Dal 1975, l’11 novembre l’Angola celebra la propria indipendenza. Molti sono i fattori che hanno legato l’Unione Sovietica a questo lontano stato africano e che tuttora legano la Russia e l’Angola. Dopotutto, l’indipendenza dell’Angola è divenuta possibile proprio grazie al sostegno politico, militare ed economico fornito dall’Unione Sovietica al movimento di liberazione nazionale angolano. Pertanto, per la Russia, anche il Giorno dell’Indipendenza dell’Angola, che si celebra l’11 novembre di ogni anno, ha un significato speciale.
Il percorso dell’Angola verso l’indipendenza è stato lungo e sanguinoso. Il Portogallo non ha voluto testardamente separarsi dalla sua colonia più grande (dopo la l’indipendenza del Brasile avvenuta nel XIX secolo). Anche l’arretratezza economica del Portogallo e la sua perdita di posizioni importanti nella geopolitica mondiale contribuirono a far divenire l’Angola un Paese indipendente.
Le terre dell’Angola furono colonizzate per quasi cinque secoli. Dalla spedizione del navigatore portoghese Diogu Cana nel Regno del Congo (esistente nella parte settentrionale della moderna Angola e nel territorio della moderna Repubblica del Congo) nel 1482, queste terre divennero oggetto di interessi economici e successivamente politico-militari dello stato portoghese. In cambio di manufatti ed armi da fuoco, i re del Congo iniziarono a vendere avorio ai portoghesi e, soprattutto, schiavi neri richiesti in Brasile, un’altra importante colonia portoghese.
Nel 1575, un altro navigatore portoghese, Paulo Dias de Novais, fondò la città di San Paolo di Luanda e vi costruì una fortificazione dandole il nome di Forte San Miguel. Insieme a Paulo Dias de Novais arrivarono 100 famiglie di coloni e 400 soldati dell’esercito portoghese, i quali costituirono la prima popolazione europea di Luanda.
Nel 1587, i portoghesi costruirono un altro forte sulla costa angolana: Benguela. Entrambi gli avamposti della colonizzazione portoghese presto ricevettero lo status di città: Luanda nel 1605 e Benguela nel 1617. Fu con la creazione di Luanda e Benguela che iniziò la colonizzazione portoghese dell’Angola. Padroneggiando la costa, i portoghesi si spostarono gradualmente verso l’interno. I governanti locali furono corrotti o sconfitti nelle guerre.
Nel 1655, l’Angola ricevette ufficialmente lo status di colonia portoghese. Nel corso dei secoli della dominazione portoghese in Angola, un numero innumerevole di angolani furono portati in schiavitù, principalmente in Brasile. Uno degli stili principali dell’arte marziale brasiliana «capoeira» è chiamato anche «Angola», poiché è stato sviluppato e coltivato da immigrati deportati dalle regioni centrali e orientali dell’Angola, costretti poi a divenire schiavi in Brasile. Il numero di africani deportati dall’Angola raggiunse la quantità di tre milioni di persone.
Allo stesso tempo, fino alla metà del XIX secolo, i portoghesi controllavano solo la costa angolana e le deportazioni degli schiavi dalle regioni interne dell’Angola venivano realizzate con l’aiuto di re locali e commercianti di schiavi professionisti. I leader delle formazioni tribali dell’Angola interna resistettero a lungo alla colonizzazione portoghese e le truppe coloniali portoghesi furono in grado di completare la conquista del Paese solo negli anni Venti.
Un processo così lungo di colonizzazione dell’Angola influenzò inevitabilmente la formazione delle differenze sociali e culturali della popolazione angolana. La popolazione africana di Luanda, Benguela e alcune altre città e regioni costiere visse sotto il dominio dei portoghesi per diversi secoli. Durante questo periodo, fu cristianizzata ed adottò la lingua portoghese. Invece, la popolazione delle regioni interne dell’Angola praticamente non subì processi di assimilazione culturale e continuò a condurre uno stile di vita arcaico, parlando lingue tribali e praticando credenze tradizionali.
Durante l’era coloniale portoghese, la società civile in Angola era divisa in tre strati. Al vertice della gerarchia sociale della società angolana c’erano i bianchi portoghesi. Il secondo strato sociale era caratterizzato dalla classe media angolana, cioè i membri della burocrazia coloniale, la piccola borghesia e l’intellighenzia. A questa classe sociale appartenevano anche nativi angolani che erano stati inseriti nel tessuto sociale. La terza categoria della popolazione era la più numerosa ed era costituita per la maggior parte da contadini angolani, da lavoratori in piantagioni e miniere, i quali in realtà vivevano in uno stato di mezza schiavitù.
Per quanto riguarda le truppe coloniali, gli ufficiali ed i sottoufficiali provenivano direttamente dal Portogallo. Sergenti e caporali erano reclutati tra i portoghesi che vivevano nella colonia. Per quanto riguarda i soldati semplici, costoro venivano reclutati sia tra la popolazione bianca che tra quella locale di colore, quest’ultima però su base volontaria. Ma i generali portoghesi non si fidarono mai dei soldati di colore e nemmeno dei mulatti, quindi il numero di africani tra le truppe coloniali del Portogallo non superò mai il 41%.
Una nuova pagina nella storia dell’Angola fu aperta negli anni Cinquanta. Fu all’inizio di questo decennio che il Capo di Stato portoghese, il professor António de Oliveira Salazar decise di intensificare l’insediamento dei coloni europei in Angola. Così, l’11 giugno 1951, il Portogallo approvò una legge che garantiva a tutte le colonie lo status di province d’oltremare. Ma nella situazione reale della popolazione locale, questa decisione non cambiò molto, sebbene diede slancio allo sviluppo del movimento di liberazione nazionale dell’Angola. Nel 1953, fu creata l’Unione delle Lotte Africane Angolane (Partido da Luta Unida dos Africanos de Angola — PLOA), che fu il primo partito politico della popolazione nera a sostenere la completa indipendenza dell’Angola dal Portogallo. Nel 1954, apparve l’Unione dei Popoli dell’Angola del Nord, che unì angolani e congolesi i quali sostenevano il restauro dello storico Regno del Congo, le cui terre erano in parte state assorbite dall’Angola portoghese, dal Congo francese e dal Congo belga. Nel 1955 fu fondato il Partito Comunista dell’Angola (KPA) e, nel 1956, il PLOA e il KPA si unirono al Movimento popolare per la liberazione dell’Angola (MPLA), destinato a svolgere un ruolo chiave nella lotta per l’indipendenza in Angola.
A poco a poco, la situazione in Angola si andò surriscaldando. Nel 1956, dopo la creazione dell’MPLA, le autorità portoghesi intensificarono la repressione contro i sostenitori dell’indipendenza del Paese. Molti attivisti dell’MPLA, tra cui Agostinho Neto, finirono in prigione.

