La vicenda del Lusitania contiene luci ed ombre ingiustamente rimosse dalla memoria collettiva, con la silente complicità dei libri di storia adottati nelle scuole. Tale complicità si spiega perché, come vedremo in questo articolo, ancora una volta i governi occidentali hanno voluto creare un «casus belli» per far nascere nelle loro opinioni pubbliche un sentimento di predisposizione ed accettazione motivata della guerra che avevano intenzione di combattere. In pratica vicende come questa del Lusitania, rappresentano quello che ai giorni nostri accade per giustificare una guerra in Iraq, piuttosto che in Libia o in Afghanistan per esempio. La vicenda della Lusitania quindi, pur lontana nel tempo, è un chiaro avviso del ruolo enormemente pervasivo e manipolatore dei media a vantaggio di qualcuno e a danno di altri e di come certe costruzioni postume potessero diventare le uniche versioni riconosciute, specie quando una delle parti interessate ha conseguito il suo scopo.
Veniamo ai fatti inerenti quei giorni. Nel 1915, la Gran Bretagna era in guerra con la Germania. Gli Stati Uniti erano ancora neutrali. Il 1 maggio 1915, il transatlantico britannico Lusitania, al comando del capitano William Thomas Turner, salpava da New York, diretto verso l’Inghilterra. Il 7 maggio 1915 alle ore 14:10, il Lusitania fu colpito da un siluro sparato da un sottomarino tedesco comandato dal capitano Walther Schwieger della Marina Imperiale Tedesca, mentre si trovava circa 12 miglia al largo costa meridionale dell’Irlanda ed affondò in soli 18 minuti.

Capitano Walther Schwieger della Marina Imperiale Tedesca
L’affondamento provocò la morte di 1.201 persone, tra cui 128 cittadini statunitensi. Un centinaio di morti erano bambini, molti dei quali sotto i due anni. I sopravvissuti furono 751. Nel numero complessivo delle vittime sono comprese anche tre spie tedesche, incaricate di fotografare il carico sospetto e le quali erano state arrestate a bordo. Dai documenti conservati presso l’archivio del Dipartimento della Giustizia degli Stati Uniti emerge che il governo statunitense tentò di far credere che la macchina fotografica sequestrata loro fosse in realtà un ordigno esplosivo. (1)
Il Lusitania era una delle navi da crociera oceaniche più grandi del mondo e l’orgoglio dell’ingegneria navale britannica. Lungo 241 metri, aveva una stazza di 32.500 tonnellate. Poteva ospitare fino a 2.000 passeggeri e viaggiare ad una velocità di crociera di 26 nodi orari. La stampa internazionale la reputava «inaffondabile» e assolutamente il top del lusso e dell’eleganza. Le sue doti principali erano l’elevata velocità e solide strutture di compartimenti stagni. Per la sua linea elegante e per la sua velocità, si era guadagnato l’appellativo di «Levriero del Mare». Le leggi navali britanniche prevedevano alcuni principi fondamentali per la costruzione e fra questi era la conversione per usi militari in caso di necessità. Il Lusitania non era escluso in considerazione anche dal fatto che la società proprietaria Cunard Line era stata finanziata con fondi pubblici del governo britannico. Il Lusitania poteva diventare un incrociatore con apposita installazione di sistemi d’arma in tempi molto rapidi. (2)
Allo scoppio della guerra e ai primi affondamenti di mercantili britannici da parte dei sommergibili tedeschi si mostrava subito evidente il lato ipocrita della stampa britannica che accusava i nemici di «pirateria» nonostante fossero utilizzati i medesimi mezzi utilizzati in passato dalla Gran Bretagna. La Germania, a sua volta, denunciava lo spargimento di mine nel Mare del Nord ed il blocco delle sue rotte commerciali come un atto di «pirateria». La Gran Bretagna infatti impose un blocco navale alla Germania, arrogandosi il diritto di applicare il blocco in acque internazionali. Logicamente non vi era nessun diritto alla base di questa decisione unilaterale. Dal momento poi che i britannici classificarono anche gli alimenti «come contrabbando», i tedeschi affermarono di aver dovuto razionare il cibo e che diverse centinaia di migliaia di persone morirono di fame a causa del blocco. Entrambe le parti utilizzarono ogni mezzo disponibile della propaganda e della comunicazione per giustificare i propri atti demonizzando quelli avversari. (2)
Inoltre, la Gran Bretagna riteneva illegale la dichiarazione di «zona di guerra» da parte tedesca del mare intorno alle isole britanniche con la conseguenza che navi neutrali e navi civili non erano da ritenersi obiettivi militari autorizzati. Le navi civili transitanti nella non riconosciuta «zona di guerra» trasportavano non ufficialmente merci e personale militare, ma la Germania non era ritenuta autorizzata ad attaccarle. Quindi i ripetuti avvisi tedeschi di rischio di affondamento in zona di guerra erano sistematicamente ignorati. Inoltre le compagnie navali come la Cunard non si erano impegnate a cambiare piani, allertare passeggeri e modificare le ordinazioni, ed anche il governo britannico non assunse particolari misure per aumentare la sicurezza dei battelli civili.
