In tutto il mondo l’aggettivo «russo» figura spesso in alcune espressioni che sono ormai divenute tipiche.
Scopriamo allora cosa viene principalmente definito «russo» nel mondo.
Roulette russa — La maggior parte delle persone associa la «roulette russa» alla cultura russa e non ha dubbi sul fatto che questo assurdo gioco di adrenalina abbia avuto origine in Russia. La roulette russa è un gioco d’azzardo potenzialmente mortale, praticato con l’ausilio di una rivoltella. Consiste nel rimuovere i proiettili dall’arma lasciandone all’interno uno solo, ruotare poi velocemente il tamburo e puntare la rivoltella verso la propria tempia. Considerato il suo nome, non ci dovrebbero essere dubbi sulle sue origini. Eppure, tutto ha avuto inizio a partire da una breve storia pubblicata su una rivista che, a differenza di quanto molti potrebbero pensare, non era russa.
La prima descrizione di una pratica simile è raccontata dallo scrittore russo Michail Lermontov nel racconto «Un fatalista» contenuto nel romanzo «Un eroe del nostro tempo» del 1840. Lermontov narra la storia del sottotenente Vulič, ufficiale di origini serbe dell’esercito zarista, che, per dimostrare la propria fiducia nell’immutabilità del destino, impugnò una pistola presa nella camerata e non sapendo se fosse carica o meno, la puntò alla propria testa. Poi lanciò una carta da gioco in aria e, appena questa toccò il suolo, premé il grilletto.1
Il termine «roulette russa» venne utilizzato invece per la prima volta nel 1937 in un racconto omonimo scritto dallo scrittore statunitense Georges Arthur Surdez e pubblicato sulla rivista Collier’s Magazine. Nel racconto si parlava dei giochi pericolosi a cui ricorrevano i soldati della Legione straniera francese per vincere la noia in Nord Africa. Surdez alludeva ad una lettera in cui un mercenario tedesco raccontava una conversazione che aveva avuto con un sergente russo nel 1917 mentre si trovava in Romania. Il sergente russo aveva raccontato: «Quando, intorno a noi, tutto andava in frantumi, gli ufficiali russi si sentivano come se stessero perdendo non solo il prestigio, il denaro, la famiglia ed il Paese, ma anche l’onore nei confronti degli alleati. Alcuni di essi, indipendentemente da dove si trovassero, seduti al tavolo di una caffetteria con amici, estraevano di colpo la rivoltella, rimuovevano un proiettile dall’arma, facevano girare rapidamente il tamburo e, dopo aver puntato la pistola alla testa, premevano il grilletto. La probabilità che l’arma facesse fuoco spappolando il cervello dell’ufficiale era di cinque su sei. A volte succedeva, altre no«.1
La prima cosa evidente è l’imprecisione riportata dall’ufficiale nel suo racconto: «Cinque cartucce su sei«. Nel 1917 l’arma standard in dotazione agli ufficiali russi era la rivoltella Nagant M1985, un’arma che utilizzava sette cartucce e non sei. Ad utilizzarne sei era la Smith&Wesson, un’arma ormai obsoleta in quegli anni. Inoltre, gli ufficiali russi sarebbero caduti come mosche, viste le probabilità sfavorevoli. Inoltre non esiste nessun altro documento che confermi l’esistenza della roulette russa nell’esercito, né in Romania né altrove. Altresì, lo scrittore Surdez non muoveva obiezioni quando lo chiamavano «l’uomo che inventò la roulette russa«.1
Il racconto tuttavia, piacque così tanto ai lettori che venne pubblicato in diverse riviste. Otto mesi più tardi, il giovane statunitense Thomas Markli, si sparò nel giorno del suo compleanno seguendo questo rituale. Fu il primo caso di «roulette russa» con esito fatale registrato negli Stati Uniti.1
Black Russian e White Russian — Benché l’aggettivo potrebbe trarre in inganno, questi due cocktail, il Black Russian ed il White Russian, non sono nati in Russia, bensì in Belgio. Furono il risultato della creatività di un barman belga, Gustave Tops, il quale realizzò questo cocktail nel 1949 all’Hotel Metropole di Bruxelles in onore di Perle Mesta, l’allora ambasciatore statunitense in Lussemburgo.2
Il Black Russian deve il suo nome ai suoi ingredienti di base: la vodka, il superalcolico tradizionale russo, ed al colore scuro dato dal liquore al caffè. Il White Russian, invece, sia alla vodka sia al colore chiaro dato dalla panna.2
Servizio alla russa — Il servizio alla russa è attualmente il modo più utilizzato di servire le portate a tavola nei ristoranti europei: si ha quando le posate sono già in tavola, sul piatto è posato un tovagliolo piegato, e vengono portati, uno dopo l’altro, i piatti dall’antipasto al dessert. Questa «novità» fu portata in Europa nel 1810, dall’ambasciatore russo in Francia Aleksandr Borisovič Kurakin. Precedentemente, partendo dal Medioevo, era molto popolare il «servizio alla francese» mediante il quale i piatti venivano portati tutti insieme e gli invitati, stando in piedi attorno alla tavola, si servivano di ciò che volevano. Gli ospiti, quindi dovevano stare molto tempo in piedi e mangiare senza rispettare un ordine. Il servizio alla russa era piaciuto molto ai francesi, e poco dopo sarebbe diventato popolare anche in Inghilterra.
