Anthony Blunt era uno dei cinque britannici operanti come spie al servizio del KGB e facenti parti del cosiddetto gruppo: «I cinque di Cambridge».
Blunt proveniva da un’antica famiglia nobile. Suo padre era un sacerdote della Chiesa anglicana. La madre di Anthony Blunt era cugina del 14º conte di Strathmore, la cui figlia sposò il re Giorgio VI e divenne la madre della regina Elisabetta II. Quindi, Anthony Blunt era cugino di secondo grado della regina.
La sua nobile origine gli permise di occupare posizioni importanti, in particolare, era il consigliere personale del re Giorgio VI. Blunt era quindi ammesso ai segreti più importanti della Gran Bretagna, molti dei quali comunicò segretamente a Mosca. Ma allo stesso tempo, non rivelò mai all’intelligence sovietica i segreti e le questioni strettamente intime e personali della famiglia reale, e forse è per questo che non fu punito anche dopo essere stato scoperto.
Anthony Frederick Blunt, questo il suo vero nome, nacque il 26 settembre 1907 a Bournemouth, nel Regno Unito.
Nel 1911 il padre fu trasferito a capo della Chiesa anglicana di Parigi. Nella capitale francese scoprì l’amore per l’arte e la cultura.
Studente in lettere moderne presso il Trinity College di Cambridge, entrò dapprima nel circolo artistico del Bloomsbury Group, poi cominciò a frequentare la società segreta dei Cambridge Apostles.
Questo gruppo di studenti, vicino alla sinistra britannica, si distingueva per le sue convinzioni comuniste e anche per la sua ostilità verso il fascismo e il nazismo.
Omosessuale dichiarato, Anthony Blunt divenne l’amante di Julian Bell, nipote di Virginia Woolf, che nel 1937 fu ucciso, a soli 29 anni, nella battaglia di Brunete.
Divenuto storico d’arte, Blunt trovò lavoro presso il Courtauld Institute of Art di Londra. Nel 1937 Blunt lasciò Cambridge per insegnare storia dell’arte al Warburg Institute di Londra e nel 1939 per patriottismo e contro il parere dei russi si arruolò. La sua principale spinta era l’antifascismo e in un primo momento non comprese la strategia di Stalin nella stipula del patto Molotov-Ribbentrop del 1939. Successivamente comprese che la strategia di Stalin aveva salvato la vita al popolo dell’Unione Sovietica.
Benché fosse stato interrogato sul suo passato comunista, Blunt fu addestrato come ufficiale dell’intelligence e inviato in Belgio dove trovò insopportabile la vita militare e la classe lavoratrice che incontrava per la prima volta. Grazie a Victor Rothschild e Guy Burgess tornò a Londra a lavorare per l’MI5, la sicurezza interna. Divideva casa e amanti con Guy Burgess ma aveva anche una relazione con la futura moglie di Rothschild. Donne e uomini si confidavano con lui e così attinse indiscrezioni sia da Guy Liddell, direttore della sezione di Intelligence, sia da Dick White, il futuro capo dell’MI6, l’agenzia di spionaggio per l’estero.
Le informazioni fornite all’Ambasciata sovietica a Londra erano così circostanziate che i sovietici non credettero subito alla loro affidabilità e sospettarono Blunt di doppio gioco. Blunt scrisse il prontuario per la sorveglianza e ne passò una copia ai sovietici. Grazie alle sue capacità di indagine e di analisi si dimostrò in grado di valutare nel modo migliore le informazioni delle spie tedesche catturate. E, soprattutto, svelò i risultati dello spionaggio britannico svolto sui governi alleati in esilio a Londra, dando così ai sovietici informazioni sui loro futuri oppositori dietro la cortina di ferro e una lista completa degli agenti inglesi all’estero.
Nel 1945 il padre della regina, Giorgio VI, lo nominò geometra contundente della King’s Picture. Anthony Blunt divenne così responsabile della conservazione di tutte le opere d’arte che appartenevano alla Corona Inglese e mantenne l’incarico anche quando Elisabetta salì al trono e lo nominò Cavaliere nel 1956.
Nel 1965 Blunt ammise davanti ai vertici dell’MI5 di far parte di un circolo di spie di ispirazione sovietica, che sarebbe passato alla storia con il nome di «Cambridge Five» (I cinque di Cambridge).
Il gruppo dei Cambridge Five, chiamati così perché, quando il loro gruppo si formò negli anni Trenta, tutti i cinque componenti studiavano all’Università di Cambridge, includeva anche Kim Philby, Guy Burgess, Donald Maclean e John Cairncross.
Tutti i membri si erano autoproclamati comunisti e lavorarono contro il governo inglese per fornire informazioni ai sovietici e aiutarli durante la Seconda Guerra Mondiale e, in seguito, anche durante la Guerra Fredda.
Nel 1964 quando il primo ministro Harold Wilson fu eletto circolavano voci che lo ritenevano segretamente impiegato per i russi. Tuttavia, si scoprì che all’interno del palazzo reale, c’è una vera e propria talpa, ma non si tratta del Primo Ministro del Partito Laburista, come riteneva il Principe Filippo. Si trattava invece di Anthony Blunt, un insospettabile storico dell’arte che, sotto mentite spoglie, lavorava per l’Unione Sovietica.
Ancora oggi ci sono versioni contrastanti su come i primi servizi segreti britannici sapessero che Blunt era un agente sovietico. Nel 1951 Burgess e Maclean avevano voltato le spalle all’Unione Sovietica dopo aver creduto che la loro copertura fosse stata scoperta, ma prima di andarsene, avevano consegnato le carte con le informazioni su Cairncross e Philby.
Mentre continuavano ad emergere informazioni sul suo coinvolgimento nello spionaggio per contro dei russi, Philby decise di ritirarsi e, nel 1963, lasciò l’Unione Sovietica.
Oggi Philby, forse più di Blunt, è considerato uno degli agenti segreti di maggior successo attivi durante il periodo della Guerra Fredda.
Nel 1964, i funzionari inglesi dell’MI5 affrontano Blunt il quale trovandosi alle strette confessò le sue connessioni sovietiche.
Tuttavia, invece di essere rimosso dal suo incarico, a sorpresa non solo gli fu concessa l’immunità, ma gli fu anche concesso di continuare a lavorare per la regina e per il re.
Perché Anthony Blunt non è stato licenziato? Secondo alcuni storici, i funzionari del governo inglese concessero a Blunt l’immunità per assicurarsi la sua confessione.
Blunt continuò il suo lavoro come storico dell’arte e direttore del Courtauld Institute fino al 1974.
Nel 1979 la neoeletta primo ministro Margaret Thatcher, presentò Blunt alla Camera dei Comuni come un traditore. La Regina allora, persuasa dalle parole della Thatcher, revocò a Blunt il suo titolo di Cavaliere.
Quattro anni più tardi, nel 1983 all’età di 75 anni, Anthony Blunt morì di infarto.
Nel 1985, due anni dopo, la sua storia è diventata un film, «Il Quarto Uomo«, con Ian Richardson e Anthony Hopkins.
Il diario di Blunt è stato reso pubblico soltanto nel 2009, 26 anni dopo la sua morte. All’interno del diario lo stesso Blunt ha scritto che il suo lavoro di spionaggio «È stato il più grande errore della mia vita«.
Luca D’Agostini
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