La Granduchessa Anastasija Nikolaevna, la figlia più giovane dello zar Nikolaj II (Nicola II) e di Sua Altezza Granducale Aleksandra Fëdorovna, nacque il 18 giugno 1901 a Peterhof.
Nel suo diario, l’ultimo imperatore russo descrisse in questo modo la nascita di sua figlia: «Verso le 3, Alix ha avuto forti dolori. Alle quattro mi alzai e andai nella mia stanza e mi vestii. Esattamente alle 6 del mattino è nata la nostra figlia Anastasija. Tutto è successo in condizioni eccellenti, velocemente e grazie a Dio senza complicazioni. A causa del fatto che tutto è iniziato e finito di notte, mentre tutti stavano ancora dormendo, entrambi abbiamo avuto una sensazione di piacevole calma e solitudine! Dopo ciò, mi sono seduto per scrivere telegrammi ed informare i parenti in tutte le parti del mondo. Fortunatamente, Alix si sente bene. La bambina pesa 5,2 kg ed è alta 55 cm«.1
La nascita della piccola Anastasija non suscitò entusiasmo tra i Romanov. La sorella dello zar Nikolaj II (Nicola II), la Granduchessa Ksenija, a tal proposito scrisse queste parole: «Che delusione! La quarta figlia femmina. La mamma mi ha telegrafato e scritto: «Ancora una volta Alix ha dato alla luce una figlia!»»1
Secondo le leggi vigenti allora nell’impero russo, introdotte da Paolo I, le donne potevano ereditare il trono solo in assenza di tutte le linee di discendenza maschili. Ciò significava che Michail, il fratello minore di Nikolaj II (Nicola II), sarebbe divenuto l’erede al trono.
Questa prospettiva faceva completamente infuriare Sua Altezza Granducale Aleksandra Fëdorovna. L’imperatrice infatti aveva riposto grandi speranze sul quarto parto, ma poi fu colpita da delusione quando vide nascere ancora una volta una femmina. Aleksandra Fëdorovna riuscì a partorire un maschio solo al quinto tentativo, quando nacque Aleksej Nikolaevič.1
Anastasija era una bambina paffutella, con gli occhi azzurri ed i capelli color grano. Era molto simile a suo padre.2

Anastasija Nikolaevna
Nella famiglia Romanov c’erano in genere poche persone in buona salute e Anastasija era tra queste. I medici credevano che lei, come sua madre, fosse portatrice di emofilia. Fin dall’infanzia, soffrì di dolore ai piedi, una conseguenza della curvatura congenita degli alluci. Anastasija aveva una schiena debole, ma evitava esercizi speciali e massaggi volti a correggere questa patologia.1
Era una bambina divertente, simpatica ed energica. I domestici la chiamavano piccola Nastja e «dispettosa» perché sempre autrice di scherzi. Tutti comunque notarono che la piccola Anastasija possedeva un grande fascino.2
Anastasija Nikolaevna è sempre stata una ragazza molto vivace, si arrampicava sugli alberi, si nascondeva ovunque, faceva ridere tutti con i suoi scherzi. Era estremamente spiritosa e possedeva un indubbio dono da mimo.2
La ragazza aveva un carattere leggero e allegro, amava giocare e correre per il palazzo senza sosta per ore, giocando a nascondino. Aveva un’energia inesauribile. Con le sue mani intrecciava fiori e nastri nei suoi capelli, che poi mostrava in pubblico orgogliosamente. Anastasija era inseparabile dalla sorella maggiore Marija ed adorava suo fratello.2
Era anche una bambina molto pigra, come a volte succede con bambini molto talentuosi, aveva un un’eccellente pronuncia francese ed era in grado di recitare piccole scene teatrali con vero talento. Durante le sue recitazioni era esilarante ed in grado di far sorridere chiunque.2
Anastasija non aveva la prospettiva di salire sul trono. Quindi, come le sue sorelle, dall’età di otto anni ricevette l’istruzione a casa. Il programma di studi comprendeva russo, francese, inglese e tedesco, storia, geografia, religione, scienze naturali, disegno, grammatica, aritmetica, danza e musica.1 Anastasija era molto diligente nei suoi studi ma non amava la grammatica. L’insegnante di inglese Charles Sydney Gibbs raccontò che una volta lei cercò di corromperlo con un mazzo di fiori per aumentare i suoi voti e che dopo il suo rifiuto regalò quei fiori all’insegnante di russo.2
Come le sorelle, Anastasija amava disegnare, lavorare a maglia, cucire, era appassionata di fotografia e possedeva un proprio album fotografico. Lesse le opere di Schiller e Goethe, amava Molière, Dickens e Charlotte Bronte. Gli piaceva suonare la chitarra e la balalaika con suo fratello. Suonava molto bene il pianoforte ed in particolar modo amava suonare le opere di Chopin, Grieg, Rachmaninov e Ciajkovskij, talvolta cimentandosi in duetto con sua madre.2
Nonostante il suo carattere fervente, la principessa Anastasija aveva umiltà e provava obbedienza nei confronti dei suoi genitori.2
In conformità con le tradizioni della famiglia imperiale, all’età di 14 anni, ciascuna delle figlie dell’imperatore divenne un comandante onorario di uno dei reggimenti russi. Nel 1915, Anastasija divenne il comandante onorario del 148° Reggimento di Fanteria del Caspio.1
Durante la prima guerra mondiale, tutte le donne della famiglia reale cucivano per i soldati camicie, calzini e guanti a maglia. Anastasija, che all’epoca aveva circa tredici anni, prese parte a questi lavori.2
Anastasija insieme a sua sorella Marija visitò i soldati feriti nell’ospedale. Con tutte le loro forze le principesse cercarono di distrarre i feriti dai pensieri pesanti, parlarono con loro, si esibirono per loro in concerti, su richiesta dei feriti scrissero lettere ai loro parenti.2

