Lo so, questo articolo che evidenzia l’ipocrisia dei curdi, disturberà molte false coscienze. In questi giorni i telegiornali vi propongono come prima notizia l’attuale attacco della Turchia alle milizie curde e moltissimi spettatori, in modo ipocrita, scioccati e sconvolti, si scoprono paladini del popolo curdo.
E via così a discussioni da bar, dove il mostro è Erdogan e più sommessamente il cattivo è Trump. Ma attenzione ai giochi di parole, si condanna Trump, non gli Stati Uniti, quando invece il problema reale è l’ingerenza di questi squallidi esportatori di democrazia a stelle e strisce. Ma si sa, il coraggio è merce rara, è meglio dire che è colpa di Trump e non degli Stati Uniti e della loro eternamente meschina politica internazionale.
Premessa molto dura, che a molti darà fastidio, ma d’obbligo per comprendere l’attuale situazione. Si parla di geopolitica e quando si intende affrontare un tema geopolitico bisogna sporcarsi le mani, occorre scendere nelle viscere delle notizie, approfondire tutti i dettagli di un contesto socio economico, nonché politico-militare. Quando si parla di geopolitica occorre essere pienamente informati e prendere nettamente una posizione, anche se altri, tra i quali gli amici ed i parenti, potrebbero non capire e guardarvi storto. Altrimenti esistono molti altri temi che possono essere oggetto di conversazione e nei confronti dei quali non è necessaria una conoscenza approfondita.
Affrontiamo allora l’oggetto del dibattito che sta sensibilizzando moltissime coscienze in Occidente.
Le truppe statunitensi che hanno invaso un Paese sovrano, la Siria, senza che le attuali anime candide pro-curde si scandalizzassero, hanno iniziato a ritirarsi dalla Siria nord-orientale. Il motivo è semplice, dopo i recenti avvicinamenti tra Turchia e Russia, sanciti anche dall’acquisto di armi russe da parte della Turchia (che tra l’altro è un Paese membro della NATO), gli Stati Uniti hanno prima adottato misure economiche per danneggiare l’economia turca, ma visto il fallimento delle stesse, sono stati addirittura costretti ad assistere alla stretta di mano tra Erdogan e Rouhani (presidente iraniano) sotto la supervisione del presidente Putin. Ecco allora che l’idea di abbandonare «fittiziamente» la Siria settentrionale è stata utilizzata per consentire alla Turchia di creare una cosiddetta «zona sicura» che è praticamente un’area dalla quale la Turchia costringerà i combattenti curdi ad andarsene, per poi colonizzarla con centinaia di migliaia di rifugiati siriani; una mossa percepita a Damasco come un tentativo di cambiare i dati demografici dell’area al fine di creare una fascia geografica abitata da filo-turchi, che in seguito chiederanno un referendum per unirsi alla Turchia.
L’Università turca Gaziantep, dopo la scuola aperta a Jarabulus nell’ottobre 2018, quest’anno ha chiesto alle autorità educative turche di aprire tre strutture ad Azaz (facoltà di scienze islamiche), al-Bab (facoltà di economia) e Afrin (facoltà di educazione), nel territorio siriano: la mossa era già indicata come parte di un’acquisizione turca della Siria settentrionale. La Turchia sta cercando di ripetere l’operazione «riuscita» ad Afrin e denominata «ramo di ulivo». Tale operazione ha portato tutto tranne la pace: i curdi ed i cristiani sono stati cacciati, sostituiti da «rifugiati» sunniti e dai terroristi che l’Occidente ha sinora definito «ribelli moderati».
E’ ipocrita lamentarsi per il tradimento subito dal «povero popolo Rojava», come se dovessimo essere profondamente turbati dal fatto che gli Stati Uniti si stiano ritirando dalla loro illegale occupazione. Prima dell’intervento illegale degli Stati Uniti in Siria nel settembre 2014, l’YPG (il braccio armato curdo) aveva sottoscritto un patto di non aggressione con il governo siriano in modo che entrambi potessero concentrarsi sulla lotta contro il nemico comune, cioè i terroristi di al-Nusra (sempre definiti dall’Occidente «ribelli moderati») e l’ISIS. E’ sempre bene ricordare che sono gli Stati Uniti ad aver creato queste organizzazioni terroristiche. L’ISIS è un prodotto volutamente creato dal governo degli Stati Uniti, ma dai precedenti governi democratici statunitensi, quelli della Clinton e dell’indegno premio Nobel Obama. Qui, si evidenzia come il problema non sia Trump, ma il problema sono gli Stati Uniti nel suo complesso.
