russi dopo Ilya Muromets, rappresenta i nobili e in generale la classe elevata. La sua storia racconta che un tempo nella grande città di Rjazan viveva il nobile Nikita Romanovic. Morendo, il nobile Nikita, lasciò una giovane vedova, Mamelfa e il figlio di pochi anni chiamato Dobrynja. A cinque anni, il piccolo Dobrynja giocava con i suoi coetanei e già manifestava una forza prodigiosa: se a uno prendeva la mano destra, gli staccava la mano destra; se a uno prendeva il piede sinistro, gli staccava il piede sinistro. E quando Dobrynja divenne grande, la fama della sua forza superò le mura della città e si sparse per tutta la Rus’. Un giorno giunse nella città di Rjazan il grande e valoroso Ilya Muromets, che aveva avuto notizia delle prodezze del piccolo Dobrynja ed era ben deciso a sperimentarne la forza. Entrato in città vide alcuni bambini giocare e chiese loro dove abitasse il piccolo Dobrynja. Lo udì la madre di Dobrynja e si affacciò alla finestra dicendo: «Non è in casa mio figlio. È andato a cavalcare nella steppa per cacciare oche, cigni ed anatre.»
Ilya Muromets uscì dalla città e galoppando nella steppa vide subito il giovane Dobrynja il quale cavalcando gridava: «Non esiste un rivale che possa stare alla pari con me!» Tanta vanagloria non piacque affatto al vecchio cosacco Ilya, che subito attaccò il giovane Dobrynja. I due allora si scontrarono nella steppa, si colpirono con la clava, ma senza che uno dei due riuscisse ad abbattere l’altro. E allora si colpirono con le spade affilate, ma senza che uno dei due riuscisse a prevalere sull’altro. E allora smontarono da cavallo e si afferrarono, provando ciascuno la sua forza contro quella dell’altro. Ma d’un tratto Ilya inciampò e cadde a terra. Dobrynja gli saltò sopra e gli chiese: «Ehi, tu, bravo robusto cavaliere! Qual è la tua città, quale il paese? Chi è tuo padre, chi è tua madre?» Ilya fieramente rispose: «Se stessi io sopra di te, non chiederei la famiglia e la razza, ma ti squarcerei il petto e ti tirerei fuori il cuore! Io vengo dalla città di Murom, sono il forte cosacco Ilya Ivanovič Muromets. Allora Dobrynja si rialzò e aiutò Ilya a rialzarsi a sua volta, dicendo: «Perdonami, Ilyusha, di averti atterrato. Se avessi saputo chi eri, non ti avrei mai colpito.» I due divennero come fratelli giurando sulla croce eterna fedeltà alla chiesa ortodossa e Ilya condusse Dobrynja alla corte di Kiev, dove il principe Vladimir chiese chi mai fosse quel bravo giovane. Rispose Ilya Muromets: «Il suo nome è Dobrynja Nikitič!»