Marija e Anastasija nell’ospedale di Tsarskoe Selo

Marija e Anastasija nell’ospedale di Tsarskoe Selo
Nella primavera del 1917, Aleksej il figlio di Nikolaj II (Nicola II), contrasse il morbillo. A causa delle medicine assunte dalle sorelle per evitare il contagio, le ragazze cominciarono a perdere i capelli e così si rasarono la testa. Il loro fratello Aleksej che riuscì a guarire dalla malattia, insistette affinché fosse tonsurato allo stesso modo delle sorelle. In ricordo di ciò, fu scattata una fotografia con le teste rasate dei figli dell’imperatore, che sporgevano da un drappo nero. Oggi, alcuni vedono questa immagine come un triste presagio.1

In ordine da sinistra a destra: Anastasija, Ol’ga, Aleksej, Marija e Tat’jana dopo il morbillo (giugno 1917)
Come tutti sanno, a seguito della Rivoluzione del 1917, la famiglia imperiale fu arrestata.
Durante la sua permanenza a Tobolsk, Anastasija si impegnò con entusiasmo nel cucire e raccogliere la legna da ardere.
Nel maggio 1918, la famiglia Romanov fu portata a Ekaterinburg, nella casa dell’ingegnere Ipatiev. Qui, il 18 giugno 1918, Anastasija celebrò il suo ultimo compleanno: il diciassettesimo.
Una delle guardie della Casa Ipatiev ricordò Anastasija come «molto amichevole ed entusiasta«; un’altra guardia disse che «Anastasija era un affascinante folletto, vivace, giocherellona, giocava costantemente a pantomime con i cani, come in un circo«.2
Nella notte tra il 16 e il 17 luglio, a tutta la famiglia dei Romanov e ai loro servi fu chiesto di vestirsi e scendere nel seminterrato della casa. Secondo il rapporto di Jakov Jurovskij, i Romanov non sospettarono nulla fino all’ultimo momento. Su richiesta dell’imperatrice, le sedie furono portate nello scantinato, sul quale lei stessa e suo marito Nikolaj Aleksandrovič sedevano con il loro figlio in braccio Aleksej Nikolaevič. Anastasija e le sue sorelle stavano dietro. Le sorelle portarono con sé alcune borse. Anastasija prese anche il suo cane preferito Jimmy, che l’accompagnò durante tutto l’esilio.2
Gli spari risuonarono. Coloro che non morirono per i proiettili furono uccisi con le baionette. Si trattò di un vile e miserabile omicidio. Il fanatismo politico causò l’uccisione di queste creature innocenti ed indifese. Il miglior epitaffio furono le parole scritte da Julija Den nel suo libro «The Genuine Queen», pubblicato a Londra nel 1922: «Erano belli e stavano sempre insieme nella vita, la morte non poteva separarli«.2