Agostinho Neto
Allo stesso tempo, l’Unione dei Popoli dell’Angola del Nord (UPA) guidata da Holden Roberto (alias Jose Gilmore), rappresentante della famiglia reale congolese della tribù Bakongo, stava guadagnando forza. Fu proprio la tribù Bakongo che un tempo creò il Regno del Congo, le cui terre furono poi occupate dai possedimenti coloniali portoghesi, francesi e belgi. Pertanto, Holden Roberto sostenne la liberazione del solo territorio dell’Angola del Nord e la ricostruzione del Regno del Congo. Tuttavia le idee di Holden Roberto suscitarono scarso interesse tra la popolazione. Costui era estraneo al resto dei leader del movimento indipendentista angolano, in quanto anzitutto fin da bambino non visse in Angola, ma nel Congo belga. Lì si diplomò in una scuola protestante e lavorò come finanziatore nell’amministrazione coloniale belga. In secondo luogo, poiché a differenza di altri combattenti per l’indipendenza dell’Angola, Holden Roberto non era un socialista e un repubblicano, ma sosteneva la rinascita del tradizionalismo africano. L’Unione dei Popoli dell’Angola del Nord (UPA) creò così le sue basi sul territorio del Congo belga. Ma, ironia della sorte, fu proprio questa organizzazione ad aprire la prima pagina di una lunga e sanguinosa guerra per l’indipendenza dell’Angola.