Un giorno mentre Dobrynja galoppava da solo per la steppa, trovò una tenda di tela nera piantata nel terreno, chiusa con un lucchetto e sulla quale stava scritto: «Chi entra nella tenda mai più vivo ne uscirà.» Dobrynja allora spezzò il lucchetto con un pugno. All’interno della tenda vi erano lunghe tavole imbandite. Dobrynja non pensò neppure a mangiare quell’ottimo cibo. Gettò tutto a terra, spaccò i piatti e pestò le vivande. Infine, preso dal sonno, cadde addormentato. La tenda apparteneva ad uno dei bogatyri, il cavaliere Dunaj Ivanovič, il quale trovò Dobrynja addormentato in mezzo alle tavole rovesciate e alle stoviglie distrutte. Dunaj colto dall’ira a quella vista, protese la lancia e per un attimo fu sul punto di trafiggere il giovane Dobrynja. Ma poi pensò che non era leale uccidere un avversario indifeso, quindi balzò sul cavallo di Dobrynja e lo svegliò con l’asta della lancia. Vestito solo di una bianca camicia e senza calzari, Dobrynja balzò in piedi, afferrò la clava e cominciò a parare i colpi dell’avversario. Dunaj a cavallo e Dobrynja a piedi, combatterono per tre giorni e tre notti, mentre il frastuono del combattimento si udiva forte come un temporale sulle steppe e la terra tremava sotto i loro piedi. Il vecchio cosacco Ilya Muromets avvertì quel fracasso, sellò il suo cavallo e giunto sul luogo trovò i due guerrieri che si battevano. Allora Ilya afferrò Dobrynja col braccio destro e Dunaj col sinistro, dividendoli e dicendo loro: «Oh, voi, possenti guerrieri! Perché mai vi battete e combattete?» Dunaj rispose: «Come posso non battermi e combattere? Avevo nella tenda tavole imbandite di ottimi cibi. Dobrynja Nikitič ha versato a terra tutto e tutto con i piedi ha calpestato!» Dobrynja che era una persona molto invidiosa, rispose: «Come posso non battermi e combattere? Lui è un cane e un brigante, che mise la falsa scritta: Chi nella tenda entrerà, mai più vivo ne uscirà. Ed io volevo dimostrare che se voglio posso uscire vivo! Allora Ilya Muromets li esortò a domare il loro focoso cuore di guerrieri e diventare fratelli giurando sulla croce eterna fedeltà alla chiesa ortodossa. E così li placò e li calmò, ed essi cessarono di battersi e di combattere. I tre cavalieri si recarono poi a Kiev, dove Dunaj Ivanovič entrò al servizio del principe Vladimir.
Qualche tempo dopo si tenne un banchetto alla corte di Kiev, presso il principe Vladimir il quale disse: «Voi tutti, principi e boiari, tutti possenti bogatyri, mercanti e gente di campagna! Tutti al banchetto sapete che io non ho una sposa. Conoscete per me una principessa che sia di alta statura, rotondetta di corpo e leggiadra di viso, d’andatura veloce e di voce soave, con cui io potessi vivere, scambiare pensieri e trascorrere lunghi anni?» Tutti al banchetto ammutolirono. Solo Dunaj Ivanovič, uscì fuori dalla tavola, fece un inchino e disse: » Vladimir, gran principe di Kiev! Io conosco una principessa che vi possa essere consorte. Il re della Lituania ha due figlie non maritate. La figlia maggiore si chiama Nastasia, compie prodi imprese in campo ed è una guerriera sempre in cerca di avventure. La minore vive in casa e si chiama Apraksija, alta di statura, rotondetta di corpo e leggiadra di viso, d’andatura veloce e di voce soave. Con lei, gran principe di Kiev, potreste vivere, scambiare pensieri e trascorrere lunghi anni.» Furono gradite queste parole al principe Vladimir il quale disse: «Tu, Dunaj Ivanovič! Prendi da me quarantamila uomini e di tesoro diecimila grivne, parti per la Lituania, e con buone parole combina il mio matrimonio con la principessa Apraksija. E se non saranno d’accordo, prendila con la forza!» Dunaj rispose: » Non mi occorrono né uomini né ricchezze. Dammi solo un compagno, il prode Dobrynja Nikitič!» Dunaj partì alla volta della Lituania, accompagnato da Dobrynja Nikitič. I due bogatyri si recarono al palazzo reale e Dunaj disse a Dobrynja di aspettare nel cortile: l’avrebbe chiamato in caso di necessità. Dopodiché Dunaj si recò nella sala del trono e s’inchinò dinanzi al re come convenuto. Il re di Lituania conosceva bene Dunaj, in quanto Dunaj era stato molti anni al suo servizio. Gli diede da mangiare e da bere e gli chiese: «Dimmi, dimmi, valoroso Dunaj, che cosa sei venuto a fare qui in Lituania?» Dunaj rispose: «O re della Lituania, sono venuto per una buona impresa, per fidanzare tua figlia Apraksija col gran principe di Kiev, Vladimir, piccolo sole.» Il re balzò in piedi urlando: «Che cosa? Vuoi fidanzare la mia figlia minore e trascurare la maggiore?» Chiamò le guardie tatare e disse loro: «Soldati! Prendete Dunaj e conducetelo nel sotterraneo! Chiudete con grate di ferro e serrate con sbarre di quercia!» Allora Dunaj si alzò immediatamente, afferrò la tavola su cui stava mangiando e la rovesciò contro i soldati, atterrandoli tutti. Invano il re chiamò altri uomini: giunsero i servi dal cortile gridando: » Sire, c’è nel cortile un giovanotto che ha ucciso tutti i soldati tatari fino all’ultimo. Non c’è più un soldato vivo!» Allora il re non poté fare a meno di cedere: «Va bene, Dunaj Ivanovič! Prendi pure la mia figlia minore e conducila dal tuo gran principe Vladimir.»