La convenzione internazionale dell’Aja in uso al tempo, a riguardo delle navi civili prevedeva la resa del battello di fronte al richiamo di unità militari e il dovere di queste ultime di non recare danno al personale. Per quanto concerneva i sommergibili, la convenzione stabiliva che prima di affondare un mercantile, questi sarebbero dovuti emergere in superficie permettendo all’equipaggio della nave di evacuare con le imbarcazioni di salvataggio.
La situazione cambiò, però, grazie alle nuove regole unilateralmente istituite dall’Ammiragliato Britannico, allora guidato da Winston Churchill. Gli inglesi cominciarono ad armare le navi mercantili. Come osserva il giornalista e scrittore australiano Colin Simpson nel suo interessante libro «The Lusitania»: «Dall’ottobre 1914 in poi un flusso costante di ordini furono destinati ai comandanti delle navi mercantili britanniche. Fu stabilito che era illecito obbedire agli ordini di un U-boat di fermarsi. Invece i comandanti dovevano combattere immediatamente con il nemico, sia con il loro armamento a disposizione, oppure speronando i sommergibili tedeschi emersi in superficie. Qualsiasi comandante si fosse arreso, sarebbe stato immediatamente perseguito». (3)
I tedeschi si trovarono di fronte ad un dilemma inevitabile. I loro sottomarini erano fragili. Un colpo di cannone anche di piccolo calibro era in grado di affondare un U-boat. Al tempo dell’incidente del Lusitania, i mercantili ne avevano affondato diversi. Walter Schweiger, il comandante del sottomarino che affondò il Lusitania, era già scampato ad un tentativo di speronamento.
Prima dell’affondamento del Lusitania, Winston Churchill scrisse a Walter Runciman, Presidente del Board of Trade, affermando: «è importante attirare navi neutrali sulle nostre coste, nella speranza soprattutto di coinvolgere gli Stati Uniti nel conflitto con la Germania.» (4)
Nel suo libro del dopoguerra «The Wolrld Crisis, 1911-1918″, Churchill scrisse: «La manovra che porta un alleato in campo è utile come quella che vince una grande battaglia». (5) Lo stesso Churchill aggiunse: «La prima contromossa britannica, adottata nel 1915 su mia iniziativa, fu quella di armare le navi mercantili britanniche nella massima misura possibile con cannoni di potenza sufficiente per scoraggiare gli U-boat da attacchi di superficie. . . . Così gli U-Boat furono costretti a fare sempre più affidamento sugli attacchi sotto-acqua, andando incontro ad serie di pericoli. L’U-boat sommerso con la sua scarsa visione dell’obiettivo, correva maggiormente il rischio di confondere mercantili neutrali per navi britanniche e di annegare così equipaggi neutrali, quindi di coinvolgere nel conflitto contro di sé altre grandi potenze.» (6)
La militarizzazione dei battelli non da guerra rendeva quindi formalmente superata la convenzione, ma i capitani degli U-boat evitavano comunque scrupolosamente di attaccare le navi statunitensi. L’intento britannico quindi, era quello di avere una nave inglese affondata ma con passeggeri statunitensi a bordo. Il Lusitania diventò la realizzazione degli obiettivi di Churchill. La tragedia fu presentata all’opinione pubblica come la strage indiscriminata di donne e bambini. Divenne oggetto di una campagna di propaganda incessante, tra cui una affermazione falsa secondo la quale ai bambini tedeschi era stata data una vacanza dalla scuola per festeggiare l’affondamento. Il Lusitania divenne così il più importante di una serie di pretesti utilizzati per generare la dichiarazione di guerra degli Stati Uniti alla Germania.