Holden Roberto
Dopo che i lavoratori delle piantagioni di cotone di Baixa de Cassange (Malange) indissero uno sciopero per il 3 gennaio 1961, chiedendo salari più alti e migliori condizioni lavorative, scoppiarono disordini di massa. I lavoratori bruciarono i loro passaporti ed attaccarono i mercanti portoghesi. Intervenendo in difesa di quest’ultimi, l’aviazione portoghese bombardò diversi villaggi della zona. Morirono diverse migliaia di africani. Per rappresaglia, il 4 febbraio 1961, i militanti del MPLA attaccarono il dipartimento di polizia di Luanda e la prigione di San Paolo. Sette poliziotti e quaranta combattenti del MPLA morirono durante gli scontri. Al funerale dei poliziotti uccisi, proseguirono gli scontri tra i coloni bianchi e la popolazione di colore ed 10 febbraio i sostenitori dell’MPLA attaccarono una seconda prigione. Delle rivolte di Luanda approfittò l’Unione dei Popoli dell’Angola di Holden Roberto.
Il 15 marzo 1961, circa cinquemila militanti sotto il comando di Holden Roberto stesso invasero l’Angola dal territorio del Congo. Il rapido raid dell’UPA colse di sorpresa le truppe coloniali portoghesi, cosicché i sostenitori di Holden Roberto riuscirono a catturare un certo numero di villaggi, uccidendo i funzionari dell’amministrazione coloniale. Nell’Angola del Nord, l’UPA massacrò circa 1.000 coloni bianchi e 6.000 africani che non appartenevano alla tribù Bakongo. Iniziò così la guerra per l’indipendenza dell’Angola. Tuttavia, le truppe portoghesi riuscirono presto a vendicarsi e già il 20 settembre 1961 cadde l’ultima base di Holden Roberto nel Nord dell’Angola. L’UPA si ritirò nel territorio del Congo e le truppe coloniali portoghesi uccisero indiscriminatamente sia i militanti che la popolazione civile. Nel primo anno della guerra di indipendenza morirono circa trentamila civili angolani e circa mezzo milione di persone fuggirono nel vicino Congo. Uno dei convogli di rifugiati era accompagnato da un distaccamento di 21 combattenti del MPLA. Furono attaccati dai combattenti di Holden Roberto, i quali catturarono i combattenti del MPLA e poi li giustiziarono brutalmente il 9 ottobre 1961. Da quel momento iniziò lo scontro tra due organizzazioni nazionali, che in seguito si trasformò in una guerra civile che si sviluppò parallelamente alla guerra anti-coloniale. La contrapposizione dei due movimenti era anche una contrapposizione ideologica, tra i monarchici dell’UPA ed i socialisti del MPLA.
Nel 1962, Holden Roberto creò una nuova organizzazione: il Fronte Nazionale per la Liberazione dell’Angola (FNLA). Ottenne il sostegno non solo della Repubblica Democratica del Congo (Zaire), ma anche dei servizi segreti israeliani ed il tacito patrocinio degli Stati Uniti d’America.
Il 1962 fu anche decisivo per l’ulteriore percorso politico del MPLA. Agostinho Neto divenne il nuovo presidente del MPLA. Era una persona molto istruita. Figlio di un predicatore metodista nell’Angola cattolica, sin dalla tenera età Neto fu destinato ad opporsi al regime coloniale. Studiò brillantemente, ricevette un’istruzione secondaria completa, cosa rara per un angolano proveniente da una normale famiglia e nel 1944, dopo essersi diplomato al liceo, iniziò a lavorare in istituti medici. Nel 1947, il venticinquenne Neto si recò in Portogallo, dove si iscrisse alla facoltà di medicina della famosa università di Coimbra. La moglie di Agostinho Neto era la portoghese Maria Eugena da Silva. Neto non solo combinò i suoi studi come medico con attività sociali, ma scrisse anche ottime poesie. Successivamente, divenne un classico riconosciuto della poesia angolana, scelto tra gli autori preferiti dei poeti francesi Paul Eluard e Louis Aragon e, dal poeta turco Nazim Hikmet. Negli anni dal 1955 al 1957, per le sue attività politiche, Neto era stato imprigionato in Portogallo e, dopo la sua liberazione, nel 1958 si laureò all’Università di Coimbra e poi tornò in Angola. In Angola, Neto aprì una clinica privata in cui la maggior parte dei pazienti ricevettero servizi medici gratuitamente oppure ad un costo molto basso. Nel 1960 fu nuovamente arrestato e proprio il giorno del suo arresto, la polizia portoghese uccise più di trenta pazienti nella clinica che cercavano di proteggere il loro medico. Fu trasferito dapprima in un carcere di Lisbona ed in seguito gli furono concessi gli arresti domiciliari.
Dopo la sua liberazione, nel 1962, Neto si rifugiò nel territorio della Repubblica Democratica del Congo. Al congresso del suo partito, avvenuto nello stesso anno, furono adottati i punti principali del programma del Movimento di Liberazione Nazionale dell’Angola (MPLA): democrazia, multi etnicità, non allineamento, nazionalizzazione, lotta di liberazione nazionale e prevenzione dalla creazione di basi militari straniere sul territorio del Paese. Il programma politico del MPLA contribuì ad ottenere il sostegno dell’Unione Sovietica, di Cuba e della Repubblica Democratica Tedesca (Germania Est). A tal proposito c’è un immagine emblematica, lo storico incontro avvenuto nel 1965 tra Agostinho Neto ed Ernesto Che Guevara.

