Il regno abkhazo nacque nell’VIII secolo. Nella seconda metà del IX° secolo divenne parte della Georgia. Nel 13° secolo l’Abkhazia fu conquistata dai mongoli-tartari, dal 16° secolo dipese dalla Turchia, nel 1810 divenne parte della Russia. Dopo il crollo dell’Impero russo, la Russia sovietica riconobbe il territorio della Georgia indipendente entro i limiti del fiume Psou, cioè dell’Abkhazia nella neonata Repubblica Democratica di Georgia.
Questo era stato fissato nell’accordo russo-georgiano del 7 maggio 1920, secondo il quale «il confine di stato tra Georgia e Russia corre dal Mar Nero lungo il fiume Psou fino al monte Akhakhcha«.
Il 25 febbraio 1921, avvenne in Georgia un colpo di stato bolscevico e così il 4 marzo 1921 l’Abkhazia divenne una repubblica sovietica. Dal 16 dicembre 1921 la Repubblica Socialista Sovietica Abkhaza fu incorporata nella Repubblica Socialista Sovietica Georgiana.
Nel 1931, lo stato costituzionale dell’Abkhazia iniziò a corrispondere al suo stato giuridico attuale e fu definito come una «Repubblica autonoma all’interno della Georgia«. Conformemente alle disposizioni delle Costituzioni del 1936 e del 1977, le entità autonome erano parti inalienabili delle repubbliche dell’unione e, naturalmente, non avevano il diritto di ritirarsi dalla repubblica dell’Unione, specialmente dall’Unione Sovietica.
Le tensioni tra il governo georgiano e l’autonomia abkhaza già si manifestarono periodicamente nel periodo sovietico. La politica migratoria, iniziata sotto l’egida di Lavrentij Pavlovič Berija, ridusse la quota degli abkhazi nella popolazione totale della repubblica (all’inizio degli anni ’90 era solo del 17%). La migrazione dei georgiani nel territorio dell’Abkhazia (1937-1954) si formò stabilendosi nei villaggi abkhazi.
La lingua abkhaza (fino all’anno 1950) fu esclusa dal curriculum della scuola secondaria e sostituita dallo studio obbligatorio della lingua georgiana, la scrittura abkhaza fu tradotta nella base grafica georgiana (nel 1954 fu tradotta in russo).
Le proteste di massa e i disordini tra la popolazione abkhaza che chiedevano il ritiro dell’Abkhazia dalla Repubblica Socialista Sovietica Georgiana divamparono nell’aprile del 1957, nell’aprile del 1967 ed in misura ancora maggiore nel maggio e settembre del 1978.
L’aggravarsi delle relazioni tra Georgia e Abkhazia iniziò il 18 marzo 1989. In questo giorno, nel villaggio di Likhni (l’antica capitale dei principi abkhazi), si svolse una manifestazione di 30.000 abkhazi i quali chiedevano il ritiro dell’Abkhazia dalla Georgia e il suo restauro come repubblica sovietica autonoma.
Il 15-16 luglio 1989, a Sukhumi si sono verificati sanguinosi scontri tra georgiani e abkhazi i quali causarono la morte di 16 persone.
Un nuovo aggravamento della situazione in Abkhazia si verificò in connessione con l’annuncio da parte delle autorità georgiane dell’abolizione della Costituzione della Repubblica Socialista Sovietica Georgiana del 1978 ed il ripristino della costituzione della Repubblica Democratica Georgiana del 1918, che proclamava la Georgia come stato unitario ed escludeva l’esistenza di autonomie territoriali. In Abkhazia, questo fu visto come l’inizio del corso per la completa eliminazione del gruppo etnico abkhazo.
Il 25 agosto 1990, il Consiglio Supremo dell’Abkhazia adottò la Dichiarazione sulla sovranità della Repubblica Socialista Sovietica Abkhaza causando una profonda divisione tra i deputati abkhazi e la fazione georgiana delle Forze armate che si opponevano alla Dichiarazione.
