Anna Karenina è il titolo di un famosissimo romanzo di Lev Nikolaevič Tolstoj pubblicato a puntate dal 1875 al 1877 sul periodico Russkij Vestnik. La prima edizione integrale del libro fu pubblicata nel 1878.
Tolstoj vedeva in questo libro, considerato un capolavoro del realismo, il suo primo vero romanzo. Per la stesura di Anna Karenina egli trasse ispirazione da «I racconti di Belkin» dello scrittore e poeta russo Aleksandr Sergeevič Puškin.1
Benché la maggior parte della critica russa avesse stroncato l’opera di Tolstoj fin dalla prima pubblicazione, definendola «un frivolo racconto delle vicende dell’alta società moscovita«, secondo il suo connazionale Fëdor Michajlovič Dostoevskij «Anna Karenina in quanto opera d’arte è la perfezione e niente della letteratura europea della nostra epoca può esserle paragonato«.1 2 Poco meno di un secolo dopo anche il critico letterario russo Vladimir Vladimirovič Nabokov si accodò al giudizio di Dostoevskij, definendo Anna Karenina «il capolavoro assoluto della letteratura del XIX secolo«.
Ambientato nella Russia aristocratica di seconda metà dell’Ottocento. Anna Karenina è la storia della relazione travolgente e rovinosa fra la moglie di un alto funzionario dello zar, l’avvocato Karenin, ed un giovane ufficiale, il conte Vronskij. Perfettamente integrata nella società di cui fa parte, brillante e fascinosa, Anna rinuncerà a suo marito, al figlio e alla sua posizione sociale in nome della sua passione, sfidando ogni convenzione dell’epoca. Fuggita dalla casa coniugale con l’amante e la figlia illegittima, Anna crede di avere trovato la felicità e vive il suo idillio in un serrato isolamento; ma molto presto la mancanza del figlio, l’emarginazione dello stesso mondo che l’aveva adorata ed una gelosia sempre più morbosa nei confronti di Vronskij faranno di lei una vittima di se stessa. Tormentata nel profondo, incapace di trovare una via d’uscita, si stordirà in un vortice paranoico e disperato la cui unica soluzione sarà il suicidio.4
Se Anna Karenina fosse soltanto la storia di un adulterio finito male, non avrebbe richiesto più di ottocento pagine per essere raccontato, nemmeno nel XIX secolo. E, nonostante il titolo, è riduttivo considerarlo un romanzo pieno di umana comprensione sui tormenti di una donna oppressa da una società ipocrita e perbenista.5
Nel romanzo Tolstoj descrive due Anna diversissime: quella iniziale, che si muove bella e ammirata fra la società del suo mondo; quella distrutta e devastata della fine del romanzo, che si fa trascinare da un soliloquio sconnesso e perduto fino al treno che finalmente potrà placare le grida della sua anima.4
Sbaglia chi volesse ravvisare nel romanzo una sola storia, una sola visione, un unico messaggio morale: lo stesso Tolstoj scrisse che esistono tante forme d’amore quanti sono gli esseri umani. E’ un amore adultero e feroce, che rinnegherà la stessa società di cui fa parte e sceglierà di subirne l’emarginazione attraverso una sfida aperta e sfacciata in nome della passione. Ma è anche un amore silenzioso, asservito alle convenzioni, come quello di suo marito Karenin il quale, disonorato ed abbandonato, trova forza nella fede cristiana, impara il perdono e prova tenerezza verso la figlia che sua moglie ha avuto da un altro. Ed è l’amore fra Kitty e Levin, che si sviluppa parallelo e contrapposto a quello fra Anna e Vronskij, interfacciando la società e la vita rurale, la timidezza e l’impeto, i silenzi della felicità e quelli della solitudine.4