Ernesto Che Guevara e Agostinho Neto
Nel 1964, apparve in Angola una terza organizzazione nazionale di liberazione: la National Union for the Full Independence of Angola (UNITA), creata da Jonas Savimbi, il quale a quel tempo aveva lasciato l’FNLA. L’organizzazione di Savimbi espresse gli interessi del terzo più grande popolo dell’Angola, gli Ovimbundu ed agì principalmente nelle province meridionali dell’Angola, combattendo contro il FNLA ed il MPLA. Il concetto politico di Savimbi era la «terza via», alternativa al conservatorismo tradizionalista di Holden Roberto ed al marxismo di Agostinho Neto. Savimbi professò una bizzarra miscela di maoismo e nazionalismo africano. Il fatto che l’UNITA abbia presto intrapreso uno scontro aperto contro il MPLA filo-sovietico, fornì a questa organizzazione il supporto degli Stati Uniti e del Sudafrica.

Ronald Reagan e Jonas Savimbi
Tuttavia, grazie all’imponente assistenza finanziaria e militare dell’Unione Sovietica, Cuba e Germania dell’Est, di altri paesi socialisti e persino della Svezia, nello scontro tra le tre organizzazioni politiche indipendentiste, alla fine ebbe la meglio il MPLA.
Nel 1964 fu adottato lo striscione MPLA, uno striscione rosso-nero con una grande stella gialla al centro, basato sulla bandiera rosso-nera del movimento cubano del 26 luglio, combinato con una stella presa in prestito dalla bandiera del Fronte di Liberazione Nazionale del Vietnam del Sud.
I combattenti del MPLA ricevettero addestramento militare nei paesi socialisti: Unione Sovietica, Cecoslovacchia, Bulgaria ed Algeria. In Unione Sovietica, i combattenti del MPLA furono addestrati nel 165° Centro di Addestramento del Personale Militare Straniero a Simferopol.
Nel 1971, i vertici del MPLA iniziarono a formare squadroni composti da 100-150 soldati ciascuno. Tali squadroni, armati di mortai da 60 mm e 81 mm, usarono tattiche di attacchi a sorpresa sulle postazioni delle truppe coloniali portoghesi. A loro volta, i portoghesi risposero con la distruzione spietata non solo dei campi del MPLA, ma anche dei villaggi in cui i militanti potevano nascondersi. Le forze di difesa sudafricane accorsero in aiuto delle forze coloniali portoghesi, poiché il governo sudafricano era estremamente preoccupato riguardo alla possibile vittoria del Movimento di Liberazione Nazionale (MPLA) in Angola. Con l’aiuto delle truppe sudafricane, all’inizio del 1972 i portoghesi riuscirono a respingere le forze del MPLA, cosicché Agostinho Neto, a capo di un distaccamento di 800 soldati, fu costretto a lasciare l’Angola e ritirarsi in Congo.
Molto probabilmente, la guerra per l’indipendenza dell’Angola sarebbe continuata anche se i cambiamenti politici non fossero iniziati nello stesso Portogallo. Il declino del regime conservatore di destra portoghese iniziò alla fine degli anni ’60, quando nel 1968 Salazar fu colpito da un ictus e lasciò la guida politica. Successivamente, il 27 luglio 1970, l’ottantunenne Salazar morì e Marcel Caetan divenne il nuovo Primo Ministro del Portogallo. Tentò di continuare la politica di Salazar, anche in termini di mantenimento delle colonie, ma ogni anno divenne sempre più difficile mantenere tale impegno. Il mantenimento delle truppe coloniali richiedeva enormi fondi. L’economia del Portogallo non poteva sopportare l’onere che gravava sulle proprie finanze, aggravato da per giunta da quasi quindici anni di guerra. Inoltre, l’opinione pubblica portoghese comprendeva sempre meno l’opportunità di una guerra coloniale in Africa. Era chiaro che dopo quindici anni di resistenza armata, le truppe coloniali portoghesi non sarebbero più state in grado di mantenere l’ordine sociale e politico in Angola.