L’imperatore Nikolaj II (Nicola II) con sua moglie ed i suoi figli
Nel 2000, Anastasija Nikolaevna, come tutta la sua famiglia, fu canonizzata dalla Chiesa ortodossa russa.

Santa Anastasija Nikolaevna Romanova
Anastasija visse una vite breve e con un finale tragico. Ma sorprendentemente, dopo la sua morte, divenne il rappresentante più famoso al mondo della famiglia di Nikolaj II (Nicola II), eclissando forse, l’imperatore stesso.
La storia della «salvezza miracolosa» della Granduchessa Anastasija Nikolaevna ha stimolato le menti per quasi un secolo. Molti libri sono stati scritti a questo proposito, sono stati realizzati film e nel 1997 negli Stati Uniti è stato prodotto il film cartone animato «Anastasia», il quale ha ottenuto incassi per oltre 140 milioni di dollari nel mondo.1
Perché Anastasija, più degli altri membri di tutta la famiglia imperiale ha ottenuto tale fama?
Ciò è accaduto per via di una donna di nome Anna Anderson, la quale dichiarò essere la Granduchessa e che era sfuggita all’esecuzione.
Nel febbraio 1920 a Berlino un poliziotto salvò una giovane donna che tentò il suicidio saltando da un ponte. Dalle confuse spiegazioni della donna emerse che si trovava nella capitale della Germania e che stava cercando i suoi parenti i quali però presumibilmente la respinsero, dopo di che la donna decise di suicidarsi.1
La donna fu ricoverata in una clinica psichiatrica, dove, in base a seguito delle visite mediche, sul suo corpo furono riscontrate numerose cicatrici da ferite da arma da fuoco. La donna parlava e capiva il russo, ma i dottori continuavano a credere che la sua lingua madre fosse polacca. Nella clinica, lei inizialmente non dichiarò il suo nome.1
Nel 1921 iniziarono a circolare voci particolarmente attive in Europa che una delle figlie di Nikolaj II (Nicola II) sarebbe sopravvissuta all’esecuzione avvenuta ad Ekaterinburg.1
Guardando le fotografie delle figlie dell’imperatore russo pubblicate sui giornali, uno dei pazienti della clinica notò che una donna anche lei lì ricoverata, era estremamente somigliante ad una di loro.1