Il 31 marzo 1991 in Georgia, compresa l’Abkhazia, si tenne un referendum sul ripristino della sovranità statale organizzato dal governo georgiano. In Abkhazia votarono il 61,27% degli elettori, il 97,73% dei quali votò per la sovranità statale della Georgia. Nella Georgia, votarono il 90,79% degli elettori, il 99,08% dei quali votò per ripristinare la sovranità statale della Georgia. Sulla base dei risultati del referendum, il Consiglio supremo della Georgia, il 9 aprile 1991, proclamò la dichiarazione sul ripristino della sovranità statale della Repubblica di Georgia.
All’inizio di febbraio del 1992, le tensioni politiche in Abkhazia peggiorarono a causa del fatto che unità della Guardia nazionale georgiana entrarono in Abkhazia con il pretesto di combattere i sostenitori del deposto presidente Zviad Gamsakhurdia.
Il 23 luglio 1992, le forze armate dell’Abkhazia adottarono una risoluzione sulla cessazione della costituzione dell’Abkhazia nel 1978 e l’emanazione della costituzione del 1925, che prevedeva l’autonomia dell’Abkhazia. Tale risoluzione non fu riconosciuta dal governo della Georgia.
Così qualche giorno dopo, il 14 agosto 1992 il governo georgiano lanciò un ‘operazione militare in Abkhazia con l’uso dell’aviazione e dell’artiglieria. Questa azione militare provocò una forte resistenza della popolazione civile abkhaza la quale impugnò le armi per difendere la propria comunità. In soccorso della popolazione civile abkhaza intervennero come volontari civili, numerosi cosacchi russi.
Il 3 settembre 1992 a Mosca, durante un incontro tra il Presidente della Federazione Russa, Boris Eltsin ed Eduard Shevardnadze, il quale in quel periodo ricopriva le carica di Presidente del Consiglio di Stato della Georgia, fu firmato un documento che prevedeva un cessate il fuoco, il ritiro delle truppe georgiane dall’Abkhazia, il ritorno dei profughi. Poiché le parti in conflitto non rispettarono nessuna delle clausole dell’accordo, le ostilità continuarono.
Alla fine del 1992, la guerra era caratterizzata da una situazione di stallo, in cui nessuna delle due parti poteva vincere. Il 15 dicembre 1992, la Georgia e l’Abkhazia firmarono diversi documenti sulla cessazione delle ostilità, il ritiro di tutte le armi pesanti e di tutte le truppe dalla regione delle operazioni militari. Ci fu un periodo di calma relativa, ma all’inizio del 1993 le operazioni militari ripresero in seguito all’offensiva abkhaza su Sukhumi, occupata dalle truppe georgiane.
Alla fine di settembre 1993, la città di Sukhumi passò sotto il controllo delle truppe abkhaze. Le truppe georgiane furono costrette a lasciare completamente l’Abkhazia.
Secondo dati ufficiali, circa 16.000 persone morirono durante le operazioni militari, tra cui 4.000 Abkhazi, 10.000 Georgiani e 2.000 volontari cosacchi. Tutti gli abitanti di etnia georgiana che vivevano in Abkhazia lasciarono il Paese e si rifugiarono in Georgia.
Il 14 maggio 1994, a Mosca, con la mediazione della Russia, i rappresentanti georgiani e abkhazi firmarono un accordo per il cessate il fuoco e la separazione delle forze armate. Sulla base di questo documento e della successiva decisione del Consiglio dei Capi di Stato della Comunità degli Stati Indipendenti (CSI), dal giugno 1994, nella zona di conflitto furono schierate delle truppe al fine di garantire il mantenimento della pace. Duemila uomini delle truppe militari russe e della guardia di frontiera della Federazione Russa furono posizionati lungo il confine georgiano-abkhazo.
Il 2 aprile 2002 fu firmato il protocollo georgiano-abkhazo, secondo il quale le forze di pace russe e gli osservatori militari delle Nazioni Unite avevano il compito di pattugliare l’alta gola di Kodori (il territorio dell’Abkhazia controllato dalla Georgia). Tuttavia, nel giugno 2003, numerosi membri delle missioni delle Nazioni Unite furono rapiti proprio in questa zona che stavano pattugliando e così il servizio di pattugliamento fu sospeso fino a luglio del 2006 quando, un alto numero di militari e poliziotti georgiani furono trasferiti dal governo della Georgia nei villaggi di Kodori. Il 3 agosto 2006, il Ministero degli Affari Esteri della Georgia annunciò «il completamento della fase attiva dell’operazione speciale della polizia anti-criminale nell’alta Gola di Kodori«.