Il malcontento si fece spazio anche nelle forze armate portoghesi, stufe di subire migliaia di morti in un conflitto che non era visto utile per le sorti politiche ed economiche future del Portogallo. Come risultato di tale malcontento, i militari crearono un’organizzazione illegale chiamata «Movimento dei Capitani». Tale movimento acquistò notevole influenza nelle forze armate del Paese ed ottenne il sostegno di organizzazioni civiche portoghesi, principalmente di sinistra ed organizzazioni giovanili democratiche. A seguito delle attività dei cospiratori, il 25 aprile 1974, i «capitani», tra i quali, naturalmente, vi erano tenenti, maggiori e tenenti colonnelli, lanciarono una rivolta armata guidata dal maggiore Otelu Nuno Saraiva di Carvalho.
Il 26 aprile 1974, il «Movimento dei Capitani» fu ufficialmente ribattezzato «Movimento delle Forze Armate». Il governo di Caetan fu deposto ed in Portogallo ebbe luogo una rivoluzione denominata «Rivoluzione dei Garofani». Il potere in Portogallo fu trasferito al Consiglio di Salvezza Nazionale, guidato dal generale António di Spinola, ex governatore generale della Guinea portoghese ed uno dei principali teorici del concetto di guerra coloniale in Africa. Il 15 maggio 1974 fu formato il governo provvisorio del Portogallo, guidato da Adeline da Palma Carlos. Quasi tutti gli istigatori della «Rivoluzione dei Garofani» richiesero l’indipendenza per le colonie portoghesi. Tuttavia, il generale António di Spinola si oppose a questa decisione e dovette essere sostituito dal generale Francisco da Costa Gomish, anch’egli veterano delle guerre africane, il quale comandava le truppe portoghesi in Mozambico e Angola.
Nel 1975, il nuovo governo portoghese decise di garantire l’indipendenza politica a tutte le proprie colonie africane ed asiatiche.
Per quanto riguarda l’Angola, fu stabilito che il Paese avrebbe ottenuto l’indipendenza l’11 novembre 1975, ma prima di allora, le tre principali forze militari e politiche angolane (MPLA — FNLA — UNITA), avrebbero dovuto formare un governo di coalizione. Nel gennaio del 1975, i leader delle tre organizzazioni politico-militari dell’Angola si incontrarono in Kenya, dove decisero di formare un governo di coalizione e di affrontare la questione della creazione di autorità di pubbliche, di corpi di polizia e di forze armate del neo Stato angolano indipendente. Ma già nell’estate del 1975, ci fu un grave peggioramento delle relazioni tra MPLA da un lato e UNITA e FNLA dall’altro. Infatti l’MPLA sviluppò dei piani per trasformare l’Angola in un paese di orientamento socialista sotto l’egida dell’Unione Sovietica e di Cuba e non volle più condividere il potere con l’FNLA e l’UNITA. Dal canto loro questi due movimenti neanche volevano che l’MPLA fosse al potere, soprattutto perché i Paesi stranieri che li appoggiavano facevano loro pressioni per impedire che forze filo-sovietiche fossero al potere in Angola.
Nel luglio del 1975, nella capitale dell’Angola, Luanda, iniziarono gli scontri tra i combattenti del MPLA, del FNLA e dell’UNITA, che si trasformarono rapidamente in veri e propri combattimenti di strada in strada. Le forze del MPLA riuscirono rapidamente a scacciare i loro avversari dalla capitale ed a stabilire il pieno controllo su Luanda. Le speranze però di una soluzione pacifica al conflitto tra le tre organizzazioni politico-militari, svanirono completamente. L’Angola affrontò una lunga guerra civile persino più sanguinosa della guerra d’indipendenza, all’ordine del «tutti contro tutti».
Naturalmente, tutte e tre le organizzazioni si rivolsero ai loro sostenitori stranieri per chiedere aiuto. Altri Stati così entrarono nel confronto angolano. Il 25 settembre 1975, unità delle forze armate dello Zaire invasero il territorio dell’Angola da nord. Divenuto presidente dello Zaire, Mobutu Sese Seko, dagli anni sessanta, aveva fornito assistenza militare all’FNLA e Holden Roberto aveva sposato una donna del clan Mobutu. Il 14 ottobre, unità delle forze armate del Sudafrica le quali sostenevano l’UNITA, invasero il territorio dell’Angola da sud. Il governo sudafricano intravedeva un pericolo nell’ascesa al potere dell’MPLA, poiché quest’ultima sosteneva il movimento di liberazione nazionale SWAPO, che operava nel territorio del Sudafrica controllato dalla Namibia.