E’ a Konstantin Levin, suo alter ego, che Tolstoj affida la stessa ricerca della fede che ha segnato il suo destino. Lo schivo aristocratico proprietario terriero, che vive e lavora in campagna insieme ai suoi contadini sognando un ideale puro d’amore, incarnato nel volto della giovane Kitty, si ritroverà annegato di felicità quando i due si innamoreranno, promettendosi l’un l’altra in una dichiarazione muta tutta giocata sulla comprensione degli occhi. Levin si affannerà nella ricerca di un senso della vita e realizzerà infine che la salvezza della fede si rivela al di fuori delle convenzioni religiose, nelle piccole cose e nella grandezza dell’animo.4
Durante la lettura del romanzo, è affascinante notare che tutti i personaggi principali possono essere visti come degli «opposti» ad Anna, ognuno per motivi diversi. Il primo personaggio che troviamo è Stepan Arkadevič Oblonskij (Stiva), il fratello di Anna. Si tratta di un farfallone capace di vivere con leggerezza e di farsi perdonare i suoi numerosi tradimenti, un astuto ed ozioso funzionario che ha fatto parte del ventre molle della burocrazia, un viveur spensierato e spendaccione. E’ un vero artista nello schivare ogni fatica, ogni problema, ogni fastidio. Lascia volentieri alla moglie la parte più dura e faticosa del menage familiare.5
Stepan Arkadevič scivola con leggerezza nella vita e nelle sue contraddizioni, al contrario di Anna, che ci affonda. La moglie di Stiva è Dar’ja Aleksandrovna (Dolly). Il suo modo di essere opposta ad Anna è tutto nel suo stare con i piedi ben saldi a terra. Donna pratica, concreta, laboriosa, senza grilli per la testa, Dolly porta sulle sue spalle tutto il peso di una famiglia e di un marito svagato ed infedele. E’ una donna di casa, che ascolta e comprende tutti. E’ una donna fragile ma al contempo energica, che piange, si arrabbia, pensa di non farcela e invece riesce sempre. Tutto la divide da Anna, due modi opposti di essere donna.5
Dolly è allo stesso tempo affascinata e contrariata da Anna, un po’ la compatisce e un po’ la invidia. Dolly vede in Anna cosa avrebbe potuto essere se avesse avuto un carattere diverso. Dolly è una delle sorelle di Ekaterina Ščerbackaja (Kitty). Troviamo Kitty all’inizio del romanzo, ragazzina. Tutte le ragazzine di ogni epoca e di ogni latitudine del globo sono state Kitty almeno una volta nella loro vita. Lo sono state quando si sono innamorate dei cantanti e dei gruppi musicali di moda alla loro età per esempio. Nella Russia del XIX secolo anziché i complessi musicali c’erano invece il valzer, la polka e giovani ufficiali che facevano volare la loro fantasia. Kitty cresce passando attraverso cocenti delusioni, scelte sbagliate ed esperienze che le forgiano il carattere. In seguito si innamorerà di un uomo difficile ed ombroso.5
Kitty si comporterà in modo meraviglioso quando si troverà a prestare le ultime cure al cognato Nikolaj Dmitrievič, un reietto respinto da tutti. La storia di Kitty è la storia della formazione del carattere e della personalità di una donna. La conosciamo da ragazzina, abbagliata dalla lucentezza di Anna, che le appare donna piena di vita, affascinante, matura. Pagina dopo pagina seguiamo le due opposte parabole ed alla fine del romanzo sarà lei il personaggio più brillante.5
Anche quella di Konstantin Dmitrievič Levin è la bella storia di un’evoluzione sofferta e ben riuscita, che fa da controcanto all’involuzione ed allo smarrimento di Anna. Konstantin è l’eroe positivo del romanzo (sue saranno anche le parole conclusive, lo sguardo avanti dopo la tragedia). L’uomo che partendo dagli anfratti bui in cui aveva nascosto la sua anima, riesce a ritrovare se stesso, perché inizia una sua personale e faticosa ricerca, ma soprattutto perché trova la donna giusta, Kitty. Un amore che salva, contrapposto ad un amore che travolge e distrugge.5