Successivamente si scoprì che questo pretesto era tra l’altro a conoscenza delle diplomazie statunitensi e britanniche. Infatti, l’ambasciatore statunitense a Londra, Walter Hines Page, il 2 maggio 1915 cioè 5 giorni prima che il Lusitania fosse affondato, scrisse a suo figlio negli Stati Uniti: «Se un transatlantico britannico pieno di passeggeri americani sarà fatto saltare in aria, cosa farà lo Zio Sam? Questo è quello che succederà.» (7)
Ma c’è dell’altro! Edward Mandell House, influente uomo politico statunitense, quei giorni si trovava in Inghilterra quale emissario del Presidente degli Stati Uniti Wilson. La mattina del fatidico 7 maggio 1915, House incontrò Edward Grey, il Ministro degli Esteri della Gran Bretagna. House scrisse: «Abbiamo parlato della probabilità che sia affondato un transatlantico, e gli ho detto che se questo fosse successo, una fiamma di indignazione avrebbe spazzato tutta l’America, che probabilmente ci porterebbe in guerra«. Più tardi quel giorno House e Grey incontrarono il Re George V a Buckingham Palace. House scrisse: «Siamo capitati a parlare, stranamente, della probabilità della Germania che affondasse un transatlantico. . . . Il Re disse: ‘Supponiamo che dovesse affondare la Lusitania, con i passeggeri americani a bordo?’» (8)
Il giorno dopo l’affondamento, l’ambasciatore Page telegrafò al Presidente Wilson: «Il parere universale liberamente espresso è che gli Stati Uniti devono dichiarare guerra o rinunciare al rispetto europeo. Per quanto ne so questa opinione è universale. Se gli Stati Uniti entreranno in guerra, l’effetto sarà quello di portare la pace in modo rapido e dare agli Stati Uniti una grande influenza nel porre fine alla guerra e nella riorganizzazione del mondo perchè questo non si ripeta«. (9)
E’ abbastanza evidente che l’affondamento del Lusitania era stato pianificato precedentemente. Ma come si realizzò questa pianificazione? Ecco cosa accadde! Negli archivi del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti vi è un atto notorio firmato dal dottor Ritter von Rettegh, un chimico impiegato dal capitano Guy Gaunt, l’addetto navale inglese a Washington. Ritter von Rettegh dichiarò che Gaunt lo aveva chiamato nel suo ufficio il 26 aprile 1915, chiedendogli quale sarebbe stato l’effetto dell’acqua di mare a contatto con il fulmicotone. Il chimico spiegò che vi erano due tipi di fulmicotone. La nitrocellulosa, che l’acqua di mare non avrebbe in alcun modo indotto ad una reazione e il pyroxyline, il quale venendo a contatto con l’acqua di mare avrebbe potuto causare una improvvisa esplosione. (10)
Il giorno seguente, il capitano Gaunt visitò lo stabilimento di munizioni «Du Pont» a Christfield nel New Jersey. Al termine della visita, la società Du Pont spedì tonnellate di pyroxyline, confezionato in tela, al molo Cunard del porto di New York, dove venne caricato sul Lusitania. Questa circostanza risulta del tutto evidente dai documenti di carico della nave, in quanto vi è scritto che nelle stive erano stati caricati 3.813 contenitori da 40 chili di «formaggio» e 696 contenitori di «burro». E’ piuttosto evidente che questi pacchetti non erano né burro né formaggio. Tra l’altro non furono spediti in scomparti refrigerati e quale loro destinazione fu indicata la Royal Navy’s Weapons Testing Establishment. (11)
E’ poi assolutamente degno di nota il fatto che il dottor Ritter von Rettegh, dopo aver presentato la sua dichiarazione giurata, fu arrestato con l’accusa di «affermazioni pregiudizievoli per la pace della Nazione». Il chimico fu processato a porte chiuse e condannato al carcere. Il capitano Gaunt invece, fu promosso a Retro Ammiraglio e nominato cavaliere.
L’inchiesta formale, a porte chiuse, presieduta da Lord Mersey durò 7 giorni, tra il giugno ed il luglio del 1915, e si svolse nel Central Building di Westminster. Lord Mersey era famoso per aver condotto anche l’inchiesta sul disastro del transatlantico Titanic, inabissatosi dopo la collisione con un iceberg, la notte fra il 14 e il 15 aprile 1912 in pieno Oceano Atlantico, nel corso del suo viaggio inaugurale. Ma il processo relativo l’affondamento del Lusitania doveva essere pilotato secondo le intenzioni dell’Ammiragliato e di Churchill. Inoltre vi era, rilevantissimo, l’aspetto economico dei risarcimenti, che le compagnie assicurative non avrebbero erogato in caso di trasporto illegale di armi e di accertata falsificazione delle condizioni di sicurezza a bordo.