Truppe sudafricane durante l’invasione dell’Angola meridionale
Consapevole del pericolo dovuto alla situazione che si era venuta a creare, il presidente del MPLA Agostinho Neto, chiese formalmente aiuto all’Unione Sovietica ed a Cuba. Fidel Castro reagì all’istante. A Cuba, volontari iniziarono ad arruolarsi nella forza di spedizione destinata ad intervenire in Angola per aiutare l’MPLA. Grazie al supporto militare di Cuba, l’MPLA fu in grado di formare 16 battaglioni di fanteria e 25 batterie antiaeree e di mortaio, che entrarono immediatamente in combattimento. Alla fine del 1975, circa 200 consiglieri e specialisti militari sovietici giunsero in Angola e le navi da guerra della Marina Militare dell’Unione Sovietica si appostarono di fronte alle coste dell’Angola. L’MPLA ricevette anche una notevole quantità di armi e denaro dall’Unione Sovietica.

Fidel Castro e Agostinho Neto

Soldati cubani in Angola

Soldati cubani in Angola
Le sorti della guerra civile volsero a favore dei socialisti angolani. Inoltre, le forze armate del FNLA erano peggio equipaggiate e poco addestrate. L’unica vera unità di combattimento del FNLA era un distaccamento di mercenari europei guidati da un certo «Colonnello Callan». In realtà si trattava di un giovane greco di nome Kostas Georgiou, originario di Cipro, il quale aveva prestato servizio come soldato in un reggimento britannico di paracadutisti volontari, ma che aveva dovuto lasciare il servizio militare a causa di problemi con la legge. Questo distaccamento da lui comandato e presente in Angola era composto da mercenari portoghesi, greci, britannici e statunitensi.

Mercenari portoghesi
La partecipazione al conflitto di questi mercenari non aiutò Holden Roberto a contrastare l’MPLA. Così, la notte tra il 10 e l’11 novembre 1975, le truppe del FNLA e le unità delle forze armate dello Zaire, subirono una schiacciante sconfitta nella battaglia di Kifangondo, che determinò il destino dell’Angola.
Il giorno successivo, l’11 novembre 1975, fu proclamata ufficialmente l’indipendenza della Repubblica popolare dell’Angola. Pertanto, la dichiarazione di indipendenza fu effettuata sotto l’autorità del MPLA ed il movimento salì al potere nella nuova Angola indipendente. Lo stesso giorno, Agostinho Neto fu proclamato il primo presidente dell’Angola.

Agostinho Neto (primo presidente dell’Angola)
L’Unione Sovietica riconobbe l’indipendenza dell’Angola lo stesso giorno e sempre l’11 novembre 1975 furono stabilite le relazioni diplomatiche tra Unione Sovietica e l’Angola.
Il moderno sistema politico angolano è radicato proprio nella lotta di liberazione nazionale del MPLA, sebbene attualmente l’Angola non sia più un Paese di orientamento socialista. José Eduardo dos Santos, laureatosi in Unione Sovietica nel 1969 ed uno dei più stretti collaboratori di Agostinho Neto, assunse la carica di presidente dell’Angola nel 1979, dopo la morte di Agostinho Neto e rimase in carica quale presidente del Paese fino al 2017.

José Eduardo dos Santos (secondo presidente dell’Angola)
Attualmente il partito al potere in Angola è ancora l’MPLA. Ufficialmente, il partito è considerato socialdemocratico ed è membro dell’Internazionale socialista.
L’attuale presidente dell’Angola si chiama João Manuel Gonçalves Lourenço, anch’egli laureato in Unione Sovietica e leader del MPLA.

João Manuel Gonçalves Lourenço (attuale presidente dell’Angola)
Luca D’Agostini
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