Alkonо́st è uno degli uccelli del paradiso delle leggende russe, raffigurato con testa e mani di ragazza. Spesso viene menzionato e rappresentato insieme ad un altro uccello del paradiso, Sírin.
La figura di Alkonо́st nasce dal mito greco di Alcione, ragazza trasformata in martin pescatore dagli dei. Il suo nome e la sua immagine apparvero per la prima volta in documenti tradotti in seguito a un errore di trascrizione: probabilmente durante la ricopiatura dello «Šcestodnev» di Giovanni di Bulgaria, nel quale si parla del martin pescatore, (Alcione in greco: ἀλκυών), la parole del testo slavo «Алкионъ» è stata trasformata per errore in «Alkonо́st'».
Secondo le leggenda Alkonо́st depone le uova negli abissi del mare a metà inverno (o durante il solstizio d’inverno). Così le uova rimangono sette giorni sul fondale e poi salgono in superficie. In questo periodo il mare è in bonaccia. Successivamente Alkonо́st prende le uova e le cova sulla riva. A volte le persone cercano di rubare un uovo di Alkonо́st per portarlo in chiesa.
Il canto di Alkonо́st è talmente meraviglioso che chi lo sente si dimentica di tutto. La leggenda dell’uccello Alkonо́st riecheggia quella dell’uccello Sírin. Di solito, sulla testa dell’Alkonо́st viene raffigurata una corona. Secondo le rappresentazioni russe, i tratti caratteristici di Alkonо́st sono il seno e le mani, in una delle quali sorregge o il fiore del paradiso o una pergamena srotolata con una massima riguardo alla ricompensa in paradiso per aver condotto una vita retta.
Secondo una leggenda popolare la mattina della festa del Salvatore delle mele arriva nel meleto l’uccello Sírin, il quale si rattrista e piange. Ma dopo mezzogiorno arriva l’uccello Alkonо́st, che gioisce e ride. L’uccello fa cadere dalle sue ali della rugiada viva e i frutti si trasformano, nasce in loro una forza straordinaria: da questo momento tutti i frutti sui meli diventano curativi.
Per quanto riguarda il luogo in cui vive Alkonо́st, a volte viene citato l’Eufrate (fiume del paradiso secondo la Genesi 2:14), altre l’isola Bujan, altre ancora semplicemente il paradiso slavo Irij.
Luca D’Agostini
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Fonti:
Славянская мифология. Энциклопедический словарь, Эллис Лак, 1995, p. 416
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