Quindi con il servizio alla russa la tavola si presentava quasi del tutto spoglia: oltre ai coperti comparivano solo gli antipasti freddi. Gli altri piatti venivano serviti uno di seguito all’altro e secondo un preciso ordine gerarchico. Ai commensali era lasciata la sola scelta della quantità; o, va da sé, del cortese rifiuto.
In conseguenza dell’affermarsi del servizio alla russa, verso la metà dell’Ottocento nacque il «menù», attraverso il quale il commensale poteva farsi un’idea della totale composizione del pasto e quindi decidere la quantità delle porzioni che si sarebbe fatto servire.
Insalata russa — In Italia si chiama insalata russa, ma cambia nome quando oltrepassa i confini. In Lituania ad esempio la chiamano insalata bianca, in Germania e Danimarca è l’insalata italiana. E in Russia? Qui il piatto porta il nome del suo inventore. Infatti la prima «insalata russa» della storia non era propriamente russa. Ed in realtà non era nemmeno un’insalata.3
Fu un’invenzione di Lucien Olivier, un cuoco belga il quale nella seconda metà dell’Ottocento aprì a San Pietroburgo un ristorante di cucina francese di lusso chiamato «Hermitage». Tale era la sua bravura, che spesso veniva pagato profumatamente per preparare sontuosi banchetti nelle case dell’oligarchia dell’allora capitale russa. In una di queste occasioni sperimentò un piatto di petti di pernici, quaglie e code di gamberi ricoperti da gelatina e maionese (ai tempi non molto conosciuta in Russia): a scopo decorativo aggiunse patate, tartufi, sottaceti e uova. Si narra che uno dei commensali abbia mischiato senza pudore gli ingredienti così sapientemente collocati rendendo il proprio piatto qualcosa di molto simile ad un’insalata. Lo chef belga, orgoglioso delle sue creazioni e terribilmente permaloso, nei giorni seguenti servì per dispetto il piatto nella versione «maltrattata». Fu l’inizio di un successo straordinario, che portò l’insalata russa sulle tavole di tutta la città.3
Dopo la morte di Olivier, vennero introdotti diversi ingredienti nel piatto. La lingua di vitello e i cetrioli furono le prime novità, poi arrivarono anche il caviale, i capperi e la polpa di granchio mentre la gelatina fu eliminata. Dopo la rivoluzione russa del 1917, l’influenza francese in cucina non era più vista così di buon occhio e gli ingredienti più costosi cominciavano a scarseggiare. La versione sovietica, chiamata «insalata della capitale» prevedeva il pollo al posto delle pernici e le carote grattugiate invece del granchio. Caviale, capperi e sottaceti lasciarono il posto ai piselli in scatola. Del piatto originario rimanevano praticamente soltanto le patate e la maionese, ormai una delle salse preferite dei russi.3
Montagne russe — In Italia sono chiamate «montagne russe», ma in giro per il mondo assumono anche molti nomi diversi. Basti pensare che in Russia addirittura sono chiamate «montagne americane». Comunque le «montagne russe» sono nate a San Pietroburgo verso il 1780. All’inizio erano grandi scivoli in legno, alti una ventina di metri, che venivano fatti ghiacciare per scivolarci sopra con le slitte.4
Si narra anche Ekaterina (Caterina) la Grande se ne fosse fatta costruire alcune nelle sue proprietà e che un membro della famiglia dello Zar ebbe l’idea di far aggiungere le ruote alle slitte per poter approfittare di questo divertimento in ogni stagione. Ed ecco che gli scivoli ghiacciati diventarono «montagne russe».4
Nel 1800 un diplomatico francese in viaggio in Russia notò le «montagne russe» e decise di portare l’idea a Parigi, adattandola ad altre temperature.4
Luca D’Agostini
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Fonti
(1) Roulette russa
(2) White Russian e Black Russian
(3) Insalata russa
(4) Montagne russe
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