Aleksandr Borisovič Buturlin nacque a Mosca il 18 luglio 1694. Suo padre, un capitano della Guardia Imperiale morì nel 1708 per una ferita ricevuta in battaglia. Nel 1714, il ventenne Aleksandr fu arruolato come soldato nella Guardia Imperiale. Dal 1716 al 1720 studiò presso l’Accademia Navale dove apprese le scienze necessarie per la navigazione, l’abilità nella scherma e alcune lingue straniere. Nel 1720, Buturlin affiancò Pietro I accompagnando l’imperatore nelle campagne contro gli svedesi e i persiani, e partecipando a diverse battaglie. Pietro il Grande riponeva molta fiducia in Buturlin al punto da confidargli i suoi segreti.
Le cronache del tempo ci descrivono il giovane Buturlin come un uomo estremamente colto, di bell’aspetto e signorile. Buturlin corrispondeva più all’immagine di un giudice o di un funzionario amministrativo piuttosto che di un capo militare.
L’aspetto coraggioso di Buturlin, la cui bellezza era superiore a tutti i suoi compagni, la sua dignità e la sua pietà gli permisero di diventare facilmente un favorito sotto Caterina I, la quale concesse a Buturlin ampi poteri. La zarina Elizaveta della quale era un ciambellano, presentò Aleksandr Borisovič Buturlin a Pietro II. Il 1° gennaio 1728, Buturlin divenne un cavaliere dell’Ordine di Aleksandr Nevskij. Il 10 febbraio 1728 fu nominato generale della cavalleria.
I membri della famiglia principesca russa Dolgorukij, vedendo Buturlin come un rivale e temendo la rapida crescita della sua reputazione, cercarono di ostacolare le sua attività a corte e vi riuscirono. Buturlin fu inviato nell’esercito di stanza in Ucraina per combattere contro i tatari di Crimea. Con l’avvento di Anna Ioannovna, Buturlin ricoprì posizioni minori, in quanto genero di uno dei principi Golitsjn, i quali erano oppositori dell’imperatrice.
Nel 1731-1733 era di stanza nelle truppe sul confine persiano, negli anni 1735-1740 ricoprì la carica di governatore di Smolensk. In questa posizione, assunse misure per impedire ai contadini russi delle aree di confine di trasferirsi in Polonia e Lituania. Nel 1738 fu inviato a combattere la guerra russo-turca.
Quando Elizaveta Petrovna salì al trono, ricordandosi della figura del ciambellano e del favorito di Caterina I, nominò Buturlin comandante in capo della Piccola Russia, e nel giorno della sua incoronazione lo nominò capo del governo. Da quel momento, Buturlin riprese la sua veloce carriera.
Durante la guerra russo-svedese, comandò le truppe in Livonia. Dal marzo 1742, Aleksandr Borisovič Buturlin ricoprì la carica di senatore e governatore di Mosca, anche se la maggior parte del tempo visse a San Pietroburgo. Negli anni successivi, l’imperatrice continuò a riversare su Buturlin i suoi favori: nel 1747 divenne aiutante generale, nel 1749 tenente colonnello del Reggimento Preobrazhenskij, nel 1751 un cavaliere dell’Ordine di Sant’Andrea, nel 1756 un membro della Conferenza alla più alta corte.
Il 7 febbraio 1760, l’imperatrice nominò Aleksandr Borisovič Buturlin alla dignità di conte dell’Impero russo, e a settembre del 1760 lo nominò il comandante in capo dell’esercito russo.
In qualità di comandante in capo dell’esercito russo, Buturlin risolse il problema dello svernamento dell’esercito, poiché la campagna militare di quell’anno era già finita: la conferenza voleva che l’esercito rimanesse in inverno a Oder o almeno in Pomerania, ma Buturlin comprese che ciò era impossibile, dal momento che doveva procurarsi provviste per tutto l’esercito in quel Paese devastato. Perciò lasciò in Pomerania un corpo di truppe leggere al comando del conte Totleben e trasferì il resto dell’esercito nella Vistola, stabilendolo in accampamenti invernali tra Dirschau e Thorn. Durante la stagione invernale, Buturlin preparò con cura l’esercito per la campagna dell’anno successivo, che si riteneva sarebbe stata decisiva. Il comandante in capo, prima di tutto, rafforzò la disciplina, abolì il congedo di generali e ufficiali, si prese cura di mantenere la salute dei soldati e renderli più igienici e motivati. Inoltre riorganizzò la cavalleria sostituendo quasi tutto il suo personale equestre con nuovi cavalieri e nuovi cavalli. Buturlin riorganizzò anche l’artiglieria. In breve tempo, Buturlin mostrò tutte le sue capacità organizzative.
Il 3 maggio 1761, Buturlin ricevette un ordine: recarsi in Slesia per unirsi agli austriaci, attaccare e sconfiggere i prussiani e porre fine a questa estenuante guerra per la Prussia.