Riprendiamo l’analisi. Dall’aprile del 2011 il governo siriano del presidente Assad aveva concesso la cittadinanza a 300.000 curdi apolidi. Dopo che i curdi hanno ottenuto il sostegno degli Stati Uniti, hanno miseramente tradito il governo siriano che li aveva precedentemente protetti contro l’ISIS. Così i curdi, prima di essere stati traditi sono stati loro stessi a ricoprire il ruolo di traditori, inducendo gli Stati Uniti a sabotare ripetutamente gli sforzi del governo siriano per sconfiggere l’ISIS e consentendo ai barbari invasori a stelle e strisce di impiantare le loro basi militari sul territorio siriano. I traditori curdi hanno poi tentato di rimuovere le Forze di Difesa Nazionali Siriane (SNDF) ed i posti di blocco della milizia assira ad Hasakah nel gennaio 2016. Poi, a giugno e agosto 2017, hanno supportato gli Stati Uniti nell’abbattere gli aerei siriani che avevano come obiettivi gli insediamenti dell’ISIS. Tutto ciò perché i curdi volevano occupare più terra possibile, terra che storicamente non è mai stata nemmeno curda.

I traditori curdi dello YPG accanto agli invasori statunitensi
Il presidente Assad a febbraio del 2019 avvertì i curdi, con una profezia che si è avverata. Ma perché mai nessuno in questi 10 mesi ha ricordato le parole del presidente siriano? Eccole qui: «A questi gruppi che scommettono sugli americani diciamo che non vi proteggeranno. Gli americani non vi metteranno nel loro cuore o tra le loro braccia. Vi metteranno in una tasca e sarete un gettone di scambio«. Parole da statista. Mentre in Italia per esempio, dove pullulano solo politici di piccolo calibro, Bersani in un comizio ha portato sul palco quattro persone con la bandiera dei terroristi. Quello straccio (perchè in realtà di ciò si tratta e non di una bandiera) rappresenta i terroristi dell’Esercito Siriano Libero, quelli che in Occidente vengono definiti «ribelli moderati». Ebbene, oggi questi terroristi a loro volta finanziati ed armati dagli Stati Uniti, stanno facendo il lavoro sporco sul terreno per conto dell’esercito turco, attaccando i curdi. Eh, ma non si può dire in televisione, cadrebbe tutta la retorica sui ribelli moderati che combattono contro Assad!
Ecco che allora, lo stesso straccio lo troviamo insieme alle bandiere dei terroristi di Jaish al-Fath (un altro straccio in realtà), insieme alle bandiere della Turchia, che oggi tutti attaccano perché «cattiva e spietata» e vicino alla bandiera degli Stati Uniti, i veri artefici di tutta questa tragedia. Queste immagini meritano un secondo di riflessione.
Ed oggi, in Occidente, non si apprezza neanche l’enorme sacrificio umano e finanziario sostenuto dalla Russia per sconfiggere l’ISIS, creatura statunitense, ricordiamolo sempre! Ma senza sapere neanche di cosa si stia parlando, si incensa il «sacrificio» del popolo curdo e delle donne curde che hanno combattuto contro l’ISIS. Il mondo dovrebbe essere scioccato perchè qualcuno vaneggiando sostiene che i curdi avrebbero sconfitto l’ISIS. Non sono stati i curdi, ma i russi a liberarci da questa piaga made in USA.
I curdi affermano di non avere «amici se non le montagne» e tuttavia si ritrovano in profondità nelle pianure della Siria storicamente araba/assira. Nel dicembre dello scorso anno, quando gli Stati Uniti hanno minacciato di ritirarsi, i curdi hanno minacciato di rilasciare 3.200 prigionieri dell’ISIS. Come vediamo, non è solo Erdogan a minacciare di aprire le porte!