Dunaj e Dobrynja partirono così alla volta della grande città di Kiev, e con loro era la principessa Apraksija. Cavalcavano per le steppe, quando si accorsero che qualcuno li inseguiva. Era un cavaliere tataro, con lancia e scudo. Affidata Apraksija a Dobrinja, Dunaj tornò indietro e affrontò l’inseguitore dicendogli: «Fermati, tataro! E dimmi, chi sei, qual è il tuo nome?» Il cavaliere tataro colpì Dunaj con tanta forza da rovesciarlo al suolo. Ma subito Dunaj colpì l’avversario di piatto con una lancia, disarcionandolo a sua volta, gli saltò addosso e gli strappò di dosso l’armatura, deciso ad affondargli la spada nel cuore. Ma sorpreso e sbalordito trattenne il suo colpo, accorgendosi che il suo avversario era una donna.
La ragazza disse: «Dunaj, non mi riconosci? Hai vissuto tre anni da noi in Lituania. Ricordi che cavalcammo per gli stessi sentieri, che sedemmo alla stessa tavola, che mangiammo dallo stesso piatto?» Ammirato dal coraggio della fanciulla, l’aiutò a rialzarsi e gli disse: «Tu sei la principessa Nastasia» e per volere di lei la condusse con sé a Kiev. Così, qualche giorno dopo, mentre il principe Vladimir sposava Apraksija, Dunaj sposava Nastasia.
La festa di nozze durò tre giorni. I guerrieri mangiarono e bevvero e, quando furono ubriachi, cominciarono a vantarsi delle proprie prodezze. Disse Dunaj: «In tutta la grande città di Kiev non c’è un giovane che sia elegante e coraggioso come me! E non uno che mi batta nel tiro con l’arco!» La moglie Nastasia rise ed esclamò: » Tu, Dunaj, mio caro marito non ti stai vantando invano? Non è da molto che sono giunta in città, ma ho già visto parecchie cose. Posso dirti che per eleganza ti sopravanza Dobrynja Nikitič, per coraggio ti sopravanza il grande Ilya Muromets, e per l’abilità di tirare l’arco, ebbene, per quella ti sopravanzo io. Sono capace di tirare una freccia contro la lama affilata di un coltello e tagliare la freccia in due metà esatte.» Ubriaco ed irritato per essere state ripreso davanti a tutti, Dunaj afferrò Nastasia per un braccio e la portò nella steppa per dimostrare se quel che aveva detto rispondeva a verità. Le diede un arco e una freccia e pose lontano un coltello affilato. Nastasia tirò e, come aveva detto, la freccia colpì diritta il coltello e si spaccò in due esatte metà. Allora provò Dunaj tirando una dietro l’altra tre frecce ma tutte fallirono di molto il bersaglio. Furibondo Dunaj girò l’arco e puntò la freccia contro Nastasia la quale immediatamente gridò:»No, Dunaj, caro marito! Lascia che dia alla luce il bambino che ho nel ventre.» Ma Dunaj non la ascoltò. Scoccò la freccia e Nastasia cadde morta.
Svanita l’ebbrezza si accorse di quale misfatto avesse compiuto ed in preda al rimorso si gettò sulla sua spada morendo accanto alla moglie. Si dice che due fiumi nacquero dal luogo in cui marito e moglie erano caduti: uno fu il grande fiume Dunaj (il Don), e l’altro il suo affluente Nastasia.
Luca D’Agostini
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