A sinistra l’impostore Anna Anderson, a destra la Granduchessa Anastasija Nikolaevna Romanova
Da ciò iniziò l’epopea di Anna Anderson. Gli emigranti russi iniziarono a visitare la clinica, cercando di capire se la giovane donna che soffriva di perdite di memoria, fosse la figlia dell’imperatore.1
La maggior parte dei visitatori russi che conoscevano le figlie reali erano convinti che la sconosciuta non avesse nulla a che fare con i figli di Nikolaj II (Nicola II). Si accorsero anche che quando un visitatore, cercando di ricordarle il «passato reale», le raccontò episodi della vita delle figlie dell’imperatore, la donna riferì agli altri gli eventi ascoltati spacciandoli per propri ricordi.1
Nel 1922, Anna Anderson, per la prima volta, dichiarò apertamente di essere Anastasija Nikolaevna Romanova, raccontando: «Ero con tutti la notte dell’omicidio, e quando è iniziato il massacro, mi sono nascosto dietro a mia sorella Tat’jana, la quale fu uccisa da un colpo di fucile. Persi conoscenza. Quando mi ripresi, mi sono ritrovata nella casa di un soldato che mi aveva salvato. In seguito sono andata in Romania con la moglie di quel soldato. ma quando lei morì, decisi di andare in Germania da sola, con l’intenzione di raccontare del mio salvataggio miracoloso«.1
Le storie di Anna Anderson, che lasciò la clinica e trovarono sostegno da coloro che le credevano, cambiarono col tempo e furono piene di incoerenze. Nonostante ciò, l’opinione sul suo conto era divisa: alcuni erano convinti che Anna Anderson fosse un impostore, altri ancora insistevano fermamente sul fatto che lei fosse davvero Anastasija.
Nel 1928, Anna Anderson si trasferì negli Stati Uniti, dove iniziò a lottare attivamente per il riconoscimento di se stessa come Anastasija. Allo stesso tempo, apparve la «Dichiarazione di Romanov» in cui i membri superstiti della casa imperiale russa rinnegarono risolutamente la loro relazione con lei.1
Il problema, tuttavia, era che meno della metà dei 44 Romanov rimasti in vita avevano sottoscritto questo documento. Addirittura alcuni dei Romanov appoggiarono ostinatamente Anna Anderson ed a loro si aggiunsero anche Tat’jana e Gleb Botkin, i figli dell’ultimo medico di vita della corte, il quale fu ucciso insieme alla famiglia reale.1
Nel 1928, Gleb Botkin era in prima linea nella creazione di una società per azioni denominata «Granduchessa Anastasia della Russia». La società intendeva difendere gli interessi di Anna Anderson nei tribunali, in cerca del suo riconoscimento come Anastasija. La posta in gioco era «oro reale», cioè i tesori oltremare dei Romanov, che erano stimati in decine di milioni di dollari. In caso di successo, Anna Anderson sarebbe diventata la loro unica erede.1
Il processo «Anna Anderson contro i Romanov» fu avviato a Berlino nel 1938 e si protrasse per diversi decenni. Si trattò di una serie di contenziosi che nel 1977 si conclusero nel nulla. La corte non reperì prove sufficienti per sostenere la parentela di Anna Anderson con i Romanov.1
I Romanov investendo considerevoli somme di denaro si avvalsero della professionalità di investigatori privati, i quali riuscirono a provare che Anna Anderson era in realtà una ragazza polacca di nome Francisca Shantskovskaya, una lavoratrice dello stabilimento di esplosivi di Berlino. Le ferite sul suo corpo, secondo le prove riscontrate dagli investigatori privati, furono dovute ad un’esplosione avvenuta tempo prima nello stabilimento in cui la donna lavorava.1
Il lungo processo comunque rese la presunta «Anastasija» molto famosa in Occidente, ispirando scrittori e registi nel creare opere sul suo destino.1
Alla fine della sua vita, l’impostore Anna Anderson era di nuovo in una clinica psichiatrica, questa volta a Charlottesville, nello stato americano della Virginia. Il 12 febbraio 1984, morì di polmonite. Secondo la volontà, il suo corpo fu cremato e le sue ceneri sepolte nella cappella del castello di Zeon in Baviera.1
Nel 2008, numerosi test sul DNA effettuati sui presunti resti della famiglia reale, trovati nel 1991, condotti da esperti in diversi laboratori in vari Paesi del mondo, hanno condotto ad una conclusione inequivocabile: quei resti umani appartengono a tutti i membri della famiglia di Nikolaj II (Nicola II) e quindi l’imperatore, sua moglie e tutti i loro figli (compresa Anastasija) morirono effettivamente nella casa di Ipatiev.1
Inoltre, un’analisi dei campioni di tessuto di Anna Anderson, prelevati da lei durante la sua vita e conservati alla clinica di Charlottesville, dimostrò che non aveva nulla a che fare con i Romanov. Altresì, due test del DNA confermarono quanto provato dagli investigatori privati, in quanto dalle suddette analisi emerse la sua appartenenza genetica alla famiglia di Shankovskys.1
Luca D’Agostini
Lascia un commento
Fonti
(1) Правда и легенда о царевне Анастасии Романовой
(2) Великая княжна Анастасия Николаевна
Вы должны авторизоваться чтобы опубликовать комментарий.