Nel luglio del 2019 è stato rivelato che i curdi stavano vendendo ad Israele il petrolio siriano rubato dai pozzi del governo siriano. Questo infame commercio è avvenuto tramite un imprenditore israeliano-statunitense, Mordechai Kahana, la cui società, la «Global Development Corporation», ha ottenuto il diritto di rappresentare il Consiglio Democratico Siriano (DSC) in tutte le questioni relative alla vendita di petrolio di proprietà della DSC. Ma queste risorse petrolifere sono proprietà dello Stato siriano, che prima di essere invaso dagli Stati Uniti, combattuto da Israele e devastato dai terroristi dell’ISIS, venivano vendute a prezzi agevolati a tutti i siriani (i legittimi proprietari), mentre adesso, i siriani sono flagellati dalle sanzioni occidentali ed il petrolio rubato viene venduto ad Israele, nemico della Siria. Curdi, fatevi un bell’esame di coscienza!
Gli Stati Uniti hanno autorizzato i mercenari curdi del nord della Siria a sfruttare i giacimenti petroliferi e a venderne il petrolio a Israele.
Il quotidiano libanese al-Akhbar ha pubblicato la lettera d’incarico dell’imprenditore israeliano-statunitense Mordechai Kahana. In un primo momento i portavoce del governo dei Rojava hanno mentito smentendo la notizia. Poi Kahana la confermò alla stampa israeliana specificando che agiva non come israeliano, bensì come statunitense. Se così fosse, gli Stati Uniti violano le Convenzioni di Ginevra che vietano a qualunque Paese occupante di saccheggiare le risorse del Paese occupato.
Ecco di seguito una foto di Mordechai Kahana il quale sventola quello straccio (non sarà mai una bandiera) che rappresenta i terroristi dell’Esercito Siriano Libero, quei macellai e carnefici che oggi stanno attaccando i curdi, ma che gli ipocriti governi e media occidentali hanno sempre definito «ribelli moderati». Certo che ora è difficile raccontare che sono questi terroristi, armati e finanziati dall’Occidente a massacrare una popolazione che lo stesso Occidente vuole ergere a martire, ma che nel frattempo ha indotto a svolgere certamente il ruolo di traditore.

Mordechai Kahana
La frustrazione del governo siriano nei confronti dell’ipocrisia dei curdi è quindi del tutto comprensibile. Inoltre, i curdi non sono le povere vittime oppresse della storia, sono un orgoglioso popolo guerriero, che per secoli è stato ben rappresentato nella società islamica, a cominciare da Salahadeen Ayyoubi, il sultano d’Egitto e Siria che sconfisse i Crociati e massacrò gli sciiti dopo aver rovesciato i Fatimidi.
Quando gli Zamorin di Calicut avevano bisogno di aiuto contro la potente marina Portoghese, i Mamelucchi inviarono Amir Hussain al-Kurdi il quale nel 1508, insieme al Sultanato del Gujarat, sconfisse i portoghesi nella Battaglia di Chaul. Durante la prima guerra mondiale, gli arabi presero le armi contro ciò che consideravano il dominio imperiale turco dopo secoli di sottosviluppo economico, in cui la ricchezza dell’impero si era concentrata nell’Anatolia occidentale e fu un periodo in cui lo Yemen subì terribilmente le invasioni ottomane.
Allora i curdi si schierarono per lo più con il califfato (cioè con i turchi) contro le forze dell’autodeterminazione araba e soprattutto, i curdi presero parte ai genocidi commessi contro gli armeni e gli assiri, ribaltando artificialmente la demografia della regione a loro favore. Il PKK curdo, meritoriamente, ha riconosciuto la responsabilità di questo genocidio e se ne è scusato. Ma i media occidentali ci raccontano di un popolo eternamente oppresso e questa parte fondamentale della storia la omettono dalla loro narrazione.
Il punto non è l’affermazione semplicistica allora «i curdi sono cattivi», ma che la narrativa di un popolo curdo oppresso e vittima delle altre nazioni, abbastanza di moda tra gli occidentali di oggi, evapora completamente di fronte alla conoscenza della storia ed è stata inventata nel 2014 per giustificare un’occupazione illegale degli Stati Uniti in Siria.
Luca D’Agostini
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