Il 26 settembre 2006, il presidente georgiano Mikhail Saakashvili annunciò che questa regione dell’Abkhazia, ora controllata dal governo georgiano, sarebbe stata chiamata «Abkhazia Superiore», con l’istituzione, il giorno 27 settembre, di un governo locale alle dipendenze del governo centrale della Georgia. Questa data non fu scelta a caso: il 27 settembre infatti è il giorno della caduta di Sukhumi, che in Georgia vivono come una tragedia. La reazione del governo abkhazo fu molto dura in quanto avvertì la Georgia che avrebbe fatto del suo meglio per impedire ai funzionari georgiani di entrare nella gola di Kodori.
Il 13 ottobre 2006, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite adottò la risoluzione 1716, che conteneva un appello ad entrambe le parti di astenersi da qualsiasi azione che avesse potuto impedire il processo di pace. Inoltre il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite espresse la sua preoccupazione per le azioni messe in atto dalla Georgia nella Gola di Kodori in quanto violavano le disposizioni relative al cessate il fuoco e l’accordo di Mosca del 14 maggio 1994, così come altri accordi georgiano-abkhazi sulla gola di Kodori.
La notte del 12 marzo 2007, i villaggi di Chkhalta, Azhara e Gentsvishi, situati nella parte settentrionale della Gola di Kodori furono bombardati. I georgiani si affrettarono a dichiarare che il bombardamento era stato effettuato da due elicotteri MI-24 russi e contemporaneamente da mezzi di artiglieria e mortai situati sul territorio dell’Abkhazia. Le indagini internazionali sull’incidente non furono mai in grado di rivelare i responsabili.
Nel marzo-aprile 2007, durante la campagna elettorale per l’elezione dei membri del parlamento abkhazo, furono commessi diversi sequestri di persona, riguardanti proprio i candidati al parlamento.
Il 20 settembre 2007, alcuni uomini delle forze speciali georgiane penetrarono per 300 metri in Abkhazia, uccisero 2 militari dell’esercito russo che pattugliavano il confine e poco attaccarono un gruppo di militari abkhazi.
Dall’inizio della primavera del 2008, le forze militari georgiane condussero una serie di esercitazioni nelle aree adiacenti alla zona di sicurezza.
Il 18 marzo e il 20 aprile 2008, velivoli da ricognizione senza equipaggio appartenenti all’esercito georgiano furono abbattuti nella zona di sicurezza.
Il 30 aprile 2008, la Russia aumentò il numero del contingente di mantenimento della pace in Abkhazia da due a tremila persone.
Il 16 maggio 2008, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite, su iniziativa della Georgia, adottò una risoluzione sul rientro dei rifugiati in Abkhazia. In conformità con il testo della risoluzione, l’Assemblea Generale sottolineava l’urgente necessità di un calendario per assicurare il ritorno volontario immediato di tutti i rifugiati e gli sfollati di etnia georgiana nella case che abitavano in Abkhazia.
Tutti i Paesi che componevano l’ex Unione Sovietica (tranne la Georgia), la stragrande maggioranza dei membri dell’Unione Europea, così come il Giappone, la Cina, i Paesi dell’America Latina si astennero dal voto. L’Abkhazia non consentì mai di dare attuazione al ritorno dei rifugiati e degli sfollati georgiani.
Il 12 agosto 2008, l’Abkhazia lanciò un’operazione per cacciare le truppe georgiane dalla gola di Kodori. Il ministro degli Esteri abkhazo, Sergej Shamba, sottolineò che l’esercito russo non partecipava ai combattimenti a Kodori. Lo stesso giorno, l’esercito abkhazo entrò nella Gola di Kodori e circondò le truppe georgiane che si arresero. Così la bandiera abkhaza fu innalzata nella gola di Kodori.
Luca D’Agostini
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