Dopo aver pianificato la modalità con cui far esplodere il Lusitania, per il governo britannico non vi era nessuna garanzia che questa strategia si sarebbe poi realizzata, in quanto dipendeva comunque dalle azioni di un comandante tedesco di un U-boat. Così, il 5 maggio 1915, due giorni prima della tragedia, nella stanza dell’Ammiragliato, Churchill incontrò l’Ammiraglio Fisher (Primo Lord del Mare), l’Ammiraglio Oliver (Capo di Stato Maggiore della Marina), e il comandante Joseph Kenworthy (Naval Intelligence) e mostrò loro una mappa nella quale erano presenti le posizioni delle navi britanniche e delle navi nemiche. La mappa mostrava come il Lusitania era in rotta di collisione con un U-boat. Nel dopoguerra, Kenworthy nel suo libro «Freedom of the Seas» scrisse: «Il Lusitania è stato volutamente inviato a velocità notevolmente ridotta e senza scorta in una zona dove un U-boat era noto essere in attesa». Tuttavia , in seguito ad una notevole pressione esercitata dall’Ammiragliato, l’editore cancellò la parola «volutamente». (12) (13)
Resta comunque abbastanza «curiosa» la circostanza per la quale il Lusitania quel giorno viaggiava senza scorta. Nei viaggi precedenti, alcuni caccia torpedinieri avevano scortato il Lusitania nei luoghi dove esistevano le minacce dei sottomarini tedeschi. Il 7 maggio, tuttavia, non furono designati caccia torpedinieri per proteggerla, anche se quattro di essi giacevano inattivi nel vicino porto di Milford Haven, nonostante nello stesso luogo fosse conosciuta la presenza degli U-boat e sempre nel medesimo luogo fossero già stati affondati due piroscafi il giorno precedente. (4) L’unica nave da guerra assegnata per proteggere il Lusitania era un vecchio incrociatore, il «Juno». Tuttavia, anche al Juno fu ordinato di tornare al porto di Queenstown, sulla costa meridionale dell’Irlanda, con la giustificazione che era vulnerabile agli attacchi dei sottomarini.
Patrick Beesly era considerato la principale autorità sulla storia della British Naval Intelligence, in cui è stato a lungo un ufficiale. Nel suo libro «Room 40: British Naval Intelligence 1914-1918″ scrisse: «Nulla, assolutamente nulla è stato fatto per garantire l’arrivo sicuro del Lusitania. … Sono a malincuore guidato alla conclusione che ci fosse una cospirazione deliberata per mettere il Lusitania a rischio, nella speranza che anche un attacco fallito su di lui avrebbe portato gli Stati Uniti in guerra. Una tale complotto non avrebbe potuto essere messo in atto senza espressa autorizzazione ed approvazione di Winston Churchill«. (15)
Alcuni storici inoltre ritengono che gli Stati Uniti fecero sapere di nascosto ai tedeschi che sul Lusitania viaggiava un importante carico di armamenti destinato all’Inghilterra. In questo modo, sarebbero riusciti a provocare l’attacco da parte del sottomarino tedesco che affondò la nave, sulla quale viaggiava anche un centinaio di cittadini americani. (16)
L’intento di base era quello di convincere una recalcitrante opinione pubblica statunitense della necessità della guerra. Furono realizzati una moltitudine di manifesti di arruolamento che chiedevano vendetta per le vittime. Uno di questi mostrava una madre che scivolava sotto le onde con il proprio bambino e recava il semplice slogan: «arruolati«.
Ma nonostante l’affondamento del Lusitania, nonostante una campagna mediatica martellante, nonostante la realizzazione di un film del 1915 dal titolo «The Battle Cryof Peace» (disponibile in lingua italiana con il titolo «L’invasione degli Stati Uniti») nel quale si rappresentava un esercito simile agli unni devastare New York e Washington e gettarsi all’assalto delle virtuose fanciulle delle città statunitensi, nonostante quindi una tragedia voluta e pianificata e nonostante tutta la successiva propaganda, l’opinione pubblica degli Stati Uniti era ancora contraria all’ingresso in guerra.