E scopriamo ora il marito di Anna, Aleksej Karenin. E’ un uomo intelligente, colto, abile, onesto, potente, rispettato e stimato da tutti. E’ tuttavia un uomo che la vita ha reso completamente anaffettivo. Il tradimento di Anna è come un colpo di vento che spalanca le finestre e scompiglia l’ordine perfetto della sua vita. E’ un fastidioso incidente che vorrebbe scacciare, allontanare al più presto perché troppo impegnato nelle sue attività. Karenin infatti si trova a suo agio soltanto nel suo ordinato universo mentale. Ovviamente la sua prima preoccupazione va al decoro, all’etichetta, al buon nome. Eppure non è un ipocrita: è un uomo sinceramente attaccato a buoni principi, il quale cerca di essere giusto e generoso. La sua predisposizione a ricercare il bene lo porterà, in una notte sconvolgente, a superare i vincoli imposti dal perbenismo e dal moralismo benpensante e a porgere evangelicamente l’altra guancia, a dare una tale prova di altruismo e magnanimità da soverchiare completamente Anna e il suo amante.5
Ma Karenin non capisce l’unica cosa che invece sarebbe necessario capire: per riconquistare Anna non gli è richiesto di trasformarsi in un campione di magnanimità, ma semplicemente di amarla. E invece lui è uomo completamente incapace di amare, questo è il suo modo di essere opposto ad Anna, questa è la sua personale tragedia, da cui derivano tutte le altre.5
Infine Aleksej Vronskij: l’altra metà della mela di Anna, un ufficiale seducente e fascinoso. I due sono fatti apposta per trovarsi e rovinarsi. Eros e thanatos, amore e morte. Entrambi, in momenti diversi provano l’impulso di togliersi la vita. Vronskij lo fa per primo, ci crede davvero ma non riesce a suicidarsi. Anna invece non fallisce ma non trascina il suo amante con sé. Vronskij continuerà a vivere attorniato dai suoi sensi di colpa.5
Questo per limitarci alle figure in primo piano, ma nel bellissimo romanzo di Tolstoj c’è molto altro. Anna è anche madre e alcune delle scene più toccanti del romanzo riguardano il rapporto con il figlio Serëža. Ci sono le principessine dei circoli mondani, le nobildonne bigotte, i latifondisti, i contadini, i professori universitari, i politici,gli ufficiali e tutto quanto occorre per far scorrere la storia con la maestosa e tranquilla bellezza del Volga.5
Quella che abbiamo analizzato è la trama del romanzo, ma all’interno dell’opera, leggendo attentamente tra le righe si riesce straordinariamente cogliere una descrizione della situazione politico-sociale della Russia di quegli anni. In quel periodo infatti le riforme dello zar non avevano ottenuto i risultati auspicati. Quella agraria e quella giudiziaria erano state riforme carenti e le disuguaglianze erano ancora molto forti. Così, con una abilità senza eguali, Tolstoj descrive diverse felicità coniugali: quella conformista (Kitty sposa felicemente Levin e non si fa domande); quella ipocrita (Dolly subisce in silenzio i tradimenti di Stepan Arkadevič e fa finta di niente); quella rivoluzionaria (Anna che lascia marito e figlio per stare con un altro). È come se, tratteggiando queste forme diverse di rapporti di forza, lo scrittore stesse raccontando una società in fibrillazione, prossima all’esplosione che avverrà nei primi anni del Novecento con la rivoluzione.6
Luca D’Agostini
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Fonti
(1) Maria Bianca Luporini (a cura di), Tolstoj. Tutti i romanzi, Firenze, Sansoni, 1967.
(2) Anna Karenina
(4) recensione
(5) farfalla imprigionata dietro un vetro
(6) corriere.it
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