Un comandante austriaco, il barone Ernst Gideon von Laudon, a quel tempo già famoso per molte vittorie riportate sulle truppe della Prussia, offrì a Buturlin di attraversare l’Oder e di unirsi a lui. L’esercito di Buturlin avanzò per unirsi agli austriaci solo il 1° agosto 1761. A Nikolshtat le truppe prussiane attaccarono i reparti cosacchi e la cavalleria che copriva l’esercito russo. Gli austriaci si precipitarono in aiuto degli alleati, ma furono sconfitti e le perdite delle truppe russe furono notevoli. Buturlin e von Laudon, durante un incontro personale, mostrarono segni di amicizia, sebbene i loro rapporti fossero tesi. Von Laudon era scontento della lentezza di Buturlin, il quale, da parte sua si adirò notevolmente nei confronti del barone austriaco accusandolo di aver sottoposto i russi al fuoco nemico, permettendo la concentrazione delle divisioni prussiane in pericolosa prossimità.
Tali incomprensioni produssero un ritardo nella decisione di intraprendere ulteriori azioni. Buturlin, il quale temeva di subire ingenti perdite e dubitava dell’aiuto degli austriaci, difese l’idea di circondare il nemico e di portarlo alla resa. Von Laudon dal canto suo, era desideroso di conquistare la Slesia e per questo motivo più di una volta apparve al quartier generale di Buturlin, cercando di convincerlo della necessità di attaccare i prussiani ma non intraprese alcuna azione indipendente. Buturlin però non era di questo avviso e disse: «Se i prussiani attaccheranno l’esercito austriaco, ordinerò di intervenire in sua difesa«. La perseveranza del feldmaresciallo von Laudon così angosciato che fu colpito da una colica biliare, lo condusse all’imprudenza di redigere un piano per le azioni militari di competenza dell’esercito russo, e questo fatto contribuì ad aumentare la freddezza nei rapporti tra i comandanti militari.
Le truppe rimasero inoperose per un mese, il cibo stava per finire e il 13 settembre Buturlin si ritirò da Bunzelvice, lasciando il 26° Corpo di Chernjshev a sostegno di von Loudon. Buturlin passò l’Oder con lo scopo di prendere Glogau e da lì dirigersi in Pomerania per accorrere in aiuto di Rumjantsev. Ma questa impresa si dimostrò inattuabile poiché i prussiani che agivano sul retro dell’esercito russo, interrompevano le comunicazioni con Poznan e il corpo di Rumjantsev.
Allora il quartier generale di Buturlin adottò un nuovo piano: deviare i prussiani dalla Slesia e dalla Sassonia, coprendo allo stesso tempo l’esercito austriaco, dando così a quest’ultimo l’opportunità di dominare l’intera Slesia. Con questo obiettivo, Buturlin cominciò a manovrare vicino al baso Oder e marciò verso Regenswalde, ma a metà ottobre non riuscì a rifornire l’esercito e quindi decise di recarsi a Vistula per lo svernamento, lasciando il principe Volkonskij a Varta.
Buturlin non intraprese ulteriori azioni per l’intera campagna; l’essenza della sua strategia fu l’abilità nelle manovre militari, la ricerca dei punti deboli del nemico, ma la mancanza di esperienza nella gestione di formazioni di truppe di grandi dimensioni, la sfiducia degli alleati e forse la vecchiaia del comandante in capo non condussero ad alcun risultato significativo. Solo Rumjantsev, il quale prese Kolberg a dicembre, e Chernjshev, il quale insieme agli austriaci prese Sveydnits, agirono con successo. I due generali russi agirono indipendentemente da Buturlin, il quale comunque, con le sue manovre, ebbe il merito fondamentale di deviare l’attenzione delle forze nemiche. I risultati avrebbero potuto essere molto migliori, ma il prezzo del successo sarebbe stato alto, e per Buturlin la vita dei soldati russi aveva un immenso valore.
Il senato russo fu infastidito dal fallimento al punto tale che attacchi e accuse pesanti si riversarono su Buturlin. Il 18 dicembre, fu richiamato a San Pietroburgo e consegnò il comando al generale Fermor. Buturlin era un tipo di comandante che non si sforzava per una vittoria rapida e rumorosa contro il nemico, ma agiva con una strategia estenuante. La sua strategia nella Guerra dei Sette Anni, avrebbe portato alcuni benefici ai russi e, prima o poi, avrebbe condotto Federico II alla sconfitta finale. Tuttavia, l’uscita della Russia dalla guerra fu predeterminata dalla morte di Elizaveta I.
Sulla strada per San Pietroburgo, Aleksandr Borisovič Buturlin ricevette la notizia che l’imperatrice era morta ed insieme a questa notizia, una dichiarazione scritta del nuovo imperatore il quale giustificò tutte le azioni di Buturlin, facendo cadere le accuse nei suoi confronti.
All’arrivo a San Pietroburgo, Buturlin fu nuovamente nominato governatore generale di Mosca. L’imperatrice Caterina II, che presto assunse il trono, lo confermò in questa carica e lo trattò con grande rispetto. Caterina II gli consegnò un certificato di ringraziamento di tutti i suoi servigi e lo premiò con una spada cosparsa di diamanti.
Buturlin morì a Mosca il 30 agosto 1767. Fu sepolto a San Pietroburgo nel monastero di Aleksandr Nevskij. L’epitaffio riporta: «Lo specchio della fede incrollabile e dei molteplici nomi di virtù«.
Luca D’Agostini
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Fonti:
Бутурлин
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