Gli elementi della sceneggiata propagandistica non risultavano convincenti e c’era ancora bisogno di un’ulteriore provocazione per influenzare l’opinione pubblica. Il pretesto venne dal «Telegramma Zimmerman» decodificato dai servizi segreti britannici. Arthur Zimmerman era il Ministro degli Esteri della Germania. Nel gennaio 1917 aveva telegrafato all’ambasciatore tedesco in Messico, istruendolo che, se gli Stati Uniti entrassero in guerra, la Germania proporrebbe un’alleanza militare con il Messico. Il Presidente Wilson si era inimicato il Messico nel 1914 avendo le forze statunitensi occupato Vera Cruz, una mossa intrapresa a favore di John D. Rockefeller e Standard Oil Company i quali avevano vasti interessi petroliferi in Messico. I tedeschi motivavano il fatto che avere il Messico come un alleato poteva mantenere le truppe statunitensi ferme in Nord America. Il telegramma Zimmerman piuttosto ingenuamente aveva suggerito che, in caso di vittoria, il Messico avrebbe potuto recuperare i territori perduti in precedenza negli Stati Uniti: Texas, Nuovo Messico e Arizona.
I messicani ritennero la proposta tedesca del tutto irrealistica. Tuttavia, quando Wilson consegnò il telegramma Zimmerman alle agenzie di stampa, iniziò una campagna mediatica basata sull’isteria di una invasione tedesca.
Il 2 aprile, il Presidente Wilson convocò il Congresso e chiese una dichiarazione di guerra, che ottenne quattro giorni dopo.
Nel 2008 una spedizione subacquea nel relitto del transatlantico affondato, ha scoperto che il Lusitania trasportava più di quattro milioni di proiettili per fucili «Remington 303» fabbricati negli Stati Uniti e granate da tre pollici della Bethlehem Company. Gregg Bernis, un uomo d’affari americano che possiede i diritti sul relitto e che sta finanziando le ricerche, ha detto: «Questi quattro milioni di proiettili non erano la scorta di munizioni di qualche cacciatore privato. Ora che li abbiamo trovati gli inglesi non possono più negare che c’erano munizioni a bordo. C’erano letteralmente tonnellate e tonnellate di roba immagazzinata nelle stive non refrigerate del carico, ambiguamente etichettate come formaggio, burro e ostriche. Ho sempre avuto la sensazione che ci fossero esplosivi importanti nelle stive come granate e polvere da sparo che vennero fatti saltare dal siluro e dall’afflusso dell’acqua. E’ questo che ha affondato la nave«. (17) (18)
Da quanto abbiamo analizzato in questo articolo, risulta quindi confermato che la Gran Bretagna utilizzò consapevolmente come scudi umani dei civili inermi ed inconsapevoli, tra i quali moltissime donne e bambini. Solo 90 anni dopo, nel 2005 il governo degli Stati Uniti ammise che il Lusitania, oltre ai passeggeri, trasportava materiale bellico per la Gran Bretagna.
Luca D’Agostini
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Fonti:
(1) Colin Simpson, The Lusitania, Little Brown & Co., Boston 1973
(2) Storia
(3) Colin Simpson, The Lusitania, Little Brown & Co., Boston 1973, p. 36
(4) Donald E. Schmidt, The Folly of War: American Foreign Policy, 1898-2005, Algora Publishing, New York 2005, p. 72
(5) Sir Winston Churchill, The World Crisis, 1911-1918, Free Press , New York 1959, p. 294.
(6) Sir Winston Churchill, The World Crisis, 1911-1918, Free Press , New York 1959, pp. 738-739.
(7) Burton Jesse Hendrick, The life and letters of Walter H. Page, Vol. 1, University Press of the Pacific, Honolulu 2001, p. 436.
(8) Charles Seymour, The Intimate Papers of Colonel House,Kessinger Publishing, Whitefish 2005, p.432.
(9) Colin Simpson, The Lusitania, Little Brown & Co., Boston 1973, p. 191
(10) Colin Simpson, The Lusitania, Little Brown & Co., Boston 1973, pp. 95-96
(11) Colin Simpson, The Lusitania, Little Brown & Co., Boston 1973, pp. 105-110
(12) Joseph Montague Kenworthy Strabolgi, Freedom of the Seas, Palala Press, 2015
(13) Colin Simpson, The Lusitania, Little Brown & Co., Boston 1973, p. 131
(14) Patrick Beesly, Room 40: British Naval Intelligence 1914-1918, Oxford Uiversity Press, Oxford 1984, p. 105
(15) Patrick Beesly, Room 40: British Naval Intelligence 1914-1918, Oxford Uiversity Press, Oxford 1984, p. 122
(16) Bugie per scatenare la guerra
(17) Regola
(18) Segreto svelato
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